Giovanna (Giò) Di Sarno (cantante - attrice)
Roma 14.5.2012
Intervista di Gianfranco Gramola
La
voce di Napoli: una grande artista che nel suo Musical interpreta tanti ruoli,
dalla chantosa alla drammatica, la simpatica e la provocante. E ha una totale
ammirazione per la simpatica Lina Sastri
Giovanna
(Giò) Di Sarno nasce a Ottaviano (NA) e cresce a Poggiomarino, paese di sole
vesuviano, in una famiglia dedita all'agricoltura. Giovanissima, abbandona la
zappa per rispondere a una insopprimibile vocazione per il canto. Vocazione
corredata, con un surplus di ingrediente complementare, da una bellezza
di fascino non convenzionale tanto da spingerla a lasciare la provincia, area
troppo stretta per lei, per cercare di realizzare il suo sogno d'arte nei più
vasti orizzonti dell’universo musicale.
Da allora, ragazza tenace e instancabile, ha percorso milioni di chilometri intorno
al mondo per diventare quella che oggi è: un'artista di successo. A Roma, dopo
una fugace ma interessante esperienza nel cinema, guidata da un influente
regista come Sergio Pastore, inizia una fruttuosa collaborazione con cantanti
del panorama nazionale e internazionale come Little Tony, Lando Fiorini, Rocky
Roberts ai quali fa da spalla ?riscaldando? il pubblico in numerosi concerti in
giro per l'Italia. I consensi per bravura e presenza scenica riscossi in queste
esibizioni sono gli elementi basilari che più tardi la indirizzeranno anche su
palcoscenici di Teatro. Il primo spettacolo in cui si esibisce da solista è
Cocktail, una miscellanea di canzoni che porta in due tournée anche
sull'Achille Lauro. In questo iniziale periodo artistico, a conferma di una
natura tanto ironica quanto divertita, si esibisce con il nome di Crazy Jo.
L'incontro con il maestro e compositore Enrico Di Napoli, che sollecita e avvia
Giò a misurarsi come cantautrice, segna una svolta per un sino allora inedito
itinerario artistico. Il primo risultato è la scanzonata Mattinata blues,
composizione di struggente attualità in un proficuo confronto con il
problematico oggi Aggiungi un appuntamento per oggi, in cui Giò, finta single
in amore e in lavoro, descrive questa condizione con insinuante leggerezza.
Questo è anche il momento in cui Giò si avvicina per la prima volta al Teatro
con gli spettacoli Sono la rossa (divagazioni sulla bellezza delle donne) e
Ricomincio da me (antologia di brani celebri e di letture poetiche). Grazie a
questi crescenti successi, insieme al suo manifesto amore per la Spagna, nasce
Spagnapoli, mix di classici della grande tradizione partenopea in versione
spagnola (con la supervisione linguistica dell'ispanista Gianni Spallone). Tra
le tante esecuzioni qui presentate si segnalano Indifferentemente, Maruzzella,
Quisiera saber (testo che con idea originale è scritto in Napoletano e -
tradotto in napoletano in Vulesse
sape') con cui Giò supera brillantemente il confine esclusivo
delle precedenti esperienze. Un indice di popolarità all'altezza delle
grandi star della canzone nazionale
Giò lo attinge con la riproposta di Maracaibo, la cui
interpretazione
estingue tutte le precedenti e spopola in tutte le latitudini (televisive e
radiofoniche, fino a discoteche e ... giostre festive) ratificandone talento e
successo in maniera irrevocabile. E se è anche vero che molti artisti non
condividono il confinamento in una loro unica seppur premiata performance per
molto tempo ancora Maracaibo sarà identificata con l'esecuzione di Giò Di
Sarno. A questo punto, quando la carriera di Giò sembra consolidata da tanti e diversificati
