Giovanna Ralli (attrice) Roma 3.3.2005
Intervista di Gianfranco Gramola
Nozze
d'oro con lo spettacolo
Nata
a Roma il 2 gennaio del 1935 (capricorno), nel famoso quartiere di Testaccio,
ed è una delle attrici simbolo del cinema italiano. Esordisce a soli
diciassette anni diretta da Vittorio De Sica in I bambini ci guardano (1942). Lavora in seguito con grandi maestri del nostro cinema negli anni '50 e
'60 e tra i film cui prende parte in quel periodo ricordiamo:
Luci del varietà Nino
Manfredi, Marcello
Mastroianni, Stefano
Sattaflores, Vittorio Gassman
e
Stefania Sandrelli Di
che segno sei? di Sergio
Corbucci (1975); Languidi baci, perfide carezze di Alfredo
Angeli (1976); Arrivano
i bersaglieri di Gigi Magni
(1980); Mano lesta di Sergio Corbucci (1981). All'inizio degli anni '90 viene
diretta da Francesca Archibugi in Verso sera, al fianco di Mastroianni
(1991) e in seguito dal giovane Gianfrancesco
Lazotti in Tutti gli anni, una
volta l'anno, al fianco di Vittorio
Gassman, Paola
Pitagora, Giorgio Albertazzi
(1994). Negli anni '90 qualche impegno nella fiction televisiva: il film tv Solo
per dirti addio di Sergio Solima (1991), la serie tv Un
prete tra noi, con Massimo
Dapporto, diretta da
Giorgio
Capitani e Lodovico Gasparini
(1997). Nel 2000 è nuovamente protagonista della serie Un
prete tra noi 2
e nel 2001 è la volta della fiction
Banfi,
dove interpreta il ruolo
di Elisa
Ha
detto
- Abitavo
con la famiglia a via Tirso e all’ultimo piano c’era l’appartamento di
Massimo Girotti. Aspettavo il divo per salire con lui, perché in quei pochi
minuti della cabina dell’ascensore, si accendeva la magia del set.
-
Con Sofia Loren facevamo le comparse a Cinecittà, perché ci servivano due
lire. C’era la fame. Gli americani che sfilavano in via Piave, a Roma,
portando scatolette e libertà non li ho dimenticati.
-
Per il cinema ho lasciato la scuola alla terza media. Avevo bisogno di lavorare.
A 14 anni ero Miss Sorriso Lazio, ma mi vergognavo di far vedere le gambe.
-
Andavo a teatro un po’ prima dello spettacolo, perché lì vicino c’era una
rosticceria. Mi compravo due supplì e andavo a mangiarmeli in camerino. Quelli
erano per me i momenti più belli. Più che dalla fame per l’arte, ero
divorata dalla fame e basta.
-
Insieme a Mario Monicelli, Suso Cecchi D’Amico, Ettore Scola e Franco Giraldi,
faccio parte della giuria del “Premio Amidei” per la miglior sceneggiatura,
che si tiene ogni anno a Gorizia.
Curiosità
- Nel 1977 ha sposato l'avvocato Ettore
Boschi. E’ senza figli, ma ha un sacco di nipotini.
- Nel 2003, Carlo Azeglio Ciampi, l’ha
nominata Grande Ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica.
- Il
nonno, Giovanni, aveva un negozio di vini pregiati e suo padre aveva aperto una
panetteria – pasticceria nella zona di piazza Fiume.
-
E’ golosa di cioccolata. Compera scatole di Gianduiotti, di praline, di Baci
Perugina e di stecche di fondente amaro.
- A
13 anni ha fatto domanda per essere assunta alla Chlorodont, l’azienda di dentifrici.
Intervista
E’
nella sua bellissima casa di via Ruggero Fauro, vicino a viale dei Parioli, dove
vive con il marito, l’avvocato civilista Ettore Boschi.
In
quale zona di Roma è nata e come ricorda quel periodo?
