Goran Kuzminac (cantante e
cantautore) Penna
Sant’Andrea (Te) 13.10.2016
Intervista dio Gianfranco Gramola
Quest’anno
festeggia i 40 anni di musica, fra tante soddisfazioni. E’ stato il primo
cantante ad introdurre il finger style nella canzone italiana. Di sé dice:
“Non telefono ai politici, ho un pessimo carattere e sono l’ultimo degli
idealisti”.
Intervista
“Sono
nato nella ex Yugoslavia sulle rive del bel Danubio blu, a pochi chilometri da
Belgrado. – inizia così la biografia sul suo sito ufficiale - I miei genitori
si sono trasferiti in Italia quando avevo sei anni, perché' mio padre che da
bambino aveva fatto le scuole a Bressanone e Verona, si era preso in carico una
piccola ditta di spazzole e materiale plastico, pur essendo un medico. Ho fatto
un'infanzia libera e spensierata in Trentino”.
Com’è
nata la passione per la musica, Goran?
La
passione per la musica è nata mentre stavo in collegio con i Gesuiti, in
Austria, al "Stella Matutina" di Feldkirch. Solo
che avevo sbagliato strumento, suonavo la batteria. Dopo di ché al liceo di
Trento ho trovato i primi ragazzi che suonavano. Il mondo in quel periodo si
divideva in quelli che seguivano la musica e quelli che seguivano il calcio.
Quelli che seguivano il calcio conoscevano a memoria tutte le formazioni, mentre
quelli che seguivano la musica sapevano tutto sui gruppi musicali. Nel caso mio
ho cominciato a suonare, anche per far colpo sulle ragazze del liceo.
Chi erano i tuoi idoli musicali?
Io
ero tra quelli che cercava di capire quello che si suonava, perciò mi piacevano
quelli che suonavano in maniera pulita, i Beatles invece che Rolling Stones, per
esempio, gli Eagles invece che i Chigago. Mi piaceva molto John Taylor, mi
piacevano i chitarristi e poi i cantanti italiani, ma i cantautori sono arrivati
molto dopo. Io già suonavo quando sono arrivati i primi cantautori.
I
tuoi genitori che futuro speravano per lei?
Io
ho fatto medicina a Padova, perciò si aspettavano che io facessi il medico.
Hai
praticato anche la musicoterapia?
Si,
la sto ancora praticando. Sto finendo il quarto anno e mi vorrei laureare adesso
o l’anno prossimo ad Assisi. Un’occasione anche per fare una vacanza. Io ho
praticato questa terapia diversi anni a Villa dei Fiori, un ospedale
psichiatrico di Roma.
Federico
Zampaglione dei Tiromancino ha detto “La musica ci avvolge, ci accarezza, ci
circonda, ci sfiora la mano, ci tocca il cuore, la musica è eterna, non smette
mai di esistere”. E’ così anche per te?
E’
una strana domanda da fare ad un musicista, è come chiedere a te che cosa è
l’aria. E’ una cosa che ti serve per respirare per vivere, è una cosa che
fa parte del tuo essere, di te, come scrivere. Fa parte del quotidiano, mettere
le mani sulla chitarra, cantare, suonare degli accordi.
Com’è
cambiato negli anni l’ambiente musicale?
Io
purtroppo lo vedo peggiorato, nel senso che per motivi economici, i potentati
cioè le radio o le grandi major, ma specialmente le radio, fanno dei grandi
danni, nel senso che in nome del Dio denaro propongono come gioielli dei vetri
falsi. Però c’è sempre un modo di salvarsi, a questo punto esiste internet e
su questi canali si riesce a trovare la vera musica, gente che suona molto bene
e fa veramente delle cose belle.
Cosa
ne pensi dei Talent musicali?
Fondamentalmente
ne penso il peggio possibile, anche se suppongo che oggi nella situazione in cui
siamo, sia uno dei pochi modi dove si può sentire della musica, anche se molto
pilotata e senza alcun futuro, nel senso che ci sono dei Talent che propongono
anche dei ragazzi bravissimi, ma per contratto l’anno dopo i ragazzi
spariscono, tornano nel buio e non avranno mai la possibilità di diventare De
Gregori, De Andrè, ecc … per il
semplice fatto che uccisi da piccoli e questo è veramente un peccato.
Un
consiglio a un ragazzo che vuole avvicinarsi alla musica?
A
un ragazzo che vuole avvicinarsi alla musica è inutile che gli dai consigli, ci
si avvicinerà comunque, perché fa parte del suo respirare. I veri musicisti
sono veri musicisti anche se non è un mestiere per loro, non è un lavoro per
loro, perché fa parte della loro vita. Perciò se hanno la musica dentro,
questa musica prima o poi dovrà venir fuori come un respiro. Certo farne una
professione oggi devo dire che è un po’ azzardato, molto difficile,
pericoloso.
