Pietro
Calabrese (giornalista) Roma 24.6.2010
Intervista di Gianfranco Gramola
(Omaggio
al grande giornalista e direttore, che ci ha lasciati il 12 settembre del
2010, sconfitto da un tumore)
Pietro Calabrese tra Mara Vitali e Stefania
Berbeni
Pietro
Calabrese è nato a Roma l’8 maggio del 1944, da genitori siciliani.
Dopo la laurea in giurisprudenza, nel 1969 entra alla Camera dei
Deputati come borsista, per poi diventare funzionario parlamentare. In seguito,
lascerà l'amministrazione di Montecitorio per dedicarsi a tempo pieno alla
professione giornalistica. Giornalista professionista dal 1974, vince un
concorso per tre assunzioni all'agenzia ANSA, dove comincia a lavorare. Per otto
anni è corrispondente prima dell'ANSA e poi del Messaggero, come inviato
speciale. Nel 1988 è nominato redattore capo, responsabile del servizio cultura
del Messaggero. Due anni dopo lascia il quotidiano romano, e fino al 1993 è
capo del servizio arti e spettacoli de L’Espresso. Rientra al Messaggero nel
1993, come redattore capo centrale. Nel 1995 è promosso vicedirettore, eletto
dai redattori su designazione del direttore Giulio Anselmi. Ricopre l'incarico
di vicedirettore unico fino all'inizio del 1996, quando lascia temporaneamente
il Messaggero per assumere un ruolo extragiornalistico come responsabile del
Comitato per le Olimpiadi di Roma del 2004. Nel giugno 1996 è nominato
direttore responsabile del Messaggero, incarico che ricopre fino al settembre
1999. Nel periodo della sua direzione il quotidiano romano tocca l'indice più
alto di vendite della sua storia, arrivando a trecentomila copie vendute
giornalmente, secondo quanto riporta il mensile Prima Comunicazione.
Successivamente, passa alla Rai dove guida la Divisione TV Canale 3 e Offerte
collegate, ruolo di prestigio ma di scarsa operatività. Lascia quindi viale
Mazzini e si trasferisce a Milano per la RCS, che gli affida la direzione del
mensile Capital. All'uscita di Candido Cannavò dalla Gazzetta dello Sport, la
RCS decide di puntare su risorse interne al gruppo e affida a Calabrese il primo
quotidiano sportivo italiano. Sotto la sua direzione la 'rosea' guadagna copie e
pubblicità e per tre anni segna utili nel bilancio. Nel 2004 diventa direttore
del settimanale Panorama, in sostituzione di Carlo Rossella. L'11 ottobre 2007
lascia la direzione del settimanale, che viene affidata a Maurizio Belpiero.
Contestualmente, è nominato dall'allora sindaco di
Roma Walter Veltroni membro del consiglio di amministrazione della
Fondazione Cinema, che organizza la Festa del Cinema di Roma. Si dimette il 29
aprile 2008, in coerenza con i risultati delle elezioni amministrative che
vedono l'affermazione di Gianni Alemanno a sindaco della Capitale. Dal settembre
2008, il suo nome compare frequentemente fra i candidati alla presidenza della
RAI. Attualmente, tiene diverse rubriche su alcuni periodici: “Moleskine”
sul Corriere Magazine, “Je n'ai pas oublié” su Prima Comunicazione e
“Biblioteca indispensabile” su Novella 2000. È sposato in seconde nozze dal
1993 con Barbara Pesce. Sua figlia Costanza, nata dal primo matrimonio, è
giornalista dal 2005 ed è attualmente redattrice del TG5. Nel novembre 2009,
durante un'intervista televisiva, ha fatto sapere di essere stato colpito da un
tumore al polmone e ha raccontato il percorso intrapreso per curare e
sconfiggere la malattia.
Ha detto:
- Due
righe in un articolo possono bloccare una carriera, costare un licenziamento,
rovinare una reputazione. Bastano solo due righe, non di più, perché poi,
naturalmente, ognuno va a leggere le cose che gli interessano. Ma è inevitabile
che si verifichino degli errori o degli inciampi. Solo chi non fa, non sbaglia...."
- Quello
del giornalista é un mestiere in cui si lavora tanto, si guadagna abbastanza,
ma non in maniera eccezionale. E’ quello che io considero il più bel mestiere
del mondo.
- I giornali hanno la possibilità di formare
i giovani, facendo delle cose fatte "per bene".
