Costanza Savarese (musicista)
Roma 2.10.2014
Intervista di Gianfranco Gramola
Si
è appassionata alla musica grazie alla mamma e alla nonna. Da piccolina
riusciva ad interpretare e suonare
brani abbastanza difficili dal punto di vista tecnico con una padronanza
meravigliosa. “Roma? La guardo con un po’ di amarezza onestamente, perché
vedo decadenza e incuria”
Dopo
il debutto da solista con orchestra presso il Concertgebouw di Amsterdam e la
Presidential Concert Hall di Ankara, nei prossimi mesi debutterà al Palau de la
Musica di Valencia accompagnata dai “Solisti dell’Accademia Nazionale di
Santa Cecilia”. Vincitrice di due “Los Angeles Global Music Awards” (nelle
categorie “instrumental solo performance” e “chamber music”), dopo la
pubblicazione del suo primo disco da solista “Constance”, é stata definita
” un interprete di eccellenza a livello mondiale” capace di “eccezionali
professionalità ed impatto emotivo”. Ha debuttato al 75esimo Festival del
Maggio Musicale Fiorentino in qualitá di produttrice artistica e interprete
leader con Alessio Boni (vincitore di due Golden Globe) e il GlobEnsemble il suo
concerto-spettacolo “Vespucci: l’Impresa Italiana nel Nuovo Mondo”. Le sue
live performance sono frequentemente trasmesse dalle emittenti radio-televisive
RAI, Mediaset, Radio Svizzera Italiana, Classic FM e Radio Vaticana. Costanza
Savarese é apparsa su importanti riviste di musica classica e testate
nazionali. Le è stata dedicata una puntata (in diretta televisiva su Canale 5)
de “La meglio gioventù”, rubrica istituita per celebrare il 150°
dell’Unità d’Italia presentando le giovane eccellenze in campo musicale
della penisola italiana. Insieme ad Andrea Oliva (Primo Flauto Solista presso
l’Orchestra Sinfonica dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia) ha fondato
il GlobeDuo, formazione con cui si esibisce regolarmente in tutta Europa
all’interno di rilevanti rassegne concertistiche. Suona una chitarra Matthias
Dammann costruita espressamente per lei.
Intervista
Ho
letto che ti sei avvicinata alla musica da giovanissima. Chi ti ha trasmesso la
passione?
Mia
madre suonava la chitarra e avevo una nonna pianista che aveva studiato fino ad
arrivare al diploma in Conservatorio, poi non conseguito perché si era sposata
e ha messo su famiglia e pian piano loro mi hanno avvicinata alla musica. Poi mi
hanno fatto fare un corso di chitarra ludico, diciamo un corso base, come quello
che si fa fare ai bambini. Poi si sono accorti che c’era molta passione da
parte mia e un certo talento e sono andata avanti su quella strada.
Perché
come strumento musicale hai scelto la chitarra?
Perché
era lo strumento che suonava mia madre, anche se chiaramente faceva un genere
completamente differente. A casa avevo solo la chitarra di mia madre e quindi ho
usato quella. Ce l’ho anche adesso e non la vendo perché ha un valore
affettivo.
Hai
mai pensato ad un nome d’arte?
No!
Mi piace molto il mio, nel senso che mi rappresenta molto caratterialmente.
Quando
è esploso il tuo talento?
Non
so che dirti, Gianfranco. Da piccolina avevo certe capacità, nel senso che
riuscivo ad interpretare e suonare brani abbastanza difficili dal punto di vista
tecnico. Poi piano piano crescendo nell’adolescenza mi sono resa conto che il
talento in sé non bastava e che
bisognava imparare un metodo di lavoro ed avere una direzione manageriale della
propria professione. Ma non c’è un momento preciso in cui è esploso il mio
talento.
Ho
letto che hai vinto dei premi. Ce n’è uno a cui tieni molto e a chi l’hai
dedicato?
Il “Los Angeles Global Music Awards” che
ho vinto per il mio cd di esordio come chitarrista solista e che sicuramente
resterà per sempre nel mio cuore. Raggiungere un risultato così come primo
disco penso che sia una grossa soddisfazione.
Per
un musicista conta di più la bravura, la passione, il talento o tutti e tre?
