Nino
(Saturnino) Manfredi
(attore) Roma 21.8.1992
Intervista di Gianfranco Gramola
Omaggio all'artista ciociaro, scomparso il 4 giugno
2004
L'ultimo moschettiere della commedia all'italiana
Io e Nino Manfredi nel cortile della sua casa
all'Aventino
Nino Manfredi è nato a Castro dei Volsci, in provincia di
Frosinone, il 22 marzo del 1921, ma sin da
piccolo vive a Roma. Dopo vari spostamenti «fuori le Mura», si stabilisce
sull'Aventino, vale a dire sul più bel colle di Roma. L'attore, laureato in
giurisprudenza, è
molto apprezzato
per la sua simpatia e la sua professionalità e ha fatto tanta televisione, fìlm
commedia e anche film storici. Nei film storici. lo vediamo in « Nell'Anno del
Signore» ('69), di Gigi Magni, con Claudia Cardinale e Alberto Sordi. Nino, in
questa opera recita la parte di Pasquino (la voce satirica più maldicente),
sotto le mentite spoglie "de' 'n carzolaro de nome Cornacchia". « In nome del
popolo sovrano» ('90) è un altro fìlm storico di Gigi Magni, ambientato nella
Roma Repubblicana (1849), dove il nostro fa la parte di Angelo Brunetti, detto
Ciceruacchio. In questo bellissimo film, oltre a Nino, vediamo il solito
Albertone, Massimo Wertmulller (nipote della regista Lina), Luca Barbareschi, Serena Grandi
ed Elena Sofia Ricci.
Ha detto:
- Pasquino? Certo che esiste. E' Giorgio Gaber, è
Roberto Benigni, Dario Fo e Beppe Grillo. Pasquino è chiunque si ribelli
all'ingiustizia. Pasquino è uno, nessuno, centomila.
- Dio non c'è. Oppure c'è ma allora deve essersi
distratto.
- Caro Sordi, siccome sarai in Paradiso,
tienimi un posto
buono anche per me.
- Sono grato a Canzonissima, che mi ha dato la
popolarità, a Carosello e a quello spot del caffè Lavazza che mi ha reso
meno povero.
Curiosità
- A quasi due anni dalla sua morte, il comune gli ha
dedicato un viale all'interno del parco Savello, nel Giardino degli
Aranci.
- E' stato scelto dal Ministero del Tesoro per una
serie di spot televisivi da mandare in onda su tutte le reti, in occasione del
lancio dell'euro.
- Quando l'attore era in ospedale colpito da
emorragia, la moglie ha lanciato un appello per la donazione di sangue "gruppo 0
positivo". Risultato: decine e decine di persone hanno risposto
all'appello. C'è chi addirittura è venuto da fuori Roma con il pullman.
- L'attore ha avuto una figlia, Tonina, dalla
relazione con la bulgara Svetlana Bogdanova.
- Per anni ha fatto la pubblicità del caffè
Lavazza, con lo slogan "Più lo mandi giù e più ti tira su".
- A Roma, in via dei Pallottini 10, c'è un
teatro che porta il suo nome.
Intervista
Ho avuto il piacere di incontrare e fare una breve chiacchierata con Nino Manfredi proprio a casa sua,
sull’Aventino.
Nino per la recitazione hai sempre avuto una gran passione, vero?
Da quando sono nato ho sempre pensato di recitare. La mia
prima parola credo non sia stato “mamma” ma “teatro”. Il teatro l’ho
sempre fatto fin da bambino, nella parrocchia, nelle cantine costringendo gli
amici a recitare, ma sempre di nascosto di mio padre al quale ho dovuto pagare
il “prezzo” di laurearmi in Giurisprudenza per poterlo fare
professionalmente, iniziando dall’Accademia di arte drammatica, dove ho avuto
dei grande maestri a cominciare da Orazio Costa. L’attore è certamente un
esibizionista ; ma il mio esibizionismo credo che nasca da un gran bisogno di
affetto, essendo io stato un ragazzo molto fragile, timido e malato. Ma se si
riesce a sopravvivere, queste possono essere le basi giuste per diventare un
buon attore. Quello che oggi mi dà maggior soddisfazione è l’affetto che
oggi la gente mi dimostra, perché penso di averle sempre raccontato favole che
la coinvolgevano rispettando il “castigat ridendo mores “, come in Per
Grazia Ricevuta, in Pane e cioccolata, ecc… Mi è sempre piaciuto raccontare le
favole , perché non hanno limiti, sono fantasia pura e tutto dipende dalla tua
sensibilità, dalla tua preparazione, dalla tua voglia di meravigliare.
