Ettore Bassi  (attore)      Roma 10.02.03

                     Intervista di Gianfranco Gramola

Tutto fiction e famiglia

Ettore Bassi è pugliese, nato a Selva Fasano, paesino vicino a Bari. Non tutti sanno che il bravo attore, nel ’92 ha vinto il Concorso “ Il più bello d’Italia “ e che con questa vittoria ha iniziato il suo percorso nel mondo della TV. Il personaggio più famoso da lui interpretato è sicuramente il Maresciallo Ferri, nella fiction “Carabinieri”. Altra curiosità che pochi sanno è che Ettore, prima di diventare popolare, faceva il prestigiatore nei piccoli locali. Nelle varie interviste ama raccontare che a dieci anni rimase folgorato da una scatola di giochi di prestigio esposta nella vetrina di un negozio di giocattoli. Rotto il salvadanaio, prese i soldi , comprò il gioco e si chiuse in casa a provare  i giochi e i trucchi.  Il bel ” Maresciallo” è sposato con Angelica, grafica pubblicitaria che ha realizzato il sito del marito www.ettorebassi.com.

Ha detto:

- Io e Angelica per il matrimonio non abbiamo né un'ostilità preconcetta né un'enfasi sacramentale. Semplicemente non siamo sposati per motivi pratici.

- Sono giocherellone e per niente severo, amo mettermi alla pari dei bambini e mi piace essere coinvolto in tutto quello che fanno.

- La morte di Papa Wojtyla mi ha angosciato, perché è stato un grande comunicatore per tutti i cristiani. Ma io in questo periodo sto seguendo un mio percorso spirituale per imparare a conoscere anche le altre religioni.

- Quello dei piccoli è il pubblico più difficile da conquistare. Perché è vero. Il giudizio dei bambini non è mediato. Apprezzano l'onestà e la simpatia. Se piaci, te lo dimostrano subito. Sennò ti eliminano.

- Sono passionale, romantico, fatalista, ma anche pragmatico e equilibrato. Non amo la mondanità, ho una vita semplice e forse un po' troppo normale.

Curiosità

- Nel suo Sito, oltre alla biografia, c'è la carriera (televisiva, cinematografica e teatrale) e ci sono anche le foto autografate e il suo indirizzo e-mail.

- Insieme a tanti Vip, ha fondato la Calcio Team, una squadra il cui scopo è quello di raccogliere fondi per aiutare la gente che ne ha bisogno.

- Prima di diventare attore, si esibiva come prestigiatore nei villaggi turistici e alle feste.

- Odia la fretta in qualsiasi cosa e sente il bisogno psicofisico di rispettare i suoi ritmi. Ecco perché si definisce un "ritardatario cronico". 

Intervista

Ettore, quando ti sei stabilito a Roma e come ricordi l’impatto?

Mi sono stabilito a Roma nel ’94. L’impatto è stato entusiasmante, perché Roma la conoscevo già bene in quanto i miei nonni materni sono di Roma, abitavano a Roma e quindi venivo spesso a trovarli. L’impatto con Roma era sempre gioioso, allegro… quest’aria, questo clima sempre caldo. Io arrivavo da Torino e quindi  venire a Roma a trovare i miei nonni era sempre una vacanza, una gioia. Poi quando le cose mi hanno portato a venire a vivere a Roma e a spostare i miei interessi qui, è stato  praticamente andare incontro ad un desiderio che avevo già fin da ragazzino.

In quale zona ti sei stabilito?

Diciamo in zona Roma - nord, cioè in quella che più mi piace e che è anche più vicina ai miei interessi lavorativi.

Com’è il tuo rapporto con la cucina romana?

Ottimo. Ma è ottimo con tutta la cucina in generale. Quella romana è anche sfiziosa, particolare. Ma io sono uno che mangia un po’ di tutto. Non ho una trattoria dove vado spesso o a cui sono affezionato, perché amo scoprire trattorie cosiddette più semplici, più tipiche, cioè quelle lontane dai percorsi turistici, ossia quelle della vecchia Roma, per intenderci, quelle mezze nascoste che sembrano dei “buchetti”. Ecco, lì si mangia da Dio.

C’è un angolo di Roma che ami particolarmente?

Beh, sicuramente il centro storico che è un insieme di scorci che mi fanno sentire sempre in un posto speciale. Tutte quelle vie, quei violetti di Trastevere, di piazza Farnese, campo de’ Fiori e di piazza Navona. Sono tutte zone magiche che io amo molto.

Cosa ti manca di Roma quando sei via per lavoro?

Mi manca la luce che solo questa città ha, il suo clima, il suo spazio e il suo verde. Quindi questo senso di grande ariosità, di verde e di maestosità.

Come vedi i romani?

I pregi sono che i romani sono persone aperte, ospitali e comunque abbastanza semplici nell’approccio alle cose e questo può diventare anche un difetto, nel senso che poi alle volte può diventare superficialità, invadenza, spacconeria. Inoltre riconosco nei romani una certa provincialità in alcuni atteggiamenti. Sicuramente il fatto risentirsi depositari di una bagaglio storico e culturale di questo tipo, molto spesso invece che sollecitarli a migliorare e comunque a sfruttare on senso positivo questa cosa, se siedono su questo merito acquisito non per loro e un po’ sono statici. Questa cosa, secondo me, non è intelligente da fare.

Come vivi la Roma by night?

Non sono un discotecaro. Non amo le discoteche e i luoghi molto affollati, soprattutto in inverno. Mi piace il fatto che Roma sia viva a tutte le ore della notte e che si possa trovare da mangiare a qualunque momento, 24 ore su 24. Quindi mi piace viverla in questo senso, la Roma notturna. Passeggiare per le strade del centro storico, di notte ,è divertente perché incontri sempre delle persone   che ti sembra sempre di essere in un posto di vacanza.

