Giulia Di Quilio (attrice) Roma 19.9.2016
Intervista
di Gianfranco Gramola
Una ragazza, partita giovanissima dal suo
paese, per seguire il sogno di diventare un’artista. C'è riuscita. Ha
lavorato con Moccia, Tornatore e Paolo Sorrentino in "La grande
bellezza". Ora è la numero uno nel “burlesque” e insegna alle future
performer. “Le mie ambizioni? Continuare a lavorare su me stessa per cercare
di lasciare una parola nuova, un segno del mio passaggio”
Giulia Di Quilio è nata a Chieti il 14
novembre del 1980. Si trasferisce a Roma, non ancora maggiorenne, per seguire i
corsi di recitazione presso il laboratorio teatrale Ribalte
di Enzo Garinei. Nel 2005 prosegue nella sua preparazione professionale con una
borsa di studio finanziata dalla Regione Lazio. Il suo primo ruolo di rilievo al
cinema, dopo qualche esperienza teatrale, è del 2006 con Le ferie di Licu di Vittorio Moroni. Subito dopo arriva la
partecipazione al film La sconosciuta
di Giuseppe Tornatore dove oltre al ruolo della segretaria degli Adacher presta
anche il corpo in tutte le scene di nudo, come doppio, alla protagonista Xenia
rappoport. Successivamente partecipa al film Amore 14 diretta da Federico Moccia,
e alla serie di Crimini nell'episodio Cane Nero per la regia di Claudio
Bonivento. Nel 2011 scopre la passione per l'arte del burlesque, iniziando così
un nuovo percorso che la porterà a partecipare prima al talent televisivo in
onda su Sky Uno Lady Burlesque
(dove sarà tra le finaliste) e successivamente al musical BURLESQUE
Dalla foglia alla Voglia, diretto da Gino Landi, in scena nella primavera
del 2012 al Salone Margherita di Roma. Tra maggio e giugno del 2012 è in tournée
con il Miles Gloriosus di Plauto, per la regia di Alvaro Piccardi nel ruolo di
Acroteleuzia. Nello stesso anno appare nella serie televisiva erotica Skin to the Max. Nel 2013 appare in una scena del film La
grande bellezza di Paolo Sorrentino.
Carriera
Teatro
Pazzo d’amore,
regia
di Enzo Garinei (Saggio di fine anno) - Fiori
di cactus, regia di Enzo Garinei (Saggio di fine anno) - Finalmente mi sposo, regia di Marco Lapi - Briciole
di vita, regia di Giorgio Mattioli - Molto
rumore per nulla, regia di Matteo Ziglio (2010) - BURLESQUE,
regia di Gino Landi (2012) - Toccata e
fuga regia di Massimo Cardinali (2013) – Miles Gloriosus, regia Alvaro
Piccardi (2013) - La Dea dell'Amore
di Woody Allen, regia Antonello Avallone (2014)
Cinema
13dici a tavola,
regia di Enrico Oldoini (2004) - La
sconosciuta, regia di Giuseppe Tornatore (2006) - Le
ferie di Licu, regia di Vittorio Moroni (2007) - Amore 14, regia di Federico Moccia (2009) - La
grande bellezza, regia di Paolo Sorrentino (2013) - Mi
rifaccio vivo,regia di Sergio Rubini (2013) - Il
Ministro, regia di Giorgio Amato (2015)
Televisione
e Radio
Sottocasa,
registi vari - Soap opera - Rai Uno (2006) - Io non dimentico, regia di Luciano
Odorisio - Miniserie TV - Canale 5 (2007) - I Cesaroni 2, regia di Francesco
Vicario - Serie TV - Canale 5 (2008) - Crimini 2: Cane nero, regia di Claudio
Bonivento - Film TV - Rai 2 (2010) - Lady Burlesque regia di Jocelyn Hattab -
Sky Uno (2011) - Stalk Radio un programma di Dario Cassini - Sky Uno (2011) - Il
restauratore regia Giorgio Capitani e Salvatore Basile - Rai 1-(2011) - Skin to
the Max HBO regia di Steven Cantor (2012)
Spot
pubblicitari
Per
sempre
Arredamento,
regia di Giorgio Diritti(2005) - Tirispetto,
regia di Vittorio Moroni(2006) - Foxlife,regia
di Romana Meggiolaro (2010) - Alitalia,
regia di Fran Torres (2013) - Mediaset
Premium Academy serie, regia Paolo Genovese - Mediaset Premium Academy serie, regia Fausto Brizzi.
