Antonella
Malacarne (cantante) Ponte Arche (Trento) 4.11.2012
Intervista di Gianfranco Gramola
“La
musica ha sempre fatto da colonna sonora alla mia vita. Le canzoni ti fanno
vivere le cose in maniera diversa e se non ci fossero non riuscirei a vivere
certe emozioni in un determinato modo”
Per
contattare Antonella, la sua e-mail è amabile8734@yahoo.it
Antonella
Malacarne è nata a Trento il primo di giugno del 1987. Dieci anni di studi
classici presso la Scuola Musicale delle Giudicarie di Tione di Trento (dal 1992
al 2002). Percorsi formativi: scuola musicale di base, giro degli strumenti,
cultura e formazione musicale, solfeggio, canto corale, strumento principale:
pianoforte, laboratori. Nel corso del 2003 ha collaborato con la Mezcla -
Produzioni musicali, sotto la guida
del prof. Alejandro Saorin Martinez. Ha un curriculum artistico lungo un
Km. Tra le tappe più significative c’è la vittoria al Cantazzurro Festival Vicentino 2004,
quella di "Cantadisco 2005" nella finale di Sanremo giugno 2005. Ha
vinto "Trentoincanta" 2007, oltre ad essere fra le
finaliste in moltissime manifestazioni. A lei piacerebbe definirsi cantautrice,
ma non lo è, perché fa pianobar e spesso va in giro a suonare, cantando le
canzoni degli altri, facendo le cover. Ha scritto qualche brano, però da lì a
chiamarsi cantautrice, le sembra un po’ esagerato. Le sue canzoni le fa anche
dal vivo e la gente le apprezza. Però è solo piano e voce, non ci sono
arrangiamenti. Ma ha parecchie idee che però deve ancora elaborare.
Curriculum
artistico (le tappe più significative):
Terza
classificata nella finale di Bolzano del concorso "Voci in Luce" 2003.
Attestazione
di merito al Torneo Internazionale di Musica (Rovereto 2004).
Finalista
nel maggio 2004 al Festivalpop di Grosseto, incisione CD compilation distribuito
da Azzurra Music s.r.l. e registrazione videoclip.
Finalista
del "Premio Mia Martini" dopo il superamento delle selezioni di
Padova, San Benedetto del Tronto e Reggio Calabria.
Vincitrice
di Cantazzurro Festival
Vicentino 2004 nella finale di Lonigo (VI) Sezione Interpreti.
Finalista
al Festival per canzoni inedite "Vota la Voci" di Montegrotto Terme
(PD).
Finalista
al Festival "Voci Nuove" di San Benedetto del Tronto, sezione inediti.
Finalista
del Festival "50 anni e dintorni" di Montecatini Terme (PI).
Seconda
classificata al Festival "Una voce per la canzone nel mondo" nella
finale di Latina.
Vincitrice
di "Cantadisco 2005" nella finale di Sanremo giugno 2005.
Ha
frequentato corsi di impostazione e tecnica vocale con la professoressa Lella
Gaby di Montecatini Terme (PI) detta "la Maestrissima".
Ha
frequentato e partecipato a campus e laboratori aristici di livello, diretti da
Aldo Donati e Roberto Fia, direttori artistici della storica etichetta
discografica RCA.
E'
cantautrice regolarmente iscritta alla S.I.A.E.
Vincitrice,
nel giugno 2007, della 9a edizione del Festival Acustico presentandosi
come solista (voce e piano) eseguendo una cover di Elisa "Dancing" e
un inedito di cui firma testo e musica dal titolo "Prigione Fragile".
E' stata premiata direttamente da Federico Poggipollini in arte “Capitan
Fede”, prestigioso chitarrista di Ligabue.
Vincitrice
di "Trentoincanta" 2007,
Festival canoro "città di Trento", sezione Nuove Voci.
Il 26 maggio 2008 apre il concerto di Gigi
D'Alessio all'Auditorium S.Chiara di Trento.
Dal
2008 al 2010 interpreta, nel ruolo di "Esmeralda", i brani più
significativi dell'opera moderna di Riccardo Cocciante "Notre Dame De
Paris", duettando con il "Gringoire" Mattia Inverni, nei più
importanti palcoscenici della Regione (Teatro Sociale di Trento; Auditorium
Santa Chiara di Trento; Teatro San Pietro di Mezzolombardo; etc...).
Il 26 luglio 2009 apre, come ospite, il
concerto di Irene Fornaciari a Levico Terme.
