Rodolfo Laganà (attore e regista teatrale)            Roma 2.5.2023

                        Intervista di Gianfranco Gramola

“Finita la scuola, per guadagnarmi due lire per andare a mangiare la pizza con gli amici la sera, facevo il rappresentante e andavo a vendere i pelati della De Rica e il caffè Pinci”

 

Rodolfo Laganà è nato a Roma il 7 marzo del 1957,  da padre calabrese e madre abruzzese. Ha iniziato la sua carriera nel Laboratorio di esercitazioni sceniche di Gigi Proietti. Insieme ad alcuni colleghi di corso tra cui Massimo Wertmüller, Paola Tiziana Cruciani, Giorgio Tirabassi e Patrizia Loreti, ha creato il gruppo comico La Zavorra, col quale ha partecipato a diverse trasmissioni televisive (come il varietà di Rai 1 Al Paradise, che aveva come principali autori Antonello Falqui e Michele Guardì). Il sodalizio si scioglierà poi nel 1984. Tra i film a cui ha preso parte, si menziona Compagni di scuola, diretto e interpretato da Carlo Verdone e Febbre da cavallo la Mandrakata dei fratelli Vanzina. Ma il suo amore vero è da sempre il teatro. 

Intervista

Hai portato in teatro “Nudo proprietario”. Mi racconti di cosa parla?

“Nudo proprietario” è proprio un modo di mettersi a nudo, cioè di essere padroni della propria vita, di non temere il nudo proprietario, di dire la verità soprattutto e di andare ad approfondire certi fatti anche personali. Infatti racconto anche un po’ della mia vita.

Quindi è anche un po’ autobiografico.

Si, è un po’ biografico e racconto un po’ tutte le situazioni e le finzioni che a volte uno ha per coprire determinate cose. Invece “Nudo proprietario” significa essere se stessi. Diciamo che è uno spettacolo soprattutto sull’età.

Ora a cosa stai lavorando?

Adesso ho finito di fare un disco che uscirà spero tra un paio di mesi, quindi mi sono impegnato in questo e ho fatto anche un video, poi riprenderò un nuovo spettacolo per la prossima stagione, per aprile/maggio. Continuo a fare teatro che è l’amore della mia vita.

Mi racconti com’è nata la tua passione per la recitazione? Chi te l’ha trasmessa?

Me l’ha trasmessa Gigi Proietti quando nel 1979 ho fatto il laboratorio di esercitazioni sceniche di Roma, diretto appunto da Gigi Proietti. Sono stato ammesso, ho cominciato lì e la mia vita è cambiata. Ho avuto la fortuna di aver avuto un grande maestro come Proietti, c’ho lavorato anche insieme nel cinema, per cui ho capito tante cose. Dopo 4 anni di scuola è iniziata la televisione con Antonello Falqui e poi il teatro e il cinema. Dall’81 in poi è iniziata la mia carriera artistica. Però a Gigi Proietti devo tutto.

I tuoi genitori che futuro speravano per te?

I miei genitori giustamente erano preoccupati perché avrebbero preferito per me sicuramente un posto sicuro, il classico posto fisso, magari in banca. Erano preoccupati però alla fine hanno visto che in questo lavoro ci mettevo molta passione  e devo dire grazie anche a loro che mi hanno dato la possibilità di farlo. Come tutti i genitori all’inizio dicevano: “Oddio, vuoi fare l’attore? Ma che scherzi? Troviamo invece un posto in banca, è molto meglio”. Poi invece nun j’ho dato retta e so’ andato avanti.

Prima di dedicarti seriamente alla recitazione, hai fatto altri lavori?

Si, finita la scuola mi sono diplomato e per guadagnarmi due lire per andare a mangiare la pizza con gli amici la sera, facevo il rappresentante e andavo a vendere i pelati della De Rica, il caffè Pinci e una serie di prodotti alimentari.

In teatro prima di una scena, hai un rito scaramantico?

No, l’unica cosa che faccio, alzo la testa e mando un bacio ai miei genitori che stanno lassù.

Dopo uno spettacolo, temi più il giudizio del pubblico o dei giornali?

