Adriana Volpe
(presentatrice) Roma 11.1.2013
Intervista di Gianfranco Gramola
Una
professionista della televisione, con radici trentine e con la passione per lo strudel e per lo speck
Adriana Volpe è
nata a Trento il 31 maggio 1973, da papà Giuseppe e mamma Lina.
Dopo un passato da
modella per l’agenzia “Why not” di Milano, si trasferisce a Roma, per
debuttare come conduttrice di “Scommettiamo che…” per poi continuare in
Rai con il programma del fine settimana “Mezzogiorno in famiglia”, in onda
su Rai 2. Dal 2003 a giugno 2009 oltre a Mezzogiorno in famiglia ha condotto
Mattina in famiglia. Dal 2009 affianca Giancarlo Magalli nella conduzione del
programma di Michele Guardì “I fatti vostri”.
Intervista
Bella,
solare e spumeggiante, la incontro in un locale romano di via Leone IV, a due
passi dal Vaticano, davanti ad un aperitivo e un piatto di stuzzichini.
Com’è il tuo
rapporto con Trento, Adriana?
Intanto i miei
genitori vivono ancora a Trento, quindi rimane sempre un ponte, un collegamento
vivo con la realtà di Trento. Da quando è nata mia figlia, papà e mamma si
sono straferiti momentaneamente a Roma per aiutarmi. Poi nella mia città mi
sono rimasti anche degli amici. Qui ho fatto le scuole e dopo il liceo Galileo
Galilei mi sono trasferita. Devo
dire che su alcune cose, tipo quando mi serve una struttura particolare, penso
sempre che in Trentino trovo grande affidabilità. Un esempio, il mio sito www.adrianavolpe.it
è stato fatto da una struttura trentina, la Tecnoprogress di
Arco, composta da persone talentuose e serie, ragazzi di cui ho piena fiducia.
Per me Trentino è sinonimo di grande operatività e di grande trasparenza. A
Roma direbbero che non ti dà “sole”. Sono 20 anni che non vivo a Trento, ma
con la mia città ho un legame molto forte. Me ne sono andata nel 1992.
Mi rimangono le origini, mi rimane
un grande affetto, tanti ricordi, però la mia vita ormai si svolge a Roma.
Quali erano i
tuoi punti di riferimento in città?
Diciamo che gli anni
di indipendenza li ho vissuti fuori Trento. La patente ad esempio l’ho presa a
Roma, non a Trento. Quando ero adolescente e quindi sempre sotto controllo dei
genitori, con gli amici si faceva il “giro del Sas” e frequentavo molto il
mio quartiere, il Clarina. Quelli erano i posti che si vivevano, poi le amicizie
si coltivavano molto anche a casa, anche perché eravamo ragazzini. Quindi ci
incontravamo in casa con gli amici di Villazzano e di Povo.
Com’è il tuo
rapporto con la cucina trentina?
Mi è rimasta la
passione per lo strudel e per lo speck, due specialità che amo molto. La mia
cucina, oltre a quella trentina, direi che unisce quasi tutte le regioni
italiane. Amo cucinare piatti siciliani, quelli emiliani, ecc… Secondo me
cucina vuol dire fusione.
Ho letto che tu
sei molto legata al paese di tua nonna, Celentino.
Io lì ho un pezzo
di cuore. E’ un paesino molto piccolo della val di Sole, dove tutt’ora vive
mia nonna e mio zio con tutta la sua famiglia e un mio cugino. Ho dei ricordi
bellissimi perché da piccola ci passavo l’estate. Finita la scuola, andavo al
mare con i miei genitori e poi stavo con i nonni a Celentino, fino all’inizio
della scuola. Ricordo la bellezza di andare per funghi, di andare nei prati,
salire sul trattore con il nonno e andare a raccogliere il fieno. Era una vita
meravigliosa, sempre a contatto con la natura e dove ogni giorno era diverso
dall’altro, vissuti tutti con
grande emozione ed entusiasmo.
Quante volte
torni a Trento in un anno?
Negli ultimi anni
purtroppo mai. Non ci sono tornata semplicemente perché i miei genitori, come
dicevo prima, sono in pensione e da quando ho avuto la bambina, si sono
trasferiti qui a Roma e mi danno una mano. Loro mi tengono la bimba quando
lavoro. Io faccio una vita molto particolare, faccio la pendolare con mio
marito, che è svizzero, e ci vediamo solo nel weekend, quindi già mi devo
muovere per raggiungere l’affetto più vicino, quindi sinceramente se posso,
faccio venire le persone da me. Su nel Trentino ho parenti, ma loro vengono
spesso a trovarmi e con la scusa visitano Roma che è una città straordinaria.
Quando hai deciso
di lasciare Trento per seguire il tuo sogno artistico?
