Roberto
Gervaso (scrittore - giornalista)
Roma 2.12.1995
Intervista e foto di Gianfranco Gramola
Essere romano significa godersi quanto più possibile la vita, facendo fare agli
altri quello che dovremmo fare noi
Roberto Gervaso è nato a Roma il 9 Luglio del '37. Ha fatto studi classici in
Italia e negli Stati Uniti ed è laureato in lettere moderne con una tesi su
Tommaso Campanella. Dopo una lunga attività giornalistica in quotidiani e
periodici, alla radio e alla televisione, si dedica oggi soprattutto alla
divulgazione storica. E' autore di sette biografie: Cagliostro, Casanova, I
Borgia, Nerone, Claretta, La monaca di Monza, La Bella Rosina. Vive fra Roma e Todi. Sposato
con la siciliana Vittoria, ha una figlia, Veronica, che lavora per il Tg 5.
Ha detto:
- Niente mi fa sentire meno solo di un telefono che
non squilla.
- Io Roma la amo. Più a morsi che a baci,
ma la amo.
- A casa mia chi detta legge, la sua legge, è
mia moglie. E' lei che sceglie, che decide, è lei che amministra il matrimonio
e il patrimonio.
- Ho avuto nella vita i miei alti e bassi. Non mi sono
mancati i fiori e le rose e quante spine mi hanno punto, anche in profondità.
Sono pieno di cicatrici.
- Io adoro la mortadella. La mangio solo due volte
l'anno: il giorno del mio compleanno e quello del mio onomastico.
- Vivo nell'incubo di essere invitato da qualcuno a
cui non posso rispondere di no.
Curiosità
- I suoi libri sono stati tradotti negli Stati Uniti, in America Latina, Spagna,
Portogallo, Francia, Gran Bretagna, Germania, Giappone, Bulgaria, Polonia.
-
È sposato con una palermitana, ha una figlia, giornalista politica al Tg5
- Ha una rubrica quotidiana sul Messaggero,
dal titolo "A tu per tu". (e-mail atupertu@ilmessaggero.it)
- Alla scoperta della lista agli appartenenti
alla P2, nel 1981, vi risultò iscritto con la tessera n.622.
- Odia il freddo, che gli dà terribili mal
di testa e ama il caldo. Non guida l'auto e detesta i week-end e la folla.
Diffida degli alberghi che non consentono la privacy.
- Non usa il computer ma, essendo all'antica,
adopera la vecchia Olivetti, Lettera 22. Ne possiede 7.
Intervista
Incontro Gervaso nella libreria Newton in via del Corso. E’ intento a
curiosare fra i libri esposti sugli scaffali di questa bellissima “ miniera
“ di cultura . Una stretta di mano, due foto e poi ci diamo un appuntamento
per l’intervista.
Lei è nato a Roma, però ha trascorso l'infanzia a Torino, vero ?
Si , perché a Roma sono nato per caso, da padre calabrese e madre friulana. Mio
padre insegnava a Torino, dove ancora in fasce venni trasferito. Ci ho passato
ventitré anni. Poi, dopo una parentesi di studi negli Stati Uniti e di lavoro a
Milano (cronista al Corriere delle Sera) sono ritornato nella Città Eterna.
E in quale zona romana si è stabilito?
Nel '62, quando tornai a Roma, andai a vivere con mio nonno e quattro zie,
materne (due vedove e due single), vicino piazza Bologna. Quindi, per
emanciparmi dalla loro, peraltro deliziosa, tutela, affittai una bellissima
mansarda in via dell'Anima, a pochi passi da piazza Navona. Ci rimasi fino al
'73, quando traslocai in via Gesù e Maria, vecchia traversa di via del Babuino.
Ma qual è secondo lei il fascino della Città Eterna?
Il fascino della Città Eterna è di essere appunto "Eterna", di
averne viste, passate , fatte di tutti i colori. Roma è un palinsesto, una
delle grandi capitali della civiltà occidentale. Non è una città facile e
neanche una città seria, ma non riuscirei a vivere altrove. Ha tanti vizi e
qualche virtù, ma a renderla irresistibile sono più queste di quelle.
C'è una zona romana a cui lei si sente molto legato?
