Bruno
Lauzi (cantautore) 18.6.2003
- aprile 2006
Intervista di Gianfranco Gramola
Un
piccolo grande uomo
Omaggio
all’artista, scomparso il 24 ottobre 2006.
Bruno
Lauzi è nato ad Asmara, l’8 agosto
1937.
E’ stato un cantautore, compositore, cabarettista, poeta e scrittore
italiano. Nel suo sito www.brunolauzi.com
si dichiara “Poeta fungaiolo” (nell’intervista spiega il motivo).
Nato in Africa ma cresciuto a Genova, la leggenda lo considera, insieme a De’
Andrè, Umberto Bindi, Tenco e Gino Paoli, tra i fondatori e maggiori esponenti
della scuola genovese dei cantautori. “ La
cosiddetta Scuola Genovese dei cantautori –
spiega Lauzi – non esiste e non è mai
esistita. Una scuola prevede maestri e allievi e nessuno di noi fece da maestro
né fu allievo”.
L'inclinazione artistica di Lauzi si era manifestata piuttosto precocemente.
Erano gli anni cinquanta quando, insieme a Luigi Tenco, suo compagni di
banco al Liceo Andrea Doria, iniziò a scrivere i primi brani. Tra questi, uno in particolare - "Il poeta" - decretò per lui
l'inizio di una lunga e feconda carriera segnata da indimenticabili successi,
come "Ritornerai" e "Il tuo amore". A questo filone
romantico Lauzi ha alternato spesso canzoni umoristiche, come "Garibaldi
blues". Questo aspetto del suo talento creativo lo ha portato
successivamente a collaborare con comici e cabarettisti quali Lino Toffolo
ed Enzo Jannacci. Nel 1970
Lauzi iniziò la collaborazione con Mogol e Lucio Battisti.
Come autore scrisse una bellissima canzone per Mia Martini “Piccolo
uomo", per Georges Moustaki "Lo straniero", per Ornella
Vanoni "L'appuntamento". Nonostante la sofferenza per la
malattia che lo aveva colpito (soffriva da tempo del morbo di Parkinson) Lauzi
ha conservato intatta la sua straordinaria verve e la personalità schietta e
vigorosa. Nel 2006 aveva partecipato alla realizzazione del disco "... a Pierangelo Bertoli" (pubblicato per ricordare il cantautore di
Sassuolo) interpretando una canzone di Pierangelo Bertoli, "Sera di
Gallipoli". Lauzi ha interpretato anche canzoni scritte da altri, come ad
esempio Paolo Conte: nel 1974 "Onda su onda" diventò un successo
rilanciato dalle emittenti radiofoniche, e ad esso si aggiunsero poi, tra gli
altri motivi, "Genova per noi", sempre di Conte, "Angeli"
scritta da Lucio Dalla e "Naviganti"
di Ivano Fossati. Tra le altre sue canzoni più conosciute si ricordano anche
quelle scritte per un target giovanile, come "La tartaruga" e "Johnny
Bassotto" (interpretata dall'amico Lino Toffolo), e, nel 2002, "La
gallina brasiliana", composta insieme a Riccardo Zara per il 45°
Zecchino d'Oro. Il 24 ottobre 2006,
a Peschiera Borromeo (MI), paese dove ha vissuto tutta la vita, muore a 69 anni
Bruno Lauzi, ma non a causa del Parkinson, il morbo che lo ha accompagnato negli
ultimi 15 anni, bensì di una malattia che non perdona e che ti consuma piano
piano: il tumore. Il funerale è stato celebrato nella chiesetta di San Bovio,
vicino a Peschiera Borromeo. Ha lasciato la moglie Giovanna Coprani e il figlio
Maurizio. Lauzi
si lamentava che dopo aver confessato la malattia sia stato messo un po’ da
parte dalla televisione.. “Dovevo andare
a Passaparola – spiega amareggiato Lauzi
- sono
ancora qui che aspetto. Dovevo suonare al Blue Note, il tempio del jazz
milanese, macché. Ho fatto la sigla per Cinquanta di Pippo Baudo, dovevo
andare a cantarla di persona e niente”.
Discografia
1965
- Lauzi al cabaret - Ti ruberò.
1968 - Cara - I miei giorni .
1970 - Bruno Lauzi. 1971
- Amore caro, amore bello (doppio). 1972
- Il teatro di Bruno Lauzi. 1973 -
Simon. 1974 - Lauzi oggi. 1975 -
L'amore sempre. 1975 - Quella gente
là - Genova per noi.
1976 - Johnny Bassotto, la tartaruga... ed altre storie. 1977 - Persone.
1978 - Alla grande. 1981 -
Amici miei (Q disc con quattro brani). 1982 - Palla al centro. 1985 - Piccolo
grande uomo - Back to Jazz. 1987 -
Ora! 1988 - La musica del mondo - 1989
- Inventario latino - 1992
- Il dorso della balena - 1994
- 10 Belle canzoni d'amore (raccolta). 1995
- Una vita in musica (raccolta). 1996
- Johnny Bassotto e i suoi amici. 2001
- Omaggio alla città di Genova. 2003
- Il manuale del piccolo esploratore.
