Gianfranco Jannuzzo (attore)     Roma 23.10.2003

                 Intervista di Gianfranco Gramola  

Un siciliano dalla bravura eccezionale

 

Gianfranco Iannuzzo è nato ad Agrigento, nel 1954. Ha esordito in prosa recitando accanto a Rossella Falk in Applause, a Turi Ferro in Tito Andronico di Shakespeare e a Valeria Moriconi in La venexiana. Proviene dal Laboratorio di esercitazioni sceniche di Gigi Proietti (gli sarà poi accanto in tv in Come mi piace), e in quell'ambito nasce un suo "One man show" (1979-82) in cui riesce a esibire uno straordinario virtuosismo, dando vita a una serie di personaggi che si esprimono in cento dialetti. Lo spettacolo, dal titolo Bagna e asciuga, viene presentato al festival del teatro comico del carnevale di Viareggio e quindi al Teatro dell'Orologio di Roma, là dove venne visto e apprezzato da Pietro Garinei, che ne favorì un allestimento più accurato di scena prima al Sistina di Roma e poi, sotto la sigla con le manine intrecciate “Garinei & Giovannini”, in tutta Italia. Titolo: C'è un uomo in mezzo al mare, dove si narrano le disavventure di un assessore alla cultura di un paesino di Calabria, incaricato da alcuni filosofi del  “pensiero debole” di organizzare un convegno internazionale sui nuovi linguaggi dell'uomo, da tenersi su una nave che farà la circumnavigazione della Sicilia. La nave affonda, l'unico superstite è l'assessore, finito su un'ignota isoletta, ed è lì che, solo e disperato, rievoca tutti i partecipanti al convegno. Dopo quell'exploit, Jannuzzo entra stabilmente nella “scuderia” di Garinei & Giovannini e fa coppia - tre spettacoli e mille repliche in sei stagioni - con Gino Bramieri. Gli attori lo fanno sempre di Terzoli e Vaime: due attori, padre e figlio, provano uno spettacolo e una possibile convivenza, confrontandosi e scontrandosi in un ambiente, quello dello spettacolo, che può sembrare impervio e infido, ma sempre affascinante. E cosa fanno, sempre, gli attori? Si baciano, tutte le volte che si incontrano, anche sei volte al giorno. Segue Foto di gruppo con gatto di Fiastri-Vaime, con Marisa Merlini nel cast. Anche stavolta, incontri e scontri tra due generazioni e due temperamenti, tra l'anziano, introverso, malinconico, perdente nato Amerigo (Bramieri) e il giovane, dinamico, fantasioso Salvatore, che si installa in casa di Amerigo, stravolgendogli la vita. Poi, Se un bel giorno all'improvviso (stagione 1993-94) di Fiastri-Vaime, con un miliardario in cerca di padrone. Nella stagione 1997-98 Jannuzzo, ha ripreso e rivisitato il suo spettacolo d'esordio, C'è un uomo in mezzo al mare, bissandone il grande successo. Negli ultimi anni si è dedicato anima e corpo al teatro. Fra gli spettacoli più premiati dal pubblico vanno citati:” Accendo una lampada – Se devi dire una bugia, devi dirla grossa – E’ molto meglio in 2 – Due ore sole ti vorrei”.  

Ha detto:

- Il mio carattere? Vivace! A volte mi sento come l'Etna in eruzione.

- La filatelia è una mia passione. Metto insieme la storia postale della mia Sicilia.

- Papà mi avrebbe voluto notaio, magistrato o avvocato.

- Da bambino ero vivacissimo, parlavo e mi piaceva stare sempre in compagnia. Sin da quella tenera età ero già attore.

Curiosità

- E’ stato sposato dal 1989 al 1992, con l’On. Gabriella Carlucci, sorella di Milly. Dopo la separazione  si è risposato con la milanese Ombretta Cantarelli, ex modella, ora addetta alle pubbliche relazioni di un chirurgo estetico. Per l’attore, il testimone di nozze è stato il regista televisivo Antonello Falqui.

Intervista

E’ nel camerino del teatro Sistina…

Che ricordi hai della tua infanzia, Gianfranco?

