Claudio
Amendola (attore) Roma
6.2.2003
Intervista di Gianfranco Gramola
Un
coatto con il cuore d'oro
Tra una prova e l’altra dello spettacolo televisivo:”
Amore mio… diciamo così” (prodotto da Angelo Rizzoli, condotto con Matilde
Brandi e Roberta Lanfranchi), Claudio Amendola
trova il tempo per fare due chiacchiere con me e si meraviglia molto che
un trentino come me si interessi di Roma. Ecco
una breve presentazione del simpatico “macho all’amatriciana” come viene
definito dagli addetti ai lavori. L’attore
è nato il 12 febbraio del ’63. Il segno zodiacale è quello dell’Acquario,
le cui caratteristiche sono l’intelligenza, anticonformismo, il carattere
ribelle e la bizzarria. E’
figlio di due grandi doppiatori, Ferruccio (Dustin Hoffman, De Niro, Stallone,
Al Pacino, Tomas Milian, ecc…) e Rita Savagnone (Liza
Minelli, Sofia Loren, Claudia Cardinale, ecc…). Prima di approdare nel mondo
del cinema ha fatto mille lavori, tra cui il
commesso, il bagnino, il manovale e poi l’assistente in sala di montaggio. Ha
debuttato nel cinema a 19 anni in “Storia d’amore e d’amicizia “ diretto
da Franco Rossi. “Nella vita - spiega Claudio - amo solo Francesca e
la Roma”.
Ha detto:
- Ho il diploma di terza media, mica sono
andato oltre. A 18 anni avevo smesso di studiare. Il Liceo l'ho frequentato più
fuori, per vedere amici e amiche, che dentro.
- Il giorno più brutto? Quando ho scoperto
che l'amore e la passione che mi legavano alla mia ex moglie non c'erano più.
- Non sono uno sex-symbol. Questa è
un'etichetta che mi hanno appioppato e che mi dà fastidio.
- Il mare è la vita. Pensi di conoscerlo, ma
non è vero, pensi di averlo domato e invece è il contrario. Il mare è
quell'immensa distesa che ti fa venire voglia di scappare nell'isola che non
c'è.
- Ho vissuto molto per strada dai 15 ai
20 anni. Avrò cenato a casa non più di cinque volte.
- Ho tre grandi passioni: La Roma. la
politica e mia moglie, di cui sono geloso.
- Sono ambasciatore del WWF e me ne vanto.
Tra 50 anni l'acqua costerà come il vino, però senza vino non se more,
senz'acqua si. Queste cose mi fanno diventare pazzo.
- Era divertentissimo avere delle figlie
piccole, anche perché ho evitato la parte più fastidiosa, delegando
spudoratamente alla madre i pianti e le notti insonne.
Curiosità
- Dal
Time è stato paragonato a Marlon Brando, mentre l’On Giovanna Melandri (Ds) ha
detto che se Claudio Amendola fosse nato a Brooklyn sarebbe diventato l’Al
Pacino nostrano.
- Attualmente vive con l'attrice trentina Francesca Neri.
- L'attore ha tre figli: Alessia e Giulia,
avute dall'ex moglie e Rocco da Francesca Neri.
Intervista
In
quale zona di Roma hai passato l’infanzia, Claudio?
Ho
passato l’infanzia a Monte Mario e i ricordi sono eccezionali. Sono i ricordi
più belli che ho perché i ricordi da ragazzo sono quelli che ti rimangono più
dentro. Ricordi dei quali si ha nostalgia…
Come
ricordi la Roma di allora?
Ma,
guarda, era la Roma che si preparava ad essere quella che è oggi, una città
cosmopolita, una città degna delle grandi capitali europee. Era una Roma che si
preparava a cambiare. Sai Gianfranco, Roma ha questo di bello, secondo me, che
nonostante sia la città importante che è, è una città che rimane molto
provinciale, dove si sente molto il quartiere, la zona. E’ una città molto
divisa, in questo senso, o meglio più che divisa direi paesana, Si! Ogni
quartiere è un piccolo paese.
Hai
un buon rapporto con la tua città?
Migliora
sempre di più. Io sono innamorato della mia città e personalmente ci sto bene,
anche se Roma è diventata una città difficile da viverci, perché essendo così
grande e così piena di gente, soffre delle caratteristiche delle metropoli, cioè
il traffico, l’inquinamento e la frenesia della vita moderna. Questo è il
prezzo che si deve pagare per vivere in una città così bella. Comunque mi
manca tanto quando per lavoro sono
via.
Come
vedi i romani attraverso i loro pregi e difetti?
