Gina Lollobrigida (attrice, fotografa e
scultrice)
Roma 30.1.2017
Intervista di
Gianfranco Gramola
Una grande artista, dal carattere
forte e determinato, che con la sua bravura e la sua bellezza ha
conquistato il mondo. Per anni, dopo il cinema, si è dedicata alla fotografia,
un arte in cui ha saputo esprimere un non comune talento. Artista vulcanica,
dotata di grande creatività e fonte inesauribile di ispirazione, Gina
Lollobrigida ha messo il suo talento a disposizione della scultura, sua prima
passione
(Breve
biografia tratta dal web)
Gina
Lollobrigida, nome d'arte di
Luigia Lollobrigida, è nata a Subiaco il 4 luglio 1927,
in
una famiglia di produttori di mobili che durante la guerra perde tutti i
suoi beni. Nel 1944, la famiglia si trasferisce a Roma e Gina si iscrive
all'Istituto di Belle Arti. Per mantenersi gli studi gira per i locali
disegnando caricature col carboncino e posa per alcuni fotoromanzi con lo
pseudonimo di Diana Loris. Nel 1947 partecipa al concorso di Miss Italia
classificandosi terza, dopo Lucia Bosè e Gianna Maria Canale.
Nel
frattempo, più per necessità che per reale interesse, ha già iniziato la
carriera cinematografica, come comparsa e controfigura, e successivamente in
piccoli ruoli di contorno nei popolari film operistici dell'immediato
dopoguerra. Nel gennaio 1949 sposa il medico sloveno Milko Skofic, che prestava
servizio fra i profughi temporaneamente alloggiati a Cinecittà. Ben presto
Skofic diventa il suo agente tuttofare. Nell'agosto 1957 nasce Milko jr. Nel
1950 vola sola verso Hollywood accettando un invito del miliardario Howard
Hughes, a tempo perso produttore e scopritore di dive come Jane Russell. Ma
scoprendo che stava per essere chiusa in una gabbia dorata, torna a Roma.
All'inizio
degli anni '50 arrivano i primi successi, fra i quali:Campane a martello di
Luigi Zampa 1949, Achtung, Banditi! (1951) di Carlo Lizzani e soprattutto Fanfan
la Tulipe di Christian-Jaque del 1952, che la consacra star in Francia, mentre
in Italia, nello stesso anno, conquista una vasta popolarità con Altri tempi di
Alessandro Blasetti, nell'episodio Il processo di Frine con Vittorio De Sica,
che conierà per lei il neologismo “maggiorata fisica”.
Nel
1953 interpreta il ruolo della Bersagliera, premiato con il Nastro d'Argento, in
Pane, amore e fantasia di Luigi Comencini. A grande richiesta l'anno dopo gira
un sequel altrettanto riuscito ma nel 1955 rifiuta la terza puntata della serie
e viene rimpiazzata da Sophia Loren, sua storica rivale. Seguono alcuni ruoli
che sottolineano il tentativo di approfondimento drammatico delle sue
interpretazioni, come in La provinciale di Mario Soldati, La romana di Luigi
Zampa e Mare matto di Renato Castellani, che rimangono le sue prove migliori. La
seconda metà degli anni cinquanta vedono la Lollo protagonista di
superproduzioni internazionali come Il tesoro dell'Africa di John Huston con
Humphrey Bogart e Jennifer Jones, La donna più bella del mondo biografia che
lei stessa produsse su Lina Cavalieri con Vittorio Gassman in cui dà una buona
prova di cantante lirica e per cui vince un David di Donatello, Trapezio di
Carol Reed accanto a Tony Curtis, Il gobbo di Notre Dame (1957) dove interpreta
una splendida e sensuale Esmeralda con Anthony Quinn come Quasimodo, Salomone e
la regina di Saba (1959) di King Vidor con Yul Brinner che sostituisce Tyrone
Power morto durante le riprese, Torna a settembre con Rock Hudson per cui vince
un Golden Globe, Venere imperiale di Jean Delannoy (1962) sulla vita di Paolina
Borghese che le fa aggiudicare un David di Donatello e un Nastro d'Argento, e
tanti altri successi.
Nel
1971 divorzia dal marito da cui viveva separata da almeno 5 anni, e nel 1972
interpreta l’indimenticabile Fata Turchina nel Pinocchio televisivo di Luigi
Comencini, ma dalla metà degli anni '70 dirada le apparizioni per dedicarsi,
con successo, alla fotografia e alla scultura.