Sono cose che sono
successe gradualmente. All’inizio mi sono trasferita a Milano, quindi una
realtà molto vicina a Trento, facilmente raggiungibile in tre ore di treno. Poi
da lì ho spiccato il volo e ho seguito determinate scelte.
Com’è nata la
passione per lo spettacolo? Chi te l’ha trasmessa?
Di sicuro non
Trento. Ricordo che quando sono cresciuta avevamo una realtà molto scarsa da un
punto di vista di spettacolo. C’era l’Auditorium e il teatro Sociale è
stato chiuso per tanti anni e Trento non spiccava per essere una città che
aveva una grande scelta teatrale. C’era veramente ben poco. Io ho iniziato
dalla Melegari, facendo danza classica e quindi il saggio di danza classica era
uno di quei appuntamenti che uno si poteva gustare. La passione per lo
spettacolo è un sogno che ho sempre coltivato. Mia madre mi ricorda spesso che
quando ero ragazzina vedevo la Cuccarini e Baudo che presentavano Fantastico dal
teatro delle Vittorie e un giorno le ho detto: ”Lo vedi quel teatro, mamma? Io
un giorno sarò lì”. “Si! Si! Sogna ad occhi aperti” mi diceva mia madre.
Pensa un po’ Gianfranco, il mio primo lavoro l’ho fatto proprio al teatro
delle Vittorie.
Quanti trentini
famosi hai conosciuto?
Diciamo che quando
ho iniziato a lavorare, l’unica trentina che conoscevo era
Francesca Neri, anche se non l’ho mai incontrata, perché lei fa cinema
e quindi sono due settori totalmente differenti. Poi mi ricordo che a Non è la
Rai è comparsa Alessia Merz, che tra l’altro veniva dal mio stesso liceo e ci
eravamo intraviste, pur essendo in classi diverse. Quando ci siamo incontrare a
Roma è stato bello sentire lo stesso accento, sentire i sapori e i suoni di
casa. Noi due avevamo due vite completamente differenti, realtà diverse che ci
hanno portato alla fine ad essere due buone amiche, che si stimano, senza
approfondire la nostra amicizia, appunto perché facevamo cose diverse.
Il segreto del
tuo successo?
Forse il segreto è quello di aver avuto una famiglia che mi ha sempre supportato, che non mi
ha mai ostacolato nelle scelte ma che in qualche modo mi ha sempre dato fiducia,
che non ha impedito le mie cadute ma sicuramente le hanno ovattate.
In qualche modo mi hanno sempre aiutata a rimettermi in piedi. Quindi
sicuramente una bella famiglia unita e poi una grande determinazione, cioè aver
voglia di andare anche controcorrente e di aver voglia di perseguire i propri
ideali, le proprie scelte, i propri sogni facendo sicuramente tanti sacrifici,
sempre seguendo dritta il proprio obiettivo come un caterpillar. Devo dire anche
che ho avuto pochi grilli per la testa, nel senso che sono sempre stata una con
i piedi ben saldi in terra. E quello poi alla fine premia.
Fra colleghi c’è
più rivalità o complicità?
Io penso che il
mondo dello spettacolo rispecchi perfettamente ogni tipo di ambiente lavorativo.
Esiste complicità e nello stesso tempo anche la rivalità. Devo dire che
servono tutti e due questi elementi perché la complicità ti dà forza, ma
nello stesso tempo serve anche la rivalità perché è quel motore che ti fa
fare quello sforzo in più.
Se tua figlia
volesse avvicinarsi alla tv, che consigli le daresti?
Ci penserò fra 20
anni, perché i consigli di oggi non saranno validi fra 20 anni, perché è un
mondo che cambia velocemente, quindi cambiano le regole, cambiano gli aspetti,
cambiano sicuramente gli ambienti, per cui oggi non me la sento proprio di
pensare a che consigli posso dare a mia figlia per affrontare una carriera fra
20 anni. Mi auguro che lei abbia gli strumenti per essere competitiva nella vita
e per fare quello che realmente sogna di fare. Io credo che oggi un giovane
debba puntare molto sulle lingue, quindi sapere due o tre lingue, saper tradurre
in modo simultaneo, avere una visione più globale e meno locale. Nel mondo
della televisione sono pochi i personaggi che parlano tre lingue. Non mi
dispiacerebbe se mia figlia seguisse le orme del giornalismo, perché credo sia
un lavoro che unisce creatività ad un lavoro di
approfondimento e ricerca.
Hai un sogno nel
cassetto?
Si! Fare Sanremo,
con Pippo Baudo.
Cosa hai chiesto
a Babbo Natale per il 2013?
Ho chiesto tanta
salute per mia figlia, per la mia famiglia e per le persone care. Poi penso che
per tutto il resto c’è sempre una soluzione.