Sergio
Viglianese (attore comico)
Roma 29.11.2021
Intervista di Gianfranco Gramola
“Inutile
prendere la vita troppo sul serio – come spiega Viglianese in un suo
spettacolo - tanto non ne esce vivo
nessuno”
Il
comico Sergio Viglianese è nato a
Roma l'8 dicembre del 1969. Durante la sua carriera ha calpestato i più
importanti palchi televisivi come Zelig Off, Zelig Circus, Sabato Italiano su
Rai 1, Suonare Stella su Rai 2 ecc... Ha messo in scena numerosi personaggi, tra
cui oltre al famoso meccanico Gasparetto, personaggio tipico della comicità
romana, troviamo anche un Killer, un Angelo Custode sfaticato e un Re totalmente
pazzo. Il suo repertorio è decisamente comico, intelligente e mai banale, a
tratti ricercato e a tratti popolare. Ama rendere partecipe dei suoi monologhi
il pubblico e lo fa grazie alla sua travolgente simpatia.
Intervista
Com’è
nata la tua passione per la recitazione? Hai parenti artisti in famiglia?
No,
nessun parente in famiglia stava nel mondo dello spettacolo, in nessun modo. Sin
da piccolo mi piacevano i comici ed ero così appassionato che mi registravo
tutte le scene comiche dalla Tv con il videoregistratore che poi trasformavo in
audio cassette e la notte ascoltavo gli spettacoli dei comici.
Amavi
qualche comico in particolare?
Diciamo
che il primo spettacolo comico che ho visto è stato quello di Roberto Benigni
in “Tutto Benigni”. Poi i comici italiani mi piacevano davvero tutti. Dai più
famosi del passato come Totò, Alberto Sordi, Aldo Fabrizi e anche quelli poi
della seconda generazione come Montesano, Benigni, Pino Caruso, Carlo Verdone,
ecc …
Come
ricordi i tuoi inizi?
Io
ho iniziato, come ti dicevo prima, fin da piccolo e lo esternavo in classe a
scuola. Io sono nato a Roma ma i miei genitori sono entrambi calabresi, quindi
d’estate andavamo in vacanza in Calabria e io ero molto timido, ma il
desiderio di fare le battute, di raccontare questi pezzi comici, era così forte
che superavo la mia timidezza e facevo il capannello di amici, che ascoltavano
questi mini sketch, questi pezzi di Montesano, di Benigni e Verdone che
io riproducevo facendone anche l’imitazione.
Quando
hai iniziato a fare il comico come lavoro?
Ho
iniziato prestissimo, avevo 20 anni, perché casualmente qualche amico mi
diceva: “Ma lo sai che in quel locale cercano un comico?”. Eravamo in un
periodo in cui c’era una sorta di
vuoto televisivo della comicità, perché c’era stato il grande successo di
“Drive In”, quando andavo alle superiori, e poi, prima che arrivasse
“Zelig”, malgrado ci fossero state delle trasmissioni di Serena Dandini che
ebbero un buon successo, non furono fenomenali però come Drive In e Zelig, che
chiaramente erano una comicità più commerciale. Però quelle due trasmissioni
hanno fatto si che nascesse la voglia di fare spettacoli comici in tutta Italia,
nei locali, nei teatri, nelle piazze, ecc … Cosa che prima era un po’
assopita. Infatti quando ho iniziato io a Roma
c’erano 4 o 5 comici in tutto, quei giovani che si esibivano nei
locali. Ora ce ne saranno 600 per farti capire come questa moda, chiamiamola così,
ha fatto esplodere il desiderio di vederli anche nei locali della città.
Una
volta a Roma ricordo che c’era il Puff, il locale di Lando Fiorini, dove si
esibivano molti comici.
Si,
però il Puff è sempre stato un posto chiuso, nel senso che Lando Fiorini aveva
la sua compagnia fissa, stabile e quindi non ospitava quasi mai altri comici.
Era un teatro con ristorante, un ristoteatro, ma totalmente chiuso all’esterno
e io lo ritengo veramente un peccato. Lui ha avuto un successo strepitoso a Roma
e il suo locale era sempre strapieno, venivano persone addirittura da tutta
Italia. Poi purtroppo quando è venuto a mancare, il Puff non è più esistito
purtroppo.
Hai
mai pensato ad un nome d’arte?
Si,
all’inizio ci pensavo, però poi ho preferito mantenere il mio nome. Diciamo
che alcuni mi chiamano con il nome del personaggio che ha avuto più successo,
cioè Gasparetto, il meccanico.