attestati di successo, il suo destino d’artista le riserva un'altra inusitata
e intrigante rotta: il musical Cantanapoli. Vero e proprio carosello napoletano
dove Giò, sfavillante protagonista, moltiplica il suo eclettismo artistico
esibendosi, oltre che nel repertorio di cantante non solo partenopea (vedi, una
per tutte le altre, la trascinante Le Mantellate dove sul testo di Giorgio
Strehler gareggia in bravura con Vanoni e Ferri), nel ruolo di Filomena
Marturano, in un drammatico monologo, e nella bellissima Viento 'e mare, pezzo
che (manco a dirlo) porta la sua firma di cantautrice. Questa consacrazione
dell'artista cantattrice Giò Di Sarno, comprovata dal suo personale successo in
Cantanapoli, rappresentato in cartelloni 2011 e 2012 prestigiosi come quelli del
Sistina, della Quercia del Tasso, di Teatro 10 e dell'Auditorium della Musica
(questa volta con l'incasso devoluto in beneficenza) nonché, in giro per
l'Italia, in piazze come Fiuggi, Pompei e tante altre, non estingue ma illumina
retrospettivamente anche alcune tappe significative della sua carriera
costellata nel corso di questi ultimi anni di altri e significativi
appuntamenti. Appuntamenti da intendere, da un lato, come prodromi anticipatori
di esiti brillanti e, dall'altro, come riscontri di una luminosa carriera. In
breve sintesi (e in ordine cronologico sparso): Le tournée in Germania, Canada
e Spagna con esibizioni in teatri di Toronto, Montreal, Madrid, Siviglia,
Granada Lo spettacolo teatrale Risate di gioia: omaggio a Gabriella Ferri
(Teatro 10), in cui precisamente nell'interpretazione de La Toppa (testo di
Pasolini) Giò sembra lanciare una sfida alla grande cantante romana Napoli
Roma ? ma non solo, recital di canzoni, poesie e monologhi Conduzione di
trasmissioni televisive: -
Millevoci, programma musicale trasmesso da 320 emittenti (2006 e 2007) Storie
d'Amore (Teleuniverso, stagioni 2011 e 2012)Principali
presenze come ospite in trasmissioni televisive – Settenote - Applausi -
Maurizio Costanzo Show - Uno
Mattina Serata in
onore di Giovanni Paolo II (Rai 2) Sottovoce (programma di Gigi Marzullo
dedicato interamente a lei) Impegni attuali (in tournée e in programmazione) -
Cantanapoli (in corso la tournée 2012) - L'Emigrante (trasmissione ideata
scritta e condotta da Giò su Radio Ies in cui si intervistano ospiti residenti
nella Capitale ma immigrati da altre regioni o dall'estero. La trasmissione ha
sinora annoverato, tra i tanti ospiti di prestigio, ambasciatori, politici,
docenti universitari e artisti di chiara fama) - Napoli
Roma ? ma non solo (in corso la tournée 2012) Risatissima,
spettacolo teatrale (alla vigilia del debutto) in cui recita e canta al fianco
di Gianfranco D'Angelo e Aldo Ralli.
Curiosità
- Giò
Di Sarno si è sposata a Roma, nella Chiesa di San Pietro in Montorio, con il
giornalista del "Messaggero" Giuliano Mazzoni. (12 gennaio 2000)
- Ogni
Giovedì alle 11.30 su Radio Ies Gio'
Di Sarno intervista personaggi che vivono la città di Roma da
"immigrati". Curiosità, ricordi, passioni, amori, certezze e
debolezze di personaggi che vivono in una città "STRANIERA".
Intervista
Com’è nata la tua passione per la
musica
E’
nata quando ero molto piccola (risata). Per rompere la routine giornaliera, mi
mettevo a cantare con la mazza della scopa davanti allo specchio. Era molto
divertente. Io non ho nessuno in famiglia che cantava. Sono figlia di contadini,
hanno fatto sempre e solo i contadini e io andavo in campagna a lavorare con
loro. Una vita un po’ dura e per evadere da questo mi mettevo a cantare
davanti ad uno specchio.
