Veronica Perseo (cantante, compositrice e
pianista) Milano
19.5.2022
Intervista di Gianfranco
Gramola
“Ci sono vari processi per creare una
canzone ed è una cosa che non mi annoia mai e che mi da sempre la possibilità
di mettermi in gioco”
Veronica Perseo all’età di 10 anni inizia
a studiare pianoforte e solfeggio al Conservatorio di Cagliari, dove si laurea
nel 2018. Il suo percorso di formazione musicale, oltre al pianoforte, si basa
sullo studio del canto moderno, della recitazione e della danza e su varie
attività musicali formative. Durante il 2017 apre diversi concerti di
importanti cantanti e cantautori italiani quali Nicola di Bari, Cugini di
Campagna, Silvia Mezzanotte, Don Backy, Sandro Giacobbe e Gino Sant’Ercole,
esibendosi e duettando con alcuni di loro. Nel 2018 sale sul Palco del Teatro
Ariston durante la 68° edizione del Festival di Sanremo, cantando con Michelle
Hunziker e altre coriste durante un flash mob dedicato alle donne. L’anno
successivo partecipa e vince Tali e Quali, prima edizione Nip di Tale e Quale
Show su Rai Uno, programma condotto da Carlo Conti, interpretando Lady Gaga in
“Shallow”. A seguito di questo trionfo fa il suo esordio nel mondo della
musica a marzo 2020 con il suo primo singolo “Vivere a Metà”. Durante le
estati del 2020 e 2021 si esibisce come ospite al Festival del Cinema “Filming
Italy Sardegna”, condotto da Tiziana Rocca e trasmesso da Rai 2. Ad ottobre
2021 si esibisce come ospite alla Festa del Cinema di Roma in occasione della
prima del film “Corpo a corpo” con Veronica Yoko Plebani.
Intervista
Il 13 maggio è uscito il tuo singolo
“Amanti bastardi”. Perché bastardi?
Ci sono due chiavi d’interpretazione di
“bastardi”. Intanto l’interpretazione più facile è quella dell’essere
bastardi proprio nel senso della parola, dell’essere persone non molto carine,
diciamo così, per non dire parolacce, e questo per chi si ferma a questa prima
interpretazione, per chi invece va più a fondo c’è una interpretazione che
ha a che fare con la razza. Io penso che non esistano gli amori di razza, penso
che l’amore non sia solo uno e sia quello perfetto, dove tutto va bene, tutto
fila liscio, ma che l’amore esista anche in una condizione in cui si soffre ma
anche con sudore, lacrime e sangue, inteso come fatica di un rapporto
travagliato. Sono quelli i rapporti che ti lasciano dei segni dentro, che poi
restano. Quindi il fatto di “bastardi” intendo che non sono di razza, che
non appartengono a questi amori, alle persone che si amano, all’amore
perfetto, ma sono invece un po’ bastardini, come i cani. Nella canzone ho
voluto spiegare questo modo, facendo l’esempio dei cani, anche se sono in
mezzo alla strada, che stanno soffrendo, che vivono una condizione non proprio
facilissima, però sono vivi e questo, non so se si capisce, però è un modo di
far sentire le persone vive, anche quello di soffrire. Tutti abbiamo un po’
questo lato masochista e a tutti è capitato di dire: “Questa situazione non
fa bene per me, eppure ci siamo rimasti”. Diciamo che il messaggio è diverso,
nel senso che io non ho voluto dipingere il solito rapporto in cui uno fa
soffrire e l’altro soffre e quindi uno dei due sta male. Ci sono persone che
ci godono in tutto questo, nel senso che ci stanno bene in queste situazioni e
si divertono con i sentimenti e non hanno paura di giocare con il cuore
dell’altra persona. Questo è il concetto che spero arrivi a chi ascolta la
canzone.
Seguirà un cd?
No. Devi sapere che
io sono molto contraria agli album. In questi momenti della mia vita sono
contraria perché intanto ritengo che ogni canzone abbia un suo tempo per
nascere, per essere metabolizzata e per essere condivisa. E’ proprio perché
ogni canzone ha un suo tempo e ha una sua importanza non
mi va di mettere tutte le canzoni insieme in un album. E’ come se io volessi
parlare a più persone contemporaneamente e quindi l’attenzione non è mai
dedicata ad una sola persona. Questo è il mio concetto. Per cui ci saranno
altre canzoni alle quali sto lavorando, però procedo giorno per giorno. Adesso
ho voluto far vedere questo lato diverso di me, rispetto all’altra canzone che
avevo pubblicato “Ricomincio da me”, in cui ero molto fragile, molto
insicura. In “Amanti bastardi” ho voluto far vedere un lato di me molto più
sicuro e quindi è tutto frutto di un percorso che non so dove mi porterà, però
volevo rapportarmi con le persone, perché la musica aiuta me e spero che aiuti
anche gli altri e spero con tutto il cuore che lo faccia. Vediamo pian piano
cosa mi sento e cosa voglio fare.
Com’è nata la tua passione per la
musica?
Sai quando si dice “E’ nato prima
l’uovo o la gallina?” (risata). Secondo me è nata contemporaneamente, nel
senso che mia mamma quando io stavo nella pancia, ascoltava tanta musica e
soprattutto Laura Pausini, che è la sua cantante preferita. Mamma mi diceva che
quando avevo 6 mesi, prima di parlare ho iniziato a canticchiare “La
solitudine” e questo mi fa capire che c’era già una predisposizione. Poi ci
sono stati tutta una serie di episodi e alle elementari sapevo già cosa volevo
fare da grande. La maestra mi portava in giro per le classi a cantare e poi da lì
sono andata al conservatorio. Non ho mai avuto dubbi sul mio futuro nel mondo
della musica, perché è come se facesse parte di me, del mio corpo.
