Barbara
Bertoldi (violoncellista cantante)
Trento 5.10.2014
Intervista di Gianfranco Gramola
Una musicista trentina cresciuta a pane e
musica. Ha la fortuna di fare un lavoro che ama e in cui mette tutta se stessa.
“La musica eleva l’anima. Le note? Un linguaggio universale che affratella
gli uomini”. Con i suoi concerti ha raccolto dei fondi da offrire in
beneficenza alla fondazione Veronesi. Domenica 7 dicembre alle 18,00 sarà allo
Spazio14 a Trento con il suo spettacolo “Cello messa tutta”
Foto
di Roberto Longoni
Barbara
Bertoldi è nata a Trento e
viene da una famiglia di musicisti per via "fraterna", ha iniziato lo
studio del violoncello con il prof. Giuseppe Momo sotto la guida del quale si è
diplomata nel 1991, dopo la maturità classica, presso il conservatorio "Monteverdi"
di Bolzano. In seguito si è perfezionata con Marco Scano, Enrico Dindo, Arturo
Bonucci e Menhaim Meir, e, per la musica da camera con Bruno Mezzena, Franco
Rossi e Paul Szabo. Nell' ottobre 2005 si è diplomata a Venezia, presso il
Conservatorio di musica "B. Marcello", nel Biennio di violoncello,
ottenendo così la laurea di secondo livello. Ha iniziato l'attività
concertistica a diciotto anni, e da allora si è esibita, in formazioni
cameristiche dal duo al settimino, in Festivals internazionali ed importanti
Stagioni, collaborando con musicisti di fama internazionale quali, A. Pärt, S.
Picard, G. Carmignola, l'improvvisatore per musiche da film K. Bukwald, il
baritono A. Corbelli e il direttore A. Radulescu. Ha inciso CD per la Dinamic,
Sipario Dischi e per la Stradivarius ed effettuato registrazioni dal vivo per televisioni
private e per Radio RAI. Nel 2002 ha fondato l'Ensemble Lucilla May, formazione
con la quale tiene una regolare attività concertistica, con una particolare
attenzione al repertorio contemporaneo: come solista, in duo con la voce o con
il pianoforte e nella formazione voce, violoncello pianoforte. Dal 1993 si
dedica con passione all'insegnamento, in questo campo ha avuto esperienze in
Conservatorio, in Scuole Musicali e come maestro preparatore in Orchestre
giovanili. Ha seguito corsi e workshop in Italia e all'estero: di Robert Culver,
sulle dinamica delle lezioni collettive di strumento ad arco e della grande
didatta Phyllis Young, dell'Università del Texas. Dal 1997 insegna violoncello
e musica d'insieme per archi presso la Scuola di Musica "I
Minipolifonici" di Trento.
Hanno
detto di lei:
“Barbara dimostra un talento frizzante e
scanzonato….le sue canzoni sanno colpire nel segno e ricordano le atmosfere di
Petra Magoni e Ferruccio Spinetti,…questo lavoro strappa più di un sorriso e
sicuramente contribuisce a far tornare il buon umore…” (F.
Nappi, “Corriere del Trentino”)
“Barbara,
penna felice e voce di bellezza naturale, autrice di una serie di canzoni
raccolte nel CD Bestiario, una gioiosa raccolta di brani che guardano al lato
“piccolo” della vita con spirito ironico e giocoso…” (E. Campagna,
“L’Adige”)
“Barbara
con i suoi dolci madrigali…il piacere della musica parlata, storie raccontate
da due voci che si sovrappongono quasi a farsi concorrenza, come se Barbara
avesse reso ventriloquo il suo violoncello o viceversa…”
(M. Garavelli, “La voce del Trentino”)
“Barbara
Bertoldi ha invece optato per uno strumento sostanzialmente di accompagnamento
al proprio canto, volutamente infantile (ma con testi ironici e sarcastici),
srotolando le divertenti canzoni comiche del suo Bestiario,
dedicato in gran parte a macchiette della quotidianità umana, non tralasciando
tuttavia simpatiche trascrizioni per voce e strumento di alcuni lavori della
classicità musicale…” (M. Pancotti, “Fuori dall’Orbita”)
“Più
distesa e spensierata la musica offerta dalla violoncellista Barbara Bertoldi
per l'aperitivo a base di canzoni comiche e molto leggere per violoncello e
voce…” (“Casatenovo”, rivista online)
Intervista
La
incontro al bar pasticceria “La Viennese” di Trento. Barbara
Bertoldi è nata e vive a Trento
(zona Bolghera). Maestra di violoncello, dal 1997 insegna ai giovani violoncello
e musica d'insieme per archi presso la Scuola di Musica "I
Minipolifonici" di Via Piave.
