Dino Zoff (ex
calciatore e ex allenatore)
Roma 22.3.2016
Intervista
di Gianfranco Gramola
Uno sportivo
che ha sempre considerato lo sport “palestra di vita”. Un campione dalla
carriera unica e colma di record, protagonista della storia del calcio. Un uomo
saggio, concreto e a volte anche spiritoso che ha usato le sconfitte come
stimolo per migliorare. “I risultati? Sono stati il frutto di tanti anni di
seria professionalità, di impegno e tanto sacrificio” . “Il mio rapporto
con la Fede? Non è assiduo, però
è di sostanza”
Dino
Zoff
(Mariano del Friuli, 28 febbraio 1942). Campione europeo nel 1968,
campione mondiale nel 1982 e vice-campione mondiale nel 1970 con la Nazionale
italiana, che ha anche allenato dal 1998 al 2000. Considerato uno dei più
grandi portieri nella storia del calcio, legò la propria attività calcistica
principalmente alla Juventus, squadra in cui militò per undici anni a cavallo
degli anni 1970 e 1980, senza mai saltare una partita di campionato; con i
bianconeri collezionò 479 presenze (330 in Serie A), vincendo sei campionati
italiani, due Coppe Italia e una Coppa UEFA, e disputò due finali di Coppa dei
Campioni e una di Coppa Intercontinentale. Zoff formò – insieme al libero
Gaetano Scirea e ai terzini Claudio Gentile e Antonio Cabrini, tutti e tre
compagni di squadra e Nazionale – una delle migliori linee difensive nella
storia della disciplina. È il vincitore più anziano della Coppa del mondo,
conquistata nel 1982 all'età di quarant'anni, come capitano della Nazionale
italiana; è inoltre l'unico giocatore italiano ad aver ottenuto il titolo sia
di campione europeo che del mondo, a livello di Nazionale. Sempre in azzurro
detiene il record mondiale d'imbattibilità per squadre nazionali, non avendo
subito reti per 1142 minuti consecutivi; infine, nel 1990 è divenuto il primo
allenatore a conquistare la Coppa UEFA dopo averla vinta da calciatore,
traguardo ulteriormente raggiunto da Huub Stevens e Diego Simeone. Nella
speciale classifica dei migliori calciatori del XX secolo pubblicata dalla
rivista World Soccer, Zoff occupa la 47ª posizione. Nel 2004 Pelé ha
incluso il suo nome nei FIFA 100, l'elenco dei 125 migliori giocatori viventi.
Nello stesso anno, per celebrare il proprio 50º anniversario, l'UEFA invitò
ogni federazione nazionale a essa affiliata di indicare il proprio miglior
giocatore dell'ultimo mezzo secolo: la scelta della FIGC ricadde su Zoff,
designato quindi Golden Player dalla confederazione calcistica europea,
risultando anche 5º nell'UEFA Golden Jubilee Poll (primo giocatore italiano),
un sondaggio online condotto dalla UEFA per celebrare i migliori calciatori
d'Europa dei cinquant'anni precedenti. Nel 2012 entra a far parte della Hall
of Fame del calcio italiano tra i veterani.
Alcuni
dati della sua carriera (tratti dal web)
Con la
Nazionale (112 presenze, di più solo Paolo Maldini e Fabio Cannavaro) vinse gli
Europei del 1968 e i Mondiali dell’82 (unico italiano ad aver vinto entrambi i
titoli). Con la Juventus sei scudetti (1973, 1975, 1977, 1978, 1981, 1982), due
coppe Italia (1979, 1983) e una coppa Uefa (1977) perdendo due finali di coppa
dei Campioni (1973 con l’Ajax, 1983 con l’Amburgo). Giocò anche con
Udinese, Mantova, Napoli. Secondo nella classifica del Pallone d’oro 1973, 6°
nell’81, 8° nell’82, 11° nell’80, 26° nel 1976. Da allenatore guidò la
Nazionale olimpica raggiungendo imbattuto la qualificazione per Seul 1988, con
la Juventus vinse nel 1990 coppa Uefa e coppa Italia, con la Nazionale maggiore
conquistò il secondo posto agli Europei del 2000 (sconfitta 2-1 con la Francia
al golden gol), è stato anche sulle panchine di Lazio e Fiorentina.
Ha
detto:
- Adesso che
il mio destino si è compiuto, restano i sogni. Anzi, i ricordi. Che sono i
sogni dei grandi.
- Io detesto
le raccomandazioni. Insieme al vittimismo sono tra i peggiori vizi di noi
italiani.
- Se un
calciatore, ottenendo con l’inganno un calcio di rigore, viene esaltato dal
suo mondo (tifosi, compagni di squadra, dirigenti), sarà sempre più invogliato
a comportarsi disonestamente.
- Credo di
meritarmi la popolarità, perché sono sempre stato per le concretezze e non per
le scuse.
- Il calcio
mi manca, come mi mancano i miei 30 anni. Sono fasi della vita.
Curiosità
- Dino Zoff
nel 2014 ha raccontato la sua storia nel libro “Dura solo un attimo, la
gloria” (Mondadori)
- E’
sposato con Annamaria Passerini e hanno un figlio, nato nel 1967, che si chiama
Marco.
- Nel 1982 un
francobollo celebrativo ritrae le mani del capitano della nazionale, il portiere
Dino Zoff, mentre innalzano, tutta d’oro scintillante, la Coppa del Mondo.
- Nel
novembre 2015 è stato ricoverato in una clinica romana per una infezione
virale.
