Claudia
Catalli, (giornalista e scrittrice) Roma
18.2.2015
Intervista di Gianfranco Gramola
Ideatrice
del CineCocktail, è una professionista del giornalismo, ambiziosa e
intelligente. Ha un desiderio: ideare un premio per valorizzare i giovani…
“perché tutti parlano di giovani talenti. ma sono pochi quelli che danno loro
una chance concreta”
Claudia
Catalli,
Giornalista,
scrittrice, critico cinematografico. Nata a Roma è laureata in Filosofia, collabora da anni con prestigiose
testate nazionali (Panorama, Wired, Grazia, Gazzetta dello Sport) occupandosi
prevalentemente di cinema e cultura, con numerose pubblicazioni al riguardo. Nel
2012 fonda gli incontri di informazione e approfondimento cinematografico CineCocktail
e li conduce con successo nel corso dei più importanti festival cinematografici
internazionali e nazionali, da Cannes a Venezia, da Berlino a Roma. Metamorfosi
è il suo primo romanzo, a cui sono seguite diverse pubblicazioni in antologie
(Famiglie Assassine, Viterbo in giallo etc.) e opere di saggistica/critica (come
i Dizionari Atipicoi del Giallo editi Cooper).
Intervista
Com’è
nata l’idea del tuo CineCocktail, ossia degli incontri con i protagonisti del
cinema e dove si svolgono?
L'idea
nasce dalla voglia di sperimentare un nuovo modo di parlare di cinema e portare
chi lo fa ogni giorno a contatto con il pubblico, di fronte a un cocktail.
Incontri con autori, attori, registi, attrici a metà tra informazione e
intrattenimento, chiacchierata spensierata e approfondimento cinematografico,
per potersi confrontare tutti insieme, faccia a faccia, in un clima
professionale ma libero e informale. Si svolgono principalmente presso i
festival cinematografici, da Cannes a Venezia, ma stiamo ragionando su degli
appuntamenti squisitamente romani che annunceremo a brevissimo!
Come
avviene la scelta degli artisti da intervistare? In base alla simpatia o perché
hanno qualche film da promuovere e reclamizzare?
Sarebbe
bello poter scegliere solo in base alla simpatia, ma non sarebbe giusto. I
criteri sono molteplici, vanno dalla voglia di approfondire dettagli e
retroscena della carriera consolidata di un grande artista al tentativo di dare
spazio e luce ai giovani emergenti di talento.
C’è
qualche attore che ti ha deluso?
Finora
no, speriamo bene per il futuro!
Il
più simpatico e disponibile?
Tutti,
e non è un modo per evadere la domanda. Chi accetta di esserci al CineCocktail
in genere sposa in pieno la nostra filosofia: incontri gratuiti, aperti a tutti,
dove chiunque può intervenire. Chi viene sa di doversi mettere in gioco,
partecipare al dibattito e offrire qualcosa al pubblico a fine incontro. Un
saluto, un monologo, una poesia, una canzone. Lascio carta bianca al nostro
ospite per poterci salutare secondo il suo stile, regalandoci un'ultima
emozione. Finora sono stati tutti disponibilissimi, persino i talent
hollywoodiani: John Turturro non voleva più andare via!
L’artista
che ti ha dato più soggezione?
Ero
agitata prima di condurre l'incontro con Michael Madsen, a Cannes, temevo fosse
poco gestibile o magari poco disponibile, invece è stato davvero generoso e si
è fermato a chiacchierare con tutti anche a fine incontro.
Un
artista che ha rifiutato il tuo invito?
Finora
nessuno: devo preoccuparmi?
Qual
è stata la tua più gran soddisfazione professionale?
Ricevere
complimenti da Francis Ford Coppola, Oliver Stone e Woody Allen. Chiacchierare
con Meryl Streep, stringere la mano a Martin Scorsese. Grazie al mestiere che
faccio ho avuto la fortuna di parlare con tanti altri, ma loro mi sono rimasti
impressi. Per le cose che mi hanno detto, per come le hanno dette.
E
delusione?
La
fatica che si fa ogni giorno per fare bene un mestiere pulito. Senza
compromessi, senza lasciarsi abbattere da un mondo lavorativo che guarda a
capelli bianchi e raccomandazioni più che a talento e effettiva preparazione
culturale. E' una strada sempre in salita, ogni giorno.
Il
complimento più bello che hai ricevuto per il tuo CineCocktail?
Potrei
citare tutti i complimenti che ci hanno fatto attori italiani e internazionali,
o quelli dei giornali che ci seguono sempre con affetto. Ma mi piace riportare
una cosa detta da un signore del pubblico dopo il CineCocktail veneziano con
Pierfrancesco Favino: "Grazie... perché oltre ad essere stato un incontro
interessante e coinvolgente, ci siete sembrati davvero delle belle
persone". Che dire, mi ha commosso.
Come
siamo messi con il cinema italiano? E’ veramente in crisi come si dice?