- Un
giornalista professionista possiede un'etica individuale come tutte le persone
per bene. La distinzione etica fra le persone non è certo un concetto che si
possa basare sul mestiere che esse fanno. La distinzione morale tra le persone
riposa sulla possibilità di distinguere quelle per bene dai mascalzoni. E
questo avviene in tutti i mestieri: nel giornalismo, nell’ingegneria,
nell'avvocatura, nei medici.
Intervista
In
quale zona di Roma hai passato l’infanzia e che ricordi hai?
Era
una bella casa, un primo piano a via Brescia, dalle parti di Porta Pia. Ho solo
bei ricordi di quel posto e di quegli anni. Grazie ai miei nonni, dai quali
abitavo, ho passato giorni sereni e sono cresciuto senza traumi, come un normale
ragazzo di quindici - sedici anni alla fine degli anni Cinquanta.
Quali
sono state le tue abitazioni romane e attualmente in che zona di Roma vivi?
Per
molto tempo ho vissuto nella vecchia Roma, tra via dei Coronari e via di Panico.
Il periodo ‘eroico’ dei vent’anni e del Sessantotto.
Poi mi sono trasferito a Parigi, a Madrid e a Bruxelles per lavoro. Al
ritorno, ma siamo già negli anni Ottanta, ho trovato casa a Trastevere, in via
della Lungara, e lì sono rimasto per oltre dodici anni. Attualmente vivo dalle
parti di piazza Euclide, ai Parioli.
C’è
un angolino romano che ami particolarmente?
Amo
villa Borghese, e in particolare la Valle dei Cani, dove vado tutte le volte che
posso con i miei due cani, Pippo e Tuna. Amo passeggiare tra gli aceri e gli
ippocastani, gli olmi e tutti gli altri alberi di quel parco meraviglioso.
Cosa
ti manca di Roma quando sei lontana per lavoro?
Niente,
perché non mi allontano spesso e quando sono lontano so che Roma sta qui ad
aspettarmi. Come fa da più di mezzo secolo a questa parte.
Come
trovi i romani (pregi e difetti)?
Pieni
di pregi e di difetti, come tutti. Adorabili ma insopportabili, gente ‘de
core’ ma terribilmente cinica, strafottenti ma persone di cui ti puoi fidare.
Quando ti sono amici è per sempre.
Un
consiglio al sindaco di Roma, uno ai romani e uno ai turisti.
Al
sindaco: ci faccia vedere qualche risultato, caro Alemanno. Ai romani: portate
pazienza. Ai turisti: tornate, la seconda volta è ancora più bella della
prima.
Quand’è
nata la sua passione per il giornalismo, chi gliel’ha trasmessa?
Ho
voluto fare il giornalista da quando ho memoria. E sono felice di esserci
riuscito e di averlo fatto per tutta la vita.
Quali
sono stati i tuoi maestri?
Adolfo
Annesi, che era il direttore negli anni Sessanta dell’Agenzia Italia, e Giulio
Anselmi.
Qual
è stato l’incontro che ti ha cambiato la vita?
Quello
con mia moglie Barbara.
Ma
i tuoi genitori che futuro sognavano per te?
Il
notaio a Palermo.
Un
collega che stimi molto?
Sono
tanti, da Ferruccio De Bortoli a Paolo Mieli, da Enrico Mentana a Marcello
Sorgi. E poi un sacco di persone sconosciute che hanno sempre lavorato nei
giornali dietro le quinte, come Rita Pinci o Peppino Cerasa, ma sono più
importanti per la composizione di un giornale delle grandi firme.
Qual
è il tuo motto?
I
problemi seri sono altri.
Cosa
non sopporti?
L’ipocrisia
e la falsità.
La
cosa più cattiva che hanno detto o scritto su di te?
E
chi se la ricorda più?
Che
rapporto hai con la Fede?
Ottimo
ma molto personale.
E
il tuo rapporto con il denaro?
Mi
serve per non occuparmi del denaro.
Hai
un sassolino nella scarpa che vorresti toglierti?
No,
direi proprio di no.
Chi
porteresti con te su un’isola deserta?
Mia
moglie.
Hai
fatto delle gaffe? Ne puoi raccontare una spiritosa?
Onestamente
non me ne ricordo nessuna così clamorosa che merita di essere raccontata. Forse
quando guardando una foto sulla scrivania dell’allora governatore Fazio gli ho
fatto i complimenti per i suoi bei nipoti e lui mi ha detto:”Questi sono i
miei figli”.
Ultimo
libro letto?
“Il
suggeritore”, di Donato Carrisi.
A
chi vorresti dire grazie?
A
mio nonno Antonio Voltaggio.