Nel
1988 è nel cast del serial americano Falcon Crest e l'anno successivo in quello
del remake televisivo de La romana diretto da Giuseppe Patroni Griffi nel ruolo
della madre della protagonista, interpretata da Francesca Dellera. Nel 1996
riceve il David di Donatello alla carriera e nel 2006 un riconoscimento speciale
in occasione del cinquantenario del trofeo di cui era stata la prima vincitrice
nel 1956. Nella
sua carriera ha recitato in più di 60 film e ha ricevuto moltissimi premi e
riconoscimenti. Dopo il cinema si è dedicata alla fotografia e alla scultura,
sua prima passione. Oggi, all’alba
dei 90 anni,vive nella sua bella villa sull’Appia Antica,
dedicandosi alle sue amate sculture.
Curiosità
-
Grazie alla sua carismatica bellezza, sono più di sei mila le copertine che le
riviste di tutto il mondo le hanno dedicato (un record).
-
Il suo sbarco in America fu scandito dalla rivista "Time" così:
"Gina Lollobrigida: le sette sillabe più famose d'Europa”.
- Gina Lollobrigida è la prima
in Italia e nel mondo a cui sono stati dedicati
quattro
francobolli della emissione filatelica della Repubblica
di San Marino. “Sono
felicemente commossa – dice l’attrice di Subiaco - perché
la Repubblica di San Marino, con questa emissione filatelica, riconosce il
valore del lavoro prodotto nel corso della mia vita dedicata all’arte”.
Intervista
Com’è
nata la passione per il cinema?
Non
avevo la passione per il cinema. L’ho
fatto per aiutare la mia famiglia. Eravamo sfollati a Roma e bisognava mangiare.
Erano gli anni in cui si prendevano gli attori dalla strada. Delle persone mi
hanno fermata all’uscita dalla scuola chiedendomi se volevo fare del cinema e
io ho risposto di no, che non mi interessava. Poi mi hanno offerto
mille lire al giorno e quello mi ha convinto a fare l’attrice.
Ma
i suoi genitori che futuro sognavano per lei?
Erano
convinti delle mie qualità artistiche e sapevano che sarei diventata
un’artista e questa è stata una cosa molto bella da parte della mia famiglia,
perché mi hanno sempre aiutata tanto. Lavoravano per me, per farmi studiare e
mi hanno sempre sostenuta. Eravamo tre sorelle e mia madre era una donna molto
intelligente, che guidava tutta la famiglia.
Aveva
qualche artista in famiglia?
Ho
avuto uno
zio che ha lavorato come pittore in Vaticano e un altro zio, amico di Trilussa,
che è stato portato in gloria a Roma. Lui aveva un grande senso dell’humor e
aveva scritto in chiave comica la Divina Commedia. Lo hanno lodato, applaudito e
premiato.
La
recitazione, secondo lei, è più istinto o mestiere?
Io
credo che un po’ di scuola faccia bene, però credo anche che l’istinto è
quello che vince.
Nella
carriera ci vuole più fortuna o bravura?
Ci
vuole una passione talmente forte che poi diventa una spinta, perché credo che
senza l’applicazione non si può arrivare. Ci vuole molta voglia, ci vuole un
qualcosa in più, una marcia in più, una volontà forte. Senza questi
ingredienti non si può riuscire.
A
lei viene accostato il soprannome “La bersagliera”. Questo nomignolo la fa
sorridere o arrabbiare?
(risata)
Mi fa sorridere, Gianfranco. La cosa incredibile e che mi ha sorpreso molto è
che quando facevo parte della giuria del Festival di Berlino, per farmi un
omaggio, gli organizzatori hanno pensato di far vedere il film “Pane, amore e
fantasia”. Non è che tutti i tedeschi sanno l’italiano, ma la proiezione
del film “Pane, amore e fantasia” è stata una cosa indescrivibile, perché
il successo di questo film è stato talmente grande, che superava i film in
competizione. Vedere i tedeschi che ridevano più per
un mio film che per gli altri film del Festival, per me è stata una
grande sorpresa.
Com’
è cambiato negli anni il cinema italiano?
