Ninetto
Davoli (attore) Roma 15.2.1998
Intervista di Gianfranco Gramola
La
fortuna di aver conosciuto e lavorato con Totò e Pasolini
Io e
Ninetto Davoli al premio Simpatia
Ninetto Davoli, al secolo Giovanni Davoli, è
nato a San Pietro a Maida (Catanzaro), l’11 ottobre del 1948. Attore attivo
soprattutto negli anni '60 e '70, venne scoperto da Pier Paolo Pasolini che,
dopo avergli affidato una parte senza dialoghi nel film “ Il Vangelo secondo
Matteo” (1964), lo scelse come attore protagonista nel film “Uccellacci e
uccellini”, con il grande Totò. Comincia così un lungo sodalizio destinato
ad interrompersi a causa della morte del poeta e regista. Con Pasolini, Davoli
gira in tutto 9 film, l'ultimo dei quali è stato “ Il fiore delle Mille e una
notte” (1974). In televisione l'attore ha anche interpretato Calandrino
nello sceneggiato “Le avventure di Calandrino e Buffalmacco”. Nel 2007 ha
ricoperto un ruolo secondario in “Cemento armato”, pellicola noir di
ambientazione romana di Marco Martani.
Cinema
Il
Vangelo secondo Matteo (1964) – Uccellacci e uccellini (1966) –
Requiescant (1967) – Le streghe (1967) – Capriccio all’italiana (1967) – Edipo Re (1968) – Teorema (1968) – Porcile (1969) – Amore e
rabbia (1969) – Ostia (1970) – Il decamerone (1971) – Er più,
storia d’amore e di coltello (1971) – Storia di fifa e di coltello, er
seguito del più (1972) – Il maschio ruspante (1972) – I racconti di
Canterbury (1972) – La Tosca (1973) – Storie scellerate (1973) – Il
lumacone (1974) – Appassionata (1974) – Amore mio, non farmi male (1974) – Il fiore delle mille e una notte (1974) – Pasqualino Cammerata…
capitano di fregata (1975) – Frankestein all’italiana (1975) – Qui
comincia l’avventura (1975) – L’agnese va a morire (1976) –
Spogliamoci, così senza pudore (1977) – Casotto (1978) – La liceale
seduce i professori (1979) – Buone notizie (1979) – Maschio, femmina,
fiore, frutto (1980) – Il cappotto di Astrakan (1980) – Il minestrone (1981) – Il conte Tacchia (1983) – Occhei, occhei (1986) – Momo (1987) – Animali metropolitani (1987) – Le rose blu (1996) – I mali randagi
(1997) – Le avventure di Calandrino e Buffalmaco (1975) – Addavenì quel
giorno e quella notte (1979) – Sogni e bisogni (1985) – L’altro enigma
(1988) – La romana (1989) – Il vigile urbano (1995) – L’avvocato
Porta (1997) – La banda (2000) – Vite a prendere (2004).
Ha
detto:
- Se
non avessi incontrato Pier Paolo Pasolini, non avrei fatto l’attore, ma il
falegname o il restauratore. Mi piace lucidare i tavoli e rimettere a posto i
mobili.
- La
“Festa di Roma” era una cosa che a Roma mancava, una bella festa che arriva
anche a Tor Bella Monaca. Venezia, certo, è eccezionale, ma sono due cose
diverse. Lì se non sbarchi col motoscafo non sei nessuno.
Curiosità
-
Ninetto Davoli è noto per la sua partecipazione a Carosello, per la pubblicità
dei crackers Saiwa, in cui vestito da panettiere girava zigzagando in bicicletta
all'alba per Roma cantando a squarciagola alcune note canzoni di quegli anni.
- Nel
1979 ha recitato nella commedia musicale “Addavenì quel giorno e quella
sera”, insieme ad Adriana Asti. Le canzoni della colonna sonora, in dialetto
romanesco, erano tutte scritte da Antonello Venditti.
- Fu
proprio lui a riconoscere il cadavere di Pier Paolo Pasolini, la mattina del 2
novembre 1975, dopo l'assassinio.
- Ha ricevuto il “Premio Lara”, che gli
è stato assegnato dagli agenti degli artisti.
Intervista
In
quale zona di Roma hai vissuto la tua infanzia, Ninetto?
Ho
vissuto la mia gioventù nella borgata Prenestina, diciamo in una di quelle
classiche borgate che Pier Paolo Pasolini ha descritto molto bene in tutti i
suoi racconti e nei suoi bellissimi film. E’ una classica borgata romana. La
ricordo come una cosa nostalgica, ma piacevole. E’ uno dei miei ricordi d’infanzia molto belli, dove ho
passato dei momenti della mia vita stupendi. Se si potesse tornare indietro col
tempo, mi ci ritufferei molto volentieri. Purtroppo non è possibile.
Com’è
cambiata la Roma di allora rispetto ad oggi?
Mah,
guarda prima si viveva in modo molto diverso. Diverso come costume, come
cultura, come tutto insomma. Da ragazzino si viveva in un modo molto ma molto
diverso da quello che potrebbe essere oggi. Oggi sono diversi i ragazzi, non per
colpa loro ma per un fatto evolutivo. Voglio dire che l’evoluzione, il
benessere e il consumismo, rispetto ad allora è molto avanzato. Oggi non esiste
più l’infanzia, il ragazzino. Vedi in televisione o sul giornale che si
ammazzano per una stupidaggine. Hai visto quel ragazzo che ha ucciso un suo
coetaneo per via di un cellulare, un altro ha stroncato la vita a un giovane
perché non gli ha dato la precedenza con l’automobile. Cose da pazzi. Si
ammazzano come bestie proprio come se niente fosse. Queste sono le diversità di
allora, capito? Queste cose ai miei tempi non succedevano.