Tutti
e tre. E aggiungo anche la testa. L’idea del musicista romantico al giorno
d’oggi non ha più senso. Dobbiamo mantenere quella sensibilità propria dello
sturm und drang però essere calati in quello che è un mondo che scorre, va
veloce, che è tecnologico e che è molto esigente.
Il
complimento più bello che hai ricevuto e da chi?
L’ho
ricevuto dal mio mentore, grande concertista e giornalista Nazzareno Carusi che
ha scritto che sono molto più brava che bella.
Hai
un sogno artistico?
Ne
ho tanti. Il mio sogno è stabilire definitivamente la chitarra come strumento
che viene chiamato con la stessa dignità di un violino piuttosto che di un
pianoforte ad esibirci da solista con le migliori orchestre del mondo. Quindi
non è un sogno solo per me come concertista, ma un sogno che vorrei condividere
con tutti i chitarristi.
Suoni
altri strumenti?
No!
Solo la chitarra.
Progetti?
Fra qualche settimana è in uscita il mio
secondo disco in duo con Andrea Oliva, il Primo Flauto
Solista presso l’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia. Il disco si
chiamerà “Morning” e conterrà musiche di Grieg, Dvorak, Fauré, Piazzolla
e Rodrigo. Poi lascio un po’ di sorpresa sulle tracce. Poi c’è il mio
debutto da solista al Palau de la Musica di Valencia, inoltre stiamo
organizzando molte tournée in Asia.
Parliamo
della tua città. In quale zona di Roma hai passato l’infanzia e attualmente
dove abiti?
Io
ho passato l’infanzia nella zona Balduina. Attualmente ho lasciato la casa dei
miei genitori ma abito nella stessa zona. Ho abitato un pochino anche dalle
parti di via Nazionale, piazza della Repubblica perché i miei genitori avevano
un albergo in quella zona.
La copertina del CD di Costanza Savarese
Com’è
il tuo rapporto con Roma?
Quando
guardo Roma mi viene in mente il
fatto che Roma è stata la patria di quella “gens” che si era tanto distinta
per quell’imperialismo che prima di tutto che si ingegna, del talento, della
strategia. E poi magari mi confronto con la realtà visiva che mi rimanda un
po’ di amarezza onestamente, perché vedo decadenza, vedo incuria e forse mi
ricordano un po’ troppo quella che è più che altro una disfatta sociale ed
economica che l’Italia sta vivendo in questo periodo.
E
con la cucina romana?
Il
mio rapporto con la cucina romana è una via di mezzo perché non sono molto
brava a cucinare e devo anche stare attenta alla linea, per cui non mi posso
lanciare troppo. Comunque i saltimbocca alla romana sono molto buoni. Ottima
anche la matriciana e la carbonara.
Come
trovi i romani (pregi e difetti)?
Li
trovo acuti e trovo che nel dialetto romano vi siano delle uscite, delle battute
che a volte sono un po’ volgari, a volte sono molto utili per rendere
determinate cose, che in un italiano perfetto non renderebbe nello stesso modo.
I romani a volte li trovo molto calmi, troppo rilassati.
A
Roma ci sono spazi dove giovani musicisti possono confrontarsi?
Ci
sono i conservatori, ci sono tanti locali dove si suona jazz a livelli
estremamente alti. C’è una buona vita culturale, fermo restando che i fondi
per la vita culturale sono sempre di meno, quindi credo che i giovani musicisti
facciano bene a recedere in Italia, perché onestamente vivendo lo stesso tipo
di esperienza penso che è meglio che riempiano le loro prestazioni
all’estero.
Quali
sono i mali di Roma che più ti danno fastidio?
Mi
da fastidio come sono tenute le strade e i marciapiedi, perché la viabilità è
abbastanza difficile qui a Roma, le strade sono spesso dissestate e sono sporche
e non c’è assolutamente cura per i comportamenti dei padroni dei cani, ne
tanto meno il comportamento di tanti che buttano sigarette e immondizia per
terra.
Cosa
ne pensi del nuovo Papa?
Mi
è simpatico, anche se credo che la sacralità abbia bisogno dei suoi misteri.
Penso che forse questo papa sia leggermente troppo populista di quanto non ci si
aspetti da una carica così alta dal punto di vista spirituale.