L’aneddoto
della chitarra che hai costruito e regalato al cantante trentino Anansi, è
vero?
E’
vero. E’una slide, la slide che adopera lui, l’avevo fatta io anche se poi
lui ci ha rimesso mano. Però è una di quelle cose che mi sono divertito a fare
un bel po’ di anni fa e che poi gliel’ho regalata. Con Stefano siamo amici
da tanti anni, inoltre lui è amico di mia figlia. La prima volta che è salito
su un palco, l’ho fatto salire io, proprio a Trento.
Ti
piace la sua musica?
A
me piace lui, come personaggio e come creativo. E’uno che soffre molto sulle
cose che scrive, le ragiona, le pensa. E’ una cosa che oggi di molti altri non
si può dire, magari molto più famosi di lui.
Sei
capace anche di costruirle?
Sono
andato per 4 mesi a lavorare gratis da un liutaio per imparare a metterci un
pochino le mani, e devo dire che non sono perfette, però suonano.
Quante
chitarre possiedi?
Non
lo so. Credo 7 chitarre, un banjo, una slide, 4 ukulele, 3 chitarre elettriche,
2 bassi.
Hai
un negozio praticamente.
E’
tutto quello che mi serve. Poi ti dirò che ne sto costruendo un’altra adesso.
Un
tuo disco ha per titolo: “ Dio suona la chitarra”. Te lo immagini così?
Io
ne sono assolutamente convinto, che altro strumento può suonare Dio? Il diavolo
suona il violino sicuramente, ma Dio suona la chitarra. Hai presente il Dio,
quello disegnato da Michelangelo, nella cappella Sistina? Io l’ho immaginato
così, bello con le spalle larghe, i capelli bianchi, su una Harley Davidson,
con una fender sulle spalle che suona il Blues, ma lo suona in una maniera
talmente bella che suona da Dio. Sta nei Pub, parla con tutti i musicisti,
insegna loro dei bei giri di chitarra, si beve la birra e poi sparisce.
La
canzone che ti ha fatto conoscere al grande pubblico è stata “Stasera
l’aria è fresca”.
E’
vero. Era iniziato il periodo delle radio libere. Tanta voglia di musica. Era
suonata in modo strano, era diversa l'atmosfera, il testo era un tormentone. Poi
arrivò:"Ehi ci stai" e a quello seguì “Prove di volo” l'anno
dopo, e poi i vari Q concert ed il bagno di folla e di popolarità.
Ho
letto che hai collaborato con tantissimi musicisti italiani, da Francesco De
Gregori a Ron. Che ricordi hai di loro?
Francesco
De Gregori l’ho incontrato a Madonna di Campiglio. Aveva appena finito di
registrare Rimmel. Lui e Ron sono
degli amici e sono dei gran personaggi, perché anche loro hanno cominciato in
momenti veramente difficili. Sono stati i primi, quelli che hanno aperto una
strada, e questo è stato una cosa che mi ha aperto un mondo quando li ho
conosciuti e da loro ho preso molto coraggio.
Ivan
Graziani e Lucio Dalla, altri due cantanti strepitosi.
Si.
Con Ivan Graziani ho fatto una tournée che è durata un anno. Eravamo io, lui e
Ron. Ivan era un chitarrista pazzesco e mi è mancato molto. Dalla non lo
conoscevo bene nel senso che ci frequentavamo quando lavoravamo al RCA insieme,
poi ci eravamo persi di vista. Al momento della sua morte mi è dispiaciuto
molto. Con Ivan mi ricordo per esempio la serata che facemmo sia a Trento che a
Bolzano. Lui era un personaggione, uno estremamente divertente, piccolino, di
quelli caricati a molla, che tentava di parlare in dialetto trentino ma essendo
abruzzese non ci capiva un bel niente.
Goran,
hai dei rimpianti?
Devo
dire di no. Sono ancora un musicista e questa è una cosa molto importante per
me. Probabilmente avrò perso dei treni ma che poi si sono rivelati treni che
erano sbagliati suppongo, perché io sono ancora qui dopo 40 anni, mentre molti
altri che negli anni ’80 o ’90 sono scesi a dei compromessi, poi sono
spariti, non fanno più concerti, non sono più musicisti. Probabilmente i treni
che ho perso erano treni da perdere.
Hai
scritto colonne sonore per Morricone. Altra grande soddisfazione, vero?
Si.
Ho lavorato per Morricone, ho scritto un po’ di colonne sonore. Era il periodo
in cui a Roma cercavo di trovare delle strade nuove musicali, perché se la
musica la fermi in un posto solo, l’ammazzi. Bisogna fare cose musicali
diverse.
Hai
mai pensato di mettere nero su bianco, fare un libro, sulle tue esperienze
artistiche?
Credo
di averne già scritti 15 di libri, sono praticamente i miei dischi. Ascoltando
i miei dischi via via ti rendi conto del viaggio che ho fatto e che sto facendo,
delle persone che ho incontrato, delle storie che ho raccontato e che ho
sentito. Perciò già quello basta.
