Irene Antonucci (attrice)
Trani 4.9.2022
Intervista di Gianfranco
Gramola
“Le mie ambizioni? Continuare a lavorare
sodo, non avere limiti nella formazione e avere uno studio costante per imparare
sempre più cose”
Pugliese
(di Trani), occhi verdi, capelli castano chiaro, altezza 171 cm. Laurea in
filosofia, master in marketing e comunicazione moda e spettacolo, accademia in
recitazione, doppiaggio e drammaturgia comica. Attrice di cinema, televisione e
teatro, regista, influencer, imprenditrice con la passione dei social. Una
personalità dinamica e propositiva, affascinata dalla sostanza, incuriosita
dalla forma. Premiata a dicembre 2020 come attrice emergente all’ottava
edizione del Premio Awards “Vincenzo Crocitti International”, ha ricevuto
svariati riconoscimenti ad Hollywood e nel 2021 ha realizzato anche dei
cortometraggi di successo: il 14 luglio, nell’ambito del progetto "Opera
2030", viene premiata in Campidoglio dal sindaco di Roma per il suo
mini-corto su una delle bellezze di Roma e nello stesso mese riceve il Premio
Marateale come promessa del Cinema. Nell autunno 2021 debutta al teatro degli
Audaci di Roma nella commedia “40mq”, torna per il secondo anno consecutivo
in prima serata su Canale 5 nel muro di "All together now", scrive e
dirige lo spettacolo teatrale "DisUniti", e arriva in finale in due
concorsi internazionali: il Digital Media Fest, con due cortometraggi intitolati
"Differenze generazionali" e "Gli angoli nascosti di Roma",
e l’International Short Film Festival CortiSonanti, con "Regalati la
luce", un cortometraggio contro la violenza sulle donne, con il quale vince
il Premio Social Short Web. Il 2021 termina con un nuovo premio: "Bogotà
Web Fest", il quale farà da apripista al 2022 in cui si trasferisce in
Colombia ove inizia il suo percorso cinematografico che la battezza
ufficialmente come attrice internazionale.
Intervista
Com’è nata la passione per lo
spettacolo, per la recitazione? Hai artisti in famiglia?
No, nessun artista in famiglia. In realtà è
stata una mia vocazione sin da piccola, a 14 anni ho intrapreso questo percorso,
inizialmente attraverso gli spot pubblicitari, lavorando per canali regionali,
facendo diverse cose sia con la danza, il canto e la recitazione e
fondamentalmente poi ho proseguito facendo una scelta sulla recitazione, quindi
iniziando con il teatro. Ho sempre detto che
in realtà questa vocazione è nata dal fatto che mi rappresenta un po’
il fatto di avere una “mission” e ogni volta ognuno di noi dovrebbe in realtà
individuarla per essere in connessione con l’universo e con quello che sono
poi non solo i nostri obiettivi, ma in qualche modo confluire
con altri obiettivi che nel mio caso è comunicare e lasciare dei
messaggi eterni, essere un po’ portavoce di altre persone che quando vedono
un’opera cinematografica o teatrale si rispecchiano nelle emozioni che
l’artista sta portando in scena o sul piccolo o grande schermo.
I tuoi genitori che futuro speravano per
te?
In realtà hanno sempre saputo che ero
un’artista, mi hanno sempre supportato, mi hanno sempre accompagnata. Tra
l’altro io provengo fondamentalmente dalla vita dei villaggi, dal mondo della
moda, del canto, quindi sono sempre stata portata per quello e loro mi hanno
sempre appoggiata, accompagnata in
questo percorso. Quindi fondamentalmente sono molto fieri e orgogliosi
di me, perché sapevano che avrebbero avuto un’artista in famiglia.
Con quali miti dello spettacolo sei
cresciuta? Chi sono stati i tuoi idoli di riferimento?