Intervista
Prima di
giocare a calcio hai fatto qualche lavoro?
Si. Facevo il
motorista a Gorizia.
Cosa ti
piace del calcio di adesso?
Il calcio mi
è sempre piaciuto, sia quello di una volta che quello di adesso. Solo che
adesso ci sono delle esagerazioni di comportamento. Troppe furbate per ricavarne
una punizione o un calcio di rigore. Questo non mi piace.
Gianfranco Gramola con Dino Zoff al Premio
Simpatia (27
maggio 2015, Campidoglio)
La critica
che ti ha dato più fastidio?
Ne ho
ricevute abbastanza, ma nessuna in particolare. Però ce ne sono state alcune
che non mi sono piaciute e non mi meritavo.
E il
complimento più bello?
Ne ho
ricevuti talmente tanti e talmente belli che dirne uno è impossibile. Comunque
ne ricevo ancora oggi camminando per la strada. Soprattutto di stima e affetto.
Chi vedi
come erede di Dino Zoff?
Credi che
Buffon stia facendo molto bene. E’ lui il nuovo Zoff.
Tu hai
vinto tanto ma nella tua carriera c’è stata anche qualche sconfitta, quindi
morale a terra ...
Morale a
terra si, però il morale devi tirartelo su da solo, con il lavoro, sapendo che
nello sport come nella vita ci sono gli alti e i bassi.
Hai mai
giocato per solidarietà?
In genere le
partite per solidarietà e beneficienza si fanno dopo la fine del campionato. Io
ne ho fatta qualcuna.
Ti senti
con qualche tuo ex compagno di squadra?
Con qualcuno
si, mi sento ancora. Soprattutto con Marco Tardelli. Siamo ottimi amici.
Ad un
ragazzo che vuole fare il calciatore, che consigli dai?
Di non
montarsi mai la testa e cercare sempre di imparare.
Prima di
una partita avevi dei riti scaramantici, delle abitudini?
In genere,
no.
Un domani
come vorresti essere ricordato?
Come lo sono
adesso. Un uomo di sport serio e stimato, che ha fatto il suo dovere e che ha
lavorato bene.
Che
ricordo hai di Sandro Pertini?
Ricordi vivi
e di un’amicizia molto spontanea com’era capace di darla lui.
E di Gaetano
Scirea?
Di un uomo
sereno e di stile. Un bravo ragazzo.
Tu hai
conosciuto anche papa Wojtyla.
Si! E’
vero. E’ stato molto spiritoso. Ho fatto qualche parola con lui e mi ha dato
del “collega” perché da ragazzo giocava a calcio, come portiere (risata).
A chi
vorresti dire “grazie”?
Ai miei
genitori.
Sei
sposato da tanti anni. Come hai conquistato tua moglie?
Semplicemente
come si usava un tempo.
Il 27
maggio 2015 hai ricevuto in Campidoglio il premio Simpatia. Come hai vissuto
quest’ennesimo riconoscimento?
L’ho
vissuto con stranezza, perché in quanto a simpatia non pensavo che si arrivasse
a questo (risata). Io sono piuttosto riservato e di poche parole e quando quando
ho ricevuto la notizia di aver vinto il premio Simpatia, pensavo di essere su
“Scherzi a parte” (risata).
So che
adesso ti dedichi al golf e tennis. Hai altre passioni, tipo libri o cinema?
Seguo sempre
tutti gli sport in televisione e leggo qualche libro.
Il tuo
rapporto con la Fede com’è?
E’ buono.
Non è certamente così assiduo, però è di sostanza.
Il tuo
pronostico su chi vincerà lo scudetto, Juve o Napoli?
I pronostici
dicono Juve.
Chi
porteresti con te su un’isola deserta?
Queste sono
cose fuori dal mio modo di vedere. E’ una domanda che non mi sono mai posto e
poi non andrei mai su un’isola deserta (risata).
Parliamo
di Roma, Dino. Come ricordi i primi
tempi a Roma?
Quando sono
arrivato a Roma mi sono trovato subito bene. Ma a dire la verità io mi sono
trovato bene dappertutto, in tutte le città dove ho vissuto e quindi è stato
facile adattarmi anche a Roma, che è una delle città più belle del mondo.
Hai sempre
abitato vicino all’Olimpico?
Si, in zona
collina Fleming, poco lontano dal foro Italico e dall’Auditorium.
C’è un
angolo di Roma a cui sei particolarmente legato?
Sono molto
legato al mio quartiere, perché mi trovo molto bene.
I mali di
Roma che più ti danno fastidio?
Molte volte
mi dà fastidio e mi irrita molto l’arroganza.
Come ti
trovi in mezzo ai romani? Ti adatti?
Non è che mi
adatto, più che altro sono loro che si adattano a me (risata). Diciamo che mi
trovo bene con tutti, perché sono uno con cui è facile fare amicizia.
Cosa ti
manca di Roma quando sei via?
Mi manca un
po’ il clima. A Roma c’è un clima fantastico, per non dire unico.
Come te la
cavi con la cucina di Roma? Sei una buona forchetta?
Non sono una
buona forchetta però mangio abbastanza. Amo il riso e la pasta e apprezzo molto
la pasta e fagioli.
Un
consiglio al futuro sindaco di Roma?
A parte
sistemare le buche o meglio le voragini, ci sono molte cose da sistemare. La
lista è lunga, Gianfranco. L’importante è che il nuovo sindaco sia una
persona seria.
Perché
non ti candidi tu? Sei una persona seria.
Lasciamo
perdere. Ti saluto.