Marco
Morandi (cantante) Tor
Lupara (Roma) 19.2.2005
Intervista di Gianfranco Gramola
Sulle
orme di papà Gianni
Marco
Morandi è nato il 12 febbraio del 1974 ed è figlio di Gianni Morandi e Laura
Efrikian. Ha studiato violino al Conservatorio per dieci anni e nel 1996
con alcuni compagni di classe, fonda il gruppo musicale dei “Percentonetto”.
Nel 1998 con i “Percentonetto” partecipa al Festival di Sanremo nella
Categoria Nuove Proposte presentando il brano “Come il sole”. Nel 2000
recita nella commedia di costume di Cristina
Comencini “Liberate i pesci”. Nel 2002 esce il suo primo
album “Io nuoto a farfalla”. Nello stesso anno torna a Sanremo, questa volta
da solo, concorrendo per la Categoria Giovani con il brano pop “Che ne so”.
Ha recitato nel musical “Gian Burrasca” nel ruolo di Giannino Stoppani. "Vivo
da solo, a Tor Lupara - spiega Marco - ma
non perché sono andato a vivere da solo, è che sono rimasto solo, perché mio
sorella e mio padre vivono a Bologna e mia madre a Roma".
Ha
detto:
- Quando
ho detto a mio padre che volevo fare il musicista, mi ha detto di stare attento,
che non è tutto rose e fiori, soprattutto per te, che ti chiamo Morandi.
-
Lucio Dalla, grande amico di mio papà, mi chiamava “fratello”, perché
nonostante la mia età, eravamo alti uguali.
- La
mia generazione ha un mondo dove tutto è infinitamente più comodo, però,
proprio perché abbiamo già tutto, rischiano di mancarci gli stimoli.
- Cantante,
attore, conduttore… Per il futuro chissà cosa mi inventerò. Amo i nuovi
orizzonti, da bravo sognatore. Capirete: sono un Acquario con ascendente
Gemelli, due segni d’aria e al momento le nuvole sono basse, per me.
- Volevo
fare il violinista, mi piaceva la musica classica. Poi con l'adolescenza ho
cominciato ad avere il gusto di suonare insieme ad altri, perché quando suonavo
il violino, suonavo da solo. Al gusto di suonare insieme, si è aggiunto il
gusto di scrivere, mentre con la musica classica non ti metti certo a scrivere
una sinfonia, esegui solamente. Da lì, piano piano, sono scattati certi
meccanismi e mi sono trovato a godere nel cantare.
Curiosità
- E’
soprannominato “morandino”.
- Ha
lasciato gli studi di architettura per studiare musica.
- I
suoi miti musicali sono Jamiroquai e i Simply Red.
-
Per entrare meglio nel personaggio di Gian Burrasca, Marco ha chiesto consigli
alla cantante Rita Pavone, la Gian Burrasca televisiva degli Anni ’60.
-
Dalla compagna Sabrina Laganà ha avuto i gemelli Leonardo e Jacopo.
Intervista
E’ a casa sua che si sta riposando. Tra
alcuni giorni riprende la tournée, che lo porta in giro per la penisola,
con lo spettacolo “Gian Burrasca”.
Com’è
il tuo rapporto con Roma?
Ottimo
sono romano, ho sempre vissuto in questa città, tranne un anno. E’ la mia
città e ne sono follemente innamorato. Ho passato l’infanzia in due zone , ma
un po’ fuori Roma, a Tor Lupara e a Trastevere, con mia madre e mio padre.
Ricordo una bella infanzia. Ho delle foto in cui da bambino mi divertivo a
giocare a palle di neve. Ci sono state delle nevicate a Roma, ed io ero in
motorino in mezzo alla città e sono stati dei momenti un po’ difficili per il
fisico ma come ricordo sono delle belle immagini. Diciamo che ho dei ricordi
d’infanzia molto sereni.
E
il tuo rapporto con la cucina romana?
Buono.
Io non sono un grosso mangione, anche perché ho un fisichino che non ci sta
proprio la roba dentro (risata). Non amo i sapori troppo forti o i fritti, gli
unti. Amo i cibi leggeri e digeribili.
C’è
un angolo di Roma che ami particolarmente?
Trovo
Trastevere la parte più viva della città, la più vera, la più
caratteristica. Ci sono degli angolini di questa zona che sono molto soggettivi
e poi qui ho dei ricordi d’infanzia indelebili e degli amici di vecchia data.
Cosa
provi a tornare a Roma dopo una lunga assenza?
Una
bella sensazione. Già quando arrivo sul raccordo mi sento a casa. E’ una
emozione, casa dolce casa.
Quando
sei via cosa ti manca di Roma?
Sai,
adesso vivo a Tor Lupara, dove c’è un’aria buonissima e questo mi manca, l’aria e questo tipo di clima, sempre
bello. E poi mi mancano gli amici storici.
