Lorella Cuccarini (attrice - show girl) Roma 15.1.2007
Intervista di Gianfranco Gramola
La più amata dagli italiani
La
più amata dagli italiani è nata a Roma il 10 agosto del ’65 (Leone), la
notte di San Lorenzo. E’
stata scoperta da quella volpe di Pippo Baudo. "Nel
1985 - spiega Lorella - il
giorno di San Valentino, partecipo insieme ad altre diciannove ragazze, ad una
convention dell'Algida, quella dei gelati, presentata da Pippo Baudo. E' proprio
bizzarra la vita: chi l'avrebbe mai detto che sarebbe diventato il mio
pigmalione. Mi contatta per fare una serie di provini in Rai e, dopo pochi
mesi, mi trovo a fianco a lui in Fantastico. Sono
passati tanti anni da quel debutto ma vi assicuro che ho ancora dentro di me
l'energia, la determinazione e soprattutto la stessa
voglia di fare".
Figlia di Vero e di Maria (sarta), ha due fratelli
maggiori: Maria Luisa e Roberto (suo factotum). Dopo quel mitico "Fantastico",
Lorella ha lavorato moltissimo in Tv (Odiens – Buona Domenica – Qua la
zampa – Bellezze sulla neve - Festival di Sanremo – Trenta ore per la vita
– Paperissima – La notte vola – ecc…) e in teatro
(Grease – Sweet Charity) e ha preso parte a delle fiction (Le
ragazze di piazza di Spagna – Lo zio d’America 2). Nel 2000 interpreta un
“cammeo” nel film Star Trek. E'
sposata dal 1991 con il produttore
Silvio Capitta, da cui ha avuto Sara, Giovanni e i gemelli Giorgio e Chiara. Lorella vive con la famiglia in una zona residenziale alle porte di Roma.
Ha detto:
- La
danza fa parte della mia vita, mi fa stare bene, mi fa sentire viva e mi dà
carica. E’ una valvola di sfogo contro lo stress e la vita frenetica.
-
Ero certa che Silvio era l’uomo della mia vita, perché quando l’ho baciato
per la prima volta ho sentito davvero le famose campane del film di Frank Capra.
- Il
mio impegno con “Trenta ore per la vita” è un modo per ringraziare Dio di
quello che ho ottenuto e aiutare chi ha bisogno e privilegiato non lo è stato.
-
Ogni volta che Tinto Brass mi vede, mi dice sempre che ho il fondoschiena più
bello del mondo.
-
Con Luca Barbareschi non ho litigato. Non gli ho parlato per anni, perché in
uno sketch di Paperissima continuava a chiamarmi “bella topona”.
Imbarazzante. Poi si è scusato.
-
Quando facevo la testimonial della Scovolini, la gente mi fermava per la strada
per chiedermi lo sconto sulle cucine.
-
Pietro Garinei? Mi manca. Quando ero al Sistina per “Grease” lui era sempre in un angolino del teatro a guardare lo
spettacolo. Se ti faceva un sorriso voleva
dire che andava tutto bene.
-
Sono contraria all’aborto. Il grande dono della donna è poter generare, non
poter uccidere.
- Vorrei
imparare a vivere con più consapevolezza, altrimenti ha ragione Anthony De
Mello, quando dice che “…la vita è quella cosa che ci accade mentre noi
siamo occupati a fare altri progetti…”.
Curiosità
- Ha
studiato danza prima con Flavio Turchi e poi con il fratello Enzo Paolo, marito
di Carmen Russo.
-
Non si separa mai dal suo rosario in legno, modello francescano, che gli ha
regalato sua sorella. Lo porta ovunque, anche in camerino.
- A
Roma, in viale G. Mazzini 117, c’è l’Associazione Culturale Lorella
Cuccarini.
-
Quando sono nati i gemelli, ha donato i cordoni ombelicali per aiutare i
piccoli malati di leucemia, bisognosi di sangue placentare.