Premi
Premio
della
Provincia di Chieti per la partecipazione al film premio Oscar La grande
bellezza.
Libri
Eros e Burlesque : Vesper Julie (Gremese
editore). La storia, i segreti e le immagini di un’arte che seduce gli uomini
e affascina, sempre di più, anche le donne.
Intervista
Come ti sei avvicinato al mondo dello
spettacolo? Hai in famiglia qualche artista?
Io vengo da una famiglia che faceva
tutt’altro. I miei sono ristoratori e hanno avuto per tanti anni un ristorante
in Abruzzo. Quindi nessuno che ha lavorato nello spettacolo nella mia famiglia.
Il pallino dell’artista ce l’avevo sin da piccola. Ti posso
raccontare i soliti aneddoti in cui facevo le recite ai miei fratelli,
due fratelli gemelli, che sono più piccoli di me. Quindi è una passione che ho
da molti anni.
Il mondo dello spettacolo era come te lo
immaginavi o ti ha deluso?
Nessuno dei due. Come tutti i mestieri anche
questo è fatto di esperienze e quindi ci sono state esperienze più
piacevoli ed esperienze meno piacevoli. Però considera che io ho fatto
il liceo artistico e poi a 18 anni mi sono trasferita subito a Roma, per cui ho
iniziato con i classici primi passi, con la gavetta, ossia come modella. Poi ho
fatto il corso di recitazione con Enzo Garinei. Quella con Garinei è stata
un’esperienza molto bella, anche perché una si deve pure formare, deve
apprendere il più possibile. Non hai idea bene di quello che sarà questo
mestiere, perciò la scuola è la prima parte che ti forma. Dopo aver studiato
con Enzo, ho scoperto il piacere di fare questo lavoro e da lì ho mosso i miei
primi passi. Ho fatto il teatro, con pochi soldi, in uno scantinato. Quindi
esperienze meno nobili, meno piacevoli fino ad avere delle vere e proprie
compagnie dove ho avuto proprio il piacere di fare il vero teatro. Quindi non
direi che il mondo dello spettacolo mi ha deluso, però sicuramente è un
percorso faticoso, anche se questo forse si può dire di tutti i lavori.
Insomma hai fatto la classica gavetta.
Esatto. Sicuramente è il percorso la parte
fondamentale. Quindi la formazione, ma anche tutti i vari lavoretti hanno poi
contribuito a formarmi, ad apprezzare ancora di più quello che faccio, a capire
come farlo, dove farlo e in quale contesto.
Cos’hai sacrificato per arrivare al
successo?
Successo, non esageriamo (risata). Diciamo
per arrivare dove sono, ok? Ho sacrificato il tempo, anche se sarà banale.
Forse il fatto che ho iniziato molto giovane e adesso che mi guardo indietro
penso che avrei potuto fare altre esperienze senza fretta. Invece è stata una
cosa che mi ha risucchiata completamente. La prima cosa che mi viene da dire è
il tempo dedicato a questo.
Hai mai avuto proposte indecenti o
compromessi pur di lavorare?