Diciamo
che nel cinema dei giorni nostri c’è meno sentimento. Ci sono delle storie
che vanno avanti in un insieme di futurismo assoluto, che io quando le vedo,
cambio canale. Nel cinema italiano, quando era il numero uno nel mondo, ed era
quello che fortunatamente ho fatto io, c’era più sentimento, la gente si
vedeva un film e si immedesimava, piangeva e si emozionava. Nei film c’era un
qualcosa che toccava il nostro sentimento. E’ come nell’arte, un quadro deve
toccarti, farti provare delle emozioni se non commuoverti. Così dovrebbe essere
nei film.
Lei
ha ricevuto parecchi premi. Ce n’è uno a cui è particolarmente legato?
Ne
ho avuto talmente tanti che mi sono sempre sentita un generale a riposo. Fanno
sempre piacere questi premi, ma quello che mi ha commosso di più sono stati i
quattro francobolli che mi ha dedicato la Repubblica di San Marino. Ha voluto
premiare intanto la donna, perché noi donne non eravamo mai alla moda, i
maschietti cercavano sempre di deprezzarci e per molti una bella donna non può
avere talento. Una bella donna anche
a settanta anni è una bella donna porco giuda e se ha talento bisogna
ammetterlo, non disprezzare la bella donna. Io ho fatto la fotografa e sono una
delle fotografe più importanti, se non la più premiata. Quello che mi fa
arrabbiare è che alla donna hanno sempre cercato di togliere qualche cosa e
ancora oggi questo continua. Sono sempre gli uomini che vanno avanti e la donna
sempre un passo indietro e questo non è giusto. Dovremmo avere un po’ di
parità. Va bene la bella donna, ma io ho fatto molto cinema, sono conosciuta in
tutto il mondo malgrado i tanti anni che sono passati e la prima ad essere
meravigliata di tanta popolarità sono proprio io. La popolarità mi ha
accompagnata in tutto il mondo. Magari sono più conosciuta e apprezzata in
Alaska che in Italia.
Parliamo
di un’altra delle sue grandi passione: la fotografia. Mi racconta quando ha
deciso di dedicarsi alla fotografia?
Come
ti dicevo prima, io ho cominciato a fare cinema per aiutare la famiglia, poi mi
sono accorta con la vicinanza di Vittorio De Sica, di Fellini e di altri
registi, che avevamo a
quell’epoca, che il cinema era anche arte. Me ne sono accorta facendolo e
lavorando appunto con dei registi straordinari. Con il tempo anche il cinema
cambiava e quando vedevo che non c’era soddisfazione nelle cose che mi
proponevano, ho immediatamente cambiato, facendo qualche altra cosa, perché non
volevo perdere il mio tempo, che per me era prezioso e avevo molte ispirazioni.
Quindi ero finalmente libera di viaggiare, sola, con le mie macchine
fotografiche e cercare di scoprire il mondo con i miei occhi. E’ stato un
passaggio meraviglioso della mia vita, perché mi piaceva vedere il mondo e
vedere la gente come vive e non mi piaceva essere sempre osservata.
Un
grande fotografo ha detto “Fotografare
è scoprire il mondo e se stessi. È filtrare la realtà attraverso i propri
sentimenti con creatività e un po’ di fantasia”. Per lei la fotografia
cos’è?
Per
me la fotografia è stato un guardare il mondo e soddisfare la mia curiosità.
E’ stata una cosa fantastica, perché ho imparato molto vedendo i capi di Sato
e nello stesso tempo la gente della strada, che aveva fame ma anche dignità,
una dignità esemplare e non si avvicinava per chiedere l’elemosina. Quando li
vedevo da lontano, mi avvicinavo io a loro per dare dei soldi, perché capivo
che avevano una dignità e non volevano chiedere un aiuto.
Quali
sono stati i posti che l’hanno colpita di più?
Il
Paese che mi ha commosso di più è stato l’India. E’ stato veramente un
piacere conoscere in quella gente la dignità, quella di cui parlavo prima, e
nello stesso tempo il problema di questa nazione,
dove ci sono duecento religioni diverse.
Pensa che in oriente dove ci
sono solo due religioni si ammazzano. Considera che
in India ce ne sono duecento
di religioni.
La
passione per la scultura è nata molto presto, vero?