I tuoi genitori che futuro desideravano
per te?
Mamma
mi vedeva sposata e con 5 figli (risata) e un futuro da contadina. Papà, che
purtroppo è morto due mesi fa, non ha approvato la mia scelta artistica e non
ha mai visto un mio spettacolo, purtroppo.
Hai mai pensato ad un nome d’arte?
All’inizio
Sergio Pastore mi diede il nome Janette Ford, poi ho cambiato nome con Crazy Joe
e con quel nome ho lavorato molto in Campania e facevo molte cose in una
televisione che si chiama Canale 21. Poi diventando un po’ più grande, ho
ripreso il mio nome accorciandolo da Giovanna in Giò.
La tua più grande soddisfazione
artistica?
Credo
sia il Musical che sto facendo adesso. Lo sento molto nelle mie corde, faccio
Filumena Marturano. Recitare Edoardo è
una bella soddisfazione. Credo poi che la cosa bella è sempre quella che devi
ancora fare.
Cosa fai nel Musical?
In
questo Musical ho tanti ruoli, quindi posso veramente sbizzarrirmi, perché
faccio la chantosa, faccio la drammatica, la simpatica, la provocante… faccio
un po’ di tutto insomma.
Il complimento più bello che hai
ricevuto?
“Ti
bacerei la bocca!”. (risata) Questo me l’ha detto un fan, mentre gli addetti
ai lavori spesso mi dicono che quando arrivo sul palco, spazzo via tutti
(risata).
Un o una collega che stimi molto?
A
parte Nunzio Milo con il quale faccio “Cantanapoli” e siamo anche
proprietari del musical Cantanapoli, perché abbiamo fatto l’associazione
insieme, ecc… però come donna stimo molto Mariangela D’Abbraccio e ho una ammirazione particolare, anche se il mio mito in
assoluto a Lina Sastri, per quando riguarda i napoletani.
Quali erano i tuoi idoli da ragazza?
Io
non avevo idoli, perché a casa mia non potevo vedere la televisione, non potevo
leggere un giornale, non ho potuto studiare, quindi non avevo grandi
riferimenti. Ricordo che viaggiavo molto con la fantasia.
Nel tuo repertorio ci sono solo canzoni
napoletano e anche del resto d’Italia?
Principalmente
napoletane, però ho fatto anche canzoni americane, italiane fin ad arrivare a
fare uno spettacolo su Gabriella Ferri, quindi con le canzoni romane per poi
fare Cantanapoli. Adesso ho un disco in preparazione, in lingua italiana,
scritto da me. Come vedi non mi fossilizzo su una cosa. Credo di avere la
drammaticità della voce per le canzoni napoletane, però non sono ferma là.
Poi sai, nella vita ci sono dei momento in cui ti va di fare una cosa e momenti
di farne un’altra.
Quando non lavoro, quali sono i tuoi
hobby?
Io
lavoro sempre, Gianfranco, nel senso che ho due figli, uno di 10 anni e una di
nove e quindi come mamma sono sempre in piena attività. Quindi quando non
lavoro metto in moto qualche altra cosa. Diciamo che il mio hobby e il mio
lavoro. Mi piace cucinare ed essendo figlia di contadini, dietro casa ho un orto
che coltivo. La mattina coltivo l’orto e la sera vado al Sistina.
Un tuo sogno nel cassetto?
Il mio sogno professionale è di realizzare
uno spettacolo su Michelina De Cesare che è una brigantessa morta nel 1868,
quindi 100 anni prima della mia nascita. Mi ha appassionato molto la sua storia
e mi piacerebbe realizzare uno spettacolo sulla sua vita privata, ma purtroppo
tutti i copioni che mi hanno mandato sono tutti inerenti alla storia. A me
personalmente non interessa la sua storia intesa come fatto storico, volevo
prendere proprio lei come donna, come fatto umano. Quindi quando mi arriverà
questo tipo di copione, ci lavorerò sopra. Penso che se potesse andare in porto
questa nuova esperienza per me sarebbe un grande traguardo, anche perché l’ho
trovata per caso sul mio cammino, non l’ho cercata insomma, non la conoscevo.