Proposte indecenti, no. Ho avuto relazioni
con gente del mio ambito, anche perché si lavora e si sta insieme a quel tipo
di persone. Sono stata fidanzata una volta con un regista, una volta con un
attore. Ma la vera proposta tipo : “Se stai con me ti faccio fare un film”
no, non l’ho mai avuta. Ma non so se queste cose succedono veramente o sono
leggende. Anche perché credo che poi chi realmente conta in quest’ ambiente,
non si approccia così. E’ più tipico di quel sottobosco di gente che
realmente non fa questo lavoro. Chi fa questo lavoro sta dentro un determinato
contesto, dove non agisce così. Ci si conosce, magari uno ha lavorato insieme,
sa le tue vere qualità, vai bene per quel ruolo e ti chiama. Invece quando ci
sono azioni di altro tipo, si sta parlando di altro, secondo me.
Parliamo di burlesque. Com’è nato il
tuo nome d’arte Vesper Julie?
Vesper
Julie? Sempre per la mia grande passione per il cinema, perché c’era la
famosa bond girl Eva Green
nel film “Casinò Royal” che si
chiamava Vesper Lynd. Era una figura femminile che a me piaceva molto, perché
era la classica bellona con le palle. Quando ho scelto il nome d’arte ho
pensato a lei, Vesper e Julie sta per Giulia, che è il mio vero nome.
Cinema, teatro, burlesque. In quali di
questi settori ti senti più a tuo agio?
Il teatro è sicuramente la mia prima casa.
Mi sono formata là, c’è proprio quella magia del palcoscenico, delle prove,
dei testi sacri che generalmente uno si trova a rappresentare, quindi è un
mondo magico. Anche il cinema ha il suo grande fascino su di me, perché dalle
esperienze che ho avuto, sono rimasta affascinata dal set, davanti alla macchina
da presa, anche dal clima che si crea, che è tutto diverso da quello teatrale.
In teatro senti il respiro del pubblico, quello che ti da l’adrenalina vera.
Poi il burlesque che è scatenato, però pure quello ti da in pasto al pubblico
e pure lì c’è il contatto vero, con la gente vicina che senti urlare,
incitare … che partecipa alla performance. Per me è difficile dire quale
delle tre arti preferisco. Diciamo che il teatro è un po’ la matrice di
tutto. Perché sia il burlesque che il cinema in realtà sono anche delle
performance, quindi partiamo con il teatro come formazione e da lì
l’evoluzione che può essere davanti alla macchina da presa o in un club di
burlesque, però tutto si rifà al teatro.
Ad una ragazza che vuole avvicinarsi al
burlesque, che consigli daresti?
Io ho una scuola dove insegno e faccio i
provini alle ragazze, quelle che poi saranno le future performer. Posso
consigliare loro di mettere se stesse in quello che si fa, non copiare da altre
colleghe, mettere il proprio mondo originale, fare molta ricerca sul
personaggio, su chi si vuole interpretare e che cosa si porta in scena. E poi
dare spazio, dare sfogo alle proprie fantasie, alle proprie idee, perché il
burlesque c’ha di bello la libertà. Non ha un regista, ma sei tu che scegli
che ruolo interpretare e che cosa fare quando sei sul palco. E questa grande
libertà si potrà notare proprio nell’espressione, quindi attingere a te, ai
tuoi interessi e a quello che ti piace. Come attrice sei diretta, c’è
qualcuno che sceglie il testo per te, chi ti sceglie un determinato ruolo e
quindi là sei semplicemente interprete. Nel burlesque devi essere creativo e
questa creatività devi metterla in mostra per gli altri.
Hai lavorato con il regista Paolo
Sorrentino. Come hai vissuto questa esperienza?
Un’esperienza bellissima. Sicuramente
c’era molto riserbo sul set di quello che sarebbe stato il film. Si diceva già
che sarebbe stato un grande film. Chi aveva letto tutta la sceneggiatura aveva
detto che sarebbe stato un film grande, importante, che aveva dentro tante cose
e che poteva diventare un grande successo. Sul set si sentiva molta serietà e
si respirava molta professionalità. Come nella scena con Servillo, confrontarmi
con un mostro sacro così, mi metteva anche ansia (risata). Però è stata una
delle esperienze più belle della mia vita artistica. Tutt’ora sono contenta
che Paolo Sorrentino mi abbia scelta e orgogliosa di aver fatto parte del cast
di un film che resterà nella storia del cinema.