- Il
marito, Silvio Capitta. ha la società di produzione Triangle (via dei Gracchi
209, Roma) con cui cura la
produzione musicale e coreografica di programmi Rai e Mediaset.
Intervista
L’ho
contattata al teatro Sistina, attraverso l’ufficio stampa della compagnia
della Rancia. L’intervista è fissata per lunedì 15 alle ore 14.00 e Lorella
puntualissima, alla faccia di chi dice che i romani non sono puntuali, mi
telefona da casa sua. La bella romana è disponibile, affabile, simpatica e
felice del suo successo e consapevole che è molto stimata dai suoi fans. Una
ragazza acqua e sapone da ammirare come artista e da imitare come mamma nella
vita di tutti i giorni.
In
quale zona di Roma hai passato l’infanzia, Lorella?
Il
quartiere della mia infanzia, per cui ho dei ricordi più forti e più vivi è
il Prenestino. Io ho abitato per molto tempo in via Conte di Carmagnola,
praticamente dai miei 5 anni ai 14 anni e quindi è stato un periodo molto
importante della mia infanzia. Lì ho frequentato le scuole elementari e le
scuole medie. Questo è il quartiere a cui sono più affezionata. Ho dei ricordi
bellissimi, perché quando c’ero io il Prenestino era ancora la vera
periferia. Al giorno d’oggi, a Roma, parlare di periferia diventa molto
complicato, perché effettivamente l’hinterland è diventato molto vasto, per
cui oggi se guardi il Prenestino ti rendi conto che è a due passi da San
Giovanni e sei praticamente in una zona molto centrale. Però, all’epoca
ricordo che poco dopo largo Preneste c’era la campagna. Passandoci oggi mi fa
un grande effetto.
Com’è
il tuo rapporto con Roma?
Bellissimo!
Sempre! Anche se a volte è un po’ travagliato (risata), perché Roma è una
città meravigliosa ma ha anche dei grossi problemi, primo fra tutti il
traffico.
Quello
è un problema di tutte le grandi città, no?
Si!
E’ vero. Io conosco bene Roma principalmente perché ci abito, per cui uno si
lamenta della propria città. Io sono stata per qualche settimana a Milano, in
teatro, e anche lì, nonostante che Milano sia una città più piccola rispetto
a Roma, ma il traffico è un problema serio anche lì. Però il rapporto con la
mia città è meraviglioso, ha alle spalle la storia, i suoi monumenti
bellissimi, ha un clima magnifico.
Quando
sei stata a Milano per lavoro, cosa ti mancava di Roma?
Mi
mancava la bellezza di Roma, perché Roma, ogni volta che la giri per fare delle
commissioni o sei indaffarata in mille altre situazioni, è una città che ti
riempie gli occhi. Ovunque ti muovi trovi pezzi d’arte e di storia o di
piccole cose che non avevi mai visto. Noi romani giriamo Roma in lungo e in
largo, però io a volte la osservo come un turista, come se la vedessi per la
prima volta e continua a lasciarmi a bocca aperta.
Nei
momenti liberi in quale angolo di Roma ami rifugiarti?
Rifugiarmi
non direi, perché penso che il rifugio sia la casa propria (risata). Mi piace
passeggiare nella zona di San Pietro e via della Conciliazione e poi
attraversare il ponte e entrare nel centro storico e passeggiare in quelle
bellissime zone turistiche come piazza di Spagna, fontana di Trevi e il
Pantheon. E’ una zona bellissima da girare e la sera devo dire che è molto
carina anche dalle parti di Trastevere, con i suoi violetti. Trastevere è
un’altra zona di Roma molto affascinante.
I
romani, i tuoi concittadini come li trovi?
Sono
tanto simpatici (risata).
Mi
immaginavo questa risposta. Ma avranno qualche difetto, no?
Le
persone hanno difetti, non i romani o i milanesi. Sicuramente anche fra i romani
si trova il maleducato o la persona che lavora di meno, ma questo come a Milano.