Splendidi, perché per fortuna i miei genitori si sono occupati esclusivamente della crescita dei loro figli. Io ero il primo di 5 figli. Ho anche un rapporto strettissimo con la Sicilia, dove tornavamo sempre per le vacanze, una volta trasferiti a Roma nel lontano 1967. Poi con il mio lavoro, con il teatro, si gita tutta l’Italia e per fortuna in Sicilia vi torno tutte le stagioni. Ho un filo diretto con la  mia isola, che non ho mai dimenticato. Ce l’ho nel cuore.

In quale occasione ti sei stabilito a Roma e come ricordi l’impatto?

Ci siamo trasferiti nel ’67, perché i miei genitori volevano che i loro ragazzi avessero una sede universitaria dove poter poi andare avanti nella vita e Roma fu un’ottima scelta, perché superato il primo impatto con una città così grande rispetto ad Agrigento che era così piccola, ci siamo ambientati bene, ci siamo trovati subito bene ed io ci sono affezionato,  tant’è vero che ci vivo ancora.

Le tue abitazioni romane?

Fino ai 26 anni sono stato con i miei genitori in un quartiere che si chiama Cinecittà, e poi sono andato a vivere da solo e adesso abito in centro.

Attualmente com’è il tuo rapporto con Roma?

Buono, ottimo direi. E’ una città dove mi piace stare, vivere e lavorare. Roma ha un ottimo clima, che non mi ha fatto notare tantissimo la differenza con il clima della mia Sicilia.

E con la cucina?

Buono anche quello. Mi piace mangiare bene, cerco di non mangiare troppo. A Roma si mangia bene dappertutto, devo dire. C’è una grande tradizione culinaria, quindi è raro trovare un posto dove si mangia male. Può succedere, ma è raro.

C’è un angolo di Roma che ami particolarmente?

Amo molto il centro storico di Roma, si! Tutta la zona dell’Aventino, il colle Aventino lo adoro e lo trovo molto suggestivo e bellissimo. Chissà che un giorno non trovi una casa per andare ad abitarci.

Cosa provi a tornare a Roma dopo un’assenza?

A Roma ho la casa e dopo aver visitato tutti gli alberghi possibili e immaginabili d’Italia, non vedo l’ora di tornare a casa e godermi la mia casa di Roma che, tra l’altro è una casa classica, con un terrazzo, piena di sole e di luce, è bella e quindi mi piace tornare a casa.

Quando sei via cosa ti manca di Roma?

La luce, l’aria romana, ma soprattutto la luce. Roma ha una luce particolare.

I romani, pregi e difetti!

Difetti forse è che sono apparentemente indifferenti a tutto. Perché sono disincantati, non perché è un atteggiamento. Sono abituati a vedere qualunque cosa e quindi è difficile emozionarli. I pregi sono gli stessi, nel senso che anche questo qua, che può sembrare un difetto, poi si trasforma in un paese dove hai sempre una certa libertà di azione, sai farti valere in una città che ti accoglie molto bene. Fra i romani c’è molta bonomia, c’è quel modo di “lasciar fare” c’è molta tolleranza ed è quello che ho notato io venendo da fuori. I romani hanno questo simpatico luogo comune che li vede paciosi.  

Cosa ti da più fastidio di Roma?

Forse un po’ di caos e di pressappochismo. A me per Roma, forse è una chimera, mi piacerebbe che ci fosse la stessa organizzazione del settentrione in generale, in una città che se fosse organizzata sotto questo punto di vista, sarebbe perfetta, ma poi magari non avrebbe più il fascino che ha Roma.

Come vivi la Roma by night?

Non la vivo perché non sono per niente un mondano. Non mi piace frequentare i locali notturni, non li conosco, quindi ne ho un’esperienza limitata perché cerco solo dei buoni ristoranti  per il dopo teatro. Da mezzanotte in poi frequento solo ristoranti. L’unico mio rapporto con la notte romana è “culinario”.

Qual è stata la tua più grande soddisfazione artistica?

Credo, dopo la scuola di Gigi Proietti, l’aver incontrato Pietro Garinei, perché mi ha messo a disposizione tutta la sua esperienza, il suo teatro, il suo affetto e la sua amicizia. Fra di noi c’è stata grande fiducia, grande apertura di credito. Questo è stato un incontro professionale importantissimo.