E' uscito il libro di Giulia Di Quilio (Vesper
Julie)
Una bella donna dello spettacolo è
normale che abbia dei fan. Hai mai avuto problemi con ammiratori troppo focosi
o troppo invadenti?
Quello mi succede veramente di più su
Facebook (risata). Facebook a volte è terribile, perché la gente scrive di
tutto, ti tartassa, ti offende e lì è veramente difficile da gestire. Per
quanto riguarda il faccia a faccia, generalmente alla fine degli spettacoli, sarà
che c’è tanta gente, ma le persone tutto sommato sono carine. Può succedere
che trovi il tipo un po’ invadente, che chiacchiera troppo o che ti si
appiccica e ti segue, generalmente siamo sempre un gruppo e c’è sempre
qualcuno che ti spalleggia e ti chiama al momento giusto e ti porta via. Quindi
dal vivo è più difficile, mentre virtualmente vengo bombardata da messaggi e
allora sono costretta a bloccare la chat e a bloccare le persone. Questo è più
pesante da gestire, mentre come dicevo prima, dal vivo è più difficile. Verso
le 23.00 finisce lo spettacolo e generalmente viene a prendermi il mio compagno.
Comunque nella realtà non ho mai avuto di questi problemi.
Hai un sogno artistico?
Tanti, ma tanti, Gianfranco. Uno sarebbe
quello di portare in scena, in teatro, qualcosa che parte da me. Un testo, una
ricerca, un personaggio che ho fatto da sola, una storia … Magari un giorno
essere la regista di me stessa, in teatro. Quello è un lavoro che mi
appassionerà in futuro.
Quali sono le tue ambizioni?
Lavorative sono quelle di continuare a
lavorare su me stessa per cercare di lasciare una parola nuova, un segno del mio
passaggio, quindi di non fare semplicemente l’interprete, ma di riuscire ad
interpretare al meglio quelli che sono i miei bisogni, la mia profondità, la
mia verità. Nella vita, sarà banale, ma la mia ambizione è quella di essere
felice. Non sono quella che vuole il successo a tutti i costi, ma mi basta
veramente lavorare su me stessa, migliorarmi e avere il piacere di fare quello
che faccio in maniera serena e questo mi sembra già tantissimo. Il successo va
e viene. La cosa importante in questo mestiere è dare la voce a quel bambino
interiore, cioè esprimerti e già solo arrivare ad esprimersi in quello che si
fa, mi sembra un traguardo enorme.
Un tuo pregio e un tuo difetto?
Questa non la so (risata). Hai una domanda di
riserva?
Si. Com’è il tuo rapporto con la Fede?
Non sono credente.
Cosa ne pensi del nuovo papa?
Riconosco che sia una figura diversa dalle
altre, che sia un uomo intelligente, di cultura. Quindi gli riconosco un valore,
però non essendo credente è un valore più che altro istituzionale.
Chi e cosa porteresti con te su un’isola
deserta?
Porterei mio marito ovviamente. Ci siamo
appena sposati. Cosa porterei? Il film della
vita, per me che è il dvd di “The
Tree of Life” di Terrence Malick.
Quando hai avuto la prima cotta? E
l’ultima?
La prima cotta? Forse alle elementari. Sai
quelle cotte innocenti. Il primo fidanzato invece
l’ho avuto a 14 anni, ero un pochino più grandicella e quindi il primo bacio.
Parliamo un po’ di Roma. Sei venuta a
Roma a 18 anni. Come ricordi l’impatto con la Capitale?
