Donatello (cantante e autore)
Andalo (Trento) 14.9.2016
Intervista di Gianfranco Gramola
La musica? Bisogna
collegarla ad un sentimento, ad una passione.
Giuliano
Illiani,
in arte Donatello, è nato a Tortona
(AL) l’11 settembre 1947. I suoi inizi come musicista risalgono ai
primi anni '60, quando ancora ragazzino, fonda come tastierista e cantante il
complesso The Wanted con il quale gruppo batte le piazze del Tortonese,
dell'Astigiano e del Vigevanese con un repertorio che va sempre più
attestandosi verso tendenze beat, e sui modelli proposti da gruppi inglesi quali
Beatles e Kinks, nonché di lingua italiana quali Equipe '84 e Rokes. Nel 1969
firma un contratto discografico con la Ricordi, che pubblica i suoi primi 45
giri. Fra questi, la sua prima incisione gli procura la prima apparizione
televisiva al festival di San Remo del '70 dove propone in coppia con i Dik Dik
una sua composizione "Io mi fermo qui". Il pezzo è firmato da Enrico
Riccardi per la parte musicale in quanto Giuliano Illiani (che in questa
occasione assume per la prima volta il nome d'arte di Donatello) non è ancora
iscritto alla SIAE. Sempre nello stesso anno vince la Gondola d'Argento
alla Mostra Internazionale di Musica Leggera di Venezia con quello che potrebbe
essere considerato (in lizza con "Io mi fermo qui") il suo 45 giri di
maggior successo, Malattia d'amore, prodotto e arrangiato da Maurizio
Vandelli, che arriva al primo posto della hit-parade. Nel periodo della
produzione di Vandelli partecipa come chitarrista all'incisione dell'album ID
dell'Equipe 84, nonché a parecchie incisioni dei Dik Dik (anche loro prodotti
dal Vandelli). Donatello forma il suo gruppo per i concerti con Piero Leidi al
basso, Tino Nicorelli all'hammond ed il batterista Tanino Castellani (ex
componente de' The Beathovens). Un secondo chitarrista, Claudio Dentes si
aggiungerà in seguito dopo il 1973. Il Dentes conseguirà negli anni successivi
un'ottima carriera anche come produttore con Elio e le Storie Tese fra le sue
produzioni più riconosciute. Quindi Donatello dal 1970 al 1973 partecipa a
tutte le edizioni del Festival di Sanremo: nel 1970 con Io mi fermo qui,
nel 1971 con Com'è dolce la sera, nel 1972 con Ti voglio e nel
1973 con Tu giovane amore mio . Nel 1974, dopo una collaborazione con il
gruppo Alberomotore, per i quali suona nell'album Il grande gioco;
partecipa ad Un disco per l'estate con la canzone Irenè, scritta da
Ricky Gianco, Gian Pieretti e Claudio Dentes. Dopo questa ultima incisione per
la Ricordi approda quindi alla casa discografica Intingo, gestita da Ricky
Gianco; in questa occasione si dedica ad un nuovo genere, coltivato ascoltando
ed avvicinandosi alla west-coast americana con l'album Il tempo degli dei
composto. Nel 1978 passa alla Moon, la casa discografica di Maurizio Vandelli,
con la quale etichetta incide un album acustico dal titolo "A mio nonno
ambulante" che recupera brani e composizioni in linea con la tradizione
popolare, assimilati nel corso della sua collaborazione con il gruppo folk Canzoniere
Popolare Tortonese, durante l'incisione e la produzione di due cassette,Cantà
par no murì (1977) e E ben ch'u vena mag (1978), in cui oltre a
prestare la voce suona chitarra, fisarmonica, mandolino e flauto dolce. Nel
decennio successivo opera alla Baby Records come sound/music maker, collaborando
anche con Le Orme in occasione della loro ultima partecipazione Sanremese. Negli
anni '90 ha ripreso i concerti come Donatello reinterpretando i suoi successi
insieme al nuovo repertorio, partecipando anche a numerosi programmi televisivi
di revival. Nel 2013 incide, insieme a Gian Pieretti e a Paki Canzi (il
fondatore e cantante dei Nuovi Angeli) con la denominazione SOS la
canzone Gaia, scritta dal cantautore Enzo Maolucci per il testo e da
Marco Bonino per la musica.
Curiosità
- Donatello ha anche
inciso l'inno della squadra di calcio della sua città, il Derthona.
Intervista
Cos’è per te la
musica?
Per me la musica è una
cosa che ha imperniato la mia vita fin da quando ero bambino, quindi è una cosa
importantissima e continua anche adesso in questa tarda età (risata) ad essere
ancora molto importante.
Ma i tuoi genitori
che futuro speravano per te?
I miei genitori hanno
vissuto la mia passione precoce per la musica. Io ho iniziato a 7 anni a suonare
il pianoforte e a 13 anni ho messo insieme il mio primo gruppo. Quindi i miei
genitori in qualche modo mi hanno sostenuto. E’ chiaro che poi, come ogni
musicista spera, avere quella piccola fortuna che ti porta più in alto, tanto
meglio. Cosa che poi è avvenuta nei primi anni ’70, con il festival di
Sanremo. E lì è partita una professione in qualche modo.
Cosa ne pensi dei
talent?
I talent forse sono un
modo che permette ai giovani di esibirsi e anche di emergere se ne hanno delle
qualità. Però a me sembra che
attualmente queste formule sono anche un
po’, come le definisco io, “fast music”, cioè consumano la musica anche
fin troppo veloce, senza dare il tempo a chi ne usufruisce di collegarla ad un
sentimento, ad una passione. Rispetto alla musica che si faceva negli anni ’60
o ’70, dove la musica aveva anche un respiro più lungo e quindi la gente
attribuiva ad una canzone un qualcosa, un sentimento proprio. Cosa che adesso è
difficile. E’ un meccanismo che è
sempre più difficile per il modo in cui si usa adesso la musica.
Un consiglio ad un
ragazzo che vuole fare il cantante?
E’ chiaro che se un
ragazzo ha le possibilità di riuscire ad andare in tv in un talent, va bene, fa
bene. Però poi è chiaro che dipende dal ragazzo stesso prendere seriamente le
cose, cercare di continuare a fare musica, amando la musica, piuttosto che non
alcuni aspetti esteriori della musica.
Io e il cantante Donatello ad Andalo (Trento)
La tua più gran
soddisfazione artistica?
Io ricordo il salto che
ho fatto da dilettante, da ragazzino che suonava, che cantava, al mondo
professionale della musica. Per me questa è stata una emozione molto grande,
perché improvvisamente la Ricordi mi aveva
ingaggiato per partecipare al festival di Sanremo. Questo nel 1970.
Quindi questa è stata la mia prima vera e grande emozione, cioè quella di fare
un salto nella musica, nel professionismo.
Come ti sembra il
mondo musicale di oggi?
Come ti dicevo prima, la
musica si consuma fin troppo velocemente. Io credo che tutto quanto, non solo la
musica, si consuma troppo velocemente e questo credo sia un momento di
decadenza, perché non ti dà il tempo di maturare alcune cose. Spero che in un
futuro possa esserci un ritorno al passato, come si suol dire. Che sia positivo
e che faccia in modo di far prevalere quello che è il sentimento e alcuni
valori della musica. Si spera sempre in meglio, insomma.