Epifanio
Delmaschio (collezionista reperti
bellici) Molveno (Trento) 9.7.2014
Intervista di Gianfranco Gramola
Un ricercatore
e studioso di reperti bellici relativi alla prima guerra
mondiale, con dieci anni di mostre sulle spalle, dove espone una parte dei suoi
oggetti e testimonianze attraverso la quale il pubblico può approfondire la
storia di questo baratro, come vivevano e si arrangiavano i soldati in trincea. Per
il centenario una mostra ad Andalo dal 1° agosto al 13 settembre
Intervista
C’è
chi colleziona Barbie, chi i numeri di Tex Willer, le monete, i francobolli, le
figurine dei calciatori o le schede telefoniche. Epifanio Delmaschio di Molveno,
ama collezionare materiale
bellico esclusivamente della prima guerra mondiale: armi, divise, medaglie,
diari, lettere, ecc… “Questa
passione – racconta Epifanio - penso faccia parte del mio Dna e quindi di
avercela dalla nascita. Una passione un po’ nascosta che prima o dopo doveva
saltare fuori. Ho iniziato presto a raccogliere qualche oggetto della prima
guerra Mondiale che trovavo sulle nostre montagne, ma non avevo il tempo
materiale per seguire e approfondire questa
passione come volevo io. Lavoravo in falegnameria per mio zio. Poi ho
cambiato lavoro e adesso monto mobili per una ditta di Spormaggiore e ho più
tempo libero e quindi posso curare meglio le mostre che faccio in giro.
Ho letto che hai un socio.
Si!
Girando per le varie mostre, a Mezzocorona ho conosciuto Roberto Tessadri, anche
lui ricercatore e studioso di reperti bellici e ho iniziato a chiedergli
informazioni sul discorso del fatto legale a riguardo della detenzione di reperti bellici, perché a tutt’ora non si sa niente. Perché finché
si parla di Parco, non si può raccogliere niente, nei sentieri e aree
archeologiche men che meno, come non si può toccare niente nelle zone sacre.
Quando ho iniziato a raccogliere reperti bellici non c’era tanta informazione
su questo tipo di collezionismo, mentre negli ultimi tempi sono stati pubblicati
parecchi libri e con internet si riesce ad approfondire e conoscere quelli che
erano i materiali di quell’epoca. Noi ci basiamo molto sul mercatini di
Militaria, sulle mostre dove c’è lo scambio, sul privato che vedendo una
nostra mostra ci porta una medaglia del nonno. Con Roberto condividiamo e quindi
dedichiamo un giorno alla settimana a questa nostra grande passione. Magari quel
giorno andiamo in montagna in cerca di pezzi o andiamo in un mercatino in
Veneto. Una volta siamo andati fino a Latina ad una fiera di militaria per
cercare qualche pezzo che ci manca alla nostra collezione.
Quante
mostre avete fatto finora?
Da
dieci anni in qua, ne facciamo circa 4 all’anno.
Chi
sono gli appassionati delle vostre mostre?
Il
pubblico delle nostre mostre devo dire che è variegato. I ragazzini vengono per
curiosità, le persone sui 50 anni per sentito dire, mentre gli anziani perché
tanti oggetti ricordano loro cose viste nella seconda guerra mondiale. Poi ci
sono molti studenti e amanti della storia. Tempo fa un signore di 85 anni ci ha
portato una poesia che ha scritto per Cesare Battisti e ci ha chiesto di esporla
nelle nostre mostre. Poi ci sono gli alpini che apprezzano molto le nostre
mostre e spesso le richiedono perché
alle varie ricorrenze del loro corpo vogliono fare una bella mostra e ci
chiamano.
Quanti
oggetti hai raccolto fino adesso?
Più
di un migliaio. Tutti relativi alla prima guerra mondiale.
Epifanio Delmaschio
Dove
hai trovato la maggior parte dei cimeli?
Molti
li ho trovati in montagna, in zona trentina. Poi molti nei vari mercati e anche
nelle soffitte di privati. Ci sono persone che, sapendo della mia passione, mi
esibiscono degli oggetti che hanno in cantina. Ho ricevuto molte donazioni dai
privati.
Quale
sono le doti di un buon collezionista?
Sulla
ricerca senz’altro il fiuto. Poi lo studio, perché devi sapere dove sono
successi certi eventi e poi chiaramente ci vuole tanta fortuna.
Ma è più importante una buona conoscenza
della storia o una buona preparazione tecnica per un collezionista?
Sono importanti tutti e due alla pari, perché
a volte trovo dei pezzi che non si sa a cosa servivano. Però ci sono, ma non
sono menzionati neanche sui libri. Quindi questi pezzi li portiamo ugualmente
alle mostre per vedere se qualche anziano, vedendolo può aiutarci a capire lo
scopo, a cosa poteva servire. Abbiamo trovato oggetti di uso quotidiano e per
fare le trincee che sono molto differenti da quelli dei giorni nostri, forse
perché provenivano da altre regioni. A volte trovando degli oggetti
particolari, per approfondire la conoscenza ci rivolgiamo al Museo di Usi e
Costumi.