Non è vero questo luogo comune che il romano lavora di meno che quello di
Milano. E’ un luogo comune da sfatare. Il buono e il cattivo c’è
dappertutto e quindi non facciamo di tutta un’erba un fascio. Una
caratteristica, secondo me, del romano è la solarità proprio come la nostra
città e quindi di avere un approccio più semplice e più immediato con le
persone. A volte anche la persona che ti fa l’apprezzamento che sia più
pesante o meno, il romano te lo fa senza tanti problemi (risata). Magari in
altre parti d’Italia c’è un po’ più di contegno. Questo, tutto sommato,
fa tanta simpatia, perché è il nostro modo di essere.
Per
un’artista, Roma cosa rappresenta?
Rappresenta
il centro della cultura dal punto di vista del teatro, del cinema e della
televisione. Milano può essere più il centro dell’industria e della moda,
però se parliamo di spettacolo Roma ha i teatri più importanti, il mondo
cinematografico è nato qui, a Roma. Quindi Roma, anche sotto questo punto di
vista, ha un grande valore.
Dopo
Grease, un altro musical: Sweet Charity. Interpreti la parte che, nel 1969 fu
della mitica Shirly MacLaine. Una grande responsabilità. Come sta andando lo
spettacolo?
Sta
andando benissimo. Abbiamo debuttato proprio venerdì scorso e quindi siamo
proprio agli esordi, però questo fine settimana è stato strepitoso. Il teatro
era pieno e il pubblico ha accolto lo spettacolo con grande calore. Poi abbiamo
avuto un pubblico molto eterogeneo, perché c’erano dei bambini, con i
genitori e anche i nonni. Uno spettacolo per tutte le età e anche per le
famiglie. Quindi devo dire che il primo test è stato veramente favoloso.
Speriamo che continui così.
Tu
hai avuto tantissime grandi soddisfazioni. Potresti farne un elenco. E
delusioni?
In
20 anni di lavoro guai se non ci fossero state delusioni, caro Gianfranco.
Sarebbe quasi innaturale. L’ultima ce l’ho avuta poco tempo fa con un
rapporto in Rai, con un contratto che in qualche modo non è stato onorato da
parte loro. Io sono stata sotto contratto, però senza mai lavorare e questa è
stata la delusione forse più cocente, forse la più grande se dobbiamo fare un
bilancio di questi miei 20 anni artistici. Prima avrò avuto qualche piccola
delusione, però mai delusioni così forti come quella con la Rai.
Per
arrivare al successo cosa hai sacrificato?
Forse,
se torno indietro nel tempo, un po’ la mia adolescenza, la mia gioventù.
Quando hai una grande ambizione e hai una grande voglia di calcare le scene e di
fare un certo percorso artistico è chiaro che significa fare anche dei
sacrifici. Fin da piccola mi ricordo quando andavo a scuola di danza e studiavo
5-6 ore al giorno e praticamente ho mollato le amicizie. Poi dopo le scuole
medie ho fatto un corso di progettistica ma in realtà ho smesso lì. Direi che
le rinunce le ho fatte in quel periodo, perché poi
mi sono sposata e ho avuto dei figli e quindi non è che ho dovuto
rinunciare a una parte di me o del mio lavoro. Sono riuscita, anche per mia
fortuna, in qualche modo a trovare un giusto equilibrio.
Il
complimento più bello che hai ricevuto e da chi?
Il
più bello e da chi diventa
veramente complicato (risata). Me ne arrivano talmente tanti, però quelli che
mi colpiscono di più dalle persone che mi conoscono in maniera un pochino più
profonda è il fatto che dicono che io sia una persona bella fuori ma che ha anche una sua sensibilità, una sua
bellezza interiore. Questa è una cosa che mi fa sicuramente piacere. A volte
certe persone ti valutano in un certo modo e in maniera superficiale come
personaggio pubblico. Dal punto di vista professionale mi piace molto quando le
persone mi dicono che si emozionano con il mio lavoro, perché non c’è solo
la bravura ma anche la capacità di trasmettere delle emozioni. Alla fine,
fondamentalmente il nostro lavoro deve trasmetter questo.
Che
rapporto hai con la Fede?