Io
sono nata a Testaccio che è un quartiere di Roma molto famoso. Sono nata prima
della guerra e ho un ricordo molto preciso, perché l’abbiamo vissuta e
abbiamo sofferto. Mio padre ha perso due fratelli in guerra, per cui anche se
ero piccolina ricordo anche i bombardamenti. Una Roma non molto felice, però,
ancora oggi, a distanza di moltissimi anni, ogni tanto vado nel mio quartiere a
vedere alcuni luoghi a me cari, come la Chiesa dove ho fatto la mia prima
Comunione o la mia scuola. Sono molto legata a quella zona, molto. Poi dopo la
guerra, mio padre che aveva un negozio di panificio a piazza Fiume, ci siamo
trasferiti da queste parti, in via Po, in via Tirso, ecc.. , zone di Roma molto
diverse da Testaccio.
Attualmente
com’è il suo rapporto con Roma?
Quello
è straordinario. E’ la città più bella del mondo, perché ci sono nata, mio
padre è romano da sette generazioni . Mio padre è nato a piazza Montanara,
piazza storica e tanto declamata dal poeta Gioacchino Belli. Poi ho fatto il
mio primo film che avevo 14/15 anni e i miei personaggi romani sono stati personaggi che io ho amato molto e molte ragazze romane si
sono identificate nei miei
personaggi, sicuramente. Con i miei personaggi sono cresciuta perché poi
affrontai il mio primo film drammatico con Rossellini, “Notte a Roma”. Sono
personaggi che ancora oggi ricordo con tenerezza e simpatia. I film che ho interpretato sono stati scritti da Moravia, da
Amedei, da Age e Scarpelli, quindi erano delle sceneggiature straordinarie, con
dei dialoghi. Adesso continuo a lavorare ma quello che mi manca
è proprio lo sceneggiatore che proprio non c’è più come quello di
una volta. Forse perché i sceneggiatori di oggi lavorano sia al cinema che alla
TV e allora il linguaggio
televisivo è diverso da quello cinematografico e, come dicevo, mi manca un
po’ questo dialogo fatto da un bravo sceneggiatore. Anche nelle ultime cose
che ho fatto ho avuto un po’ di difficoltà
proprio di vivere il personaggio, perché se
i dialoghi sono stati scritti da sceneggiatori che prima ho citato,
allora diventa tutto più bello, più facile, più vero e quindi viene fuori la
naturalezza.
Che
rapporto ha con la cucina romana?
La
cucina romana è una cucina molto semplice. Non è che amo molto la coda alla
vaccinara e la pajata, però la matriciana si. Io amo la cucina mediterranea e
non amo la cucina del Nord, anche se può essere una cucina raffinata, più
buona forse. Ma io non amo il burro, la besciamelle, ecc. Io amo il peperoncino
e l’olio buono, pomodori buoni maturati con il sole, non con il caldo delle
serre. Amo anche cucinare.
I
romani, pregi e difetti?
Pigri.
La nostra pigrizia è straordinaria (risata). Li vedo però generosi, anche se
di romani de Roma ne vedo ben pochi. Il romano vero non c’è più. Siamo
rimasti in pochi, io e Gigi Magni. (risata).
Conosco
molto bene Gigi Magni. Siamo molto amici.
Si?
Con lui ho lavorato in un suo film, facevo un personaggio romano, recitavo con
Ombretta Colli, Pippo Franco, Ugo Tognazzi e si chiamava “Arrivano i
Bersaglieri”! Quindi io Roma la amo molto perché mi ha dato tanto, tanto,
perché mi ha dato la possibilità di creare questo personaggio che io ho amato
moltissimo, ho cercato di fare anche delle cose diverse che sono riuscite bene,
perché ho fatto anche tanto teatro, quindi da una ragazzina romana affrontare
testi teatrali come Pinter, sembrava una cosa assurda, invece no, io l’ho
fatto con molto coraggio, anche perché io amo molto il mio lavoro, anche se è
la cosa più importante della mia vita, ecco.
Esiste
una Roma da buttare o che le da fastidio?
Noi
dobbiamo vivere purtroppo i tempi in cui viviamo. I tempi sono cambiati, è
inutile dire una volta era così o si stava meglio una volta. Io amo la città e
non amo la campagna. Amo il mare, ma amo soprattutto la città, con tutti i suoi
pregi e difetti, perché è vita nel bene e nel male. E’ inutile che io mi
rifugga in campagna e scappare dalla città. No! Io affronto le cose, ci si
adatta, con coraggio e normalità. Di Roma non butterei via niente, neanche il
traffico ne i cassonetti che stanno per le strade. Roma è Roma e sta bene così.