E’ una bella ragazza simpatica e molto ironica. Ama la musica - “Afferra le
note – come direbbe il poeta - e le regala al mondo” – e viene da una
famiglia di musicisti. “Sono la quinta di 5 figli – spiega Barbara - e ho un
fratello più vecchio di 15 anni e quando sono venuta al mondo suonava gia. Poi
è arrivato un altro fratello che faceva anche lui musica, quindi la musica era
di casa. Per me è stato naturale appassionarmi di musica. Sono stata
indirizzata al violoncello da mio fratello maggiore, una scelta azzeccatissima
devo dire”.
Un
direttore d’orchestra diceva: “Le
note sono piccole lucciole che si accendono mentre cammini al buio”. Per te
cos’è la musica?
Penso
che sia una sorta di organizzatrice del mio tempo. Senza pensare in particolare
a generi o formazioni in qui la pratico, tocca tutti gli ambiti della mia
esistenza, mi da da vivere e da gioire molto! E’ anche il modo di conoscere me
stessa in primis e gli altri .... Ci sono immersa fino al collo. Mi pare che ne
risulti che sia la mia vita. Mi ritengo molto fortunata di poter vivere facendo
musica e soprattutto di poterla insegnare.
Chi
sono stati i tuoi maestri?
Io
ho iniziato con un ottimo maestro, Giuseppe Momo, qui a Trento al Conservatorio.
Ho studiato con lui a parte una breve parentesi perché poi lui si è trasferito
a Bolzano dove viveva, ma io una volta finito il Liceo l’ho seguito e mi sono
diplomata con lui. Dopo il diploma inizia il grande lavoro ancora di studio e ho
studiato con i nomi della scuola italiana del violoncellismo, ossia con Enrico
Dindo, con Mario Brunello e con
Bonucci. Poi ho fatto corsi e workshop in Italia e all'estero.
Come
ricordi il tuo debutto il pubblico?
Il
primo saggetto di classe a 11 anni è una cosa. Ero una studentessa e me lo
ricordo con molta tenerezza ed emozione. Ricordo che la sensazione era piacevole
nonostante l’emozione. Il primo
concerto che ho fatto avevo 18 anni, perché ho iniziato molto giovane
l’attività, ed è stato un concerto per musica da camera per l’autunno
trentino. Ricordo che è stato uno dei più pagati della mia vita. Il compenso
non è paragonabile a quelli di oggi. Era il quintetto per clarinetto e archi di
Mozart e quello di Weber.
Che
tipo di musica suoni?
Io ho una formazione classica. Ho fatto
musica classica e musica da camera e il repertorio classico e romantico per
tutta la mia vita. Ultimamente mi sono interessata alla musica barocca e con dei
colleghi ci stiamo dedicando molto a questa nuova avventura musicale. Musica del
600 e del 700 italiano in particolare e devo dire che c’è un mondo
incredibile da scoprire. Meraviglioso.
Ma
per la musica barocca servono strumenti appositi?