Parliamo
di Roma, del rapporto che hai con questa città?
Si! Volevo dirti che faccio un programma a Radio Ies che si chiama
“L’emigrante”, ogni giovedì mattina, dove intervisto le persone che
vivono a Roma ma che non sono di Roma. Sono stati miei ospiti l’ambasciatore
del Marocco, quello dell’Austria, poi vari politici, gente comune e musicisti
che hanno dormito per strada. La stessa domanda che tu stai facendo a me, la
chiedo in realtà anch’io ai miei ospiti in Radio.Ti dico che Roma è un museo
a cielo aperto, ovunque vai si respira un’aria importante. Si sente proprio la
potenza della città, fermo restando che poi è una grande città, molto caotica
con tutti i contro della grande città. Ti offre però anche dei pro ovviamente,
anche se è una città difficile.
Come ricordi l’impatto della tua prima
volta a Roma?
Io
sono venuta a Roma perché sono scappata di casa. Ho vissuto l’impatto dal di
fuori (risata). Ho dormito per strada e poi piano piano ho conosciuto delle
persone che mi hanno aiutata. Roma è una città che ti accoglieva non è
sicuramente come Napoli, quindi prima di capire e farti capire ci vuole del
tempo. Ti parlo del 1984. Roma è una città che ti può dare una mano ma può
essere anche pericolosa, soprattutto se sei sprovveduta.
Con i romani ti sei trovata bene?
A
Roma conosco pochi romani. Qui ci sono molti calabresi, siciliani, napoletani e
poca gente del nord, perché quelli del nord si trovano bene al nord, mentre
quelli del sud si trovano molto bene a Roma. Qui c’è una tappa importante, la
gente si ferma. Io sono una persona aperta, ho sofferto molto nella vita e ho
sempre una porta aperta per chiunque. La mia casa è una specie di “raccolta
profughi” (risata)
Se vuoi ti mando anche quelli di
Lampedusa…
Mi
mancano solo quelli (risata).
In quale zona di Roma ami rifugiarti nei
momenti liberi?
Roma
centro, il cuore di Roma è bellissimo, quindi amo gironzolare ai Fori
Imperiali, alle terme di Caracalla… mi piacciono proprio i ruderi. Poi se sono
in vena di pazzie, mi faccio un giretto a Trastevere,che è un bel posto per
fare una vita più all’aperto e con un paio di scarpe comode camminare in
lungo e in largo per vedere tutto questo quartiere per ammirarne la bellezza e
il fascino.
Quando vengo a Roma, vado sempre a
Trastevere, al mercato di porta Portese, perché è molto folcloristico.
Meraviglioso.
Io sono della provincia di Napoli, dove c’è un mercato che è il doppio di
porta Portese. Di Roma mi piacciono molto i romani. Hanno la battuta sempre
pronta, anche se a volte sono abbastanza volgarotti, che però se viene detta
con l’accento giusto, fa ridere, diverte e ti mette di buon umore. Noi
napoletani nelle battute siamo molto più filosofici.
Roma
per un’artista cosa rappresenta?
Embè, tutto, Gianfranco. Qui incontri chiunque e bisogna stare attenti perché
ci sono un sacco di personaggi finti, non veri, nobili decaduti. Per sfondare
non credo che basti venire o vivere a Roma, sfondi se hai talento e se trovi le
persone giuste che ti aiutano. Diffido di chi dice che mentre passava sul
marciapiede un produttore mi ha notata e mi ha detto:”Tu sei quella giusta”.
A me questo non mi è mai capitato. Io ho dovuto sempre lottare per
ottenere quello che volevo. Altro che produttore che ti dice:”Sei tu quella
giusta”. Potresti iniziare l’intervista dicendo che sono stata l’unica a
dire:” Nessuno mi ha mai fermato per strada, anzi sono stata io a fermare gli
altri” (risata).
