Umberto
Smaila (cantante)
Fai della Paganella (Trento) 16.6.2005
Intervista di Gianfranco Gramola
Un
cantante che fa ballare ricchi e poveri
Umberto
Smaila nasce a Verona il 26 Giugno 1950. A 8 anni si iscrive ai corsi di dizione
e recitazione al Centro di Educazione Artistica di Verona e alla scuola di
pianoforte. A 10 anni si esibisce con successo nei suoi primi concerti. Il suo
forte sono Chopin e Liszt. Dopo aver conseguito la Maturità Classica partecipa
alla filodrammatica della città e suona in diversi gruppi Beat e fonda una
formazione artistica chiamata Studio 24, (24artisti!) dal cui ridimensionamento
nasceranno i futuri Gatti. Si
iscrive alla Facoltà di Legge dell'Università di Bologna che lascerà in
seguito per affrontare il mitico palcoscenico del Derby Club di Milano assieme
ai suoi celebri compagni di viaggio: Gerry Calà, Franco Oppini e Nini Salerno:
I Gatti di Vicolo Miracoli. Il gruppo così formato si scioglierà dopo 17 anni
di successi indimenticabili. Continua
la carriera come solista e dopo alcune positive esperienze come attore
cinematografico, è conduttore di innovative e fortunate trasmissioni tv come
"Drive In" (1985-1986), "Non Stop" (1987), "C'est la
vie" (1987-1989), "Babilonia" (1989-1990), "Colpo
Grosso" (1988-1992),"La Sai L'Ultima" (1997), "I Fatti
Vostri" (2001-2002), "Buona Domenica" . Con la sua band cura per
due anni (1993-1994) la parte musicale di "Buona Domenica". Nel 1995
arriva a essere tra i 4 personaggi più apprezzati d'Italia (gli altri tre sono
Mara Venier, Alba Parietti, Valeria Marini). E proprio con Mara che Umberto cura
la parte musicale del programma "Ciao Mara" (Canale 5).
Nel 1982 ha curato la regia cinematografica di "Italian Boys"
di cui è stato anche protagonista e autore delle musiche. Alla fine degli anni
'90 è stato anche D.J. di successo nel programma radiofonico "Hit
Parade" di RTL 102,5. Nel 2000 poi è stato apprezzato attore di cinema
quale protagonista del film di Alessandro Benvenuti "I miei più cari
amici". Non va dimenticato il Teatro dove nella stagione 1991-1992 è stato
protagonista del musical "Fred", ispirato alla vita di Buscaglione.
"E' tutto un attimo" è la splendida canzone scritta per Anna
Oxa e presentata nel 1986 a Sanremo. Attualmente è molto richiesto come ospite
in tutte le più note trasmissioni tv e radio, e suona e canta con la sua band
nei più importanti e famosi locali italiani ed esteri. Recentemente è stato
ospite fisso delle ultime tre edizioni di Buona Domenica così come in quella
attualmente in corso per la stagione televisiva 2005-2006.
Ha
detto:
-
Lavoro 250 sere all’anno e spesso dormo solo 5 ore per notte.
-
Passo dalle feste in costa Smeralda alle sagre paesane senza problemi e do
lavoro a 50 persone.
-
Fare show è sempre stato il mio sogno. Amo la notte, ma odio svegliarmi la
mattina presto. Amo le donne, ma fare il Don Giovanni non è da me. Amo la buona
cucina ma sono sempre a dieta. L’unica cosa che faccio con spensieratezza è
far divertire la gente.
- Ho
richieste in aumento per fare delle serate, ma non vedo eredi all’orizzonte,
perché per costruire una carriera ci vuole un enorme sacrificio e pochi ormai
hanno voglia di lavorare davvero.
Curiosità
-
Musicista e autore musicale, ha scritto più di 20 colonne sonore per film di
successo, tra cui "Caramelle da uno sconosciuto" (1987- premio Ciak),
"Soldati" di Marco Risi (1991), "Jackie Brown" di Tarantino
(1998), "Ti voglio bene Eugenio" di Francisco Fernandez (2001).
