Silvia
Valerio (scrittrice) Padova
21.4.2010
Intervista di Gianfranco Gramola
Una
ragazza originale e intelligente, indecisa fra Bin Laden e Ahmadinejad
Breve
biografia tratta dal suo libro “C’era una volta un presidente”
Silvia
Valerio scende portata dalla cicogna circa diciotto anni fa, e ama subito le
storie di fate e le leggende greche. Inizia un quaderno di poesie infantili
molto convinte e ci affianca un più intonato divertissement satirico. Lascia
temporaneamente queste graziose occupazioni per dedicarsi alle cose più serie
che le riserva la (d)istruzione primaria. Va al liceo classico, credendo di
respirare l’aria di Atene, o per lo meno quella di Tebe. Ingenua. Adesso ha
ripreso le occupazioni originarie e nel tempo libero pratica antropologia, cura
il proprio “hortus conclusus”, e ha una collezione di disincanti.
La
prefazione del suo libro
C’era
una volta… Un re! Diranno subito i miei piccoli (medio-piccoli, pardon)
lettori. Anzi, no! Mi interromperanno. Perché lor signori sanno bene che al
giorno d’oggi non si può fare iniziare così una storia. Al giorno d’oggi,
proprio non va, proprio non si può. Nemmeno una storia d’amore. Nemmeno se la
lei in questione ha diciotto anni ed è vergine. E allora? Embè? E allora,
queste sono le pagine del diario intimo della signorina, potrete leggerne
avventure e disavventure amorose (sempre nel rispetto del fiore, ovviamente),
potrete curiosare tra narcisi e papaveri, tàngheri e tanghéri, liceali e poi
universitari, apprendisti stregoni e navigati… simpaticoni, e via a precipizio
per le più disparate (disperate?) (s)comparse di quella straordinaria commedia
umana che è la società contemporanea. Ma insomma alla fine si può sapere lei
chi sceglie? Sicuro! Tra l’altro, vi è più vicino di quanto possiate
immaginare, lo conoscete certamente, è finito sui giornali… C’era una volta
un presidente. Ah….
Ha detto:
- Il
mio libro è vigile, vero, veloce. Versatile, velenoso, vivace. Visionario,
vibrante, violento. Un libro vergine.
-
Ad
Ahmadinejad vorrei offrire il mio fiore ancora puro. Mi piace il suo
anticonformismo, anche la sua voce, la mimica trattenuta, l’intonazione ferma
e calma, da impassibile appassionato.
- Il velo? Lo metterò di sicuro, non mi
risulta che sia pesante né provochi cefalee, non capisco tutta questa
indignazione delle donne. Ci sono problemi ben peggiori del velo.
- Ahmadinejad tra gli uomini di Stato è un
lanciatore di coltelli, mentre gli altri sono dei clown.
Curiosità
- Silvia
Valerio è una universitaria padovana, al primo anno di Lettere.
- Ha
una sorella, che si chiama Anna K. Valerio, ha 29 anni, è direttore della
collana erotica di Ar e passa alle cronache come la musa di Freda, oltre che
massima interprete italiana di Nietzsche.
Intervista
Com’è
nata la passione per la scrittura, chi te l’ha trasmessa?
Direi
che è stato un parto in casa, sul tavolo della cucina. E senza bisogno di
ostetrici.
Come
sta andando il tuo libro?
Andante
con brio.
Perché la provocazione di offrire la tua
verginità (se è vero che lo sei, ma dubito) al leader iraniano?
Correggo:
quella non è una provocazione – è una vocazione. E come per tutte le
vocazioni, era scontato che incontrasse dubbi e scetticismo: sospettare sembra
essere in assoluto il passatempo che va per la maggiore, oggi. Ha scalzato
perfino il calcetto e lo squash. Confessatelo. Ma ogni tanto non vi scatta il
riflesso involontario di dubitare del vostro stesso dubitare? Comunque. Stavo
dicendo, quella è la vocazione di una fanciulla a cui non vanno i trombamici e
gli amici del cuore, gli sdilinquiti e i pseudodelinquenti, i decadenti per
finta e i decaduti per forza, i maledetti del sabato sera e i playboy della
domenica, gli irresponsabili e i corresponsabili, il marpione e il simpaticone,
il dopobarba al guaranà e il dopopranzo alla playstation, quello che è a dieta
e quello che ha il ciclo (di trattamenti termali), il pressappochista e
l’analista, la palestra il weekend e la foresta sudamericana ad agosto, la
ceretta integrale e il cerone intensivo, il viagra adolescente e il viaggio
della maturità, il nerd e l’ “oh, merde!”, il drogato e il montato. Come
si dice, al massimo questi saranno per un’altra volta. Non la prima.
Qual
è il messaggio che vuoi lanciare con il tuo libro?
Lanciare?
Per carità. Il mio libro è stato già lanciato a sufficienza (cfr. la puntata
di Chiambretti Night). E poi, il posto giusto dei messaggi fino a prova
contraria non era la bottiglia? O un codice. Ecco, trovato! Il mio potrebbe
proprio essere un messaggio, in codice a morsi.
Quali
sono stati i tuoi maestri?
“Il
Maestro e Margherita” per le fantasmagorie; il maestrale per l’asciuttezza
e, infine, l’albero maestro per l’intransigenza. Cattivi maestri, no?
Qual
è stato l’incontro che ti ha cambiato la vita?
