Mario Verdone (scrittore e critico cinematografico)    Roma ott. 1991

                   
Intervista di Gianfranco Gramola

Un Prof. troppo forte

Il Prof. Mario Verdone con il figlio Carlo

E' nato ad Alessandria il 27 luglio 1917, ed è professore, critico teatrale, scrittore. Laureato in Giurisprudenza ed in Scienze Politiche all'Università di Siena; svolge, un periodo da assistente volontario nella stessa Università con il Professore Norberto Bobbio e col Professor Federico Battaglia (1940 - 1948). Dal 1948 è Segretario e poi Capo Ufficio Studi e quindi Vice Direttore del Centro Sperimentale di Cinematografia in Roma. Insegnante di Storia e critica del film all'Università internazionale di Studi Sociali ed al Corso Libero di Filmologia alla Facoltà di Magistero dell'Università di Roma. Nel 1964 ottiene per primo la Libera Docenza in Storia e critica del film. Tiene cinque Corsi Liberi alla Facoltà di Magistero all'Università di Roma (Cattedra di Pedagogia). Vince nel 1970 il concorso Aggregato per Scienze dello spettacolo Teatro e Cinema all'Università di Parma e dirige anche l'Istituto Teatro e Spettacolo. Nel 1973 è Professore Straordinario alla Facoltà di Magistero dell'Università di Roma dove inaugura la cattedra di Storia e critica del film. Nel 1985 fonda e dirige il Dipartimento di Musica e Spettacolo all'Università di Roma. È Presidente Onorario Associazione Nazionale di Storici del Cinema e fonda il Consiglio Internazionale Cinema e Televisione presso l'UNESCO di cui è attualmente Presidente Onorario. È Presidente Onorario del Comitè International Diffusion Arts et Lettres à travers le Cinema con sede a Parigi, è stato Presidente, per dodici anni, ed è tutt'ora Componente, del Comitato Comunicazione della Commissione Italiana all'UNESCO. È Presidente Onorario della Società Italiana Autori Drammatici. È stato Direttore delle riviste culturali Bianco e Nero e Cinema Educatif et Culturel (Parigi-Roma) e Ecrans du Mond/World Screen (Parigi-Londra) e Cinemateca e Teatro Contemporaneo. Collaboratore dell'Enciclopedia Italiana e del Lessico dell'Enciclopedia Italiana e dell'Enciclopedia dell'Arte. 
È stato Presidente e Componente dei Comitati di selezione delle Giurie di numerosissimi festival cinimatografici fra cui quello di Venezia. Poeta ed autore teatrale, con testi rappresentati in molte località europee; saggista ha pubblicato innumerevoli libri, tradotti in Europa ed in molti altri paesi del mondo, tra cui si ricordano: Gli intellettuali ed il cinema (1952), La scena e il costume nel film (1956), Cinema e letteratura del Futurismo (1967), Teatro del tempo Futurista (1969), Teatro italino d'avanguardi (1970), Che cosa è il futurismo (1970), Lubitsch (Lyon 1971 e Roma 1992), Prosa e critica futurista (1973), FEKE Fabricque de l'acteur excentrique (Lyon 1970), Poemi e scenari cinematografici d'avanguardia (1975), le avanguardie storiche del cinema (1975), i futuristi italiani (1978), la cultura del film (1979), Teatro contemporaneo (tre volumi e cinque appendici dal 1982 ed anni seguenti), Teatro del Novecento (1981) ed anche una serie di lavori sul Futurismo pubblicati nel 1990-91 con i titoli Diario parafuturista, I fratelli Bragaglia, Immaginario dell'acciaio, Avanguardie teatrali e la Casa d'Arte Bragaglia. (biografia tratta da Internet)

Intervista

Uno fra i primi personaggi che ho avuto il piacere di intervistare durante questi anni di collaborazione a vari periodici culturali e dialettali della Capitale, è stato Mario Verdone, papà del celebre e simpatico attore Carlo. Il Prof. Mario Verdone è Ordinario di Storia e Critica del Film presso l’Università di Roma “La Sapienza” e collabora con molte riviste cinematografiche.

In quale quartiere è nato, Professore, e a quale si sente più legato?

Sono nato in viaggio e questo ha condizionato moltissimo la mia vita e la mia mobilità. Sono stato educato prima a Siena, poi dal mondo. Vivo a Roma da 50 anni presso ponte Sisto, rione Regola.

Che sensazioni le regala Roma?

Tutte ! Niente di ciò che è umano le è estraneo. Né è estraneo a me.

In quale zone di Roma ama passeggiare?

Nella zona del mio lungotevere (dei Vallati), campo de’ Fiori, via Giulia… In questa zona c’è ancora una Roma genuina.

Un difetto e una virtù del romano?

E’ cosciente di una saggezza antica, ma crede sempre di essere “er più”.

Cosa le fa amare così tanto Roma?