Ho
letto un aneddoto in cui racconti che hai trovato la medaglietta di un disperso
in Russia, l’hai comperata per donarla alla sorella.
Si!
Ma riguarda la seconda guerra mondiale. Un amico mi ha telefonato che ha trovato
questa medaglia di riconoscimento di un disperso di Andalo in Russia. Era di
Marino Ghezzi. L’ho acquistata su E-bay e l’ho
regalata alla sorella Luigia. Ma c’è una bella storia che voglio raccontarti.
Il pacco con la medaglia me l’hanno spedita in giornata. Era il 15 novembre,
esattamente la data di nascita del disperso di Andalo. E mi è arrivata un paio
di giorni prima del compleanno della sorella Luigia. Lei emozionata, mi ha
ringraziato e mi ha confessato che era il regalo più bello che aveva ricevuto.
Su e.bay trovi molti pezzi da collezione?
Trovi qualcosa. Io cerco cose particolari che
si possono comprare anche fuori dall’Italia. In Inghilterra, in Germania e in
Austria. Ormai il mondo con internet e con e-bay s’è fatto più piccolo. Puoi
arrivare dappertutto con un clik, ma attenzione alle fregature. Bisogna stare
attenti ad acquistare degli oggetti che non hanno motivo di essere rifatti o
riprodotti.
Come collezionista hai un repertorio vario?
Si! Molti collezionisti si buttano su un solo
articolo. Io ad esempio ho un po’ di tutto, dall’infermeria, al mangiare, al
vestiario alle armi, ecc… Conosco collezionisti che
collezionano solo bombe d’artiglieria, altri solo armi. Tanti
raccolgono elmetti e berretti, però al giorno d’oggi se li trovi in una casa
sei sicuro che sono buoni, nei mercati invece puoi trovare delle imitazioni o
oggetti rifatti.
Quanto
valore hanno questi reperti?
Come
tutte le cose nel commercio la richiesta fa il prezzo. Tanti oggetti sono i meno
ricercati ma sono i più interessanti.
Il
reperto più raro?
Un
collezionista mi ha procurato una medaglia nominativa che davano agli irredentisti,
ossia i nativi delle terre irredente. Di queste medaglie ne sono state assegnate
circa 850. E’ un pezzo abbastanza ambito quindi. Poi un oggetto che a me piace
molto è una specie di sciarpa che ha una storia che merita di essere
raccontata. Un contadino della val di Non l’ha vista cadere da un aereo
austriaco. Su questa stola c’era scritta
una poesia dedicata ad una donna, con la data e il nome dell’ufficiale
pilota che l’ha scritta. Questo contadino, dopo 18 anni, ha scritto un
articolo al Zeitung, il
giornale di Vienna, dove raccontava la storia di questa sciarpa, e nel caso il
pilota si fosse fatto vivo, gliela restituiva. Io ho una copia di quel giornale,
dove c’è pubblicata la lettera mandata dal contadino noneso e anche la fascia
con la poesia. Questa è una delle cose che mi piace molto perché è unica.
Come mi piacciono molto quegli oggettini che i soldati hanno modificato e
adattato, tipo la gavetta con il manico rotto, sistemato alla bene meglio con
del filo di ferro, il bicchiere ottenuto dalla scatoletta della carne, un
crocifisso fatto con due bossoli a croce, un porta aghi fatto con tre cartucce
di spessore differente e incastrate fra di loro, ecc… tutti oggetti unici,
simili ma non uguali.
Ci
sono oggetti che hai faticato per acquistarli?
No!
Tante volte offrire anche dei soldi non serve, anche perché non sono
intenzionati a vendere. A volte mi metto nei panni del possessore del ricordo
della guerra e se vengo a sapere che è del nonno o di una persona cara, non
gliela chiedo nemmeno. Nell’ultima mostra un signore mi ha fatto vedere un
oggetto che mi piaceva molto, dicendomi che era del fratello di suo nonno. Non
l’ho voluto dicendogli che era un bel ricordo, che lo tenga caro. Tempo fa uno
di Spormaggiore mi ha offerto un bauletto, gliel’ ho pulito davanti agli
occhi, perché tenendolo in cantina era un po’ rovinato, e sopra c’era
scritto il nome di suo nonno. Gli ho consigliato di tenerlo come ricordo di
famiglia. L’ho restaurato e adesso lui è contento e lo tiene a casa sua, sul
giroscale.
Qual
è stata la tua più bella soddisfazione?