Se
non avessi fatto il comico, cosa avresti fatto nella vita?
Il
mio problema con il mondo del lavoro è che non ho mai accettato il fatto che
per vivere bisogna lavorare e quindi ho iniziato a fare il comico anche per
questo. Fare il comico non lo vedevo come un lavoro, soprattutto all’inizio
era più un divertimento. Ed è per me così faticoso svegliarmi la mattina che
io dico che amo tantissimo fare il comico, ma se l’esibizione del comico si
facesse la mattina, avrei fatto il metronotte. Ovviamente scherzo. Mi piace
molto l’informatica e sono molto bravo in questo e quando è esploso il mondo
dell’informatica ho creato due
videogiochi perché mi appassionava molto. Se non avessi fatto il comico, avrei
fatto sicuramente il programmatore.
Roma
ha influenzato la tua vena artistica?
Tantissimo
e in diversi modi. Primo perché la città mi ha dato modo di mettere in pratica
il mio desiderio, la mia passione. Io ammiro molto i giovani
che per cercare di fare gli artisti, cambiano città e vengono a Roma o
vanno a Milano o a Napoli, perché hanno più possibilità di realizzare i
propri progetti. Quindi da una parte Roma è stata eccezionale perché mi ha
dato la possibilità pratica per esibirmi e poi chiaramente Roma è
una fonte di ispirazione continua, basta sentire nei bar e per strada le battute
esilaranti dei romani. Come qualcuno dice, a Roma, il pubblico fa più ridere
del comico (risata), perché siamo fatti così. Io sono di origine calabrese e i
calabresi sono anche un po’ più chiusi, ma i romani invece sono molto aperti,
a volte anche in maniera esagerata. Però per quanto riguarda la comicità,
vivere in una città come Roma ha una grande influenza. Infatti il meccanico
Gasparetto è basato sulle tipicità romane, sulla romanità.
Ora
sei a teatro?
Ho
appena partecipato sia come autore che come attore ad uno spettacolo di
un’amica comica che si chiama Alexandra Filotei. Lo spettacolo è finito
domenica scorsa. Questa pausa del lockdown mi ha dato modo di continuare a
lavorare malgrado non potessi fare spettacoli dal vivo. Però per fortuna che
qualcuno lavorava in tv, qualcuno in radio o qualcuno stava semplicemente
scrivendo per creare un nuovo spettacolo nel momento in cui si sarebbe potuto
fare e io ho lavorato come autore, lo facevo già prima chiaramente e durante il
lockdown l’ho incentivato e ho aiutato Alexandra a scrivere uno spettacolo
sulla sua storia, perché lei è una vittima del terremoto di Amatrice.
E’
una storia vera.
Si,
lei è stata 9 ore sotto le macerie e noi siamo riusciti a scrivere uno
spettacolo comico su questa sua tragedia. Abbiamo raccontato la sua storia e
fortunatamente lei è sopravvissuta. Quindi lei ha potuto scherzare e prendere
in giro se stessa durante tutto il percorso che ha fatto, cioè dal giorno
tremendo del crollo della casa, alla riabilitazione, perché lei è stata molto
male, però lei ha un carattere molto romanesco, e siamo riusciti a scrivere
questo spettacolo comico con dei momenti drammatici perché è inevitabile.
Invece a gennaio sarò al teatro dei Servi, a Roma, con un mio nuovo spettacolo
comico dal titolo: “Libertà e croccantini”.
Hai
un sogno artistico?
Ne
ho tanti, nel senso che sotto un certo punto di vista, io ho raggiunto una
notorietà diciamo bella, nel senso che mi riconoscono nel settore della comicità
e questo è piacevole e assolutamente non invalidante, perché io posso fare la
mia vita tranquillamente, non sono disturbato come magari certi personaggi
estremamente famosi che fanno fatica a uscire di casa. Quindi la mia notorietà
è ad un livello perfetto e questa cosa ha degli aspetti positivi, ossia fare
una vita come piace a me, cioè semplice, uscire con gli amici e fare cose
normali. Ma contemporaneamente fare un film mi piacerebbe molto, però finora
non ne ho avuto la possibilità, anche se a dire la verità non è che mi sono
impegnato tanto, perché sono un po’ pigro dal punto di vista commerciale.
Tu
sei nato a Roma. In quale zona sei cresciuto?