Hai
un sogno artistico, che vorresti realizzare?
Oh, si. Io ho suonato con due miei
grandissimi idoli, uno era Jordan McConnell e l’altro era John Martin e il
terzo idolo, con il quale mi piacerebbe fare anche una
nota, è Peter Gabriel, dei
Genesis.
Cosa
ti rende orgoglioso?
Un
cosa che mi rende orgoglioso è quella di aver suonato con tantissimi grandi. Da
Ivan Graziani ad Antonello Venditti, da Ron a De Gregori e Lucio Dalla, per non
parlare degli artisti americani che dicevo prima, cioé Jordan McConnell
e John Martin.
Tutti artisti che io da ragazzino ascoltavo e ammiravo e che poi ho avuto la
fortuna di collaborare e lavorare insieme.
Quando
non suoni o scrivi musica, curi degli hobby?
Mi
piace molto fare e montare dei video che si trovano su You Tube e mi piace
costruire strumenti musicali strani. Difatti ora sto costruendo una chitarra con
tre corde.
Che progetti hai adesso?
In questo momento sono molto impegnato con le
serate. Faccio delle serate. Ho passato 10 giorni a Roma, dove ho fatte delle
serate al teatro Margherita, ed è stata una bellissima esperienza. Dopo di che
credo che mi rimetterò a scrivere il prossimo album.
Mi parli del tuo rapporto con il
Trentino?
Io in Trentino ci ho vissuto e ancora ci
vivo. Ho una casa a Villazzano e ci vengo spessissimo.
Io ho vissuto a Tione , ho fatto le scuole elementari
e una parte delle scuole medie lì, poi sono andato in Austria e poi sono
ritornato a Trento. Fa parte della mia giovinezza, della mia maturità,
indipendentemente dall’Università di Padova. Però Trento è sempre stato il
posto dove c’è la mia famiglia, dove io ho le mie radici e gli amici.
Ti
piace Trento?
Trento
è Mitteleuropea, sta al centro dell’Europa, se guardi bene sta abbastanza
centrale, una zona interessante di passaggio. E’ un po’ addormentata
ultimamente, però è sempre una bella città e ci vengo sempre volentieri.
A
Trento hai fatto la scuola, i primi amori … come ricordi quei periodi?
Bellissimi
ovviamente. Come dico spesso: “Di tempo ne è passato pochissimo, di anni un
sacco”.
I
tuoi luoghi del cuore del Trentino, quali sono?
I
miei luoghi del cuore sono Tione, il Sarca l’affluente del lago di Garda, dove
ho imparato a nuotare e pescare. Poi ricordo “el
pont che bala”, “il boion di S. Vigilio”,
che purtroppo non c’è più. I posti in cui ho imparato a nuotare, a
correre, a pescare e quando ci torno, come sono tornato due mesi fa, è come
tornare indietro, è come tornare bambino. Il lago di Caldonazzo, Vigolo Vattaro
dove andavo sempre con gli amici. Avevo una bella compagnia e ci divertivamo
tantissimo.
Cosa
ti manca di questa regione quando sei in giro per suonare?
Mi
mancano i vecchi amici, anche se mi mancano relativamente, nel senso che li
sento e li frequento quando vengo qui. Mi manca più che altro la tranquillità
e l’organizzazione. Trento è molto ben organizzata e molto tranquilla, mentre
il resto dell’Italia è molto incasinato.
Ora
vivi in Abruzzo. La cucina trentina ti manca un pochino?
Non
mi manca niente, perché sono capace di fare di tutto, dai canederli al tortel
de patate, dalla polenta e crauti, ecc … Quando ho voglia di cucina trentina
mi metto ai fornelli. Oltre ad essere una buona forchetta sono anche un bravo
cuoco.
Frequenti
qualche locale a Trento?
Tanti
anni fa, quando era ancora aperto e c’era un bel movimento, frequentavo “La
Cantinota” e vicino al Castel del Buonconsiglio “Le Bollicine”. Adesso
quando vengo a Trento non ho un locale in particolare e quindi vado un po’ qua
e un po’ là. Si mangia bene dappertutto.
Cosa
non ti piace di questa regione?
Troppe
regole forse. Il Trentino è diventato come una piccola Svizzera e, secondo me,
forse si sta esagerando un pochino appunto sulle regole.
Quante
volte in un anno vieni in Trentino?
Ci
vengo una o due volte al mese, dipende dagli impegni. Ma molto spesso faccio
anche delle serate, la prossima sarà a Cles, in novembre.
Quest’anno
festeggi 40 di musica. Un breve riassunto della tua carriera?
Grande
gavetta, successo e poi buio per un bel periodo e poi una vita artistica e
creativa.
Auguri
speciali per i tuoi 40 anni di musica e per tanti altri anni di buona musica!