Toni Ucci
(attore) Roma
febbraio 2002
Intervista di Gianfranco Gramola
Un
attore d'altri tempi
Vedendo il film
di Steno:” I due colonnelli”(’62), interpretato dal grande Totò, ho avuto
il piacere di rivedere Toni Ucci, grande attore , finito , ahimè, nel
dimenticatoio , ma che vale la pena di ricordare ai numerosi lettori del mio
Sito, dato il grosso bagaglio artistico ricco di ricordi e aneddoti che si porta
appresso. Come d’accordo telefono all’amico Toni Ucci dopo la pennichella
pomeridiana , che per lui è sacra . E’ una bella giornata di febbraio,
presagio di una piacevole conversazione con questo artista dall’animo mite e
pacioccone.
Curiosità
Toni (Antonio) Ucci, romano de Roma, classe ’22, vive con la sorella in una
palazzina a due passi da piazzale Clodio.
Intervista
Ama molto la sua città, vero?
Si! E la difendo pure da chi la detesta, perché Roma è sempre la più bella,
nonostante il traffico che non è il problema solo di Roma ma di tutte le grandi
città.
Quando nacque la sua passione per il teatro?
Nacque nel
periodo in cui stavo in Marina. Ho fatto sei anni in Marina e anche quando
c’era la guerra, quando non c’era niente da fare, mi dilettavo a fare delle
macchiette, delle scenette con e per i commilitoni. Poi, finita la guerra,
continuai con l’avanspettacolo.
Da ragazzo quali erano i suoi miti?
I miei miti erano i grandi attori americani. Si parla del ’34, del ’35 cioè
il periodo della Marina. Allora il teatro non lo frequentavo perché non ne
avevo la possibilità, però c’erano già questi miti americani che erano
molto amati dai giovani.
Ma quando ha cominciato a lavorare seriamente?
Ho cominciato con l‘avanspettacolo nel lontano ’45. Poi fu la volta del
teatro Il Puff di Lando Fiorini, nel ’72… Poi ho fatto tante compagnie di
riviste. Ho lavorato con i più grandi comici . E’ lì che ho imparato
moltissimo. Ho lavorato con Dapporto, con Nino Taranto, con Rascel, con Walter
Chiari, Macario,Totò, ecc…Quante cose ho imparato da questi geni dello
spettacolo… le pause, le battute, i movimenti… S’impara guardando i
grandi.
Come ricorda il periodo del Puff?
E’ stato un periodo della mia vita meraviglioso perché la sera si andava in
questo piccolo teatro. Allora i posti a sedere erano si e no 100, 120 e sembrava
di essere tra amici. Ho lavorato lì per tre anni, divertendomi tutte le sere
per quel contatto diretto con il pubblico. E’ stato molto piacevole… Ho fatto “Avanti c’è postero”e “Zibaldone” (71-72), “Il
malloppo”(72-73) e “Fratelli d’Itaglia” (con il “gl”) e “Scherzi
del caos” (73-74). Quanti ricordi…
In teatro lei ha fatto anche Rugantino.Una parte importante non le pare?
Ho fatto Rugantino per più di 200 repliche. Era il ’62 e ho sostituito Nino
Manfredi nei doppi spettacoli. Nel ’63-’64 siamo andati in America, in
Argentina e lì sostituivo sempre Manfredi. Nel terzo anno Manfredi non c’era
più e la compagnia era formata da Aldo Fabrizi, Ornella Vanoni ed io che facevo
Rugantino, fui il protagonista per sei mesi di seguito, per tutta la stagione
teatrale del ’64-’65.
Era amico di Aldo Fabrizi?
Amico proprio, no! Era un grande attore, uno che viveva alla maniera sua.
L’amicizia è un’altra cosa. Avevo una grande stima, una grande ammirazione.
Devo dire che a un attore come Fabrizi c’è da levare tanto di cappello.
Con il successo sono cambiate le sue amicizie?
No! Perché, in fondo, tornavo sempre al quartiere, dalle vecchie amicizie che
ho tutt’ora che non faccio più né teatro, né spettacoli. Ormai ho 80 anni e
mi sono completamente ritirato a fare il pensionato… se non avessi i vecchi
amici cosa farei ?
Qual è stata la sua più gran soddisfazione?
Sostituire Manfredi, fare Rugantino, ossia sostituirlo in una serata
particolare. Mi spiego…Garinei e Giovannini mi chiamarono un pomeriggio
dicendomi:”Questa sera Manfredi sta male e devi venire tu”. ” Non so…non
mi avete mai fatto provare”dissi io. E Garinei :” E’ vero ed è una cosa
che ci siamo rimproverati, comunque vieni, cercheremo di farcela”.Io ci sono
andato e sono riuscito a farlo benissimo. Ho ricevuto tanti di quelli applausi
che non me l’aspettavo, tanto erano belli. E per ultimo, quando sono uscito
sul palco per prendere gli applausi finali, l’orchestra si è alzata e mi ha
applaudito. Una grande emozione. Comunque ho fatto altri personaggio, divertenti
, comici e drammatici, ma il personaggio più importante è stato sicuramente
Rugantino.