Per
il repertorio barocco, al quale mi dedico da qualche anno, è molto importante
avere gli strumenti giusti, originali o copie di originali e montati con corde
di budello. Io oltre ad avere uno strumento moderno, ho uno violoncello barocco
costruito dal giovane liutaio Gianmaria Stelze, mio ex alunno. Ma Stefano
Veggetti, il violoncellista che mi ha introdotta alla prassi barocca mi spronava
da un po’ a cercare uno strumento piccolo, ossia un 3/4 da trasformare in 5
corde…. un “piccolo”, cioè uno strumento che diversamente dal violoncello
ha una corda in più e si usa per opere scritte appositamente come alcune
cantate di Bach ma anche per molto repertorio che comunque risulta ostico con 4
corde, proprio perché all’epoca sicuramente si suonava con “piccolo” come
tanti concerti del ‘700 , per non parlare della VI suite di Bach…. Pensa che
ti pensa mi è venuta in mente una mia ex alunna che aveva in casa un vecchio
strumento un po’ troppo malmesso per farlo restaurare per iniziare gli studi,
ma lo avevano conservato, era appartenuto ad un’altra giovane
studentessa che purtroppo è scomparsa troppo presto. Questa famiglia mi ha
fatto dono del violoncello. Io l’ho messo in mano ad un bravo liutaio
specializzato in strumenti barocchi, Alessandro Lanaro di Padova e ne è uscito
un gioiellino….un 3/4 di presunta scuola viennese di fine ‘800 trasformato
in 5 corde, con una quinta corda con un suono dolcissimo! Un regalo.. ha
debuttato quest’estate con 3 concerti in regione per la rassegna della mia
Associazione "Il Terzo Suono" con l’Ensemble degli Affetti, la
formazione con la quale pratico il repertorio barocco appunto! Una cosa che ci
tengo a dire è che i
concerti sono
stati fatti per raccogliere dei fondi da offrire in beneficenza alla fondazione
Veronesi ...un gesto per ringraziare
della grande opportunità!
I
tuoi genitori ti hanno sempre incoraggiata o avevano altri progetti per te?
Nessuno
aveva progetti per me. Mio padre diceva: “Basta che tu sia felice”. Invece
mia madre ogni tanto si preoccupava perché si investivano dei soldi per i
corsi. I soldi in casa mia non sono mai stati un problema, perché mio padre
veniva da un ambito culturale e per cui lo studio era una cosa fondamentale. Mi
hanno sempre aiutata e sostenuta. Economicamente c’era quello che mi serviva e
quindi non posso lamentarmi di nulla.
Papà
e mamma sono trentini?
Si!
Mio papà Franco, scomparso nel marzo del 2005, faceva il giornalista e
professore universitario. A Trento era un personaggio e ha scritto per il Sole
24 Ore, per l’Adige e altri giornali. Ha scritto di economia, di ricerche
storiche, di giornalismo, inoltre era insegnante e ha fatto una carriera
nell’ambito scolastico. Era alla Cattolica come Pedagogista ed era un uomo
molto brillante, molto creativo e sicuramente mi ha trasmesso la passione per il
lavoro. La mamma ha fatto la casalinga ed è una persona con una grande forza
emotiva e una grande ricchezza interiore e avendo sempre vissuto in campagna, i
suoi racconti ci hanno influenzato molto.
Ho letto che è uscito il tuo cd
“Bestiario per violoncello narrante”. Ne vuoi parlare?
Una volta ad un convegno su mio papà io ho
fatto un intervento musicale. Ho cantato o meglio vocalizzato e suonato un pezzo
e qualcuno mi ha detto: “Perché non metti anche le parole?”. Allora ho
cominciato a pensare a questa cosa e poi sono nati alcuni pezzi che però
venivano inseriti in un programma di musica contemporanea. Anche amici e
colleghi mi hanno incoraggiato molto nel pubblicarli. Allora ho scritte altre
canzoni e l’estate scorsa le ho registrare e nell’autunno dello stesso anno
è uscito il cd con 8 canzoni. Ovviamente la produzione è mia, non avevo
un’etichetta, li ho venduti ai concerti e via e.mail, poi li ho messi nelle
librerie e nei negozi di dischi, molti li ho regalati. Ho avuto delle ottime
recensioni e penso di aver ottenuto quello che volevo. E’ una cosa leggera,
con delle canzoni un po’ bizzarre, piene di gioia, ironia e con un pizzico di
effervescenza. E dentro c’è sempre un pensiero mio.
