Giorgio Bracardi (comico) Roma 18.09.2002
Intervista di Gianfranco Gramola
Un simpaticone con due anime: quella di
musicista e quella di clown
E’
nato a Roma nel ’36. Cabarettista e musicista (la musica è un amore che si
porta dietro da tutta la vita), ha lavorato con Renzo Arbore in “Alto
gradimento”. Nel ’76 lo troviamo in “Altra domenica” e, ancora con
Arbore, in “Quelli della notte”. Infine approda nella mitica “Striscia la
Notizia” di Antonio Ricci, su Canale 5. E’ creatore di numerosi personaggi
come Scarpantibus, il gerarca Catenacci e Patroclo.
Curiosità
- Giorgio
è fratello di Franco (recentemente scomparso), il pianista del Maurizio
Costanzo Show.
- Il
papà Glauco, era un importante dirigente di una azienda import-export.
Ha detto:
- La mia natura è quella di fare il clown e
il dissacratore che pensa: mai prendersi sul serio, e scherzare anche sul letto
di morte.
Intervista
Lo
incontro in un’affollata via della Croce, proprio nel cuore di Roma, a due
passi da piazza di Spagna. La giornata promette bene. Dopo una breve
presentazione ci sediamo al Bar
D’Angelo e facciamo due chiacchiere su Roma. Più tardi
passa a salutarci Alessandra Canale e si siede con noi per assaporare un buon
cappuccino e stare in allegria, grazie alle battute di Giorgio. Me la sentivo
che la giornata prometteva bene.
Com'era
la Roma della sua infanzia?
Erano
altri tempi, un altro mondo, altri modi di vivere. Era una Roma più ruspante
diciamo. Roma ultimamente è molto
cambiata, alcuni dicono in meglio alcuni in peggio, però purtroppo è scomparsa
quella Roma genuina che c’era una volta, la bellezza delle botteghe storiche
è scomparsa, così non ci sono più le botteghe degli artigiani, perché sono
tutte inghiottite dal consumismo, da questa mania di scopiazzare gli americani.
Fanno un “Fast Food” qua e un “For you” là.
I negozi hanno tutte le scritte in inglese, la lingua si è imbastardita
e non solo ma anche il dialetto, perché io mi
ricordo una volta il dialetto romanesco assomigliava più a una lingua.
Adesso non è più quel bel dialetto che aveva il romano dei
miei tempi. Il mondo cambia e quindi cambiano gli usi e costumi della
gente. Evidentemente è scritto che debba cambiare. Però siccome la nostra è
una città molto particolare, non una città qualsiasi, è una città con una
storia millenaria e quindi gli amministratori avrebbero dovuto avere il dovere
di salvaguardare certe tradizioni, certi usi e costumi locali. Invece hanno
lasciato perdere e s’è cancellato tutto. Diciamolo, noi non abbiamo avuto dei
buoni amministratori per la nostra città. Bisogna risalire fino al vecchio
sindaco Nathan… dopo di lui abbiamo solo avuto politicanti, che per loro, il
piccolo interesse di bottega e di partito hanno sfasciato la città.
Il
suo rapporto con Roma com’è?
Io
sono nato qua, Roma è la mia città e il mio rapporto è di odio – amore. La
città continua ad essere sporca, malgrado il sindaco dica e stradica di tenerla
pulita, ma io giro sempre a piedi perché non ho la macchina, Roma è sporca, è
sciatta, ma forse è anche colpa dei romani che non curano abbastanza la loro
città e non gli interessa più di tanto.
Come
giudica i romani?
Il
romano sappiamo com’è. E’ cinico, disincantato, gli passa tutto davanti.
Ama la sua città però non combatte più di tanto affinché questa città
rimanga bella e splendente nel tempo, come la vorrebbero gli stranieri che a
milioni vengono a visitarla. Io vedo spesso che gli stranieri vengono trattati
male nei negozi, nei ristoranti, insomma c’è poca gentilezza, poca cordialità.
Il romano, diciamolo, non è mai
stato un cordialone verso lo straniero. Ognuno si fa gli affari suoi, capito? Il
romano vive la sua vita , ha il suo cerchio di amicizie, c’ha la Roma, c’ha
la Lazio e basta. Come ti dicevo,
ci vorrebbe più collaborazione per
accogliere i turisti. Adesso incomincia timidamente a farsi strada la cultura
dell’accoglienza, ma è sempre molto difficile, perché io vedo spesso nei
negozi (ma anche con noi romani) che la commessa ti viene incontro fumando o
masticando la chewing-gum. Poi usano quel “diga” (dica) che non è proprio
fine, non c’è molta educazione. Poi, ripeto, è colpa anche degli
amministratori, di quelli che hanno il potere in mano, che dovrebbero promuovere
una campagna per migliorare l’immagine della nostra città, cosa che non fanno
mai. Scusa se sono molto polemico, io ho scritto anche articoli su questo e
continuerò a farlo perché vorrei vedere la mia città, tra le più belle
capitali d’Europa. Gli amministratori sulla bellezza di Roma non hanno nessun
merito, come non ce l’ hanno i romani. Noi
abbiamo ereditato questa grande e bella città e abbiamo il dovere sacrosanto di
mantenerla e di renderla più bella possibile. Insomma siamo tutti pigri,
menefreghisti, divisi soprattutto.