-
Dal 1982 anima le serate estive nel locale più celebrato della Costa Smeralda,
lo Smaila's di Poltu Quatu. Nel 2001 ha inaugurato in Egitto il nuovo Smaila's
di Sharm El Sheikh, diventato in pochi mesi il locale più famoso del Mar Rosso.
-
Umberto
Smaila ha scritto e interpretato nel 1987 l'inno degli Ultras del Milan (Canto
Rossonero).
Intervista
Incontro
Umberto a Fai Della Paganella, nella sua villa di via Risorgimento 54, che si
trova vicino al parco giochi del paese. Si sta riposando dopo la faticosa
stagione televisiva passata e sta cercando di caricarsi per affrontare quella
estiva in Sardegna. In attesa di recarsi al campo di tennis per una partita, mi
dedica volentieri un po’ del suo tempo.
Umberto, parliamo un po’ di Roma.
Di
Roma? Con Roma ho un buon rapporto, anche se sono 35 anni che vivo a Milano e
che ho eletto Milano mia città. Io sono nato a Verona e ci ho vissuto fino a 21
anni, poi mi sono trasferito a Milano, perché a quell’età ho incominciato a
fare il saltimbanco e lì ho trascorso gran parte della mia “augusta” vita.
Con Roma ho un rapporto di lavoro ed è una città dove preferisco andarci a
lavorare e preferibilmente fare qualche bella cena in compagnia di amici, ma
dove non vivrei, perché è una città che ha delle caratteristiche per me non
adatte. Ad esempio il traffico troppo caotico. Mentre a Milano ho il mio
traffico di amicizie nonché amori sportivi, leggi Milan. Roma è una città che
mi ha dato molto come soddisfazione sul lavoro, però preferisco andarci
saltuariamente, così la godo di più e il viverci mi spaventa. Ho letto, non so
se sia vero, che ogni romano trascorre 7 anni della sua vita in macchina, in
mezzo al traffico. Pensa un po’… E’ meglio trascorrerli a Fai della
Paganella, al fresco, in mezzo ai pini. Roma è un bellissimo luogo turistico,
ma come luogo di lavoro preferisco senza dubbio Milano, anche per la mentalità.
A “Buona Domenica” lavori in mezzo ai
romani. Come li trovi?
Guarda,
i romani sostanzialmente si dividono in tre categorie: una è la parte popolare,
dove sono veramente molto ma molto simpatici essendo anche buoni e generosi. Il
romano in se è buono e affettuoso. E’ questo il romano che amo e apprezzo di
più e che ho imparato a conoscere quando facevo il cinema, dove ci sono le
maestranze (cioè manovali, elettricisti, ecc ...) quindi la base, che è molto
valida e spontanea, simpatica e ha quell’ironia che sicuramente si tramanda da
generazione a generazione ancora dai tempi di Plauto. Altra categoria è la
borghesia romana, che io trovo più superficiale e meno compiacente al mio
spirito, sono un po’ borghesoni i famosi pariolini. Poi c’è una terza
categoria che è la nobiltà che sono troppo forti, sono simpaticissimi perché
vivono un po’ in un loro mondo fatto di nuvole ma che conquistano un loro
strato di validità perché è tutta gente colta, preparata. Ma dovendo fare una
scelta, quelli che amo maggiormente è il popolino romano, come amo la cucina
romana. Io sono un buongustaio e ti garantisco che la cucina povera romana è
meravigliosa, quella del vecchio macello, tipo la coda alla vaccinara,
l’abbacchio, la pajata ecc. E’
una città che offre molto. Alcuni miei colleghi non la pensano così. Per
esempio Ninì Salerno dei Gatti, sono trent’anni che vive tranquillamente a
Roma e lui sta bene là e sostiene che il clima romano è unico. Per me questa
storia del clima è tutta da verificare, perché Roma è una città che ha
d’inverno un tasso di umidità mostruoso e con la scusa che fa sempre caldo
non accendono mai il riscaldamento. Nelle case hai un freddo cane. Io ricordo
certi inverni da lupi. Anche perché fino ad ottobre non riscaldano e in
primavera è già spento tutto. Ho passato delle notti veramente all’addiaccio
in quel di Roma. Poi, detto questo, per quanto riguarda la politica, tipo:
“Roma Ladrona”, prendo le distanze, perché io sono un fautore dell’unità
d’Italia.