La Roma che più amo è Trastevere, forse perché è la più romana, la più
verace , a dispetto di tanto falso folclore, a uso e consumo dei turisti,
specialmente americani. Cammino volentieri anche per le strade ,stradine della
vecchia Suburra, che s'affacciano sul Colosseo e attraverso altrettanto
volentieri le piazze e piazzette fra corso Vittorio e via Giulia. Campo de'
Fiori è uno spettacolo .... è uno dei palcoscenici più coloriti dell'Urbe, e,
piazza Farnese uno dei suoi salotti più ospitali.
Com'è il suo rapporto con Roma?
Di odio e di amore .....
E
il suo rapporto con la cucina romana?
La cucina romana non è fatta, per me: troppo condita e troppo pesante. Un solo
boccone di coda alla vaccinara, una sola forchettata di spaghetti alla
carbonara, m'inchioderebbero a letto per almeno una settimana. Quanto al vino
dei Castelli, un sorso mi scatenerebbe cefalee imponenti. No, non sono un
buongustaio. Le due cose che più mi piacciono sono la mortadella e la nutella.
Non le mangio mai, ma in punto di morte ne farò una scorpacciata.
Per
lei cosa vuol dire "essere romano"?
Essere romano significa godersi quanto più possibile la vita, facendo fare agli
altri quello che dovremmo fare noi. Significa passare almeno un'ora ogni mattina
al bar a parlare di calcio e di donne; vendere un po' di fumo, vantarsi di cose
mai fatte, d'imprese mai compiute, raccontare barzellette e prendersela con il
governo e con il fisco. Perdere tempo, lodando quello passato.
Pregi e difetti del romano?
I pregi: è spiritoso, abbastanza schietto, alla mano, senza troppe fisime, con
pochi complessi, pieno d'immaginazione e di comunicativa. 1 difetti: è
menefreghista, quasi mai disinteressato, mammarolo, buon padre ma cattivo
marito" privo di senso dello Stato e di coscienza civica.
Ma nonostante tutte le sue magagne, Roma resta sempre la città più bella
del mondo?
La vecchia Roma, certamente si. La nuova, quella delle periferie invase dal
cemento e sommerse dalla "monnezza" è orrenda.
Se
il governo avesse sede in un'altra città italiana, Roma sarebbe più amata?
Forse sì. Il fatto che Roma sia la Capitale, il centro del potere politico,
amministrativo, burocratico (corrotto, inefficiente, rapace e prevaricatore) le
ha attirato e le attira i moccoli di quasi tutti gli italiani. In quale Roma del
passato le sarebbe piaciuto vivere? Mi sarebbe piaciuto vivere ai tempi
d'Augusto, andando magari a cena con Orazio e Virgilio, ospiti tutti e tre di
Mecenate. Ma mi sarebbe piaciuto anche venire al mondo nel Rinascimento. Come
Raffaello, Michelangelo e, perché no, papa Borgia. Un pessimo vicario di
Cristo, ma un uomo sanguigno e brillante, amante della buona tavola e delle
belle donne.
C'è
un monumento che non le piace?
Sì! L’Altare della Patria. Con tutto il rispetto per la Patria. Sta fra il
catafalco e la macchina da scrivere.
Se lei fosse il sindaco di Roma, cosa farebbe per migliorare la sua città?
Manderei in esilio metà dei suoi abitanti. Quelli cioè che intasano il
traffico, buttano le cicche e i rifiuti per terra, che passano con il rosso e se
la prendono con gli altri.
Un
consiglio ai romani?
Di non fare troppo gli "indiani" o i "portoghesi".
Uno
ai turisti?
Di non illudersi troppo sull'ospitalità dei quiriti.
Come
mai lei vive tra Roma e Spoleto e Todi?
Mi piace Roma, ma mi piace anche Spoleto, con Todi e Assisi, la più bella
cittadina umbra. Lontano dal traffico e dai rumori. Una mattina di lavoro a
pochi passi dal Duomo, dove ho la mia casa - biblioteca, mi rende quanto una giornata intera a
Roma. Le mie assenze
da Roma purtroppo non sono lunghe. A Spoleto non passo ormai che i week-end. E
nemmeno tutti.