Molto
bello, molto sereno, molto profondo e con gli anni e più passa il tempo, più
lo diventa. Certi momenti della vita, in qualche modo, ti mettono di fronte a
certe domande e certe soluzioni le cerchi. Io le risposte alle mie domande le ho
trovate grazie alla Fede.
E
il tuo rapporto con i soldi?
Per
mia fortuna molto buono, nel senso che ho avuto la fortuna di fare un certo
lavoro che poi ha portato il denaro, ma senza averlo mai cercato fino in fondo,
perché poi il mio lavoro l’ho fatto soprattutto per passione e non per fare i
soldi, per il guadagno. Tutto quello che mi è capitato, è successo per puro
caso. Poi sono contenta perché io vengo da una famiglia molto semplice, non
povera ma molto semplice, per cui nonostante
le radici umili non ho mai avuto un grande attaccamento al denaro. Credo che il
denaro sia utile per stare bene, vivere bene noi stessi e noi insieme agli
altri. Mi piace spesso condividere delle esperienze, dei momenti belli con delle
persone che mi piacciono e con le quali sto bene.
Hai
un sogno nel cassetto?
Ne
ho realizzati tanti, Gianfranco, però dal punto di vista professionale
l’unica proprio ciliegina sulla torta che manca è quella del cinema. Se
proprio dovessi sognare, visto che non costa nulla, mi piacerebbe molto fare un
film. Mi piacerebbe molto affrontare un’esperienza cinematografica con una
bella commedia brillante italiana.
C’è
qualcuno che vorresti ringraziare?
Sicuramente
mia mamma è la prima persona che devo ringraziare, a prescindere da tutto
quello che mi ha potuto insegnare. Dal punto di vista professionale è stata la
prima persona che ha creduto in me e nelle mie capacità e in qualche modo ha
appoggiato certe mie scelte, nonostante 20 anni fa alcuni percorsi fossero
ancora un po’ troppo avventurosi. Poi devo ringraziare Pippo Baudo che è
stata la persona che mi ha cambiato la vita radicalmente ed è stato il primo a
darmi questa grandissima occasione. Dopo Pippo sicuramente Antonio Ricci, perché
poi con il passaggio in Mediaset, attraverso i suoi programmi ho scoperto di
avere una vena più brillante, più comica e ho cominciato ad intraprendere una
carriera tutto sommato più da conduttrice, professione che non avevo mai
affrontato. E’ stato lui che mi ha voluto a Odiens come conduttrice nell’88.
Queste sono le persone fondamentali. Ce ne sarebbero tante, anche dal punto di
vista di compagni di lavoro come Marco Columbro ma anche Christian De Sica, con
cui ho fatto l’ultima esperienza televisiva. Ce ne sono tante di persone che
ti regalano e ti insegnano qualcosa del nostro mestiere.
Se
i tuoi figli seguissero le tue orme, che consigli vorresti dargli?
Di
studiare. Di costruire la propria carriera professionale sul lavoro, sulla
preparazione, perché il nostro lavoro è molto curioso, per cui a volte la
popolarità viene scambiata con il successo costruito negli anni, costruito su
una professione salda. Mi piacerebbe che loro, se proprio lo volessero fare,
costruissero questa professione sul lavoro e sulla preparazione, con lo studio.
Solo così un giorno potranno arrivare.
C’è
stato un momento della tua carriera in cui hai pensato di mollare tutto?
No!
Sinceramente mai. Neanche nei momenti più “no”, nei momenti più difficili, perché ho sempre pensato che
questa fosse la mia vita, la mia strada. Io probabilmente se non dovessi più
fare questo lavoro non saprei pensare ad un’altra professione che mi potrebbe
calzare a pennello. Desideravo questa professione fin da quando avevo 4 anni.
Grazie infinite del tempo che mi hai
dedicato, Lorella. Ti faccio i miei più grandi auguri di ogni bene.
Altrettanto,
caro Gianfranco. Se hai bisogno chiamami e se vieni a Roma fammelo sapere. Ciao.