Quella
ce l’avevo dentro il sangue fin da quando sono nata. A 8 anni ho mandato un
mio disegno al giornale “Topolino” ed è stato pubblicato. Quindi ho
cominciato abbastanza piccola. Ho
studiato al liceo Artistico di via Ripetta che era l’unica scuola d’arte che
c’era in Italia e i primi soldi per
pagarmi gli studi me li hanno dati le mie sorelle che facevano le mascherine in
un cinema. Loro preferivano aiutare prima me e poi la famiglia. Dopo io le ho
compensate quando ho cominciato a fare cinema e stranamente senza accorgermene
sono diventata popolare in un brevissimo tempo. Il cinema era una grande forza e
dopo naturalmente la televisione ha preso il posto del cinema. Ma il cinema di
allora era sicuramente più importante del cinema di oggi.
Cosa
la lega alla scultura?
Quello
che mi lega alla scultura è una ricerca della bellezza, ma la bellezza che c’è
nella vita di tutti i giorni, una ricerca nelle cose che si fanno
quotidianamente, dove uno può trovare un’ immagine poetica. Non
seguo la ricerca dell’arte contemporanea che trovo una presa in giro per
l’arte e che ci porta all’annullamento della bellezza. Questo è quello che
penso. Quando ho finito la scuola e cominciava questa nuova moda, la trovavo
un’assurdità. Non l’ho mai seguita, non ci ho mai creduto perché ogni
volta che vedo queste chiamiamole opere, le trovo inutili, vuote, senza senso.
Fortunatamente sono riuscita a convincere la critica mondiale proprio per
riuscire ad esprimere la vita che è intorno a noi con il bello, che è il più
difficile da fare e da trovare come ispirazione. Questa per me è stata una gran
soddisfazione.
Dov’è
che realizza le sue sculture?
A
Pietrasanta ho il mio atelier di scultrice ed è la città dove sono cittadina
onoraria. Pietrasanta è la città dove tutti gli artisti, di tutte le
nazionalità, vengono. E’ un punto molto importante, intanto perché è un
posto tranquillo, non c’è la
lotta con la stampa e con i paparazzi e quindi l’artista può lavorare
tranquillo. E’ veramente un posto meraviglioso. Qui ho lavorato tanti anni, la
gente mi stima molto, ma mi lascia anche vivere tranquilla. Posso uscire con il
grembiule sporca di marmo o di bronzo e non ci fanno caso. Quindi è veramente
una provincia meravigliosa,
dove ci sono molte ditte che lavorano il marmo e le
fonderie di bronzo, dove posso trovare la materia prima.
Qui siamo tutti amici, siamo molto affiatati e molto legati. Come una
famiglia.
Lei
ha conosciuto molti personaggi famosi. Vorrei un suo ricordo di Marilyn Monroe.
La
Marilyn era una donna eccezionale, che ho conosciuto nel 1954, perché dovevo
andare a New York alla prima di “Pane, amore e fantasia”. Mi sono
meravigliata quando hanno dovuto addirittura chiudere l’aeroporto perché
c’erano troppi fotografi. Io non mi rendevo conto di questa popolarità che
cresceva, anche se ero solamente agli inizi della carriera. La prima cosa che mi
hanno chiesto è stata se volevo fotografarmi con Marilyn. Lei stava girando la
scena del vento che le alzava la gonna, per il film “Quando
la moglie è in vacanza”. Quando ci siamo incontrate la prima cosa che lei mi
ha detto è che la chiamavano la Gina Lollobrigida americana. Era di una
modestia veramente sorprendente e mi è subito piaciuta. Abbiamo conversato
insieme, anche se la stampa voleva una guerra fra noi due e noi non ce lo
sognavamo neanche, perché io avevo immediatamente ammirato questa sua
timidezza, questa sua spontaneità e
questo essere una donna vera. Negli anni che sono seguiti sono andata a
Hollywood e siamo diventate molto amiche ed io le ho sempre voluto bene, per
questa sua debolezza di non sapersi difendere, poverina. Io ero forte, avevo una
forza che mi aveva dato la guerra che ho conosciuto quando ero piccola, una
forza che mi ha permesso di andare avanti senza bisogno di nessuno e tutto il
mondo lo sa. Ho sempre lavorato da sola e a difendermi da sola. Per questo ho
conservato una certa vivacità, a forza di difendermi. Invece la povera Marilyn
non aveva questa forza, era un essere meraviglioso, una ragazza molto
spontanea ma fragile. Quando era offesa lei cercava non tanto l’aiuto, ma di
uscirne fuori con la sua dignità, quella che aveva.