Qual è stata la tua più grande
soddisfazione in campo artistico?
In
generale ne ho avute tante, tante perché io ho sperimentato vari aspetti nel
campo artistico. Ho scritto colonne sonore per il cinema, ho fatto canzoni e le
ho cantate. Per quanto riguarda la fase creativa d’autore è stata quando
presentai a Sanremo la canzone di Anna Oxa: “E’ tutto un attimo” nel 1986,
rischiando di vincere il Festival. Poi, altra soddisfazione è stata quella di
vendere tantissimi dischi in tutto il mondo. Altra soddisfazione l’aver
scritto le colonne sonore di film importanti tipo: “I miei primi 40 anni” di
Vanzina e poi altri film con i Vanzina. Poi, grande soddisfazione, il periodo
storico con i “Gatti”. Negli anni ‘79-’80 eravamo in testa all’Hit
Parade sia canora che di Box Office con i teatri esauriti. E adesso non mi
lamento perché ho un calendario fittissimo di appuntamenti con il mio nuovo
ruolo di intrattenitore musicale, in giro per l’Italia e per il mondo. Ho un
Smaila’s anche a Sharm el Seik e poi uno in Sardegna. Forse un momento di
maggiore adrenalina è stato il Capodanno del 2000, famoso cambio di secolo,
quando sono stato chiamato dalla regione Sardegna a fare lo spettacolo nella
piazza di Cagliari e ho fatto uno show di due ore davanti a 150.000 persone,
tenendo in piedi una serata non semplice e facendo fare a tutte le 150.000
persone presenti, le stesse cose che faccio fare nei miei spettacoli di 6/7.000
persone quando sono in un locale. Comunque di soddisfazioni ne ho avute tante e
continuo ad averne.
E delusioni?
Forse
l’atteggiamento della televisione nei miei confronti, nel senso che per un
personaggio come me, che sa parlare l’inglese, sa cantare, sa essere comico,
un’artista poliedrico insomma, forse poteva essere sfruttato meglio e avere più
occasioni. Forse su questa cosa, penso, in maniera un po’ sciocca da parte
mia, abbia pesato duramente, il fatto che essendo in un Paese un po’ moralista
come il nostro, e avendo fatto per molti anni il conduttore di “Colpo
grosso”, forse faceva storcere il naso a qualcuno, anche se non vedo cosa
centri questo, con le qualità che
uno possiede. In generale penso che forse potrei essere sfruttato meglio dal
mezzo televisivo perché so all’occorrenza cantare, suonare e far ridere.
I tuoi che futuro sognavano per te?
All’inizio
volevano che io facessi un lavoro “serio”, come tutti i genitori borghesi.
Sognavano per me una carriera in banca, un dottorato, una laurea, cose che non
ho raggiunto, perché, frequentavo la facoltà di Giurisprudenza a Bologna, ma a
21 anni lavoravo già al cabaret a Milano insieme a pezzi da novanta come Cochi
e Renato, Paolo Villaggio, Enzo Jannacci, ecc ... Poi, come spesso capita in queste
storie, quando arriva il successo, che allora tutti dicevano: “Ah, ma voi
siete i genitori di Umberto Smaila…”. Allora pian piano hanno capito che
quella era la mia strada. D’altra parte loro sono i responsabili di
questa mia carriera, perché sono stati loro a iscrivermi a 8 anni ad un corso
di recitazione e di pianoforte. Quindi come si dice: “Chi è causa del suo
mal, pianga se stesso!” (risata)
Quando non lavori quali sono i tuoi hobby?