Sicuramente un mio mito è sempre stata
Raffaella Carrà e sicuramente come riferimento la vecchia scuola, quindi Anna
Magnani e Vittorio Gassman, che per me sono dei pilastri a cui in qualche modo
mi sono rifatta, studiando, osservando e a volte imitando poi il loro lavoro. Io
ho sempre detto che forse dovevo nascere 40 anni prima, perché il profumo della
bobina, il cinema come si faceva una volta ha il suo fascino. Noi l’abbiamo
portato avanti e siamo precursori del cinema. Ora per esempio ho iniziato un
percorso internazionale, mi sono trasferita in Colombia, a parte questa estate
che sono tornata in Italia per dei progetti. Ho iniziato questo percorso
internazionale perché mi è sempre piaciuto lo spagnolo e sostanzialmente lì,
quando sono arrivata, ero una regina perché ero l’unica attrice italiana sul
territorio colombiano e loro erano innamoratissimi e curiosissimi di sapere
della nostra cultura, perché comunque la prendono
sempre come punto di riferimento. Chiaro, oggi il mercato del cinema è molto
cambiato perché si basa più sull’aspetto commerciale, però sarebbe bello
recuperare quello che noi abbiamo insegnato per anni a tutti gli altri paesi.
Fra colleghi hai notato più rivalità o
complicità?
Questa è una lotta un po’ aperta per me.
Io personalmente nel mio modus operandi, per la mia mentalità, sono per il
supporto vicendevole, quindi una sorta di democrazia solidale tra artisti, perché
credo fortemente nella rete e la rete è l’unica maniera per poter risollevare
il nostro mercato e per poter vincere andando lontano, senza confini. E’
chiaro che questo può sembrare un atteggiamento utopico poiché effettivamente
c’è molta competizione. Però è bene comunque che se ognuno di noi nel
nostro piccolo, ogni piccolo puntino, unendo poi i tasselli, adottasse
l’atteggiamento dell’essere solidali e aiutare, ricordandoci da dove siamo
venuti e tutto il percorso che abbiamo fatto, soprattutto per i giovani che si
affacciano a questo mondo, questo sicuramente potrebbe essere l’azione di
svolta per poter vincere. E’ ovvio che non è una cosa universalmente
condivisibile perché tanti sono egoisti della rete di contatti, perché poi
sappiamo che è un mondo basato sulla rete, i contatti, le conoscenze, le
capacità che si sviluppano negli anni. Però questo non è condiviso da tutti
perché tanti sono molto gelosi di ciò che hanno.
Sei un’attrice internazionale. Cos’hai
sacrificato per arrivare a questo traguardo?
Tante cose. In primis una vita personale
stabile, perché questo lavoro mi porta a viaggiare in continuazione e ad avere
l’impossibilità di poter progettare nel lungo termine. Perché ovviamente
tutto dipende dai progetti che possono arrivare, questo mi porta, come in questo
momento, a vivere per metà in Italia e per metà in sud America. A seconda di
ciò che accade, io mi sposto e questo mi porta lontano dalla mia famiglia, dai
miei affetti e il non poter programmare la mia vita perché
poi la vita non si programma, è un fluire di energie, però questo sicuramente
non aiuta in questo senso, perché è vero che è possibile pur viaggiando in
continuazione, avere una vita privata e molte star di Hollywood ce lo insegnano,
però d’altro canto, quando sei soprattutto nel momento della corsa della tua
gavetta, non puoi fermarti e devi andare. Però la vita professionale va un
po’ a penalizzare la vita personale.
So che sei molto attiva per la lotta
contro la violenza sulle donne e il bullismo. Secondo te cosa si può fare per
arginare queste piaghe?
Anche in questo caso bisogna pensare a
soluzioni universalmente possibili per arginarle del tutto, anche se potrebbe
essere visto come una visione utopica in questo caso. Sebbene credo fortemente
nel valore del singolo al servizio della collettività e sicuramente, come dico
sempre, il denunciare in maniera tempestiva è sicuramente il primo passo.
Talvolta credo che dovrebbe partire in primis da noi donne, evitando il giudizio
verso le altre donne, evitando di puntare il dito, aprire la propria mente,
perché questo può aiutare il singolo sicuramente ad essere eticamente una
persona migliore e anche energeticamente, perciò credo che sicuramente noi
donne possiamo fare grandi cose se eliminiamo appunto questo atteggiamento
talvolta un po’ critico nei confronti dello stesso sesso, con una maggiore
solidarietà.
Hai ricevuto parecchi premi. Ce n’è uno
a cui sei particolarmente legata?
