Mariarita Grieco (giornalista)             Roma 19.1.2022

                          Intervista di Gianfranco Gramola

“L’unico principio inderogabile è “No alle molestie sulle donne”, di qualsiasi natura, verbale, fisica e psicologica, la condanna ferma contro la violenza di qualsiasi tipo verso le donne”

 

Contatti mariarita.grieco@rai.it

Nata a Napoli nel 1965, si è laureata in Lettere alla Sapienza di Roma e dal 1987 lavora in Rai. Ha mosso i suoi primi passi nel giornalismo collaborando con la redazione de “Il Messaggero” a Frosinone. In Rai dal 1987 : prima redattore ordinario, poi caposervizio, poi vicecaporedattore e  dal 2013 è stata caporedattrice del Tg2 e da poco è stata nominata vice direttore del Tg2.

Intervista

Com’è nata la passione per il giornalismo?

La mia passione per il giornalismo è nata quando ero molto giovane, avendo un papà che era giornalista. La sua passione è stata per me illuminante è stato lui, mio padre, che si chiamava Mario, ad avermi trasmesso questa sana e meravigliosa eredità. Da ragazza un’altra mia passione era l’archeologia, in entrambe le passioni c’era un comun denominatore, la curiosità. Alla fine poi però ho scelto di fare la giornalista.

Come ricordi la gavetta e le difficoltà iniziali?

Difficoltà no, però sicuramente gli inizi non sono mai semplici. Ho avuto la fortuna di cominciare frequentando la redazione de Il Messaggero della città dove in quegli anni vivevo, Frosinone. Ho avuto l’occasione di poter iniziare a lavorare come collaboratrice, appunto, dell’importante quotidiano, dove sono stata per quasi 4 anni. L’esperienza è cominciata quando avevo 18 anni, quindi subito dopo il Liceo. Lì ho mosso i miei primi passi nel giornalismo ed è stata un’esperienza bella, coinvolgente, molto importante perché la carta stampata in ogni caso ti forma a 360 gradi. Un’esperienza che mi ha formata sulla cronaca nera, la giudiziaria, il sindacale, insomma un’esperienza estremamente importante perché ho avuto l’occasione di lavorare con grandi professioniste e professionisti.

Fra colleghi hai trovato più complicità o competizione?

Diciamo che spesso, se usate bene entrambe le cose, servono perché la complicità è necessaria e fondamentale. Il lavoro di squadra è il lavoro che premia in assoluto e io  sono una fautrice del lavoro di squadra. La competizione se declinata in modo corretto, aiuta tutti a spostare lo sguardo sempre oltre e a fare sempre un passetto in avanti, nella speranza di non fare mai passi indietro. Se dosate bene entrambe le cose, possono funzionare.

Roberto Gervaso diceva: “Nel giornalismo italiano i purosangue sono tanti ma i fantini di razza sono pochi”. Sei d’accordo?

Chiaramente lui è stato un grande giornalista. Di solito io non giudico, nello specifico stimo molto i miei colleghi. In ogni caso il giornalismo è una bella esperienza e come con i cavalli purosangue devi saper correre e devi saper mantenere la velocità.

Cosa ne pensi delle molestie che ha subito la giornalista fuori dallo stadio?

Lei ha la massima solidarietà come collega, ma soprattutto come donna. Le molestie vanno condannate sempre. Il 25 novembre è la giornata mondiale per l’eliminazione della violenza contro le donne, si tratta di un giorno nel quale ribadiamo quello che quotidianamente dobbiamo fare e cioè denunciare e condannare ogni forma di violenza verso le donne. Alla collega massima solidarietà.

Come avresti reagito tu al posto della collega?

Ognuno ha una maniera diversa di reagire secondo l’istinto e la propria personalità. L’unico principio inderogabile e sul quale bisogna concentrarsi è  “ il No alle violenze , no alle molestie sulle donne”, verbale, fisica e psicologica: un principio sul quale dobbiamo essere tutti coinvolti, uomini e donne.  