Qual
è stata la tua più grande soddisfazione artistica?
Adesso
come adesso essere arrivati fin qua. Poi ce ne sono tante. Come l’essere
riuscita a trovare dei colleghi e trovare l’equilibrio e la sintonia con cui
lavorare. Aver avuto la stima di musicisti che sono dei grandissimi e di aver
avuto delle conferme nella strada che ho intrapreso. Però ho avuto anche molte
soddisfazioni con i miei studenti. Quando un ragazzino ottiene dei risultati, è
entusiasta e si appassiona, è veramente la cosa più gratificante per un
insegnante. Ti soddisfa tantissimo vedere che altri ti riconoscono non solo il
lavoro fatto bene, ma che i ragazzi rendono, che vanno avanti con entusiasmo.
Delusione?
Nell’attività
come la nostra hai dei periodi di crisi in cui non sai come muoverti, in cui ti
sembra che tutto sia fermo e magari hai dei dissapori con dei colleghi. Forse
una delusione che naviga tra noi musicisti è tendenzialmente verso chi governa
questo paese. Non gliene importa molto della musica e questo è molto grave, però
noi si avanti perché abbiamo tanta
passione e questa non ce la toglie nessuno. Noi quando suoniamo siamo felici e
l’entusiasmo che ci mettiamo è un valore aggiunto per questa grande passione.
Sono proprie le passioni che rendono bella e interessante la vita, non credi?
Poi se fossimo riconosciuti e ci fosse un pubblico più preparato e più attento
alle nostre esigenze e se ci fosse una classe dirigente che sa cosa significa
fare questo mestiere e l’importanza di insegnarlo ai ragazzi, sarebbe il
massimo.
Nel 2006 hai fondato un’associazione, la
“Ensemble Lucilla May”. Che attività svolge?
Abbiamo
appena terminata l’ottava rassegna e con la nostra “Lucilla May”
sosteniamo varie formazioni di musica antica, formazioni che vanno dal duo fino
all’orchestra d’archi, arrivando a 12 elementi. Poi sosteniamo molte altre
iniziative come il mio cd “Bestiario
per violoncello”. Inoltre quando viene qualcuno ci confrontiamo, parliamo di
musica, spesso dalle discussioni partoriscono progetti e idee nuove. Poi ci
creiamo i programmi e diamo un tema. Il prossimo incontro ha come tema “La
follia”, quella di Erasmo di Rotterdam, ossia una follia buona, positiva. Sono
sgobbate estenuanti per organizzare tutto, facciamo tutto gratis però è molto
divertente, perché abbiamo uno spazio per giocare con la creatività e fare
quello che vogliamo. Siamo stati inseriti in quasi tutti i cartelloni principali
della città e questa è una bella gratificazione.
A
chi si avvicina alla musica, che consigli vuoi dare?
Nella
mia scuola si avvicinano ragazzi molto giovani che vanno dai 5 ai 7 o 8 anni.
Quando inizi da quella età il più delle volte sono spinti dai genitori e
quindi poi è compito del genitore e dell’insegnante a sostenerli in questo
avvicinamento. Il problema è che scatti la passione perché il più delle volte
lo prendono come un hobby, un passatempo. Se c’è la passione consiglio loro
di andare avanti, non mollare perché quella è una cosa che ti fa superare le
difficoltà. Poi farsi consigliare da bravi insegnanti, poi bisogna sgobbare e
qui “no ghè santi”. Tenere gli occhi aperti e non farsi condizionare dalle
mode.