Pregi
e difetti dei romani!
Io
credo che ci siano dei difetti, come in tutte le persone, nei romani come quello
tipo di “lasciar fare” che a volte è un po’ esagerato, o il non essere
troppo attivi che ad un certo punto di vista è un difetto ma dall’altra è un
pregio perché ti fa riflettere meglio. Poi una cosa che non trovo in altri
posti, specialmente al nord, hanno una certa disponibilità anche per la strada,
anche per chi non si conosce. Il romano è cordiale e di cuore.
Vivi
la Roma by night?
Io
non sono uno molto mondano. Preferisco il pub o il locale dove si suona dal vivo
piuttosto che in discoteca. Sono più per i posti un pochino più intimi, dove
la musica o si suona dal vivo, o è solo in sottofondo, dove almeno puoi parlare
con chi hai davanti. Amo posti più tranquilli, con meno frastuono. Poi le
primavere e le estati, con il periodo più caldo, da marzo ad ottobre. È così
bello stare per le strade, bevendo qualcosa all’aperto.
Qual
è stata la tua più grande soddisfazione nel campo artistico?
Quello
che sto facendo adesso, che mi sta dando tantissime soddisfazioni, il “Gian
Burrasca”. La prima a Roma è stato un momento molto particolare che
difficilmente riuscirò a dimenticare. Quindi come grande soddisfazione prendo
questo come esempio.
E
delusioni?
Ce né
stata qualcuna. Forse il fatto dell’ultimo disco che ho fatto, dove ci sono
delle canzoni che non sono state tanto sentite e mi è dispiaciuto perché,
secondo me, sono delle belle canzoni.
I
tuoi genitori che futuro sognavano per te?
Un
futuro dove io facessi quello che desideravo fare, alle quali ero portato, con
soddisfazione e passione. Quindi per adesso mi è andata bene. Se ho pensato di
mollare tutto non è per cambiare lavoro ma per cambiare totalmente vita. Ogni
tanto mi arriva qualche input, che mi dice di staccare la spina e l’idea di
andarmene in un posto lontano mi è venuta. Più che cambiare lavoro direi di
cambiare impostazione di vita.
Quando
non lavori quali sono i tuoi hobby?
La
musica straripa anche al di là del lavoro e quando non lavoro, spesso faccio
musica ugualmente. Poi dedico molto tempo ai miei cani e al giardinaggio.
Abitando in campagna ho imparato da sempre a tenere d’occhio le piante, gli
alberi e i fiori.
Un
tuo pregio e un tuo difetto, Marco?
Un
mio pregio è una sincera disponibilità e una grande umiltà, mentre un mio
difetto è la pigrizia.
Cosa
ne pensi della battaglia contro il fumo?
Penso
che sia una cosa giusta, un po’ ritardataria, perché si sa che il fumo fa
male. Non è l’unica cosa che fa male e bisognerebbe combattere coerentemente
altri settori, altri fattori. Però, cominciando dal fumo, che ho visto ha avuto
degli effetti positivi, perché qualcuno ha smesso, altri ne fumano la metà e
quindi siamo sulla strada buona.
Telefonini,
computer, ecc… Com’è il tuo rapporto con la tecnologia moderna?
Un
rapporto medio, perché sono abbastanza aggiornato, ma non troppo, perché non
vado tanto spesso su internet e non sono un grande appassionato di tecnologia,
però la utilizzo volentieri quando ne ho il bisogno. Ho un sito mio che si
chiama www.marcomorandi.com.
Se qualcuno vuole scrivermi, c’è anche la mia e-mail.
Il
tuo rapporto con la Fede?
Ho
un rapporto molto personale, comunque io ho un po’ una mia visione di quello
che conosciamo noi e di quello che c’è nell’aldilà. Non sono propriamente
cattolico e non sono un grande praticante.
Hai
sicuramente un sogno nel cassetto, vero?
Si!
A parte i sogni umanitari, il mio sogno nel cassetto potrebbe essere quello che
ho detto prima, cioè di andarmene lontano, forse il più lontano dall’Italia,
tipo in Nuova Zelanda, che è proprio all’opposto e questo proprio per
staccare la spina. Ho sempre guardato con curiosità il mappamondo ed è sempre
stato il mio sogno andare in quel paese.
A
chi vorresti dire “grazie”?
Sicuramente
un po’ a tutti e principalmente a mio padre e a mia madre che mi hanno sempre
aiutato, per farmi crescere felice. Sono contento di essere venuto così, quindi
grazie per la loro educazione.
Dopo
la tournée hai dei progetti?
Non
so. Stavo facendo un disco che era già in cantiere prima della tournée. Spero
di finirlo e poi di staccare la spina, come ti dicevo prima.