Fabio Strinati (poeta, scrittore, aforista,
musicista)
Esanatoglia (MC) 2.6.2017
Intervista di Gianfranco Gramola
E'
un poeta di periferia che scrive sulla periferia
dell’anima per poter capire il cuore dell’anima nel suo profondo. "Le
doti per un poeta e per un bravo musicista - dice Fabio Strinati - sono la sensibilità e la curiosità. Il
dettaglio ha un potere così forte che può in un solo istante ispirarti un
intero libro”.
Fabio Strinati nasce a San Severino Marche il
19/01/1983 e vive ad Esanatoglia, un paesino della provincia di Macerata nelle
Marche. Molto importante per la sua formazione, l'incontro con il pianista
Fabrizio Ottaviucci. Ottaviucci è conosciuto soprattutto per la sua attività
di interprete della musica contemporanea, per le sue prestigiose e durature
collaborazioni con maestri del calibro di Markus Stockhausen e Stefano
Scodanibbio, per le sue interpretazioni di Scelsi, Stockhausen, Cage, Riley e
molti altri ancora. Partecipa a diverse edizioni di
"Itinerari D'Ascolto",
manifestazione di musica contemporanea organizzata da Fabrizio Ottaviucci,
come interprete e compositore, e prende parte a numerosi festival e
manifestazioni musicali. Partecipa nell’ottobre del 2015 alla mostra di arte
visiva “ movimento suoni idee “ come artista musicale al Caffè Concerto di
Modena con Amos Amaranti e gli Arcadia Meccanica all’11° Giornata del
Contemporaneo. Fabio Strinati inizia nel 2014 a dedicarsi alla scrittura, e in
maniera continuativa. Nell'ottobre del 2014 pubblica il suo primo libro di
poesie dal titolo " Pensieri nello scrigno. Nelle spighe di grano è il
ritmo". Raccolta di poesie pubblicata con la Casa Editrice ed Associazione
Culturale Il Foglio Letterario, che ha, come suo direttore, lo scrittore
italiano Gordiano Lupi. Il libro è stato interpretato dall’attrice Maria
Rosaria Omaggio in uno spettacolo al Teatro Lo Spazio di Roma nell’agosto del
2015. Nel mese di novembre del 2015, esce il suo secondo libro di poesia, dal
titolo “ Un’allodola ai bordi del pozzo” pubblicato sempre con Il Foglio
Letterario. Il libro si è aggiudicato alcuni premi nazionali ed internazionali,
come ad esempio: 2° classificato al Premio Nazionale Scriviamo Insieme.
Finalista al Premio Artistico Internazionale Michelangelo Buonarroti.
Nel novembre del 2016 esce il suo terzo libro, “Dal proprio nido alla
vita”. Un poemetto ispirato a un romanzo di Gordiano Lupi, “Miracolo a
Piombino”, quest’ultimo, presentato anche al Premio Strega. Nel 2017
pubblica con Il Foglio Letterario il suo quarto libro di poesia dal titolo
“ Al di sopra di un uomo. “ Sempre nel 2017 pubblica il suo quinto
libro di poesia dal titolo “ Periodo di transizione “, tradotto in lingua
rumena da Daniel Dragomirescu con prefazione di Michela Zanarella. Strinati è
presente in diverse riviste ed antologie letterarie. Da ricordare Il Segnale,
rivista letteraria fondata a Milano dal poeta Lelio Scanavini. La rivista
culturale Odissea, diretta da Angelo Gaccione, Il giornale indipendente della
letteratura e della cultura nazionale ed internazionale Contemporary Literary
Horizon, la rivista di scrittura d’arte Pioggia Obliqua,
la rivista “La Presenza Di Èrato”, la revista Philos de
Literatura da Unia Latina, L’EstroVerso, la rivista Intelligente,
Fucine Letterarie, L’Ottavo. Inoltre si è aggiudicato anche diversi Premi. Da
ricordare : 1° classificato al 23° Concorso artistico Internazionale Caro
Amico Rom. Prestigioso concorso organizzato da Santino Spinelli ( Musicista,
compositore e insegnante italiano )
Premio Gruppo Euromobil Undier 30 per la poesia, in occasione della
manifestazione poetica FluSSiDiverSi. In questa occasione Strinati viene a
contatto con grandi nomi della poesia sia italiani che stranieri. Da ricordare:
Flavio Ermini, Fabio Franzin, Rosana Crispim Da Costa, Paul Polansky e
soprattutto Ljerka Car Matutinovic, poetessa, scrittrice e traduttrice croata
che tradurrà nella sua lingua alcune poesie del primo libro di Fabio Strinati
“ Pensieri nello scrigno. Nelle spighe di grano è il ritmo. 1° classificato
al Premio Nazionale Sorella Africa. Vince il Poetry Slam di Poeti di Periferie
ad Ischitelle Nel Gargano, manifestazione poetica e culturale fondata ed
organizzata da Vincenzo Luciani e Manuel Choen.