Ha
detto:
- Caro
Parkinson, vivo il sogno di poterla, un giorno non lontano, prenderla a
schiaffi. A mano ferma.
- Mia
suocera il Parkinson lo chiama Pakistan. Un giorno mi ha chiesto:"Come va con
il Pakistan?". Gli ho
risposto:"Eh, siamo in guerra".
- Un’intervista
sul mio morbo? Volentieri, ma guardi che le foto verranno un po’ mosse.
- Quando
mi chiedono della mia malattia la butto sul ridere. "E adesso?" mi ha
chiesto una signora. Ed io:"E adesso uova strapazzate".
- Un
giornalista mi ha chiesto cos’è
cambiato nella mia vita dopo il morbo. Io gli ho detto:"Non suono più la
chitarra, adesso suono le maracas".
- C’era
un signore che aveva la mia stessa malattia e quando si bloccava
all’improvviso perché non riusciva a muovere un muscolo, invitata i suoi
nipotini a giocare con lui agli indiani. Lui faceva sempre la parte del Totem.
-
Programmi? Diventare un bel vecchio. Nei prossimi vent'anni, dai 63 attuali agli
83, conto di giocarmi il tutto per tutto al motto di: Adesso o mai più!
Curiosità
- A
giugno del 2005 è
uscito il suo ultimo romanzo
dal titolo curioso "Il caso del pompelmo levigato", edito da Bompiani
e nel novembre 2006:"Tanto domani mi sveglio", un libro autobiografico (Grammarò Edizioni).
- Al
suo nome è stata dedicata l'edizione 2006 del Premio Tenco.
- La
canzone "Almeno tu nell'universo", scritto in coppia con Maurizio
Fabrizio e interpretato da Mia Martini, ha vinto il premio della critica al
Festival di Sanremo del 1989.
- Nella
sua carriera ha scritto oltre 600 canzoni, inoltre ha fatto il produttore di
vino.
-
Nel tempo libero si occupa di politica (sua antica passione), giornalismo,
gastronomia
e alla raccolta di funghi.
Intervista
L’ho
incontrato questa estate (2006) ad Andalo, un’ora prima di un concerto e
dopo aver fatto quattro chiacchiere, nel salutarlo ho avuto la percezione che
quella sarebbe stata l'ultima volta che l'avrei visto. Stanco nel fisico e in faccia, appoggiato al
bastone mi ha detto:” Ti saluto,
perché devo correre a prepararmi per lo spettacolo. Correre, si fa per dire,
Gianfranco “. Un grande personaggio che ha vissuto tutta la vita con umorismo
nonostante tutto. Ha ragione Antonello Venditti nel dire che :” ...valeva proprio
la pena di averlo conosciuto, uno capace di essere così coraggioso”.
Il
tuo rapporto con Roma com’è?
Ho
un rapporto splendido da tanti anni. Diciamo che Roma mi ha accettato fin dal
primo arrivo. Da appena arrivato, che vuol dire non da professionista ma
da lavorante. Il mio approccio è stato molto divertente . I romani se lo
ricorderanno. Era l’anno 1950, sono arrivato da Genova in gita scolastica e ho
fatto in tempo a vedere Pio XII, sono stato portato a visitare le catacombe e
come tutti i turisti dell’epoca, sono stato vittima delle informazioni
sbagliate che i romani davano ai turisti per levarli dalla circolazione. Quando
sono arrivato, appunto con la scuola, pensavo più alla compagna di banco che ai
monumenti. Nel ’69 invece, il mio
primo impatto serio, sono arrivato per lavorare e ho preso possesso e mi sono
lasciato possedere dalla città. C’è stato uno scambio molto sereno di
accettazione dei dati caratteriali, anche se ero stato messo sull’avviso da un
mio amico, il grande Giancarlo Fusco, il quale bazzicava da Rosati, e mi diceva
ridendo sotto i baffi, vai via questa è una città puttana, è una sabbia
mobile, ti lusinga e ti frega, non cascare nella trappola di quelli che dicono:
“Famo, dimo, nun te preoccupà, ce penso io, ecc.” perché ti ritrovi con
una mano davanti e una di dietro, ad aspettare improbabili appuntamenti con
improbabili personaggi. Devo dire che nel tempo
forse poteva esserci una Roma così
disinvolta da “commedia all’italiana” ho trovato invece serietà e
professionismo.
C’è
un angolo di Roma che ami particolarmente?