Il fatto di aver trascorso con gioia, ma anche con dolore, la maggior parte della mia vita. Ci sono nato i miei figli e i nipoti. Mi pare che basti.

Qual è la sua piazza preferita?

Piazza di Spagna, con Trinità dei Monti o piazza Navona o piazza di Trevi… perché sono scenari unici al mondo. Però esiste un’altra piazza unica al mondo: la conchiglia del Campo di Siena. Ha dato anche il nome alla piazza in pendìo del Centre Beaubourg di Parigi: "La piazza".

C’è una Roma che lei ricorda molto volentieri?

L’eleganza classica dell’Eur.

Della cucina romana cosa apprezza?

Adoro i carciofi alla giudìa mentre non apprezzo la coda alla vaccinara.

Ma Roma è ancora la città più bella del mondo?

La posso confrontare con tutte le più grandi metropoli: fantastiche come Praga, possenti come New York, affascinanti come Parigi, immense come Pechino o Tokyo… Ma Roma resta la più bella.

Roma è ancora una città vivibile?

Occorre creare il proprio rapporto personale con Roma.

Se il governo avesse sede a Milano, Roma sarebbe più amata?

Roma è “deputata” per essere Capitale, come Vienna o Berlino.

Tempo fa si parlava di eliminare il mercatino domenicale di Porta Portese. Cosa ne pensa?

Un Mercatino delle Pulci ci vuole. Si può collocare anche fuori dal centro. La gente ci va in automobile. A Budapest è lontano dal centro decine di chilometri. Eppure era frequentatissimi anche quando la circolazione era più ridotta rispetto ad oggi.

Di Roma le dà più fastidio il caos o la sporcizia?

Il caos si può evitare, la sporcizia no.

Qual è il futuro di Roma e cosa bisognerebbe fare per migliorarla?

Educazione alla pulizia. Ero a Karlsbad tempo fa e non c’era un bicchiere o un fazzoletto di carta per terra. Incredibile. Ma ci sono anche città italiane del nord per cui la pulizia è una religione.

A Roma si fa cultura?

Roma è un fatto culturale primario dell'umanità. Perché nell’educazione dei “grandi” del passato - ma anche di oggi – era indispensabile il "viaggio a Roma". Diceva il grande architetto francese Violet  Le  Duc:"Bisogna aver visto Roma".

In quale periodo della storia romana le sarebbe piaciuto vivere, quello del Belli, di Trilussa o quale altro?

Mi piace viverci ora. Sono arricchito da tutto il suo passato, anche da quello che ha avuto momenti ambigui e difficili, ma che stanno nella logica storica, giusta o illusoria che fosse.

Lei ha conosciuto Aldo Fabrizi, vero?

L'ho incontrato nella città del cinema. Ho scritto per lui l'elogio con cui gli venne consegnato al Teatro dell'Opera il "Premio Roma". Una volta mi disse:"Dì a tu’ fìjo Carlo che me venisse a trovà".

Qual è il poeta romanesco di una volta che preferisce?

Giuseppe Gioacchino Belli. L'ho scoperto da studente quando ancora neIla scuola non se ne parlava. Trovai nella Biblioteca Comunale di Siena degli inediti del Poeta e P.P. Trompeo e Ceccarius mi pubblicarono nel dopoguerra il primo saggio belliano neIla Strenna dei Romanisti. E dopo sono stato invitato a far parte del Gruppo del Romanisti .

Lei ha conosciuto anche Trilussa. Mi può raccontare un aneddoto?

Trilussa mi ricevette nel suo studio nel 1945, dove è ora la Fono Roma. Entrai in un grande magazzino – assemblaggio di maschere, marionette, quadri, disegni, stampe, un teatrino con scena-bocca, cioè una scena fatta come una grande bocca spalancata, suppellettili invecchiate, oggetti personali, drappeggi. Un paio di calzoni con bretella pendevano da un terrazzino interno di legno. Guardavo e non lo vedevo. "Sono quassù!", mi disse, dal terrazzino ballatoio. Tornai più volte. Scrissi articoli su Trilussa e il cinema e Trilussa e il teatro. Gli chiesi il permesso di fare riduzioni teatrali di Picchiabò (poi pubblicata su "Il Dramma") e di "La porchetta bianca".

Qual è il messaggio che vorrebbe lancilare ai romani?

Combattiamo sporcizia, furti e teppismo volgare. Sarà una città più vivibile.

Una tradizione romana che lei apprezza molto?

La Befana. Quando venne malaccortamente abolita mio figlio Carlo intervenne con articoli e interviste perché la festa fosse reintegrata. I romani non volevano rinnegare la loro infanzia.

Per lei cosa significa essere romano?

Avere una ricchezza interiore ed esteriore che è soltanto da invidiare.

Nel tornare a Roma dopo un viaggio, cosa prova?

Adoro viaggiare, adoro rientrare.

Che impressione le fa l'essere il padre di un famoso attore?

Di aver operato in modo da seminare abbastanza bene,  ma con la fortuna di aver trovato
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