Quali sono state le tue abitazioni romane?
La
primissima abitazione sono stati i cartoni in mezzo alla strada. Poi finito
questo periodo, per fortuna breve, ho lavorato come baby sitter a casa di alcuni
signorotti di Roma in un paio di case all’Alberone e piazza
Re di Roma. Poi sono andata a vivere sulla Predestina, poi al Tufello e
poi sono tornata a Napoli centro per un periodo. Tornata a Roma sono andata ad
abitare a Casal Lumbroso, che è un po’ fuori e adesso sto in zona Boccea, che
è un po’ fuori, perché amo vivere vicino alla campagna. All’inizio quando
dicevo che sto al Tufello vedevo che tutti mi guardavano storto, ma sinceramente
non capivo il perché e soprattutto cosa fosse il Tufello. Poi mi hanno spiegato
che era una brutta zona, ma sinceramente io ci
stavo bene non me ne sono mai accorta.
Tradiresti Roma per tornare a vivere a
Napoli?
No!
Quei pochi anni in cui l’ho fatto ho sbagliato. Ho fatto una cavolata enorme.
Ma siccome lavoravo spesso nelle
televisioni napoletane, ero diventata lì un personaggio, l’inno del Napoli,
l’autografo per strada e allora mi ero trasferita a Napoli. Ho sbagliato…
perché devio sapere Gianfranco che Napoli va presa a piccole dosi.
Come ti trovi con la cucina romana?
Zero.
Per me la cucina è quella napoletana, pugliese, siciliana… quindi per me la
cucina romana non esiste. Le trattorie tipiche romane hanno pochi piatti. Io
vengo da una cultura del ragù, della genovese, della pastiera napoletana… a
me piace cucinare proprio questo tipo di cose. A me queste feste dove ognuno
porta qualcosa o dove dicono “Paghiamo alla romana, ognuno paga per sè”,
non mi piacciono. Io sono una persona generosa, cucino molto bene e non amo fare
queste cose da pidocchiosi. Il giorno del mio compleanno ho fatto una cosa per
“La vita in diretta” e quindi ero occupata. Sono tornata a casa alle sette
ed è venuta una ragazza che si chiama Maria Rosaria Malapena, che è una
poetessa e che mi vuole tanto bene, una ragazza paraplegica. E’ partita da
Napoli, facendosi accompagnare da alcuni ragazzi di una associazione, solo per
venirmi a salutare per 5 minuti. Pensa tu Gianfranco, una ragazza con problemi
fisici. E’ stata una grande emozione. Lei se ne è andata e ad un certo punto
è arrivata una banda di gente che mi avevano organizzato questa festa a
sorpresa. Tre di loro, che non si erano messi d’accordo, sono arrivati con una
torta diversa a testa, poi qualcuno ha portato salsicce alla brace e tante altre
cose. Eravamo una ventina di persone, quella più intime ed è stata una festa
molto bella. All’inizio eravamo d’accordo che mi aspettavano in un locale
per offrire loro la torta e ho detto che ai miei ospiti non offro solo la torta
ma anche la cena. E così è stato, perché l’ospitalità meridionale è
famosa.
Dicevi che hai un fratello che vive in
Alto Adige. Cosa fa?
Lui
abita a Bolzano e fa il poliziotto di quartiere. Ci ha fatto conoscere un suo
amico che era addetto ai giardini pubblici per vedere sec le persone
raccoglievano gli escrementi dei loro cagnolini. Pena 100 euro di multa. La
trovo una cosa straordinaria. A Roma farebbero i miliardi (risata). Roma è una
città bellissima ma per certe cose
è indietro anni luce da altri posti. E’ vero che è talmente bella che gli si
perdona tutto, però ad un certo punto che si pagherà il conto. Io dico sempre
che il padre eterno non ti regala niente, prima o poi ti manda qualche mazzata
(risata).