Quali sono le doti di una buona giornalista?

Secondo me la curiosità è il primo strumento che un giornalista deve avere. Lo chiamo strumento perché mi piace pensare che la curiosità sia un po’ come una la lente d’ingrandimento. La curiosità ti porta a cercare la verità e anche questo per me è un principio fondamentale. La ricerca della verità dunque, deve animare il racconto giornalistico, l’obiettività deve essere un altro strumento nel nostro mestiere, e poi il pluralismo e la correttezza nell’informare. Una passione che diventa mestiere e che si traduce nell’assoluta ricerca delle verità, perché il nostro dovere è informare sui fatti ed essere sempre fedeli al principio di verità.

Un vice Direttore di testata deve saper dirigere o mediare?

La mediazione è un valore, un principio che vale in tutti i settori, nella vita quanto nel lavoro. Se sei in una squadra e devi fare goal tutti sono fondamentali nella riuscita della partita. un buon allenatore deve essere il trascinatore e coinvolgere tutti nel progetto e nella riuscita del progetto. Non si può dirigere senza mediare secondo me.

Oltre al lavoro curi delle passioni nella vita?

La passione più grande è la mia famiglia, al centro della mia vita c’è la famiglia mia figlia, le persone alle quali voglio bene. Il lavoro che ho la fortuna di fare è come dicevo è anch’ esso una passione e credo che questo che per me è un privilegio, fare cioè il lavoro che amo, mi renda ancora più grata verso la mia famiglia che da sempre mi consente di fare un lavoro impegnativo e appunto appassionante. Non si può fare un lavoro con dei ritmi intensi  se non hai una famiglia accanto che ti da energia e carica e che spesso te la toglie anche (risata).

Napoletana di nascita, ciociara di adozione, ora vivi a Roma.

Si, vivo a Roma.

In quale occasione ti sei stabilita a Roma e come ricordi l’impatto con la Città Eterna?

In realtà la capitale la frequento da tanto perché ho studiato qui, l’università l’ho fatta qui, mi sono laureata a Roma però il trasferimento a Roma è stato impegnativo perché venivo dalla provincia, dove gli spostamenti erano molto meno complicati.  devo dire però che non ho mai avuto un vero strappo con la mia terra d’origine, sia da Napoli, dove sono nata, che da Frosinone, dove sono cresciuta e dove ho coltivato tutte le mie giovani passioni, i miei amici che continuo a vedere e  dove vive gran parte della mia famiglia. Sono molto contenta di aver mantenuto un rapporto con le mie radici.

In quali zone di Roma hai abitato?

Io ho abitato sempre nella stessa zona. Quando frequentavo l’università ero una studentessa pendolare perché in quegli anni collaboravo con la pagina provinciale de il Messaggero. Dopo le lezioni all’università rientravo a Frosinone per andare in redazione. In  quella redazione ho trovato grandi amici e grandi colleghi che mi hanno insegnato molto. Poi quando mi sono trasferita a Roma ho deciso di vivere in una zona che fosse molto comoda e soprattutto vicina al luogo di lavoro. Per molti anni ho viaggiato, cercando di mantenere un punto fermo anche a Frosinone, ma ad un certo punto gli impegni aumentavano e quindi necessariamente ho fatto una scelta di vita che contemplasse la vicinanza tra  il luogo di lavoro e l’abitazione.

Cosa ti piace e non di Roma?

Roma è un incanto, è bellezza, è un museo a cielo aperto, certi scorci, certi tramonti sono indescrivibili. Roma è molto bella e nel contempo molto impegnativa. Bella e suggestiva ogni giorno scopro qualche angolo nuovo, una scoperta oggi soprattutto perché non l’ho frequentata negli anni della gioventù. Impegnativa nella vita quotidiana soprattutto per gli spostamenti. C’è da dire però che tra lavoro e famiglia non sono tantissime le occasioni per uscire! Quando lo faccio ‘ proprio per godere della bellezza di questa meravigliosa città.