Novembre
2009: participa alla trasmissione televisiva "Mezzogiorno in famiglia"
su RAI 2 come cantante.
Il
19 dicembre 2009 partecipa all'apertura del concerto di Max Gazzè (Festival
Spaziozeronove... i sapori della musica).
2010:
finalista del XXII Premio Paolo Pavanello – Giovani Cantautori Italiani.
2011:
vincitrice con i “Butterfly Effect” del concorso trentino per giovani band,
organizzato in occasione dell'evento studentesco “Horror Vacui” patrocinato
dall'Assessorato alle Politiche Giovanili del Comune di Trento.
Ha
suonato con Michele Ascolese, chitarrista di Fabrizio De Andrè, ora chitarrista
di Angelo Branduardi.
Dal
2001 esegue regolare attività artistica alternando serate di pianobar a
concerti live con diverse band.
Studia
tecnica lirica con le prof. Maria Letizia Grosselli e Sabrina Modena (soprani).
2012:
diplomanda in canto presso il Conservatorio F.A. Bonporti di Trento con il prof.
Mattia Nicolini (basso).
Intervista
Antonella,
come ti definisci?
Mi piacerebbe definirmi cantautrice, ma non
lo sono, perché faccio pianobar e spesso vado in giro a suonare, cantando le
canzoni degli altri, facendo le cover. Ho scritto qualche brano, però da lì a
chiamarsi cantautrice, mi sembra un po’ esagerato. Le mie canzoni le faccio
anche dal vivo e vedo che la gente le apprezza. Però è solo piano e voce, non
ci sono arrangiamenti. Ho parecchie idee che però devo ancora elaborare.
Cosa
serve per scrivere musica?
A me
serve moltissimo la tranquillità per potermi concentrare, ma ho tante altre
cose da fare, come studiare.
Per
diventare cantautrice serve una scuola, un diploma?
Uno
si definisce cantautore quando canta le canzoni di cui è anche autore. Io ho
scritto sia il testo che la musica di alcune canzoni, ma non è che ci sia un
pezzo di carta che ti dice che sei cantautore. Io sono iscritta alla SIAE e
nelle canzoni che ho depositato ho messo sia autore del testo che della musica.
Hai
mai pensato ad un nome d’arte?
Si!
Ho pensato ad una abbreviazione del mio nome, però era troppo scontato. Ho
pensato anche al nome di mia nonna Amabile, un nome dolce, armonioso, però alla
fine ho tenuto il mio anche se è un po’ lungo.
Cos’è
per te la musica?
Per
me la musica è tutto. La musica è sfogo e anche libertà. Una vita senza
musica non ha senso. Le canzoni ti fanno vivere le cose in maniera diversa e se
non ci fossero non riuscirei a vivere certe emozioni in un determinato modo. Se
io sono triste, ascolto pezzo tristi, perché mi amplificano il sentimento di
quel momento e mi fanno vivere e vedere la vita in maniera diversa. Mio papà mi
ha cresciuta a canzoni, perché lui è batterista e quindi mi ha trasmesso
questa passione. La musica mi è sempre piaciuta e mi ha accompagnata nella
vita. Già da piccola mi piaceva cantare le canzoni dello Zecchino d’Oro e papà,
che ha visto in me questa inclinazione, all’ultimo anno di asilo mi ha
iscritto a scuola Musicale.
Qual è il genere di musica che
preferisci?
Mi
piace tutto. Ci sono canzoni diversissime tra di loro, ma mi piacciono allo
stesso modo. Ascolto di tutto, però è chiaro che ho delle cantanti di
riferimento. Di italiani adoro Elisa. Ha un modo di scrivere e di cantare in cui
mi ritrovo molto e mi piace molto cantare le sue canzoni. L’ho vista dal vivo
a Verona e mi è piaciuta molto.
Straniere?
Di
straniere adoro Whitney Houston. Ho un ammirazione anche per Anouk, che reputo
una grandissima artista. In Italia è famosa solo per “Nobody's wife”, ma io
conosco a memoria tutti i suoi pezzi che sono meravigliosi. Sono andata a
vederla in Olanda, l’8 marzo scorso, insieme a mio padre, ed è stato un
concerto “mega”. Il bello è che lei, dal vivo, ha cantato con una energia
pazzesca dal primo all’ultimo pezzo. Bravissima. Mai vista così tanta gente
ad un concerto come quello di Anouk.
A chi ti ispiri quando canti?
Cantando
delle cover chiaramente ti viene da imitare il cantante della canzone, mettendo
la mia voce. Mi ispiro a me solo quando canto le mie canzoni.