Mah.
La mia vita finora non ha avuto trascorsi da trasformista.
Qual
è stata la tua più grande soddisfazione nel campo professionale (e delusione)?
Soddisfazione
ogni volta che scrivo. Invece, non ho molta confidenza con illusioni delusioni
ed elusioni. Non mi piacciono proprio, nessuna delle tre. Al massimo, qualche
allusione.
La
cultura è importante per arrivare?
No.
I terreni incolti hanno più successo.
La
popolarità crea più vantaggi o fastidi?
Più
che vantaggi o fastidi, partorisce delle simpaticissime leggende metropolitane.
A mettersi d’impegno, neanche il mitomane migliore. Io alcune me le leggo
prima di addormentarmi.
Adesso sei popolare. Grazie alla tua
provocazione e al tuo libro. Cosa hai sacrificato per arrivare al successo?
Credo,
invece, di essere impopolare – ma più che per aver sacrificato qualcosa, per
aver scarnificato qualcuno.
Ma
conta di più la bravura o la dirittura morale?
Riguardo
al contare non chiedetemi – non mi è mai piaciuta la matematica.
Personalmente posso dire di avere un debole per i bravi. Quelli di Don Rodrigo.
Ma
i tuoi genitori che futuro sognavano per te?
Non
lo so. Mi dicono sempre che non ricordano i sogni che fanno. Spero solo non
fosse un incubo che c’entri con l’ingegneria…
Che
lavoro fanno i tuoi genitori?
Il
pirata e la ballerina. Ma il migliore è mio nonno che fa il fantasma a tempo
pieno.
Quali
sono i tuoi idoli?
Quelli
pagani, naturalmente.
Quali
sono i tuoi hobby, i tuoi passatempi preferiti, quando non lavori?
Cavalcare
tigri, ascoltare la Musa e nuotare controcorrente.
Sei
fidanzata? Come reagisci a un tradimento?
In
mancanza di satiri che mi aggradino, faccio coppia aperta con le mie satire. E
quelle non ci pensano neanche a tradirmi. Se no, ci sta sempre il melodramma.
Come
sei nella vita di tutti i giorni?
Mi
sento quotidiana e feriale.
La
cosa più cattiva che hanno detto o scritto su di te?
Ma
noo! Non hanno mai scritto niente di cattivo. E neanche detto. Hanno mugugnato,
ma non ho capito tanto bene cosa.
Il
complimento più bello che hai ricevuto?
Me
lo sono sistemato come centrotavola al posto dei tulipani.
La
dichiarazione d’amore più stramba, più divertente che hai ricevuto?
Di
gran lunga e di gran lungo, le più insolite sono state le profferte del
pornodivo Omar Galanti.
Quando
hai avuto la prima cotta? E l’ultima?
Devo
ammetterlo. Sono stata davvero precoce. La prima volta avevo cinque anni e mezzo
e mi sono invaghita di Alessandro il Grande. Sulla mia ultima passione, invece,
ci ho scritto un libro.
Che
rapporto hai con la Fede?
Credo
nel Dio di Platone, Plotino e Plutarco.
Pensi
spesso all’aldilà?
Quanto
basta. Rimugino di più sull’aldiqua.
La
più trasgressione delle tue trasgressioni?
Non
trasgredire alle proprie vocazioni.
Hai
mai fatto delle scelte di cui poi ti sei pentita?
No.
Le mie scelte le scelgo con attenzione.
Hai
un sassolino nella scarpa che vorresti toglierti?
Mah.
Per ora sono a posto. Con questo libro mi sono tolta anche la sabbiolina. Magari
ci si sente più avanti, eh.
Quali
sono le tue ambizioni?
Ambizioni
– che brutta parola! Non ho simpatia né per gli ambivalenti, né per gli
ambigui, né per gli ambiziosi. Mi precipitano in ambasce.
Un
tuo vizio e una tua virtù?
Ho
il vizio dei virtuosi – l’esigenza – e la virtù dei viziosi – la
generosità.
Chi
porteresti con te su un’isola deserta?
Ahmadinejad
– che domande!
Cosa
ne pensi della battaglia contro il fumo?
Fumosa,
la questione…
Ultimo
libro letto?
“L’amore
ai tempi del colera”. Mi ha colpito il titolo: credevo fosse ambientato ai
giorni nostri.
Hai
dei complessi?
Rock,
pop o heavy metal? Dio, non me
ne intendo troppo di musica…
Quanto
ti influenza l’oroscopo nella vita quotidiana?
Eh.
Tocchi un tasto dolente. Sono giusto appena uscita da una settimana a letto con
l’ultimo ceppo di influenza astrale. Devo assolutamente decidermi per una cura
omeopatica di scetticismo. O almeno un vaccino di razionalità.
Un’artista
deve essere impegnato ideologicamente e se sì, per chi voti?
Anzi!
Adesso l’artista è libero da qualunque impegno. Come da proverbio, ha
imparato la sua arte e l’ha prontamente messa da parte. È già tanto se
s’impegna minimamente nel proprio mondo – figuriamoci in quello delle idee e
delle ideologie…
Hai
un sogno nel cassetto?
Sì,
nel cassetto degli attrezzi pericolosi.
A
chi vorresti dire grazie?
Più
che dire, mi piacerebbe dare qualche colpo di grazia.
Progetti?
Progetti
di decostruzione, qualcuno.