Su
questo argomento ho scritto un monologo (risata). Io sono nato in un quartiere
di periferia che si chiama Casal Bruciato che comunque già il nome mette un
po’ paura, infatti io non lo dicevo a nessuno da dove venivo. Questo quartiere
si trova sulla via Tiburtina che è una delle strade consolari che escono da
Roma e io quando mi chiedevano dove abitovo, dicevo sulla via Tiburtina, perché
mi vergognavo a dire Casal Bruciato e Roma purtroppo è piena di quartieri
terribili, che mettono paura e io infatti ci scrivo delle battute. A Roma c'è
un quartiere che si chiama Centocelle, anche questo abbastanza malfamato. A
Centocelle ci stanno i delinquenti e io "Stanno già in galera". La
Magliana è famosa per la banda della Magliana, ma se si fosse chiamata Colle
delle Margherite, la banda della Magliana non sarebbe mai esistita, perché non
si sarebbe mai chiamata La banda del Colle delle Margherite, anche perché con
quel nome non avrebbe fatto paura a nessuno.
Ora
vivi fuori Roma.
Si,
sono andato a vivere in campagna per diversi motivi, anche per una scelta di
isolamento dal frastuono della città e chiaramente anche per un fatto
economico, perché una casa fuori, costa meno, e devo dire che mi trovo molto
bene. La Roma che ho vissuto a Casal Bruciato era molto pericolosa. Io ho
assistito a tutti gli aspetti della delinquenza, dalla tossicodipendenza, allo
spaccio, scippi, rapine e addirittura una volta ho visto anche un omicidio.
Cosa
ti da fastidio di Roma?
Per
ovviare allo stress del traffico da pochi mesi finalmente ho acquistato, anzi mi
sono costruito una casetta. Mi piace fare le cose da solo, mi arrangio un po' in
tutto. Inoltre ho acquistato il kit per rendere elettrica la mia bicicletta. Ora
giro per Roma con la bicicletta elettrica per quanto sia pericoloso per via
delle buche, quelli che guidano male, il traffico, i sanpietrini. Però sono
felice perché giro in mezzo al traffico senza avere lo stress del traffico. Ora
giro in bicicletta anche se fa un po' freddo ma lo faccio molto volentieri. Le
cose che non mi piacciono di Roma ovviamente sono il traffico, il troppo rumore,
l'inquinamento acustico, e poi la sporcizia. Quella poi è un macello.
Perché
il romano è così simpatico, così socievole? Merito del cibo, del clima?
Non
ho una teoria pronta a questa domanda. Credo che da una parte ci sia una sorta
di presunzione e su questa riflessione che ora sto facendo, forse c'è un fondo
di verità. Io che conosco tutti i comici, so perfettamente che la presunzione
è un difetto per una persona, ma purtroppo l'essere presuntuosi sul palco,
paga. Cioè mostra una sicurezza che da tranquillità al pubblico e lo fa ridere
ancora di più. Io ho degli amici comici che sono un po' presuntuosi e devo dire
che sono quelli che funzionano meglio sul palco. Quindi ti da questa prosopopea,
questa sicurezza che ti permette di fare il simpatico. Secondo me i romani, con
questa storia dell'impero romano, si sentono i padroni del mondo anche se non
hanno fatto assolutamente niente, perché l'impero romano l'hanno fatto tutto i
romani 2000 anni fa. Il romano quando va all'estero si vanta dell'impero romano,
vive sugli allori di 2000 anni fa e parla di Giulio Cesare e continua a vivere
sugli allori di un'epoca più che passata. Però questa cosa è una presunzione
che lo fa sentire il migliore del mondo. Per quanto sia un'esperienza negativa
sotto alcuni punti di vista, però poi gli permette quella sfacciataggine, quel
modo di fare che quando è nella giusta misura, fa molto ridere.
Roma
per un'artista cosa rappresenta?
Sono
in molti che vengono a Roma per il sogno di realizzarsi come artista. Io vedo
invece che Milano è molto più efficiente, più organizzata per quanto sia più
piccola e sembra che in realtà la scelta di vivere a Milano, sia quella più
produttiva. Però Roma è grande, è bella, quindi capisco chi vuole fare
l'artista e viene a vivere a Roma.
Secondo me, la storia che ha questa città, i personaggi che ci sono stati,
Cinecittà, Roma stessa hanno influenzato più di un'artista. Io credo che la
scelta sia di vivere in una città come Roma che ti da anche la possibilità di
realizzarti. Perché ci sono tante belle realtà, ma anche tanta
disorganizzazione e superficialità che fanno andare il lavoro non benissimo,
come invece potrebbe.