Le doti di una brava cantante?
Io
penso che ognuno abbia la sua caratteristica, poi è anche una questione di
gusti, perché ogni persona ha il suo timbro e il suo modo di cantare. La cosa
più importante sia emozionare le persone. Quando una persona si ferma ad
ascoltarti e viene a farti un complimento, è una grande soddisfazione. Vuol
dire che l’hai colpito, gli hai trasmesso delle emozioni. Credo comunque che
ci voglia del talento e anche un po’ di tecnica, ma è fondamentale arrivare
alle persone.
Oltre a cantare cosa fai?
Studio
giurisprudenza e mi sto attivando per avere una laurea. Io nella vita vorrei
fare la cantante, però sono consapevole che è difficile. Mi piace anche
l’arte in generale e amo molto
anche disegnare. Sono sempre stata combattuta nelle mie scelte, perché ho
fatto il liceo scientifico, però avrei fatto anche scuola d’arte
volentieri, ho fatto giurisprudenza ma avrei fatto volentieri anche il Dams.
Fino adesso per pagarmi gli studi ho fatto pianobar. D’estate a Limone e a
Riva del Garda, mentre d’inverno ad Andalo e Madonna di Campiglio. A livello
lavorativo non rifiuto niente. Adesso, come docente, sto insegnando musica a dei
bambini, a Pinzolo, perché vogliono fare un musical. E’ un impegno un po’
limitato, però è ugualmente una bella
soddisfazione.
Quante ore al giorno dedichi alla musica?
Se,
come adesso, devo studiare per il diploma, alla musica dedico al massimo un paio
di ore, mentre se devo fare delle serate, qualche ora di più. Non ho un orario
fisso comunque, dipende molto dal momento, dalla giornata.
L’ambiente dove vivi influenza il tuo
estro artistico?
Io
sono molto legata alla mia terra. A volte mi viene voglia di buttare giù delle
righe, delle note anche mentre passeggio o semplicemente osservando gli alberi
con le foglie colorate d’autunno. I miei posti mi ispirano molto, come mi
ispira anche l’ambiente famigliare.
E’ mai successo un inconveniente durante
una tua esibizione?
Si!
Tanti inconvenienti, tipo qualche stonatura o si spengono i microfoni. Ad
esempio al mini festival di Pinzolo di quest’anno, è capitato che alle
ragazzine si è spento il microfono. Mi è venuto d’istinto di prendere il mio
che aveva il filo e darlo a loro. Poi qualche stonatura può succedere, come a
volte succede di essere crescente o calante e quindi a non essere molto precisi
con la nota. Però la regola è che lo spettacolo deve andare avanti ugualmente.
Con la musica si fa solidarietà?
Si!
A Dasindo, da cinque anni organizzano una manifestazione benefica di solidarietà.
E’ un festival dove ci sono artisti e cantanti che lo fanno per mestiere o per
passione. Quest’anno abbiamo fatto una bellissima manifestazione: “Notre
dame de Paris”, ossia degli estratti dell’opera. E’ stato un lavoro
difficile e faticoso, ma il pubblico ha apprezzato con molto entusiasmo. Poi ho
preso parte con degli artisti locali ad un videoclip, che è stato fatto vedere
al teatro Cuminetti, contro l’acool e il fumo.
Ho visto alcune foto sul tuo profilo di
facebook dove sei in compagnia di Gigi D’Alessio, Irene Grandi e tanti altri
artisti. In che modo li hai conosciuti?
Ho
avuto il piacere di aprire il concerto di Gigi D’Alessio all’Auditorium
Santa Chiara di Trento, perché avevo vinto il festival acustico nel 2007, dove
avevo cantato un pezzo mio e uno di Elisa. Quindi come premio ho avuto la
possibilità di aprire un concerto e il 26 maggio del 2008 ho aperto il concerto
di D’Alessio. Anche lì è un meccanismo un po’ complicato, perché l’ho
saputo la mattina. Quel giorno, tra l’altro, avevo anche un esame di
giurisprudenza. Ho fatto l’esame e dopo sono corsa a cantare. Poi sono andata
dietro le quinte e ho fatto le foto con Gigi D’Alessio. Lui non mi ha parlato
più di tanto, mi ha fatto un autografo, scrivendo “Buona vita. Ciao
Antonella”, però ha parlato molto bene dei giovani durante il concerto. Irene
Grandi invece l’ho conosciuta durante un suo concerto.
E la foto con Povia?