La passione per lo spettacolo come è nata?

Ce l’avevo in casa da ragazzo. Fa parte del mio carattere, mi dicono i miei genitori. Io ero un bambino molto vivace e chiacchierone, a cui piaceva poi far star bene le persone intorno a se. Quindi forse ce l’avevo già nel sangue, quella di fare l’attore.

Ricordi il debutto?

Si! Da ragazzino c’era un’orchestrina a Lugano e  mi misi a cantare una canzoncina e gli orchestrali, vedendo sto bambino ovviamente mi lasciarono fare. Il debutto vero e proprio e che ricordo con grande piacere è stato lo spettacolo che feci da solo in un teatrino romano, esattamente l’Orologio, e lo spettacolo era: “C’è un uomo in mezzo al mare!”. Poi Garinei, vedendomi, mi volle portare al Sistina.

I tuoi genitori che futuro sognavano per te?

Che facessi il notaio, l’avvocato o il magistrato. All’inizio, quando vedevano che avevo tutt’altre idee, erano un pochino preoccupati, ma poi, vedendo che facevo questo mestiere con grande passione, mi hanno lasciato fare e adesso sono contenti, naturalmente. Soprattutto sono contenti perché sanno che ho fatto quello che volevo io.

Che lavoro facevano i tuoi?

Papà ha fatto l’insegnante di lettere per tanti anni, la mamma invece la casalinga e badava ai figli.  

Hai mai avuto momenti difficili nella tua carriera?

Si! Naturalmente. Però per fortuna sono stati superati in qualche modo, nel senso che, da quando c’è stato questo incontro con Pietro Garinei continuativamente per 16 anni consecutivi, ho sempre lavorato con lui con produzioni molto importanti e tranquille dal punto di vista della conoscenza di questo lavoro.

Da ragazzo avevi degli idoli, dei miti?

Si! Tra gli attori mi piaceva molto Walter Chiari, ma tanto, tanto. E poi, quando fui più grande, Proietti che fu poi un bellissimo incontro perché mi piaceva come lavorava e poi lui aprì una scuola di recitazione e io partecipai a questi provini e mi prese. Poi c’è un personaggio che magari qui non è conosciuto. E’ siciliano come me e si chiama Renzino Barbera ed era bravissimo. Faceva gli spettacoli da solo ed io lo andavo a vedere. Era bravissimo e io me lo godevo molto. Il suo rapporto con il pubblico mi piaceva.

Quando non lavori quali sono i  tuoi hobby?

Mi occupo di filatelia, di francobolli. Mi piace la storia  postale siciliana. Ho una bella raccolta di francobolli e di lettere affrancate con i francobolli. Sono un collezionista.

Com’è il tuo rapporto con la Fede?

Sono di tradizione cattolica, come tutta la mia famiglia.

Hai un sogno nel cassetto?

Si! Continuare questo lavoro.

A chi vorresti dire “grazie”?

A tante persone. Per fortuna mia sono tante le persone che hanno creduto in me. Oltre a quelle che ho già nominato, cioè Proietti e Garinei, aggiungo Gino Bramieri, Rossella Falk, Antonello Falqui, Scaparro, Lavia, Turi Ferro e tutte quelle persone che mi hanno aiutato a migliorare.  

C’è un compagno teatrale che hai nel cuore?

Si! Gino Bramieri. Con lui ho fatto tre spettacoli . Uno si chiamava:” Gli attori lo fanno sempre”, e l’abbiamo fatto per due anni. Il secondo era “ Foto di gruppo con gatto” e il terzo “ Se un bel giorno, all’improvviso”. Ho lavorato 6 anni consecutivi con lui e credo di aver imparato moltissimo da Gino.

E di Paola Quattrini, cosa mi dici?

Insieme abbiamo fatto “Se devi dire una bugia, dilla grossa”. Una bellissima commedia. Adesso insieme siamo al Sistina con “E’ molto meglio in due”.

Altri progetti dopo questa tournee?

No! Per il momento, no! Solo riposo.