La sua più gran delusione?
Delusioni non ne ho avute…Gli spettacoli dove ho lavorato sono sempre andati
bene.Delusione magari perché non ho fatto oppure ho rifiutato una cosa e poi ho
visto che ne valeva la pena di farla.
Rimpianti?
Nessuno ! Rifarei tutto quello che ho fatto. Ho fatto l’avanspettacolo facendo
la fame. Parlo del ’45-’46… c’era la fame in tutt’Italia, c’era
miseria nera grazie alla guerra appena terminata. Però il fatto di lavorare in
teatro, salire su un palcoscenico e dire quattro frescacce per far ridere il
pubblico mi faceva star bene, mi tirava su. Poi magari mangiavo pane e
mortadella, come tutti i miei colleghi.
Ha un sassolino che vuole levarsi dalla scarpa o qualcosa che gli rode?
No! Forse allude al fatto che sono stato un po’ abbandonato dal teatro e dalla
TV. E’ chiaro che uno non facendo più nulla, rifiutando, viene un po’
dimenticato.Perché io ho rifiutato anche del lavoro. Però devo dire che quando
incontro qualcuno dell’ambiente dello spettacolo, si ricorda ancora di me, con
molta simpatia.
Lei ha lavorato con il grande Totò. Cosa ha provato?
Una grande ammirazione, ma anche un po’ di soggezione. Ho fatto con lui una
decina di film. Era un gran signore, con la “esse” maiuscola… non era
severo per niente. Si interessava soltanto di quello che doveva fare per far
risaltare la comicità del film e basta.Non diceva:” Il comico sono io e voi
state zitti!”. No! tutt’altro. Lui era uno che dava spazio, lasciava fare a
tutti. Devo dire che l’episodio più bello e divertente è quello di aver
lavorato con lui "signore, generoso, bravo e buono". E che comico.
Ha lavorato anche con Marisa Merlini. Come s'è trovato con lei?
Con lei mi sono trovato molto bene. C’era molta amicizia. Ci trovavamo spesso
insieme e scherzavamo in continuazione.Ogni tanto lei mi telefona e mi dice:”
Perché non vuoi fare ancora TV o teatro?”, e io gli rispondo :“ Se mi
capitasse qualcosa di molto comodo, qui a Roma, ma deve essere molto comodo,
accetterei”.
E con Wanda Osiris?
Con la Osiris ho fatto il Boys. C’ho lavorato nel 47-48 in “Domani è sempre
Domenica”. Io venivo dall’avanspettacolo e per entrare nello spettacolo mi
presentai all’amministratore che sapeva che io facevo l’attore e mi prese
come “Boys”.E ho fatto il ballerino con la Osiris. Wanda era una donna
deliziosa, era una donna che amava tutto il pubblico. Lei per il pubblico si
sarebbe uccisa.
Aveva tanti ammiratori?
Moltissimi!Aveva il camerino pieno di mazzi di fiori… A quei tempi i teatri si
riempivano sapendo che recitava la Osiris.
E Macario?
Macario era molto bravo nell’insegnare, perché insegnava il suo mestiere, però
era molto egoista con il resto della compagnia. C’erano delle distanze. Però
era un buon insegnante sia per gli uomini che per le donne. La famosa entrata in
scena della Osiris, dall’alto di una scalinata, fu un suggerimento di Macario.
Insegnava come si dovevano muovere le donne, gli uomini, come dovevano fare una
pausa o meno, come dire una battuta. Era un bravo maestro da cui anch’io ho
imparato molto.
Lei non si è mai sposato. Come mai?
No! Vivo con mia sorella, però sono stato vicino al matrimonio diverse volte,
poi con il tipo di vita che facevo cadeva tutto nel dimenticatoio. Ci si scrive
per un periodo, ci si telefona ogni tanto e poi niente. Io mi sono messo
parecchie volte con delle ragazze inglesi ma dopo, sia per la lontananza, sia
per il lavoro, il nostro rapporto andava tutto sfumando. Poi in questo ambiente,
si sa, uno trova subito la sostituzione.
Ma si è mai innamorato di una collega o ha flirtato?
Si! Diverse volte…altroché. Non sono nomi importanti. Tutte attrici e
ballerine inglesi.
Un grande amore l’ha avuto?
Si! Era una ragazza inglese. Avevo intenzione di sposarla poi dovevo fare
“Rugantino”. Lei era una ballerina molto brava. Dissi al capocomico se poteva
scritturarla, così potevamo stare insieme. Mi disse di no perché ne
servivano 12 e ne aveva già scritturato 13. Quindi andò avanti con telefonate,
lettere, ecc.. e alla fine non s’è fatto niente.
Finisce qui il ritratto di questo grande artista che ha dato tanto al teatro
ma che ha ancora tanto da raccontare. Toni Ucci, quando parla della sua
professione e del rapporto con i suoi colleghi è come un fiume in piena… non
si ferma più . Ma è così bello sentirlo parlare che ti dispiace
interromperlo… ne rimani affascinato, incantato. L’avevo capito sin dall’inizio che sarebbe stata una piacevole
conversazione.