Sono
andata con quelli di Levico a “Mezzogiorno in famiglia”. Mi hanno chiamata
per cantare e lì ho incontrato Povia e ho fatto una foto con lui.
Conosci anche il chitarrista perginese
Andrea Braido?
Conosco
Andrea, perché ho aperto un suo concerto a Tione poco tempo fa. C’era lui e
Jacopo Salvaterra. Jacopo, che è un suo allievo, suonava con la chitarra
acustica e Andrea Braido con quella classica. E’ stata una emozione immensa.
Andrea poi è un virtuoso della chitarra.
Il complimento più bello che hai
ricevuto?
Uno
dei più belli è stato sicuramente quello di Irene Fornaciari, la figlia di
Zucchero. C’era un concorso a Levico, a cui io non ero iscritta, però sono
stata invitata a cantare con il mio gruppo “Sesto senso”. Ho cantato in
spiaggia e come ospite speciale c’era Irene Fornaciari, che poi faceva il suo
concerto. Noi siamo stati i primi ad esibirsi.
Alla fine dello spettacolo, Irene, che è una persona molto alla mano, mi
ha detto:”Mi hai rapito con la voce”. Detto da lei è stato un complimento
che mi ha riempito di orgoglio. Ma devo dire che mi fanno piacere anche i
complimenti di tutte le persone che mi ascoltano.
Com’è nata la tua band “Sesto
senso”?
Il
fondatore è mio padre, perché lui è il batterista, il bassista è mio zio,
mentre il chitarrista è Eugenio, che è un collega di mio zio, che è autista
di pullman. Con le tastiere mi arrangio io. Poi ho suonato anche con un gruppo
giovane, i Blue Mirrors e facevamo anche tante canzoni di Anouk.
Anche il tuo ex compagno è musicista?
Si!
Con Jacopo Salvaterra abbiamo fatto tante serate musicali. Lui è di Tione e ha
suonato con Andrea Braido. Siamo stati insieme due anni e poi tra di noi le cose
sono andate diversamente. Io ci sto ancora soffrendo per questa cosa. Anche lui
scrive canzoni e spesso mi chiedeva di cantare le sue composizioni. Spesso ci
trovavamo a casa mia o a casa sua a suonare e a fare prove. Siamo cresciuti
artisticamente insieme, io cantando e suonando e lui esibendosi con la chitarra
acustica. Adesso lui ha altri progetti, con altre persone, però se dovesse
capitare di suonare insieme, mi farebbe molto piacere.
Prima di una esibizione hai un rito
scaramantico?
Prima
di salire sul palco, prendo l’arnica, quelle pillole omeopatiche per le corde
vocali, anche se l’ideale sarebbe di prenderle dopo l’esibizione, e poi
cerco un po’ di silenzio per concentrarmi, per pensare. A volte mi capita di
farmi il segno della croce, ma sono cose che ti vengono d’istinto, non è un
rito vero e proprio. Poi quando sono davanti al piano, mi fermo un attimo per
sistemare il microfono, l’asta e il seggiolino.
E questo lo faccio anche se il microfono, l’asta e il seggiolino sono a
posto (risata). E’ un modo per scaricare la tensione.
Quando non lavoro hai qualche hobby?
Mi
piace molto disegnare e dipingere. E faccio tantissime fotografie. Una volta
facevo anche pallavolo, però ho dovuto lasciar perdere per dedicarmi alla
musica. Quando ho del tempo libero però lo dedico principalmente alla mia
famiglia. Vivo con mio padre, perché io miei genitori sono divorziati e ho dei
cugini a cui sono molto affezionata. Quando i miei zii hanno degli impegni, mi
chiamano per affidarmi i loro figli, perché sanno che adoro i bambini e
mi piace farli divertire.
I tuoi paesani come vivono questo tuo
momento di popolarità?
Io
sono molto conosciuta in zona, ma non sono popolare. Sono una persona che non
esce tanto e come amici ne ho pochi, ma buoni. Faccio una vita riservata e passo
la giornata tra libri e musica. Conosco tutti e tutti conoscono me, però in
fatto di complimenti noi trentini non siamo molto generosi.
Ho letto nel tuo curriculum che sei stata
la “Vincitrice
di "Cantadisco 2005" nella finale di Sanremo giugno 2005.
Quando
ho scritto il mio primo brano mi sono iscritta, ho superato due selezioni. Mi
viene da ridere pensando che c’era gente che veniva con il manager, con la
base già registrata, ecc… Io sono andata lì, da sola, mi sono seduta e ho
suonato al pianoforte.