Gina Lollobrigida insieme a Marilyn Monroe
Ha
conosciuto anche Fidel Castro?
Fidel
Castro era un personaggio che si difendeva e non voleva molti ospiti nel suo
Paese. Mi ospitò nella sua villa per alcuni giorni. Io volevo conoscerlo non
perché fosse un personaggio politico, ma volevo conoscerlo nell’altro
aspetto, cioè quello dell’uomo normale. Viaggiando, volevo conoscere persone
importanti che mi incuriosivano, ma non politicamente. Oltre alle persone
importanti anche personaggi comuni per farmi conoscere la vita vera della gente.
Quanto
tempo ha dedicato alla fotografia in giro per il mondo?
Ho
impiegato molti anni, facendo questi viaggi, perché
per me era un crescere intellettualmente e moralmente e
mi è servito molto. Infatti ho pubblicato dieci libri, fino ad adesso,
dove ho descritto le mie esperienze visive, che erano importanti perché mi
legavano al talento che avevo per il disegno. Visivamente fare le fotografie ti
portano a vivere una realtà visiva,
morale e intellettuale, perché i paesi cambiano. Ho fatto un bellissimo libro
di fotografie dove ho racchiuso immagini di circa 24 paesi. Quello legato alla
fotografia è stato un periodo molto bello della mia vita, un periodo di viaggi,
sempre da sola o meglio, in compagnia delle mia macchine fotografiche. Dopo la
fotografia sono tornata alla mia antica passione, la scultura che è il massimo
del talento che uno può avere per l’arte visiva, del disegno, della
fotografia e della regia, perché alla fine hai voglia di controllare quello che
fai e quindi ho fatto subito due documentari, uno su Fidel Castro e uno breve su
Indira Gandhi, un
altro personaggio che mi ha molto commosso e
che ho avuto la gioia di conoscere e di parlarle e
passare un po’ di tempo con lei e di cui ho un ricordo meraviglioso, l’ho
fotografata nel suo giardino dove poi lei è stata uccisa.
Lei
ha incontrato anche Madre Teresa di Calcutta?
Madre
Teresa di Calcutta l’ho vista in una trasmissione televisiva a Bologna (1987).
Lei mi ha affascinata, mi ha stregata. Immediatamente ho deciso di dare il mio
cachet per la sua causa. Il conduttore non ha detto di questa mia decisione e
Madre Teresa ha reagito immediatamente dicendo al conduttore davanti al
microfono: “Perché non ha detto che la signora Lollobrigida rinuncia al
cachet per devolverlo alla mia causa?”. Lui non sapeva
più cosa dire. Madre Teresa era un personaggio a cui non sfuggiva
niente. Reagiva immediatamente senza vergogna.
C’è
stato qualcuno che ha seguito il suo esempio, lasciando il cachet a Madre
Teresa?
Gli
altri non hanno seguito l’esempio di offrire qualcosa a madre Teresa, qualcosa
di utile per i suoi poveri. Comunque io l’ho sempre seguita e ho fatto delle
medaglie meravigliose nel 2003, sia di madre Teresa che di papa Woytila,
bellissime e rifinite in oro. Poi ho
fatto anche dei ritratti meravigliosi che ho ancora e che dovrei offrire per
fare qualcosa per la causa di Madre Teresa.
Com’è
il suo rapporto con la Fede?
Con
la Fede ho sempre avuto un buon rapporto, perché io sono nata a Subiaco, in
provincia di Roma e il capo era sempre il prete, poi magari veniva il sindaco.
La fede è sempre stata importante per me. E’ la sola cosa che ci aiuta e
nello stesso tempo può essere la ragione di lotte e di guerre, perché la
religione è chiaramente più forte della politica. La fede è molto importante
soprattutto quando si è giovani, quindi è importante per
la nostra vita. La ragione politica si può cambiare, ma la religione è molto
più difficile cambiarla.
Lei
vive da anni a Roma. Si sente romana?
Subiaco
è dove sono nata ma Roma è dove ci vivo da una vita, quindi mi sento romana.
Roma
per un’artista può essere fonte
di ispirazione?
Non
tanto il paesaggio, Gianfranco, ma più che altro la vita umana, le persone, il
rapporto che c’è fra due esseri umani, tra persone della famiglia … il
bello è proprio trovare ispirazione nel rapporto umano.
Gina
Lollobrigida al Premio Simpatia (Roma, Campidoglio)