Certo se si potessero migliorare certe cose che sono i problemi di tutte le
grandi città sarebbe una bella cosa. Roma poi è fatta in una certa maniera, il
centro storico è piccolo, le strade sono strette, il caos c’è, bisognerebbe
mettere delle isole pedonali in tutto il centro e non circolare più con le
macchine, ma questo è impossibile. Però quando tu cammini e alzi gli occhi e
vedi Roma le sue bellezze, trovi che è unica, è splendida. Io ho lavorato
fuori, in tanti Paesi, in America, in tutta l’Europa e ogni volta tornare a
Roma era una grande emozione. Poi una cosa curiosa è che non amo il romanesco.
Ho affrontato molti personaggi romani, però mai in romanesco. Il romanesco
è una cosa che non amo molto. Mi piace però il romano, il romano di
Aldo Fabrizi che era un attore straordinario e che non è abbastanza ricordato,
perché era veramente un grande e lui mi ha insegnato molto, perché con lui
feci i miei primi film, dove facevo sua figlia, avevo 14/15 anni.
Ha
iniziato, se non sbaglio, con De Sica, vero?
Si,
con De Sica. Avevo 5 anni e abitavo a Testaccio. Era durante la guerra , nel
1942, il regista cercava delle bambine perché c’era una scena che si svolgeva
in un giardinetto pubblico, vicino a Testaccio e io fui scelta assieme ad altre
3 bambine. Lavorai per 3 giorni. Mi misero del cerone, mi truccarono e mi dava
un’emozione incredibile. Tornavo a casa la sera e non volevo lavarmi e volevo
rimanere con il trucco. Poi la cosa curiosa fu che dopo 10 anni feci un film
come protagonista con Vittorio De Sica e lui mi corteggiava e il film era
“Villa Borghese”. Come dicevo sono molto legata alla mia città, ma molto,
perché, ripeto, mi ha dato tanto. Recentemente ho ricevuto un premio in
Campidoglio e mi ha fatto molto piacere. Era molto bella la motivazione, mi sono
anche emozionata, perché erano talmente belle le cose che
hanno detto. Roma mia, quante cose che ho fatto (risata).
Giustamente qualche soddisfazione ci
vuole, ma qual è stata la sua più grande delusione?
Delusioni
tantissime, ci vogliono altrimenti come si fa a vivere le cose belle (risata)?
Se no è tutto bello, per carità. Le delusioni ti danno la forza per andare
avanti, di migliorare e di avere il coraggio di affrontare qualunque cosa. Anche
nei lavori, pochi a volte, magari aspetti aspetti, leggi copioni e non sai se
accettare dei compromessi o fare una cosa, anche se non ti piace, e poi non si
può neanche aspettare tanto perché film belli che vorresti veramente fare sono
pochi, in fondo, in un anno film italiani belli non so quanti ce ne saranno. Una
volta ce n’erano molti di più, perché si faceva molto più cinema. Si
facevano 250 film l’anno, oggi molto ma molto meno.
I
suoi genitori che futuro sognavano per lei?
I
miei genitori erano due creature stupende. Papà s’è sposato che aveva 19
anni e mamma 18. Due ragazzini. Quando si sono sposati nacque mia sorella dopo
un anno, poi nacqui io, poi un’altra sorella e un fratello e poi venne la
guerra. Guerra che ha portato fame, disoccupazione e tante altre cose. Io ho
incominciato a lavorare che avevo 13 anni per cui gli studi interrotti. Io mi
presentai a Peppino De Filippo che cercava delle attrici, perché io ho iniziato
a fare la generica, la comparsa come si usava allora e come facevano tante, come
Sofia Loren, abbiamo incominciato insieme con Sofia e questo per fare quadrare il bilancio familiare. Era
il ’48 e ancora non ci eravamo ripresi dalla guerra. E poi evidentemente avevo
talento. Lei può andare a fare la miglior scuola di recitazione ma se non hai
talento non serve a nulla. Io ho avuto la fortuna di lavorare con i grandi per
cui sono stata aiutata, poi ho fatto tanto teatro. Adesso mi diverte ancora
lavorare, ma senza angosce, con molta tranquillità. Vivo la mia età con molta
serenità, senza angoscia se non mi
arrivano scritture. Poi dedico la mia giornata a mio marito e alle mie nipotine.