Non hai un manager?
No!
Mi serve qualcuno che mi rappresenti, qualcuno che creda in me, nella mia
potenzialità. Qualcuno che sa muoversi nel campo musicale, perché io mi sento
pronta per il gran salto, anche se mi manca poco al diploma al Conservatorio.
So che ti piace anche la lirica.
Si!
Mi sono appassionata dopo essere entrata in Conservatorio. Anche quel ramo
musicale non mi dispiacerebbe. Per la lirica c’è uno studio più complesso,
perché è un modo estremo di cantare e non sarei ancora matura. Sai,
Gianfranco, il canto è una cosa che cresce con te, cresce con la persona e la
tua voce non è mai uguale. Hai il tuo timbro però crescendo fisicamente, la
voce cambia. E’ una cosa sempre in evoluzione, anche come studio.
Fare la cantante non è tutto rose e
fiori, lo sai?
Sono
consapevole delle fatiche e dei problemi che comporta fare questo lavoro. Mi è
capitato di andare in giro a suonare da sola e magari in una settimana fare 5
serata consecutive, però la passione era più forte della fatica, credimi. Lo
so che cantare per ore, fare tournée e faticoso fisicamente, però con la
gavetta che ho fatto, penso che riuscirei a sopravvivere benissimo. Io sono
contenta di aver fatto quello che sono riuscita a fare, per quello che, se
dovesse capitare, mi aspetta dopo. Se capita qualcosa di bello, va bene,
altrimenti canterò la “Ninna nanna” ai miei nipotini o ai miei bambini
(risata).
Hai un sogno artistico?
Ne
ho tanti, Gianfranco. Quello classico, cioè di fare la carriera che ha fatto
Elisa, quindi di fare la cantante a quel livello. Un altro sogno che avevo è
quello di interpretare Esmeralda, nel Notre Dame de Paris, di Riccardo Cocciante.
Lo chiamano Musical, ma non è un musical perché c’è il recitativo, ci sono
i motivi ricorrenti e c’è tutta una serie di cose che rimandano tutto
all’opera. Di diverso c’è che i cantanti non cantano lirica, ma al
microfono cantano canzoni popolari. E’ un’opera spettacolare.
Hai dei progetti a breve?
A
parte il diploma, ho il progetto di fare un concerto da sola, quindi piano e
voce, della durata di
un’ora e mezza. Chiaramente metto dentro anche le mie canzoni.
Quante sono le tue canzoni?
Quelle
che ho registrato alla SIAE sono solo tre: Prigione fragile - Parte di te - Per
sempre.
Sono un po’ di fantasia, cose vissute o
autobiografiche?
Autobiografiche
e realtà che ho visto da vicino. Ad esempio il testo di “Prigione fragile”,
la prima che ho scritto, parla di un ragazzo che è diventato cieco, un ragazzo
che ho realmente conosciuto ad un concorso, dove mi ha colpito molto la sua
vitalità. E’ un riferimento un pò a tutte le persone con dei disagi, quindi
non fortunate come noi, che diamo per scontato di aver tutto. Eppure loro, anche
nelle piccole cose, hanno dentro una forza, una gioia, una vitalità
invidiabile. La canzone “Parte di te” è autobiografica e l’ho scritta
pensando a mia madre. “Per sempre” che è l’ultima, l’ho scritta per mio
nonno paterno, con cui avevo un rapporto particolare, a cui volevo molto bene.
Io scrivo sempre cose che sento dentro, cose che ho vissuto. Alla gente piace
anche la musica con un certo ritmo, più orecchiabile, poi magari se piacciono
le tue canzoni vanno a sentire anche quelle meno allegre e si appassionano, però
non sono quelle che fanno bucare. Ultimamente sto cercando di scrivere e
raccontare cose più spensierate e gioiose, non le solite tonalità minori. Ho
pronte parecchie canzoni, anche se ancora non sono registrate alla SIAE, perché
non sono ancora definitive.
Scrivi prima la musica o il testo?
Io
scrivo sempre prima la musica, perché faccio molta fatica a scrivere il testo.
Ho in mente le cose però fatico molto a esternare quello che sento in quel
momento, nella maniera giusta. Mi viene d’istinto una piccola parte, poi però
ci devo lavorare per fare tutto il contorno e dare un senso a quello che scrivo.
Vasco Rossi ha ragione quando dice che le canzoni sono come i fiori, bisogna
coglierle subito, altrimenti poi passano.