Abbiamo
maestri, autori e attori che il mondo ci invidia. La crisi c'è, ma è puramente
economica: non creativa, né di idee. Manca il coraggio di realizzarle, da parte
di produttori soprattutto. E manca un circuito distributivo sano, che faccia
circolare di più e meglio film di qualità.
Hai
mai pensato di realizzare un Premio alla carriera, al film più bello, ecc…?
Mi
piacerebbe, magari un premio per valorizzare i giovani, perché tutti parlano di
giovani talenti. ma sono pochi quelli che danno loro una chance concreta.
Qual
è il tuo motto?
Chi
ha un perché abbastanza forte può superare qualsiasi come. E' di Nietzsche,
non è mia, purtroppo.
Abbiamo
in Italia dei giovani talenti nell’ambito del cinema?
Ma
certo, tantissimi. Da attori a registi. Basta guardare i nomi nei festival e nei
progetti internazionali per farsi un'idea.
Credits
Matteo Mignani
Un
consiglio a chi fa cinema?
Non
mollare, non pensare a compiacere chi ti guarda: fai un film per te stesso, per
raccontare un'urgenza. Se è autentica, e raccontata con qualità, il pubblico
ti seguirà.
Vediamo
di conoscerti meglio. Quali sono i tuoi hobby i tuoi passatempi
preferiti, quando non lavori?
Scrivere,
scrivere, scrivere. per lavoro, per hobby, sempre. E viaggiare: appena posso
mollo tutto e prendo un aereo, anche lastminute, che mi porti in posti che non
conosco.
Fai
collezioni?
Colleziono
sfere. E ricordi, libri, film, fotografie.
Un
peccato di gola che ogni tanto ti concedi?
Me
li concedo sempre, tutti. Non so cosa vogliano dire le parole "dieta"
e "autocontrollo".
Un
tuo portafortuna?
I
miei guantoni da boxe rossi. Vai a capire perché.
Cosa
non sopporti?
Ipocrisia,
falsità, arroganza, superficialità.
A
quale trasmissione televisiva non rinunci?
Nessuna.
Non ne vedo quasi mai, sono sempre al cinema o a teatro.
Quanto
ti influenza l’oroscopo nella vita quotidiana?
Mi
diverte. Anche perché l'acquario quando non ha saturno contro, ha sempre
qualche pianeta che non gira per il verso giusto!
A
chi vorresti dire grazie?
Ai
miei nipoti, che mi insegnano il senso del tempo e la meraviglia dello stare al
mondo. Ai miei lettori, che mi seguono da oltre dieci anni. A tutti quelli che
hanno avuto qualcosa da insegnarmi e l'hanno fatto. A chi mi guarda dritto negli
occhi e, dicendomi la verità, mi rende una persona migliore. A chi sa restare.
A chi da anni mi sta accanto con l'amore che tento di meritare. E ai pochi
detrattori, perché mi spingono a fare meglio.
Com’è
nata la passione per il giornalismo? Chi te l’ha trasmessa?
E'
nata a scuola, tra i banchi del liceo, al Giulio Cesare. Fondammo un giornale
perché fosse mezzo di libera espressione per tutti, Mr Hyde. Un freepress, poi
diventato giornale d'istituto: un'esperienza folle, memorabile e bellissima. Ci
ha fatto sentire tutti parte della stessa avventura, anche se eravamo solo
ragazzini.
Claudia Catalli e Maria Grazia
Cucinotta (credits CineCocktail)
Quali
sono stati i tuo maestri? Dove hai fatto la gavetta?
Ho
iniziato presso giornali locali, poi sono arrivata a redazioni come quella del
fu Falcone Maltese, una bellissima rivista di genere noir, raffinata e in bianco
e nero, da veri intenditori. Nel frattempo iniziavo a fare critica
cinematografica su Cinema.it, accanto a un ottimo parterre di critici, tuttora
ringrazio i loro preziosi consigli. Poi quotidiani, dirette radio e tv, riviste,
tutte cose che porto avanti da una decina di anni.
I
tuoi genitori che futuro sognavano per te?
Non
me l'hanno mai detto. Non hanno mai progettato carriere o avanzato
consigli. Credo mi volessero, semplicemente, felice. Mi hanno sempre e solo
ripetuto: "Scegli quello che ti piace, ma studia e fallo bene".
Quali
sono i temi che ami affrontare nelle rubriche cui collabori (Panorama, Grazia,
Tu Style, Wired, GQ, ecc…)?
Principalmente
cinema. E tutto ciò che ruota intorno a cultura e spettacoli.
Quando
scrivi ti ispiri a qualche modello di scrittore?
No,
scrivo e basta. dappertutto, ad ogni ora del giorno e della notte. Poi, da
lettrice, ho le mie preferenze. Sono cresciuta a pane e Pessoa, Celine, Borges,
Calvino, Pirandello, Sepulveda, Neruda, e potrei continuare a lungo.