C’è
un angolo di Roma a cui sei particolarmente legato?
Ma
non c’è una zona in un angolino particolare. Io vivo sempre nella periferia
di Roma cioè in viale Tito Cabieno, vicino a Cinecittà, sulla Tuscolana. E’
una zona molto popolare che mi piace molto. Amo il centro si, anche Trastevere,
bello folcloristico, romano proprio, ma non ci vivrei. Sono posti troppo
caotici, un casino umano. Sai a me piace uscire di casa a incontrare il
calzolaio, il fornaio, il falegname, il barista, i soliti amici che ti salutano.
Mi sembra di essere come in un paesino, che conosci tutti. Sono affezionato a
quest’angolo, ecco, anche perché oltre ad essere una zona popolare,
assomiglia molto al mio modo di essere, al mio carattere.
Da
buon romano ami la cucina romana?
Da
buon romano apprezzo molto la tavola. Non è però che amo un piatto in
particolare, però amo mangiare bene. Sai io, per esempio, sono un “minestraro”,
cioè pasta e fagioli, pasta e patate, mi piacciono molto i minestroni insomma.
Vedi i piatti classici della cucina romana come la pajata, la coda alla
vaccinara, mi piacciono, però non è che impazzisco, a dir la verità. Amo i
gnocchetti alla romana e anche l’abbacchio.
Ami
cucinare?
No,
non sono un bravo cuoco e non mi attira più di tanto cucinare. Però c’è mia
moglie che è romana e cucina veramente bene.
E’ brava ai fornelli.
Frequenti
qualche trattoria in particolare, Ninetto?
Con il mio lavoro frequento tante città, tante trattorie e ristoranti.
Comunque quando sono a Roma amo molto andare ai Castelli Romani e frequentare le
trattorie di Marino, Grottaferrata, Frascati, capito?
Lì ce stanno un paio de trattorie che sono la fine der monno, Gianfrà.
Ti
credo sulla parola. Ma qual è, secondo te, il fascino di Roma?
Roma
è senza dubbio una città affascinante. Merito sicuramente dei suoi monumenti,
specialmente quelli antichi del
Foro, il Colosseo, il Circo Massimo, ma anche le sue piazze e fontane fanno la
loro parte, rendendola ancora più bella. Ma onestamente non ti so dire fino a
che punto io amo Roma, tutta questa massa di gente. Poi sai il romano vero ormai
non c’è più, è tutto un misto
di tutta Italia e poi razze di tutto il mondo. Mi piace molto Roma, però ripeto
non so fino a che punto la amo.
Che
vuol dire per te essere romano?
Per
me non vuol dire niente. E’ come dire
a uno di Milano cosa vuol dire essere milanese. Può voler dire, non so, avere
un certo spirito gioviale, fanfarone, caciarone, allegro e chiacchierone. E’ il
carattere classico di un romano, praticamente. Questa può essere una risposta
alla tua domanda.
Hai
scritto o letto poesie romane?
Scritte
no, ma lette si, molto. Ho letto le poesie di Pier Paolo Pasolini e i suoi
libri, poi anche i grandi poeti romani, come il Belli, Trilussa, Pascarella,
quelli si. Sono poesie veramente belle.
Tu
hai lavorato con Totò. Com’era il principe De Curtis fuori scena?
Guarda,
quando ho conosciuto Totò mi è sembrato di toccare il cielo con un dito, perché
quando ero ragazzino andavo a vederlo al cinema. Per noi ragazzi era un idolo,
come lo era Charlot e come lo erano
Ollio e Stallio. Erano questi i miei miti. Tu immagina quando ho avuto
l’occasione di girare nel ’66, il film di Pier Paolo Pasolini “Uccellacci
e uccellini” con il grande Totò, 34 anni fa, e conoscere questo mio idolo.
Era stupendo perché credevo di trovarmi davanti ad un mostro sacro, di quelli
severi, ma tutto sommato, dopo 10 giorni di lavoro ci siamo simpatizzati in un
modo strepitoso. E lui alla fine , come io nei suoi riguardi, ci stimavamo, ci
volevamo molto bene. Con lui ho fatto “Uccellacci e uccellini” e
“Capriccio all’italiana”.
E
con Pier Paolo Pasolini hai lavorato parecchio, vero?
Si,
molto. Praticamente quasi tutto il lavoro che Pier Paolo Pasolini ha fatto per
il cinema. Lavorare con Pasolini è
stato molto bello e mi ritengo una persona molto fortunata per averlo
conosciuto, perché ho conosciuto un grande personaggio.
Come
vedi la Roma del Giubileo?
Ma
che ne so io, Gianfrà. Penso che quell’anno io me ne vado via perché sarà
un caos. Si, si, scappo da Roma e ce torno l’anno appresso (risata).
Progetti
per il futuro?
Ma
ho tanti programmi sia per il cinema che per il teatro, ma non ne voglio parlare
per scaramanzia.