Io tengo molto di più al giudizio del pubblico che dei giornali. Se il pubblico non ride, non gli piace lo spettacolo, è una cosa che mi fa star male. Poi le cose quasi sempre, vanno di pari passo perché se non funziona lo spettacolo, il pubblico non viene e quindi i giornalisti lo descrivono in maniera negativa.

Hai lavorato con tantissimi personaggi famosi. Anche con Sabrina Ferilli, una romana verace.

Come no. Sabrina Ferilli è un’amica cara, c’ho lavorato sia in teatro che al cinema e adesso spero che mi possano capitare altre occasioni per lavorarci assieme. Comunque è una cara amica e un’attrice straordinaria.

Sei autore dei testi delle tue commedie. Roma è fonte di ispirazione per i tuoi spettacoli?

Assolutamente si. E’ Roma che mi ispira in tutto, mi ispira anche nella musica e anche nella poesia. Amo questa città, la sento profondamente mia, è una città che mi ha sempre protetto e che mi ha dato 50 mila spunti per le mie commedie. Io spesso ripeto una frase che è diventata ormai uno slogan: “Per me il mondo finisce sul raccordo” (risata). Pensa quanto so’ romano io. Adoro e amo questa città.

Ho letto che a causa della distrofia muscolare, sei costretto a girare per la città in carrozzella. Quali sono le difficoltà che trovi girando per Roma?

Tantissime, infatti ho fatto anche un video che è una specie di denuncia “La carrozzella romana”, dove vi vedono proprio le difficoltà di chi è costretto a vivere su una sedia a rotelle. La città non è costruita, non è predisposta per chi ha questo tipo di problema. Per fortuna io non sempre giro con la carrozzella, perché quando il tragitto è breve, giro con il deambulatore.

Ad un ragazzo che si avvicina alla recitazione, che consigli puoi dare?

L’unico consiglio che posso dare è che bisogna studiare tanto, impegnarsi, non pensare mai di essere arrivati ed avere la consapevolezza di fare un mestiere veramente duro, direi difficile. Io so sulla mia vita, sulla mia pelle quanto è duro questo mestiere e quanto non devi mollare mai.

Fare la famosa gavetta.

Si, la famosissima gavetta, che è quella che ti insegna. Quando metti i piedi sul palcoscenico, ti viene il terrore se non sei preparato.

Hai una lunga carriera alle spalle. Hai mai pensato di mettere nero su bianco, di fare   un libro e parlare della tua vita e della tua carriera?

Si, me l’hanno proposto tante volte, però al momento non ho intenzione di scriverlo, ma ci sto pensando seriamente. La convinzione di scriverlo ancora non ce l’ho, ma penso che mi verrà sicuramente, perché me lo stanno chiedendo con insistenza.

Tu vivi a Trastevere, vicino al PUFF, il locale del mitico Lando Fiorini. Conoscevi  Lando?

Come no, certo che lo conoscevo e mi è dispiaciuto molto quando è morto. Ogni tanto ci si prendeva un caffè insieme a santa Maria in Trastevere. Lo conoscevo ed era molto simpatico e solare, uno di quei romani che piacciono a me.

Essere romani, avere la filosofia romana, aiuta a vivere meglio la quotidianità?

Secondo me, si. Il romano vero si fa scivolare tutto addosso e questo lo riportava un grande attore romano come Aldo Fabrizi…. la lentezza, l’esasperazione. Però si soffre pure il farsi scivolare tutto addosso, pure l’essere romano, perché vieni sempre criticato. C’è un immagine del romano che non è così e questo va a discapito di noi romani veri. Anche molto cabarettisti romani, hanno un romanesco improvvisato, spesso volgare, una lingua che non è così, perché il romanesco non è mai stato volgare, basta leggere il Belli o Trilussa. Il romanesco è una lingua nobile.

Hai conosciuto Aldo Fabrizi?

Purtroppo no, non ho avuto la fortuna, però per me è un punto di riferimento. Io mi rifaccio molto di lui e spesso mi fanno un paragone perché gli assomiglio pure, nun te dico de panza, ma anche de faccia, de espressione.   

E sora Lella? L’hai conosciuta?

L’ho conosciuta una volta quando sono andato a pranzo nel suo ristorante sull’isola Tiberina, però non ho avuto modo di incontrarla più.