Ettore, qual è stata la tua più grande soddisfazione artistica?

Ce ne sono state tante, Gianfranco. Una è stata sicuramente presentare la Giornata Mondiale della Gioventù, nel 2000, a fianco del Papa, quindi farmi portavoce di quello che la Chiesa voleva comunicare a milioni di ragazzi che erano lì davanti a farlo anche attraversala figura personale che la Rai aveva visto in me come affidabile per questo ruolo. Poi anche il mio spettacolo teatrale con Michele Placido” Uno sguardo dal ponte” è stato una grande soddisfazione. Comunque penso che in tutto quanto il percorso lavorativo la più grande soddisfazione generale sia quella di essere riuscito a fare tutto quello che ho fatto fino adesso, solo  ed esclusivamente con le mie forze  cioè senza compromessi o aiuti di qualcuno dall’esterno, senza chiedere qualcosa e essere poi in debito con qualcuno. Questa è la mia più grande libertà e la mia più grande soddisfazione.

Ma com’è nata la passione per lo spettacolo?

E’ nata piano piano ed è cresciuta dentro di me fin da quando ero bambino e credo che in realtà non sia nata, penso che ci sia sempre stata, quindi io l’ ho soltanto riscoperta attraverso dei percorsi che potevano sembrare casuali quando avevo 10/12 anni, ma che poi alla luce di quello che è successo all’età di 33 anni non erano affatto casuali. In pratica è che mi sono imbattuto in una scatola di giochi di prestigio, avevo 12 anni, e da lì ho cominciato a farli e non mi sono più fermato nell’apportarmi con il pubblico. Poi ho studiato recitazione e ho approfondito vari aspetti dello spettacolo fino ad arrivare a questo punto.

Ma i tuoi genitori che futuro sognavano per te?

Mia madre mi voleva architetto, perché a Torino avevo già cominciato a studiare Architettura e si era già fatta la bocca a questo tipo di carriera. Mio padre non aveva un’idea ben precisa. Comunque tutti e due miravano alla mia realizzazione. Io in questo modo sono assolutamente realizzato.

Avevi dei miti, degli idoli da ragazzo?

Non ho mai vissuto nell’atteggiamenti di idolatria nei confronti di qualcuno in maniera esagerata. Non ho mai avuto poster appesi in camera, non ho mai chiesto autografi . Pensa che il primo autografo che ho chiesto è stato all’età di 30 anni. Mentre presentavo lo “Zecchino d’Oro”, ed è stato a Terence Hill e l’ho fatto per un senso di malinconia, di gioia e di riconoscenza verso qualcuno che da ragazzino mi ha fatto divertire e mi ha fatto ritornare bambino rivedendolo dal basso. Questo è un gesto più che altro di riconoscenza e di affetto verso una persona che ho amato. Ma il senso di idolatria non l’ho mai avuto. Ho sempre ammirato ed apprezzato vari personaggio che vagano nello sport, però non mi sono mai lasciato condizionare dalle costrizioni di immagine che poi sono effettivamente molto più studiate, più provocanti in questo periodo e i ragazzi di oggi sono molto più sollecitati da questo punto di vista. Io pensavo ad andarmene in giro a giocare a pallone nel cortile con gli amici, a fare casino con loro, in bicicletta. Non ero tanto teledipendente o soggiogato a immagini che volevano in qualche maniera imporre.

Che rapporto hai con la Fede?

Ho un rapporto abbastanza prudente, nel senso che sono una persona che cerca nella propria interiorità il modo di interpretare il mondo attraverso anche l’attenzione e l’osservazione di diverse filosofie e pratiche religiose. Dal cristianesimo, cercare e capire cos’è, cosa dice, com’è costruito. E lo stesso ragionamento per le altre religioni. Penso che il mio scopo è cercare, nel senso più coerente possibile, secondo il mio punto di vista, per quello che vi vede nel mondo, attraverso il mondo. Ed è tutt’ora una ricerca , la mia.

Con il successo sono cambiate le tue amicizie?

No! Le amicizie, no. E’ cambiata la quantità e la qualità delle persone che so che sono amici. Io le amicizie le ho conservate e intendo conservarli. Amo conservare quello che di più buono e di più bello c’è nella vita, comprese le vere amicizie.

Hai un sogno nel cassetto?

Si! E’ quello di sentirmi a mio agio nei vestiti che porto e ho portato fino a questo momento. E’ quello di riuscire  ad avere sempre la lucidità, la freschezza e l’entusiasmo che mi hanno mosso fino ad adesso.

A chi vorresti dire grazie?

Vorrei dire “Grazie” a tutte quelle persone che nel lavoro e nella vita mi hanno dato la possibilità di emergere. Anche al pubblico stesso devo dire “Grazie”, perché mi sto accorgendo che mi vuole molto bene e mi ama moltissimo e che questa serie di “Carabinieri” è stata estremamente fortunata per me, nel senso che il mio personaggio ha avuto un grande successo.. Grazie a quelle persone che mi hanno dato la possibilità di esprimermi e che hanno creduto in me e hanno rischiato. Sono state tante e in momenti diversi della mia carriera, anche in momenti e tempi non sospetti che però hanno consentito a che io arrivassi a questo punto.

Progetti?

Intento prepararmi per girare la III serie di “Carabinieri” nei panni del maresciallo Ferri. Poi credo che si ufficializzerà presto qualche nuovo progetto di lavoro. Non ne parlo per scaramanzia.