Sicuramente sono molto felice dei primi
premi, perché li vivi come una cosa meravigliosa, anche se poi ogni progetto,
ogni premio, ogni cosa che giunge da quella grande passione che tu hai dentro,
chiaramente ti genera un effetto positivo. Però in particolar modo il “Bogotà
Web Fest” ha rappresentato un punto di svolta in quanto insieme ad una serie
di segnali che la vita in qualche modo forse mi ha inviato e che io ho colto, mi
hanno portata a prendere la decisione di trasferirmi tempestivamente
all’estero per iniziare questo percorso.
Quali sono le tue ambizioni?
Continuare a lavorare sodo, non avere limiti
nella formazione, avere uno studio costante per imparare sempre più cose, io
sono una persona molto curiosa. Il vero valore è il tempo che hai a
disposizione, quindi è una cosa che non ha prezzo e voglio sfruttare al massimo
il mio tempo per poter avere molte più conoscenze perché è quello poi ti
permette di andare sempre più avanti e di abbattere tanti limiti mentali e
chiaramente fare progetti sempre più importanti.
Se ti dico Roma, cosa mi dici?
La dolce vita (risata). Roma per me
rappresenta sempre la mia bella dolce vita. Ricordo il primo giorno che ho visto
piazza di Spagna, ho pianto per l’emozione. L’ultimo anno e mezzo l’ho
vissuta poco Roma perché sono stata fuori, però ogni volta che vivo il centro
di Roma, è l’emozione del cinema per eccellenza e nessuna città del mondo può
equiparare quelle vibrazioni emozionali che Roma da e che vive di storia e ci fa
rivivere ogni volta che passeggi per i suoi vicoli.
Quando ti sei stabilita nella Città
Eterna e in quale occasione?
Ricordo che la prima volta che sono venuta a
Roma è stata in gita scolastica, ero alle medie o alla prima liceo, non ricordo
bene e avevo questo sogno di Roma, non vedevo l’ora di scoprirla. Mi ero anche
preparata e avevo fatto anche una preparazione psicologica, perché guardando
tantissimi film, la bella Roma sempre presente, sognando appunto la mia carriera
e sicura di fare il mio percorso a Roma nel cinema, per me che ero ancora una
ragazzina , arrivarci a 14 anni e visualizzarla come una città di destinazione
per un periodo importante della mia vita, è stato importante e da lì è nato
un amore eterno.
In che zone hai abitato?
All’inizio ho girato tanto. Ho abitato a
san Giovanni, poi a Tiburtina, poi sono stata a Prati
e ai Parioli. Però il primo periodo in cui ho vissuto a Roma, che è stato post
universitario, ricordo che la mattina, quando abitavo a Tiburtina, passavo dagli
Studios e chiedevo sempre al portiere se ci fossero casting e se in quel giorno
mi rispondeva che c’erano dei casting, io mi fermavo lì e facevo code e
lunghe attese pur di incontrare eventualmente il casting director e avere
l’opportunità, di poterci entrare. Quindi ricordo con un gran sorriso quei
momenti in cui veramente con tanta tenacia e una faccia tosta
mi presentavo tutti i giorni agli studios casting per essere presa in
considerazione. Sono dei bellissimi ricordi.
La cucina romana ti ha conquistata?
Direi di si. Mi conquista ogni giorno a dire
la verità. Ho provato a simulare l’ebrezza di Roma anche in altri posti, ma
la cacio e pepe e la carbonara che mangi a Trastevere, non la mangi da nessuna
parte e perciò si, mi ha conquistata eccome e talvolta ho dovuto cercare di non
cedere alla tentazione della sua conquista per mantenermi in linea, però è
sempre molto faticoso.
Per un’artista, Roma cosa rappresenta?
Roma per un’artista sicuramente rappresenta
il punto di partenza, per molti il punto di
arrivo e per altri il punto di transizione, ma è sicuramente quella città
secondo la quale tu non potresti mai farne a meno se vuoi fare l’artista, se
vuoi fare l’attore. Non puoi prescindere da Roma e perciò direi una città
imprescindibile per un’artista, una città in cui vive il sogno, in cui
prendono forma i sogni e da cui cambiano poi le sorti della tua vita.