A
Roma io ho vissuto per quasi 30 anni all’Hotel Plaza, in via del Corso, sono
uno dei grandi clienti, quello del V° piano e, diciamo così,
godevo della scorta armata del ministro De Michelis . Poi ad un certo
punto l’albergo non progrediva, cigolava il pavimento sempre più, le camere
erano sempre più scomode, per andare in bagno, se uno guardava la televisione
in poltrona, l’altro doveva camminare sui letti per raggiungere il bagno. Mia
moglie allora ha preso per entrambi un bilocale in Trastevere, e finalmente ho
toccato il cielo con un dito perché ho scoperto la Roma vera. Ho ancora
l’appartamento che sta proprio in una delle più belle piazze di Trastevere,
cioè piazza S. Egidio. Lì c’è anche un mio amico, Spartaco, che ogni volta che
mi vede dice sempre: “A Bru’, qualunque cosa, ricordati ‘Spartaco’”.
Ce n’è un altro, che è il mio tecnico delle luci che mi dice sempre: “Me
chiamano “er cipolla” perché faccio piagne la gente, so’ IV° grado de
Karate”. Che umorismo i romani.
Cosa
provi a tornare a Roma dopo una lunga assenza?
Non
ho mai lunghissime assenze da Roma, le più lunghe ormai possono essere di un
mese al massimo. Roma mi è entrata sotto pelle, in questa città ci lavoro
spessissimo. Ci ritorno comunque sempre volentieri.
Vivi
la Roma by night?
Non
la vivo. Diciamo che io vado solamente nei
locali di jazz, perché ci vado a cantare. Di solito vado al New Orleans, una o
due volte al mese fuori che nel periodo caldo perché i romani disertano la città,
o all’Alexander Platz, questi sono i due posti in cui vado spesso, i due posti
diciamo musicali.
Roma
è o era la città più bella del mondo?
Sai,
per me rimane una delle 3-4 più grandi e bellissime città del mondo, perché
Londra è tecnicamente la più bella di tutte solo che ha un piccolo difetto: la
popolazione, è terribile, un popolo non simpatico. Io ho potuto collezionare degli aneddoti così squallidi
sull’accoglienza che ho ricevuto in Inghilterra, che mi dispiace persino
pensare di non essere stato sfortunato particolarmente ma di essere nella media
degli altri. Una cosa è sicura, difficilissimo vedere una bella donna. Non è
roba per noi. Perché quelle poche bellissime che vedi scivolano da una Roll
Royce al portone di un club privato. Devi avere la fortuna di passare lì in
quel momento.
Qual
è stata la tua più gran soddisfazione artistica?
L’aver
vinto il Premio della Critica nell’89 con “ Almeno tu nell’Universo”.
Soddisfazioni ne ho avute tante, ma anche delusioni, perché ogni volta che non
vinci ci resti male.
Hai avuto la fortuna di lavorare con molti
grandi artisti. Come ricordi l’incontro con
Lucio Battisti?
Che
m’ha pagato da mangiare (risata).
E
di Mina cosa mi dici?
Mina
giocava sempre a poker (risata).
E
di Lino Toffolo, il veneziano?
Lino
è un caro amico.
Com’è
nata la passione per la musica?
Non
avevo nessuno in famiglia che cantava o suonava. I miei genitori avevano un buon
gusto in fatto di musica. La passione per la musica è nata per la voglia di
farla. Pensa
che i miei genitori volevano che prendessi una laurea e facessi il giornalista.
Cosa
hanno scritto di cattivo su di te?
Che
sono troppo polemico. La polemica fa parte della vita e quando ci vuole ci
vuole.
Sul
tuo sito hai scritto:”Sono un artista, un poeta fungaiolo”. Fungaiolo?
Si!
Fungaiolo. E’ il mio hobby preferito andare per funghi. Ora ho smesso per via
della mia malattia. Per me era uno dei piaceri della vita andare nei boschi a
cercare funghi.
Come
convivi con il morbo di Parkinson?
Convivo
come uno che vive in guerra e fa la
guerra e cerco di tirare su il morale a chi
è nelle mie stesse condizioni...
Quali
erano i tuoi idoli da ragazzo?
I
grandi della musica americana, da Sinatra, Bill Crosby, Nat King Cole, Cole
Porter, George Gershwin.
Il
complimento più bello che hai ricevuto?
L’ho
ricevuto da Ivano Fossati. Sentendo la sua canzone “Naviganti” cantata da me
mentre tornava a Genova, mi ha telefonato e mi ha detto:” Adesso che ho
sentito la mia canzone cantata da te ho capito cosa ho scritto”. Non puoi immaginare,
caro Gianfranco, che piacere che mi ha fatto.
Che
rapporto hai con la Fede?
Direi
molto buono la Fede in Dio, non in una religione.
Hai
un sassolino nella scarpa che vuoi toglierti?
No!
Ormai mi sono riappacificato con tutto e con tutti.
Un
tuo sogno?
Fare
una commedia musicale che vada in porto e che ho scritto con Pippo Caruso e
altri. Un Musical.
A
chi vorresti dire “Grazie”?
Alla
gente che mi ha voluto bene e continua a volermene ancora.
Un
domani come vorresti essere ricordato?
Come
uno che non ha mai lasciato nulla di intentato.