Hai mai pensato ad un nome d’arte?
Il mio nome mi piace molto. Veronica Perseo
è un nome un po’ strano e molti mi hanno detto: “Perché non ti fai
chiamare solo Perseo?”. Non so, più avanti potrebbe diventare solo Veronica,
vedremo. Intanto mi chiamo con il mio nome e cognome.
Tu sei autrice delle tue canzoni. Nasce
prima il testo e poi la musica o tutti e due contemporaneamente?
Ogni canzone è diversa, nel senso che
succede a volte che io scriva il testo completo, poi vado al piano e ci canto
sopra, mettendoci gli accordi e facendo la melodia e la canzone è finita.
Oppure a volte mi viene in mente la melodia e quindi mi metto a cercare gli
accordi, poi vado con le parole o ancora mi viene in mente un giro di accordi,
un accompagnamento e da lì costruisco la canzone. Molte volte capita che
qualche giorno prima senta nell’aria che sta arrivando la canzone,
l’ispirazione per una canzone. A volte capita di essere in “trance” e
scrivo la canzone, il testo e la musica e la suono al piano come se fosse una
canzone che avevo già fatto. Diciamo che ci sono vari processi per creare una
canzone ed è una cosa che non mi annoia mai e che mi da sempre la possibilità
di mettermi in gioco.
L’ambiente che ti circonda influisce
molto sul tuo estro artistico?
Se parliamo della Sardegna, lo schiaccia un
pochino. Se parliamo di Milano, dove vivo, mi trovo molto bene, nel senso che ci
sono tanti stimoli e tutte le conoscenze che sto facendo mi portano ogni giorno
a mettermi in gioco e ad accettare nuove sfide e quindi di conseguenza
influiscono su quello che è la mia persona, il mio linguaggio e il mio modo di
vedere le cose. Io sono sempre per l’apertura mentale che purtroppo in alcuni
punti, manca. Altri punti, intendo geografici, purtroppo, soprattutto se si sta
in situazioni un po’ ristrette, di paese, ti limitano e quando vai a vivere in
una grande città ti rendi conto della grande differenza nel modo di vedere le
cose. Io amo Cagliari, però ogni volta che ci torno, mi sta un po’ stretta.
Prima di esibirti hai un rito
scaramantico, un portafortuna?
In realtà, no. Io ho un atteggiamento. Poche
ore prima di esibirmi mi viene la tachicardia e mi agito. Però 10 minuti prima,
faccio una serie di respiri e poi entro nel ruolo e salgo sul palco. Poi se mi
chiedi com’è andata o cosa ho
fatto, non ricordo niente perché esco praticamente in trance. Però in generale
sono molto ispirata e molto contenta e mi vengono le farfalle nello stomaco, una
specie di montagne russe.
Come hai vissuto l’esperienza di “Tali
e quali”?
E’ stato bellissimo. Diciamo che la seconda
esperienza è stata più entusiasmante della prima, dal punto di vista
psicologico. Nel senso che è andato tutto molto bene, mentre nella prima avevo
tanta paura, tanta insicurezza e non avevo neanche mangiato
perché avevo la responsabilità di imitare Lady Gaga e salire sul palco
di Rai 1 era un qualcosa che mi
bloccava un pochino.
Quali sono le tue ambizioni e i tuoi
progetti per l’estate?
Da sempre, tutti i giorni, mi immagino un
grande palco, un grande pubblico che canta con me e si emoziona con me per le
mie canzoni. Come ambizione ti posso dire Sanremo, che è il sogno di ogni
cantante. Ma anche San Siro a Milano o l’Olimpico a Roma. Tutto ciò che è un
palco e può raccogliere tante anime. Questo è il mio sogno e la mia ambizione
più grande. Arrivare a più persone possibili e sentire l’abbraccio del
pubblico. E’ una cosa di cui ho sempre avuto bisogno fin da quando ero
piccolina. Per quanto riguarda l’estate, attualmente non ci sono brani in
uscita. Ho in mente di lavorare su alcuni aspetti delle mie canzoni e quindi
l’estate sarà dedicata alla creatività e alla formazione. Vedremo, perché
la vita sa sorprenderti.
Ad un giovane che si avvicina alla musica,
che consigli daresti?
Se io gli dicessi: “Non ascoltare
nessuno” è sbagliato. Il mio consiglio è di ascoltare tutti, ma poi di
seguire quello che uno sente. Anche io sono stata circondata da persone che mi
dicevano quello che andava fatto e quello che non andava fatto, però alla fine
ascoltandoli, c’erano delle cose che mi facevano venire il mal di stomaco, un
magone. Però alla fine, le cose che ho fatto, le ho decise io, ho ascoltato
tutti, però ho seguito il mio istinto. L’importante è crederci in quello che
fai, crederci sempre perché alla fine, prima o poi, ce la possiamo fare tutti.
Importante è anche non arrendersi mai, non abbattersi. Io non sopporto quando
incontro delle persone che non sono contente di quello che stanno facendo.
Preferisco rischiare il tutto per tutto per fare qualcosa in cui credo, che
svegliarmi ogni mattina lamentandomi.