Io
credo che il peggior difetto che hanno i romani è quello di aver poco rispetto
per la propria città, però è una tendenza che sta cambiando e di questo me ne
sto rendendo conto. Stiamo un po’ imparando a rispettarla e ad amarla anche se
credo che questa sia la nota meno positiva. Noi viviamo in una città che è
patrimonio mondiale e allora dobbiamo assolutamente imparare
ad apprezzarla e rispettarla di più e ad essere un po’ più educati
con la nostra città. Poi per quanto riguardano le caratteristiche dei romani
sono quelle che forse io più incarno. Insomma c’è una grande solarità, una
certa spregiudicatezza e una specie di benevola arroganza che si
contraddistingue e che molto spesso viene appunto scambiato per arroganza vera e
propria ma che posso garantire non lo è. E’ il nostro carattere, il nostro
modo di fare. Ancora campiamo sul “Roma, caput mundi”.
Ami
mangiare?
Con
il mangiare ho un rapporto di amore e odio. D’amore perché ne faccio un buon
uso e d’odio perché è una cucina molto pesante, grassa e non aiuta chi fa il
mio mestiere nello stare in forma.
Visto
che Francesca Neri, la tua compagna, è trentina, quando vai dalle
sue parti mangi trentino?
Come
no, la cucina trentina la conosco molto bene e mi piace molto e Francesca, la
sua mamma e il suo papà mi hanno educato molto in fatto gastronomico. Ogni
volta che veniamo su per me è un bel momento. Tra l’altro prima di
stare con Francesca, venivo spesso in Trentino, in montagna a Fai della
Raganella, a sciare e devo dire che ho trovato gente meravigliosa e soprattutto
un clima molto intimo e riservato.
C’è
una zona di Roma a cui sei particolarmente legato?
Sicuramente
il posto dove sono nato, perché sono molto legato alle radici. Però devo dire
che la Roma del centro storico, la Roma imperiale è un regalo che ci possiamo
fare tutti i giorni passeggiando in quei posti. E’ una grande fortuna e forse non sappiamo apprezzarla come merita.
Vivi
la Roma by night?
Non
la vivo proprio più. L’ ho vissuta molto
da giovane e devo dire che è la parte meno bella. La notte in giro per Roma
c’è tanta brutta gente.
Ma
Roma, secondo te, è o era la città
più bella del mondo?
Lo
era, lo è e sempre lo sarà!
Claudio,
qual è stata la tua più gran soddisfazione artistica?
Non
ce n’è una in particolare. Ci sono alcuni film a cui sono molto legato e ci
sono delle giornate in cui torni a casa e sai di aver fatto bene e quindi sei
soddisfatto e questo lo vedi dagli occhi della troupe, della gente che lavora
con noi. Io penso che la troupe sia il miglior banco di prova, perché è gente
che ha lavorato con tutti e quindi è abituata a tutto, perciò quando la troupe
ti segue mentre stai recitando una scena e non si distrae, è segno che hai
fatto qualcosa di importante e soprattutto bene.
Hai
avuto qualche delusione?
Si!
Chi è che non ne ha mai avute? Ci
sono dei film che ho fatto e che rivedendoli non mi sono piaciuti, li ho
accettati e non so nemmeno perché. Succede così quando si lavora senza
entusiasmo, senza la voglia di fare una cosa che ti piace e va a finire che non
ci metti anima e corpo. Tutto qui!
Ma
i tuoi genitori che futuro sognavano per te?
Non
lo so! Non gliel’ho mai chiesto, anche perché troppo presto mi è capitata
l’opportunità di fare questo mestiere e quindi non abbiamo avuto il tempo di
parlare del mio futuro. Mi hanno incoraggiato, comunque e consigliato molto. Non
mi hanno in nessun modo sconsigliato di fare questo lavoro.
Da
ragazzo avevi degli idoli?
Non
ho mai avuto idoli o almeno nessuno in modo particolare e nemmeno nel mondo del
cinema. C’erano i Pink Floyd, i Led
Zeppelin … ma era un fatto musicale.
Credi
in Dio?
Non
sono credente!
Con
il successo sono cambiate le tue amicizie?
No!
Anzi, si sono rinforzate quelle vere.
Claudio Amendola nei panni di "Er
Monnezza"
Hai
un sogno nel cassetto?
Artistico,
no! Sono molto soddisfatto di quello che ho fatto e spero di poter crescere
sempre di più e di poter scegliere le cose che mi piacciono. Umanitario ce n’è
uno… è forse un sogno un po’ troppo presuntuoso. Mi piacerebbe, attraverso
il mio lavoro, trasmettere delle emozioni. In una puntata televisiva di “Amore mio, diciamo così” io e Francesca abbiamo detto delle cose molto belle sui bambini. Quelle
sono le emozioni che vorrei trasmettere.
A
chi vorresti dire grazie?
Vorrei
dire grazie, e non manco di farlo ogni volta che ne ho la possibilità,
alle persone che in tutti questi anni hanno lavorato con me e dalle quali
artisticamente ho rubato un po’
di esperienza. Un grazie a tutte le persone che mi hanno aiutato a crescere sia
artisticamente che nella vita di tutti i giorni.