Ho sempre avuto questi valori nella vita, prima la famiglia poi il lavoro.
Quali
erano i suoi idoli da ragazza?
Vivendo
e lavorando con degli idoli da Mastroianni , a Gassman, ecc… non ho mai
pensato a degli idoli, perché stavano lì, con me, tutti i giorni sul set. Io
non è che vivevo una vita da ragazza normale, io vivevo una vita, ahimè,
diversa. Ho passato un’adolescenza diversa dalle altre ragazze. Le persone che
dovevo frequentare, lavorando sul set, già a 14 anni, erano idoli, personaggi
famosi, quindi non era che io avessi un idolo. E poi non mi sarei mai innamorata
di un attore.
Come,
non si è mai infatuata di un collega?
No!
Per carità, perché non considero l’attore un uomo da sposare. Non so come
dire. Una donna che fa l’attrice è più normale, un uomo che fa l’attore
non lo ho mai considerato una persona con cui condividere la vita e dire: “Che
bella famiglia che ho!” Infatti ho sposato un avvocato, che non ha nulla a che
fare con lo spettacolo. Si! Avevo un’ammirazione per gli attori, però quelli
bravi, però non da considerarli come degli idoli. Però ricordo che nella mia
adolescenza, quando recitavo, avevo qualche
simpatia
e dicevo: “Ma quanto è bravo questo o quell’attore.” Io già a dodici
anni quando andavo al cinema, ricordo, davo un giudizio critico su chi recitava
e dicevo: “Quello recita bene, quello un po’ meno!”, e provavo
ammirazione, non come amore, mi piaceva come recitava, ecco.
Il
complimento più bello che ha ricevuto e da chi?
E’
stato a Napoli, uno mi ha detto: “Sei bella come una Madonna!” (risata). Me
l’ha detto in napoletano. Stavamo girando gli esterni del film di Rossellini:
“Viva l’Italia”, e allora, passando per strada ricordo sto ragazzo che mi
fece questo complimento. (risata).
Ha
mai pensato di scrivere un libro biografico?
Non
lo so, forse andando avanti con gli anni si sente questo desiderio di mettere
nero su bianco i ricordi e le
esperienze. Quando il curriculum diventa un po’ lungo (risata) si sente questo
bisogno di raccontare e di far sapere le tue esperienze.
Che
rapporto ha con la Fede?
Credente
ma non sono molto praticante, un po’ presa anche dal lavoro. Quando sono via
per un film non è che frequento molto la Chiesa. Forse anche per pigrizia,
perché anche quando fai teatro ora che vai a dormire la sera vengono le 3 di
notte. Però le preghiere le dico e a Messa ogni tanto ci vado. Sono credente,
insomma.
Ha
dei complessi?
Ma
chi è che non ne ha? (risata) Sulle cose fisiche non ho complessi, piuttosto la
cosa, ma forse non è un complesso, è quella che forse potevo studiare di più,
cosa che io ho fatto un po’ da sola, dopo la scuola. La cosa che mi è mancata
moltissimo è stata la scuola, laurearmi.
La
dichiarazione d’amore più strana e divertente che ha avuto?
Strane?
No!, No! Dichiarazioni non ne ho mai avute. Anche perché da giovane non
frequentavo le mie coetanee, frequentavo persone molto più grandi di me, quelle
del cinema. Ho cominciato a 14 anni, adesso sono passati 50 anni, ma non
ricordo dichiarazioni.
Qual
è la chiave del suo successo?
L’aver
dato vita a dei personaggi, facendoli bene, credendoci e impersonandomi bene in
quel determinato personaggio. Facevo la parrucchiera e la facevo bene; facevo la
cameriera e la facevo bene. La monaca di Monza o la pescivendola e l’ho fatta
bene. Ho dato vita a tanti personaggi e allora la gente mi apprezzava.
Lei
ha un sogno nel cassetto?
Credo
che i miei sogni li ho realizzati tutti e va bene così! Bisogna prendere quello
che viene.
A
chi vorrebbe dire grazie?
Non
è stato facile, ma un grazie lo potrei dire a me stessa d’aver avuto la forza
di lavorare e di affrontare della gente che era molto più grande di me. Non è
che sia stato facile, mi creda.