Nino, com’era la Roma della tua infanzia?
Come tutto nella vita, Roma me la sono conquistata. Sono partito da Castro dei
Volsci e la prima tappa è stata al Mandriane, in mezzo agli zingari, ma eravamo
ancora molto fuori Roma. Oggi è nel mezzo del quartiere Tuscolano. Dal
Mandriane ci avvicinammo alla Caffarella, vicino al ponte della Ranocchia che
si chiamava così perché c’erano le rane, i fossi e i campi. Era ancora tutta
orti e vigne. A quindici anni ci trasferimmo in via Pozzuoli e a trentatre
anni, da sposato, in via Robecchi ma sempre fuori Porta San Giovanni.
Finalmente a quarant’anni sono entrato nelle Mura, mi sono piazzato
sull’Aventino da dove non mi sono più mosso. E’ stata una conquista durata
una vita e mossa solamente dall’amore per questa città. Pensa Gianfrà che
all’epoca, quando i romani dicevano:”…annamo a fa ‘na gita for de porta
“ venivano vicino a casa mia , all’Alberone, che era considerato un piccolo
paese, dove c’era il cinema teatro Arena Italia, detto “er pidocchietto “
dove ebbi i miei primi contatti con il cinema ed il teatro, Tom Mix , i fratelli
Martana ed il Fanfulla.Quando si aveva più soldi si andava al teatro Appio o al
Massimo , dove ho conosciuto Aldo Fabrizi e dove vidi il mio primo film sonoro,
che ci sconvolse tutti perché non ci spiegavamo il prodigio tecnico. Lì ho
conosciuto il vero teatro come si faceva a Roma, vedendo il famoso Cacini ; il
pubblico partecipava moltissimo al punto che partiva da casa con tutto
l’occorrente per lo spettacolo , con i giusti strumenti di lancio…è lì che
assistetti alla famosa battuta:” Beccate ‘sta gattata “… e gli tiravano
un gatto morto sul palcoscenico.
Secondo te come sarà la Roma del futuro?
Sarà un po’ come quella del passato, un incrocio di popoli e di razza
diverse, immerse in un traffico tremendo e caotico che tenteranno di rinverdire
i fasti di un passato che non tornerà e sai perché ? Perché non ci sono più
i romani, quelli antichi, quelli veri.
Qual è il fascino della città eterna?
Credo che il fascino della città eterna stia proprio nel fatto che è eterna in
quanto, nonostante ci abbiano provato in molti, sono passati tremila anni e
nessuno è riuscito a farne una meglio. C’è il Colosseo, che sarà pure vieto ma ce l’abbiamo solo noi, la basilica
di Massenzio e il Foro dove morì Cesare colpito da ben ventitre coltellate,
pronunciando la famosa frase:” Tu quoque , Brute , fili mi…” e spirò
prima di poter dire “ …gnotta “, perché questa è la verità storica che
ci nascondono. Io tante volte mi chiedo come fanno a campà quei poveracci che
non abitano a Roma…
Ma per te, Roma, è o era la città più bella del mondo?
Ma Roma è come le persone, ognuno ha il suo carattere. Non so se Roma è la
città più bella del mondo, perché ogni città ha le sue bellezze e le sue
caratteristiche. Ti dico solo che Roma e la sua storia ce la invidia tutto il
mondo. Basta che tu entri nelle chiese o giri per le strade di Roma e ti accorgi
che questa città è piena di storia e di arte. Ti sembra poco?