In
un articolo, una storia vera, aiuta?
Per
me scrivere un articolo è sempre raccontare una storia vera.
Scrivere
per te corrisponde a un’urgenza personale, ad una valvola di sfogo o una sorta
di dovere?
Dovere,
se lo faccio per lavoro. Urgenza, se lo faccio per me stessa. Valvola di
sfogo mai, ci sono tanti altri modi per sfogarsi.
È
più difficile iniziare un articolo (racconto), trovare l’incipit e
l’ispirazione giusta, oppure finirlo?
Ho
più difficoltà a chiudere. Un romanzo, come una storia d'amore. Chiudere,
mettere il punto, definire, finire, lasciar andare. Non è facile, mai.
Qual
è per te il momento della giornata più prolifico per scrivere?
Indubbiamente
la notte. Mentre tutti dormono e la giornata sta per finire.
Quanto
contano per te i libri? Che genere di libri ami leggere?
Ne
ho letti sempre tantissimi, sin da piccola. Non ho un genere, per me conta chi
scrive, non cosa scrive. Non sono una lettrice avida di storie originali, mi
interessa più lo stile: dopo Bibbia e Odissea è rimasto poco da inventarsi, da
un libro pretendo più che altro un'emozione, una suggestione, qualcosa che mi
resti dentro.
Parliamo
un po’ di Roma. In quale zona di Roma hai passato l’infanzia?
Tra
l'Eur e la Tiburtina, come scuole piazza Bologna e corso Trieste, università
invece nella splendida Villa Mirafiori.
Com’è
attualmente il tuo rapporto con Roma?
Amore
e odio. Amore per una città immensamente bella, che commuove da ogni singolo
angolo la si guardi. Mi affascina, mi seduce, mi conquista ogni giorno. Odio per
com'è (mal)ridotta e gestita, per l'incuria e l'inciviltà di chi la abita.
C’è
un angolo di Roma a cui sei particolarmente legata? Se si, perché?
Uhhh
in centro, in periferia, dar buco di Roma ar Fontanone, dai Fori al Gianicolo,
dalle scalinate del rione Monti al tempio di Flora a Villa Ada, ne ho
tantissimi.
Hai
visto il film “la grande bellezza”? Cosa ne pensi?
L'ho
apprezzato molto, è un film che sa ritrarre maestosità e decadenza di una città
trasfigurata dal potere dell'immaginazione: non è la Roma di ogni giorno, è la
Roma dei salotti, dei fallimenti esistenziali, dell'illusione e del disincanto.
La Roma che ti abbraccia e ti respinge, una delle possibili migliaia di visioni
di questa città. Splendidi i titoli di coda, che fanno scivolare pensieri ed
emozioni lungo le acque del nostro Tevere.
Qual
è secondo te la “Grande bruttezza” di Roma?
E'
sporca, ovunque. Vanta mezzi di trasporto scadenti, zero puntualità, scarse
competenze, strutture di diffusione e intrattenimento culturale spesso
abbandonate, se non chiuse. Continuo?
Claudia con Antonello Venditti e Er Piotta (credits
Pietro Coccia)
Un
consiglio al sindaco di Roma?
Aprire
il centro ai romani e alle famiglie, restituire le meraviglie della città a chi
la vive (e si guarda bene dall'andare in centro, tra parcheggi inesistenti e
varchi e multe ecc). E poi un bel giro di notte. Non nella Roma capitolina, ma
in quella vera, tra periferie e strade buie. Passare del tempo con chi vive nei
quartieri, capire bene punti di debolezza su cui lavorare. In sintesi: scendere
dalla poltrona e tornare in strada. Roma è le sue strade.
Uno
ai romani?
Recuperare
quell'apertura, bonarietà, ironia e ospitalità tipiche della nostra
tradizione. Frequentare le piccole osterie e botteghe che ancora (r)esistono.
Essere fieri di abitare nella città più bella del mondo, e lavorare ogni
giorno per mantenerla tale.
Ti
piace la cucina romana? Frequenti qualche osteria in particolare?
Da
morire. Sono una buona forchetta, ho i miei posti del cuore, punto sulle osterie
storiche (quelle non turistiche che sono rimaste) o su posti piccoli gestiti con
amore.
Come
trovi i romani? (pregi e difetti)
Veraci,
sornioni e permalosi, i romani di un tempo. Strafottenti, allegri e
addormentati, quelli di oggi.
Tradiresti
la tua Roma per andare a vivere in un altro posto?
Ci
penso sempre. Viaggio di continuo, di fatto passo pochissimo tempo nella
mia città. Però Roma è Roma. Ogni volta che torno, mi basta scendere
dall'aereo per sentire aria di casa. Potrei vivere altrove - e viste le
condizioni in cui versa la città oggi forse farei anche bene - ma
abbandoneresti mai tua madre, o la donna che ami, solo perché viene
maltrattata? Roma è Roma, ripeto: come disse qualcuno non si discute, si ama.