L’impatto è stato destabilizzante, perché
dalla provincia sono venuta ad abitare in una grande città. Però ne ero molto
attratta, per cui non riuscivo a vedere le cose negative. Ho trovato una Roma
tentacolare, dove ci si poteva perdere, anche semplicemente dietro ai
divertimenti, fra virgolette. Mi ha salvata il fatto di essere molto diligente,
il fatto che dovevo frequentare una scuola, il fatto anche di avere iniziato a
lavorare abbastanza presto, perché a 18 anni lavoravo come modella e facevo la
scuola di teatro e quello un po’ mi responsabilizzava. Però l’ho sempre
considerata la mia città e la amo molto.
In quale zona hai abitato all’inizio?
Ho sempre abitato in Prati e continuo a
viverci.
Attualmente com’è il tuo rapporto con
Roma?
Diciamo che è variabile. Ci sono giorni che
la odio, perché piove, c’è un traffico terribile e rimango bloccata per ore.
In quei momenti mi chiedo: “Ma chi me l’ha fatto fare? Stavo così’ bene
al paese” (risata). Poi ci sono momenti in cui la trovo bellissima, con delle
luci e dei colori fantastici e mi rendo conto di vivere nella città più bella
del mondo.
Vivendo a Roma si diventa più ottimisti o
pessimisti?
Alla fine direi ottimisti. Quando sei giù di
morale, passi sul lungotevere e vedi un tramonto
stupendo, la cupola di san Pietro e ti passa la tristezza.
Com’è il tuo rapporto con la cucina
romana?
Non sono vegetariana, mangio di tutto e la
cucina romana è ottima. Venendo da una famiglia di ristoratori, sono anche una
buona forchetta. A me piacciono le osterie romane, quelle veraci, dove si mangia
la coda alla vaccinara.
Frequenti una trattoria in particolare?
Nel quartiere Prati vado spesso “da
Candido” (viale Angelico, 275), dove fanno il
polpettone con le patate al forno che sono spettacolari, oltre che la pasta e
fagioli. Ottimi anche i carciofi alla romana.
La tua Roma in tre posti diversi?
C’è una piazza che mi piace molto ed è
vicina alla stazione. E’ piazza Esedra. Poi san Pietro e il via della
Conciliazione, perché ci passo spesso la notte, tornando a casa con la macchina
e vedere la cupola illuminata, con dietro il tramonto, è emozionante. Il terzo
posto è il lungotevere, con questi alberi. Quando fa caldo e passeggi e dai
un’occhiata al fiume è stupendo. Poi l’isola Tiberina che è meravigliosa.
Cosa ti manca di Roma quando sei via per
lavoro?
Le mie comodità, i miei confort, ossia la
mia casa. Vivendo a Prati hai tutto a portata di mano. E’ un bel quartiere
dove ho il mio cinema di riferimento, il mio bar
preferito e il negozio sotto casa.
Pregi e difetti dei romani?
Mio marito è nato a Torino ma è cresciuto a
Roma. I romani sono come quelli della grande bellezza, quindi c’è un tratto
un po’ più basso che è la grevità, tipo: “Ao’, ma li mortacci tua”. E
poi ci sono quelli dal tratto legati ad un cuore, ad una generosità e ad
una accoglienza. Io sono arrivata qui che ero molto giovane, ma mi sono sentita
subito accolta dai romani e da questa città che è molto inclusiva.
Nei momenti liberi in quale zona di Roma
ami rifugiarti?
Vado a correre a villa Pamphili oppure, sarà
banale, nelle strade del mio quartiere.
Per un’artista Roma cosa rappresenta?
Tante cose. Sorrentino dice che vieni proprio
risucchiato da questa grande bellezza. Sei frastornato da questa grande
bellezza, che ti fa perdere tempo, perdere l’ispirazione perché Roma è
talmente bella che tu non vai a cercare altre cose. E questo è un rischio che
Roma ti fa correre, perché c’è tanto e ti colpisce con questo museo a cielo
aperto e rischia d portarti ad una certa dispersione.