L’apprezzamento
della gente quando viene alle mostre. Quando abbiamo fatto l’ultima mostra ad
Andalo c’è stata una persone che ci ha portato una copia del
diario del suo nonno. A un romano di 95 anni il cui papà aveva
combattuto sul monte San Michele, gli ho procurato le copie dei giornali che
avevamo e che riguardavano la battaglia di San Michele, dove ci sono stati 5
mila morti con il gas in una notte. Suo padre se l’era cavata perché il suo
tenente l’aveva mandato in paese a prendere qualcosa. Quando è tornato era
finito tutto ed è stato fatto prigioniero.
Fra
collezionisti esiste lo scambio?
Si!
Chiaramente con doppioni. Personalmente se so che tu vuoi una cosa che ti serve
o ti manca e che a me non preme, te la cedo volentieri. Se l’oggetto che ti
serve è il regalo che mi ha fatto qualcuno, non te lo do, perché è un
ricordo.
Le
istituzioni riconoscono il tuo impegno, l’aiutano in qualche maniera?
Aiuti
dalle istituzioni non ne ricevo. Noi lo facciamo a livello di volontariato,
perché è un impegno organizzare e preparare le mostre. Per una mostra di tre
giorni ci vogliono otto giorni di preparazione. A volte spostando gli oggetti si
rompe qualcosa e quindi paghiamo di tasca nostra il restauro.
A
livello legale ci sono leggi che regolano la detenzione di cimeli di guerra?
Ho
parlato con diverse persone su questo argomento, però tutt’ora sappiamo poco
o niente. Sono venuti a vedere la nostra mostra il questore, il prefetto, il
Senatore Franco Panizza e i soliti della Provincia e non hanno mai obiettato.
Una volta abbiamo interpellato i carabinieri per delle delucidazioni in merito,
ma finora non abbiamo avuto una risposta. Le armi sono disattivate e hanno le
loro carte certificate che sono innocue. Quindi noi non è che portiamo alle
mostre delle armi, ma simulacri d’arma.
Quanti
collezionisti abbiamo in Italia?
Nella nostra associazione di San Donà di
Piave ne abbiamo più di 650, poi ci sono collezionisti che non sono associati.
Nel triveneto la nostra associazione è la più grossa, ma in Veneto ce ne sono
delle altre che sono venute un po’ dopo. Ce ne sono in tutta Italia, come ci
sono fiere di militaria in tutte le regioni per due volte l’anno.
Queste associazioni sono concentrate più al nord perché la Prima Guerra
è stata sentita maggiormente nel Veneto e nel Trentino. Le altre regioni sono
state toccate in vite umane, ma non come paesi.
Quest’anno ricorre il centenario della
grande guerra.
Si!
Il centenario, cioè quello trentino, è datato esattamente 1914-1918, perché
in Trentino la guerra è iniziata prima, cioè il 28 luglio 1914 con la
dichiarazione di guerra dell'Impero austro-ungarico al Regno di Serbia in
seguito all'assassinio dell'arciduca Francesco Ferdinando d'Asburgo, erede al
trono dell’Impero austro-ungarico, avvenuto il 28 giugno 1914 a Sarajevo, e si
concluse oltre quattro anni dopo, l'11 novembre 1918. Il Trentino
fu coinvolto sin dalla prima ora perché era sotto la sovranità degli Asburgo
sin dal 1363.
Epifanio Delmaschio con il suo socio Roberto Tessadri
Per il centenario, il regista Ermanno Olmi
sta completando un film sull’altipiano di Asiago, l’istituto LUCE sta
rivedendo i luoghi dove si è combattuto, stanno preparando trasmissioni in Tv,
pubblicando libri, ecc… Tu e Roberto come intendete celebrare il centenario?
Quest’anno
facciamo 5 mostre, alcune di queste di tre giorni. Invece ne facciamo una
molto interessante ad Andalo, in sala Civica, dal 1° di agosto fino al
13 settembre.
Hai mai pensato con il suo socio di fare un
museo con tutti i cimeli? Sono più di 2000 oggetti attraverso i quali il
pubblico può approfondire la storia di questo baratro e arrivare alla
conclusione che la pace è una cosa meravigliosa.
Si!
Ma non c’è l’appoggio e la collaborazione delle istituzioni. Anche perché
viviamo in un momento dove fanno tagli dappertutto perché mancano soldi e quei
pochi che ci sono guardano di investirli in un’altra maniera. Peccato perché
la nostra è una collezione molto bella, molto varia e molto apprezzata.
Quali
sono i vostri progetti?
Sempre
mostre e in giro alla ricerca di nuovi oggetti e poi si va anche nelle scuole a
portare degli oggetti e a spiegare non la storia, ma come si svolgeva la vita
dei soldati nelle trincee. La maggior parte del lavoro nelle scuole va al mio
socio Roberto Tessadri.