La
buona tavola e quindi frequentare ristoranti validi. Poi fumare sigari Avana o Sudamericani. Questo nei momenti contemplativi della giornata;
aggiungendo un buon distillato, una
buona grappa e poi una buona compagnia. In generale la musica, è logico perché
è la mia vita, però amo anche lo sport, ad esempio il tennis, vado in palestra
e a sciare qui a Fai della Paganella. A proposito, tra un po’ vado a giocare a
tennis con Renato del bar Valarda. Ieri ho giocato con Ugo Conti, altro amico
mio che frequenta Fai della Paganella. Mi piace anche fare un giro in moto con la Harley
Davinson. Insomma amo fare delle cose che nel poco tempo libero che ho mi danno
il modo di ricaricarmi. Amo muovermi, insomma.
Umberto, qual è stato il complimento più
bello che hai ricevuto?
Il
complimento più curioso me lo ha fatto un frate, durante una partita di
beneficenza. Era una partita fra artisti e frati, non mi ricordo di quale
Convento, mi pare comunque che erano delle parti del basso Veneto. Il frate mi
si avvicinò e mi disse: “ Le devo dire una cosa!” E io ho pensato dentro di
me su cosa mi deve rimproverare. Invece mi disse: “Guardi che come conduceva
bene lei
Colpo grosso, non l’ha condotto più nessuno. Poi non è stata
più la stessa cosa” (risata). Detto da un frate, poi eh? Mi ha fatto sentire
la coscienza a posto.
Che rapporto hai con la Fede?
Sono
in posizione di agnosticismo, nel senso che riconosco sicuramente che c’è
qualcosa di supremo, ma non mi identifico in nessuna delle chiese ufficiali,
perché, rispettando le idee degli altri, penso che la spiritualità la
possiamo, volendo, cercarla lo stesso. Però mi rendo anche conto che per certe
persone questo è difficile. Questo mi impone di avere una coscienza e una forza
d’animo notevole, di conseguenza, siccome gran parte della gente, questo la
storia dell’umanità ce l’ha dimostrato, è debole comunque, posso capire
che abbia bisogno di aggrapparsi a
qualche cosa di costituito che dia una certa solidità e una sicurezza. Io non
sento questo bisogno pur riconoscendo sicuramente la presenza di un ente
supremo, perché adesso se no non potrei vedere qui la Paganella così com’è
e questi pini non penso siano nati da soli.
Il tuo rapporto con il denaro?
Conflittuale
(risata). Devo guadagnarne tanto perché altrettanto ne spendo. Ho avuto una
vita sentimentale un po’ complessa, ho una famiglia allargata a tante persone
che devono studiare e lavorare spero presto (risata). Poi ho due bambini piccoli, uno di 3 anni e uno di sei, per cui sto vivendo
una seconda vita con la mia compagna attuale. Per cui il momento di andare in
pensione è ancora lontano e di conseguenza ho bisogno di denaro.
Hai un sogno nel cassetto?
Il
sogno clamoroso lo hai a 20-25
anni. Quando si gira il mondo per 50 anni e si fa una carriera artistica come la
mia e che m’ha dato quel tanto che basta
per soddisfare le mie esigenze e i miei desideri, poi dopo piano piano il
sogno più bello è quello di svegliarsi
tutte le mattine e avere la famosa risposta: “stiamo tutti bene!”. Quando la
notte mi sveglio e so che i miei figli e tutti i famigliari stanno bene, quello
è un cassetto che vorrei aprire tutte le mattine per i prossimi anni.
A chi vorresti dire grazie?
A
Fanny, la mia compagna da 11 anni, perché quando nel ’94 ho incontrato lei,
a parte che mi ha regalato due bambini meravigliosi, è stata una persona che ha
dato una svolta alla mia vita, nel senso che ho messo la testa a posto. Ho
trovato la serenità per affrontare questo lavoro, che va fatto solamente avendo
a fianco la tua compagna che sa darti il giusto equilibrio e che sa tirarti su
quando sei giù di morale e tenerti
allegro, vitale. Per cui penso che l’incontro con lei sia il momento più
decisivo della mia vita e le voglio dire: “Grazie”.