Con
la cucina romana hai un rapporto d’amore e odio?
Ho
un buon rapporto, perché io amo mangiare. Un’altra cosa, sono scomparse tutte
le trattorie romane. A Roma ci sono 120 ristoranti cinesi (di cui buoni saranno
si e no 4 e tutto il resto sono da buttare via) ora dimmi tu come è stato
possibile dare la licenza a tutti questi ristoranti cinesi, anche ai Castelli
Romani, ci sono ristoranti cinesi. Questo è provincialismo vero e proprio. Che
vogliamo mettere la cucina romana con i ristoranti cinesi? Allora quando viene
l’americano a Roma o lo straniero gli facciamo trovare il Fast Food, il
ristorante cinese ecc…, gli facciamo trovare tutto quello che lui già ha in
America o nel suo Paese? E questa è la politica stupida, è la stupidità.
Siccome noi siamo esterofili allora facciamo di tutto per scopiazzare, male,
quello che di peggio hanno gli americani. Hanno anche loro qualcosa di buono, ma
i Fast Food è la cosa peggiore che hanno creato, insieme ad altre cosacce, il
consumismo esagerato, l’usa e getta. Quindi
io con la cucina ho un buon rapporto, ma le trattorie romane non
ci stanno più, l’unica rimasta è questa qui “Beltrame” che oramai
è stato classificato monumento nazionale delle Belle Arti. Lì ci hanno
mangiato Fellini, Floriani e compagnia bella. E poi il resto è tutto, come
dicevo prima, Fast Food, Mac Donald, ristoranti cinesi e giapponesi. Adesso poi
impera lo sushi, il pesce crudo. Tutte quelle belle botteghe antiche, quei bei
negozi non ci sono più sono scomparsi tutti per far posto a quelle porcherie
che ho detto prima. Un bar famoso, scomparso anche quello, era il mitico “Caffè
de Paris, in via Veneto, che avevano proclamato uno dei più bei caffè
d’Europa, l’hanno distrutto e ci hanno fatto un autogrill. Io infatti lo
chiamo l’autogrill de Paris.
C’è
un monumento che butteresti giù volentieri?
Monumenti
antichi, no! L’altare della Patria non è che mi piaccia tanto. Se facessero
un progetto in sostituzione di questo “altare” io sarei d’accordo e
felicissimo, perché è un obbrobrio, un pugno nell’occhio, capito? E’ un’orgia alla retorica, è orrendo, è orribile, però
sono convinto che quella “cosa” lì, non verrà mai toccata.
La
tua più grande soddisfazione nel campo artistico?
La
più grande soddisfazione è quella che tutt’ora è la gente che mi ferma, mi
conosce, ricorda i miei personaggi,
li imitano, li piacciono. A volte devo improvvisare e far sentire un personaggio
o quell’altro. Insomma, la gente ha una grande nostalgia dei miei personaggi e
questo mi fa molto piacere.
La
tua più grande delusione?
Io,
senza presunzione, penso di aver dato il 5% delle mie potenzialità, perché
sono sempre stato guardato come una specie di animale strano nell’ambito dello
spettacolo. Un personaggio indecifrabile, comunque è una specie di spina nel
fianco del mondo dello spettacolo, da utilizzare il meno possibile.
Con quale personaggio del mondo dello spettacolo
hai lavorato meglio o che ricordi con affetto?
Beh,
con Arbore, con Boncompagni, con Costanzo e sono questi che in fondo mi hanno
capito, perché sono intelligenti e conoscono lo spettacolo a fondo. Mi stimano,
ci capiamo e solo con loro mi trovo bene.
Un
tuo sogno nel cassetto?
Ce
ne sono tanti. Un mio sogno nel cassetto, un film. Ci ho provato per anni ma non
riesco a realizzare sta cosa. Un bel film perché il cinema italiano è
scomparso, adesso sembra ci sia una piccola ripresa, ma vedremo. Un altro sogno
è quello di continuare a lavorare finchè la salute ci assiste, perché la
salute è la cosa più importante.
Hai
un altro sfogo su Roma?
Una
cosa scandalosa che in una città come Roma non dovrebbe esistere è la
moltitudine di donne che si sdraiano per terra, con creature di 6-7 mesi,
laceri, sporchi, chiedono la carità nelle strade del centro e nelle stazioni
delle Metro. Basta guardare via Condotti, piazza di Spagna e altre vie famose
del centro, Roma pullula di queste cose. Ora i nostri cari amministratori
che fanno le loro belle parate, che parlano dei diritti dell’infanzia,
UNICEF ecc… dovrebbero venire nel centro a vedere la realtà,
vedere queste donne con queste povere creature a chiedere la carità,
queste madri snaturate.. Che si facciano un giro i nostri governanti, a vedere
la realtà quotidiana. Questo è un altro scandalo della nostra città, un vero
e proprio scandalo. E’ una cosa vergognosa, scrivilo,Gianfranco, perché è la
pura verità e va detta.