Intervista
Com’è nata la passione per la
poesia? Chi ti l’ha trasmessa?
La
passione per la poesia è nata nel momento in cui ho capito il mio carattere;
sono una persona schiva, taciturna, molto appartata, così per dialogare con il
mondo sono stato costretto a cercare un linguaggio che mi permettesse di farlo
senza snaturare la mia ben radicata follia. Posso dire che questa necessità è
dovuta alla mia fervida curiosità e di conseguenza la poesia mi è stata
trasmessa da questa continua ricerca ed attenzione per il bello, per il buono,
per il brutto e per il cattivo.
E per la musica?
La
musica mi è stata trasmessa da mio padre. Ricordo che da ragazzino divoravo
dischi di musica Rock, Blues, Jazz, Swing. Ricordo che li
ascoltavo di continuo e mi facevano stare bene. Imparavo le canzoni a memoria e a scuola,
piuttosto che ascoltare i professori mi canticchiavo queste melodie dentro la
testa come un ossessionato. La musica è vibrazione, è quella sottile scelta
della tua anima che decide di sintonizzarsi col tutto che la circonda.
Hai
qualche artista in famiglia?
Nella
mia famiglia nessuno è artista, me compreso.
Hai
mai pensato ad un nome d’arte?
Sinceramente
no perché sono molto innamorato del mio nome e del mio cognome, oltre ad essere
innamorato di me stesso. Vado molto d’accordo con me, e non litighiamo quasi
mai. Poi, con tutta onestà, per trovare un nome d’arte devi avere una buona
dose di fantasia e io non è che ne abbia poi così tanta.
Le
doti di un poeta e di un bravo musicista?
La
dote fondamentale per un poeta e per un bravo musicista sono la sensibilità e
la curiosità. Il dettaglio ha un potere così forte che può in un solo istante
ispirarti un intero libro. Poi ci vogliono diverse caratteristiche; bisogna
innanzitutto esplorarsi dentro, farsi molte domande e darsi pochissime risposte
perché il fattore condizionamento è troppo alto e si rischia di essere
imparziali. La sensibilità è necessaria per poter imprimere quella dose di
sano e genuino sentimento sul foglio di carta e sul pentagramma, così che il
lettore e l’ascoltatore possano lasciarsi trasportare dentro questi vortici di
pura follia. Il poeta è folle più della sua poesia e il musicista è più
folle di entrambi, tranne che della sua musica.
Da
ragazzino cosa sognavi di fare da grande?
Da
ragazzino ho sempre sognato di diventare un direttore d’orchestra. Essere
immerso dentro a tutti quei suoni e sentirli crescere dentro di me, come quando
le emozioni lievitano lentamente, e tu, lì con le tue bacchette magiche a
condurli per mano fino all’estasi. Poi, la figura del direttore d’orchestra
è poetica e mi ha sempre incuriosito la sua immensa preparazione e disciplina;
non è facile controllarsi in quel modo quando sei totalmente immerso e
soprattutto quando sei tu il timoniere di una nave carica di sogni a cielo
aperto. Comunque, sono sicuro che la prossima vita sarò un direttore
d’orchestra perché farò di tutto per esserlo, anzi, sinceramente ho già
iniziato a studiare!
Come
ricordi il tuo debutto come musicista?
Il
debutto? Le gambe che tremano e la saliva che praticamente è a zero. Ma questo
mi capitava anche quando avevo un’interrogazione e avevo studiato poco. Sono
un fifone per natura lo riconosco ma sto migliorando molto sotto questo aspetto:
infatti, quando né so poco o nulla cerco di cambiare discorso, ma sempre in
maniera molto educata e garbata.
I
tuoi musicisti di riferimento?
Una
domanda molto molto complicata. Cercherò di sbilanciarmi! Sicuramente Beethoven
per la follia, Mozart per l’equilibrio, Chopin per la passione, Dylan per il
coraggio, i Pink Floyd per la poeticità, De Andrè per la coerenza, Mina per la
voce, Chuck Berry per il ritmo.