Hai detto: “Due anni fa dopo un gran
brutto periodo ho vissuto una sorta di rinascita spirituale e …musicale”.
Cosa volevi dire?
Sono
stata malata e mi sono persa per un paio di anni. Io mi davo da fare ma non
c’ero. Ero in stand by, stavo male, odiavo i testi, mi infastidivano le
canzoni. Poi quando sono uscita da questa magagna ho recuperato energie e ho
ripreso in mano il discorso delle mie canzoni, ho conosciuto Stefano Veggetti e
mi sono data a questo repertorio di musica antica. Dopo la malattia avevo la
testa più sgombra di prima, e mi è servito per fare un passo avanti per me
stessa e anche per quello che volevo fare. Sicuramente ci sono dei periodi di
fiacca ma per fortuna c’è la musica che mi da l’energia di cui ho bisogno.
Mi sono avvicinata alle note come fossero impalcature a cui aggrapparsi per
superare momenti di difficoltà.
Premi?
Con
le mie canzoni ho preso qualche riconoscimento per i testi, riconoscimenti anche
simpatici. Questi premi non erano così importanti da salire sul podio, però li
ho apprezzati molto e li ho un po’ a me perché il quel periodo ero un po’
triste. Il cd invece l’ho dedicato ai miei genitori e ai miei alunni.
Hai
un sogno artistico?
Io
ho veramente tanta voglia di farmi conoscere per quello che sto facendo con
questo cd. Io ho un estremo bisogno della mia formazione classica e di fare
quello perché mi ci sguazzo. Sono più di 30 anni che faccio quello. Per cui
questa cosa che sto facendo forse mi permette di uscire più allo scoperto e di
uscire proprio come sono. Questa estate ho partecipato ad un festival in Brianza
e mi sto facendo conoscere in giro e mi do da fare. C’è da dire che non sono
un prodotto che riempie le sale come i grandi artisti. La gente viene per
curiosità e qualcuno anche perché è appassionato. Ma io con le mie canzoni
desidero comunicare vere e proprie
scariche di gioiosa energia con una garbata eleganza musicale.
A
chi vuoi dire grazie?
Sicuramente
a mio padre e a mia madre. E poi un pochino anche a me perché ho fatto tanto
per me stessa anche se poi qualcuno mi può criticare dicendo che sono egoista
ed egocentrica. Spero di non esserlo così tanto e se così fosse è perché
forse è una mia necessità perché mi sto facendo strada veramente da sola ed
è una gran fatica.
Quali
sono i tuoi progetti?
Mi
piacerebbe fare un altro cd, magari supportato da qualcuno, un’etichetta. Poi
ho lo spettacolo “Cello messa tutta”, che sarà allo Spazio14 a Trento,
domenica 7 dicembre alle 18,00, con la regia di Alessio Kogoj, il regista che
dal 1996 si occupa stabilmente e professionalmente di teatro nella realizzazione
di spettacoli per ragazzi, teatro di ricerca, narrazione teatrale, formazione al
teatro ed è direttore artistico de "I Teatri Soffiati”. Lo
spettacolo è una performance
musicale e teatrale. All’interno ci sono alcune canzoni scritte da me, alcune
canzoni sono tratte dal mio cd “Bestiario per Violoncello Narrante”. Il
programma è integrato da brani di George Gershwin, madrigali di Antonello da
Rimini, un omaggio a Giorgio Conte ed uno a Giorgio Gaber. Le canzoni sono
illuminate da brevi presentazioni, folli pensieri recitati e da una giusta dose
di ironica simpatia. Diciamo che il risultato è un mix insolito e delicato in
uno scambio incalzante tra parola musica e teatro. Uno spettacolo sul filo della
Felicità e in equilibrio con la Follia. Con la lente del quotidiano si
osservano i comici comportamenti umani, e ancora intraviste metafore dell'amore
e dell’arte.