Che messaggio vorresti lanciare ai romani e a i turisti?
Che si devono sempre ricordare di vivere nella città più bella del mondo e che
se la devono meritare ogni giorno, facendo sfoggio, oltre che di opere
d’arte e grandi monumenti, di civiltà e rispetto per le cose e per le persone. E ai turisti, la stessa cosa, che un po’ di rispetto per questa città non
guasta mai. Ma a tutti quanti voglio dire che esistono i cestini
dell’immondizia e che è molto meglio se li usano.
Quali sono i pregi e i difetti dei romani?
Il romano di fondo è buono e generoso, ma soprattutto è cinico, distaccato e
anche un po’ fatalista. Ne ha viste troppe nella sua storia per pensare che ci
sia qualche cosa di insormontabile, di non risolvibile con il tempo. Solo alla
morte non c’è rimedio.
Qual è il tuo poeta romanesco preferito?
Senz’altro Giuseppe Gioacchino Belli. Un grande poeta che come tutti i grandi
artisti trovava ispirazione nelle sue contraddizioni: papalino al servizio del
Pontefice ma anticlericale, pavido al punto di ordinare la distruzione di tutte
le sue opere dopo la sua morte (per fortuna non gli ubbidirono e con la forza di
comporre ciò che ha scritto. Se non' fosse vissuto a quei tempi e non avesse
avuto il «limite» del dialetto, credo non si farebbe fatica a riconoscerlo
secondo solo a Dante. Certo anche Trilussa e Cesare Pascarella hanno rappresentato
Roma, ma lontani, a mio giudizio, dalla forza poetica del Belli.
In quale zona o via ti piace passeggiare?
Come ti ho detto io vivo all'Aventino il miglior quartiere di Roma su uno dei più
antichi colli, e non appena esco di casa incontro il Circo Massimo, il Tempio di
Vesta o l'Arco di Giano, tutti luoghi carichi di storia e di fascino. Credo
comunque che la più bella strada del mondo sia l'Appia Antica che ancora
conserva il fascino dei tempi imperiali con le sue testimonianze romane, i
cipressi ed i pini marittimi che la costeggiano, e i tratti di lastricato romano
che presenta oggi una certa difficoltà a passarci con le macchine. Figuriamoci
che uomini dovevano essere quelli che ci passavano con le bighe e senza
ammortizzatori!
Nino, quando ti sei stabilito sull’Aventino?
Ci abito da più di 25 anni. Sull’Aventino passeggiavo spesso con mio padre.
Me ne sono innamorato subito, perché questo posto rappresenta veramente un
sogno per chi ama il verde e il silenzio.
Ma c’è una Roma che ami particolarmente?
Per via del traffico e del caos amo ricordare la Roma di 40 – 50 anni fa…
come silenzio, tranquillità e vivibilità. Ma mi auguro che Rutelli, che è un
ottimo sindaco, possa fare qualcosa per il traffico di questa città. Comunque
bisogna vivere il tempo nostro e la sua realtà.
Com'è il tuo rapporto con la cucina romana?
Secondo me, caro Gianfranco, la cucina romana è fatta per chi non ha fretta e
se ne frega del colesterolo. I rigatoni alla pajata, la coda alla vaccinara, li
bucatini a' la matriciana, sono tutti piatti che richiedono il loro tempo, sia
per essere gustati che per essere digeriti. Non per niente gli antichi romani,
che troppe cose ancora ci potrebbero insegnare, mangiavano gia sdraiati sul
triclinium, così non si dovevano neanche alzare per farsi la pennichella, che
è il piatto finale di ogni pasto romanesco che si rispetti.
Nino, hai mai letto il periodico romanesco “Rugantino “?
Si, ogni volta che mi arriva a casa lo scorro con curiosità perché ci trovo
sempre qualche cosa di interessante e curioso. Ho comunque sempre la sensazione di “doverlo” leggere quasi per rispondere
ad un innato istinto.
Hai un sogno nel cassetto?
Si ! Vivere alla giornata.