I poeti che ami leggere e che hanno
influito sulla tua formazione?
Io
credo che un poeta può essere utile per la formazione di un altro poeta non
attraverso lo studio della sua poesia, ma attraverso lo studio della sua vita.
Conta la vita di un poeta per farsi l’esperienza da poeta. Detto questo,
sostengo che la mia poesia debba essere la poesia di tutti; una persona la
prende e la modifica, un’altra ci gioca a palla, un’altra ancora è felice
perché l’ha capita, altri mi odiano perché non ne comprende nessuna. Tutto
questo mi affascina da morire. Ritornando alla tua domanda, vediamo un po’:
sicuramente Leopardi, per la sua "infinita" preparazione, Montale per la
sua umiltà, Cardarelli perché molto tormentato, Baudelaire per l’eleganza,
Neruda per la sua naturalezza, Raboni per avermi fatto conoscere la città di
Milano e potrei continuare per ore. Quanto tempo ho?
Quando
scrivi a quali poeti di ispiri?
Sinceramente
mi ispiro molto a me stesso e non mi lascio influenzare facilmente. Con la
musica è diverso anzi, sono un gran copione ma copiare non è facile, bisogna
saperlo fare e i musicisti in questo sono fenomenali.
Per
un poeta (scrittore) qual è il momento della giornata più fertile?
Per
me è la mattina, visto che la notte non dormo e alle 4.00 già sono in piedi.
Il guaio è che non sono ancora riuscito a capire se soffro d’insonnia oppure
no. Staremo a vedere, ma per adesso sembra che così funzioni abbastanza bene,
quindi, perché cambiare il motore se ben lubrificato?
Nelle
tue odi quali sono i temi preferiti?
I
temi preferiti sono quelli che mi vengono in mente spontaneamente come la vita,
la morte, il piacere, il dolore, la natura, l’amore, la perdita d’identità,
chi vive ai margini. Io sono un poeta di periferia che scrive sulla periferia
dell’anima per poter capire il cuore dell’anima nel suo profondo.
Per
te scrivere corrisponde ad un’esigenza personale, uno sfogo o un dovere?
Per
me l’unico mio dovere è vivere cercando di farlo al meglio. Poi, scrivere per
sfogarmi è un’operazione che non ho mai sperimentato ma così a naso potrebbe
anche essere affascinante ma pensandoci a fondo, non so bene nemmeno io il perché
di queste poesie e di questi scritti. A volte ho come l’impressione che i miei
pensieri vengano da molto lontano.
Hai
preso numerosi premi. A quale sei più legato e a chi l’hai dedicato?
Il
mio premio preferito è quello che ho ricevuto a Teramo: 23° Concorso Artistico
Internazionale Amico Rom. Sono arrivato primo con una poesia che s’intitola
Madre Gitana. L’ho dedicato a Santino Spinelli, Valdemar Kalinin, Luminita
Cioaba, Esma Redzepova, Alija krasnici, Bruno Morelli, Don Bruno Nicolini,
Antonio Solario, Mirko Levak, Amilcare Debar, Rajko Duric, Slawomir Kapralskj,
Saeeda Kasym, Otto Mueller, Vittorio Mayer Pasquale, Karl Stojka, Ernst Lossa,
Ceferino Giménez Malla.
Quali
sono le tue aspirazioni, i tuoi progetti?
Il
mio più grande progetto è quello di essere ricordato come una brava persona.
Parliamo
di aforismi. Quanti ne hai scritti?
Di
aforismi ne ho scritti molti più di 400, ma sicuramente meno di 500. Mi
affascinano da morire perché hanno la straordinaria capacità di essere
ficcanti e decisi senza tediarti troppo. Molto spesso sono quei pensieri che ti
arrivano così per caso, mentre altre volte ti ritrovi a scrivere qualche
stronzata, ma di quelle serie! In sostanza credo che per scrivere un buon
aforisma bisogna isolarsi e avere una buona dose
di ironia.
Chi è (o è stato) il più bravo
scrittore di aforismi? Longanesi, Flaiano, ecc …
Flaiano
al di sopra di tutti. Persino più bravo di me.
Roberto
Gervaso ha detto: “L’aforisma sta al saggio come il peperoncino alle
penne all’arrabbiata”. Condividi?
Roberto
Gervaso ha veramente colto nel segno. Pienamente d’accordo con lui anche se
non mi piacciono le penne all’arrabbiata.
Un
tuo aforisma divertente che è stato apprezzato?
“La
differenza tra il piede e la scarpa è che il piede è nostro”