Karen Rubin (giornalista)
Roma
16.11.2016
Intervista
di Gianfranco Gramola
Ha cominciato
a fare la giornalista animata da una vocazione sociale. Al Costanzo Show,
insieme ad altri giornalisti, ha preparato una puntata dedicata allo
smascheramento di santoni, guaritori e veggenti e a Panorama ha iniziato con uno
scoop su Mamma Ebe, la santona toscana che continuava a praticare anche dopo i
processi che la condannavano per truffa. E per una Roma migliore dice: “Ci
vorrebbe il coinvolgimento dei cittadini, non solo degli internauti arrabbiati
del movimento 5S, ma di tutti quelli che vivono quotidianamente la Roma vera”
Karen Rubin
è nata a Roma il 27.4.1967. E’ giornalista professionista (dal 2000),
logopedista e psicologa.
Curriculum
professionale
Emittente
Cinquestelle con la rubrica di interviste “A tu per tu”.
Programmi
politici Canale 5: Parlamento In - Super Partes - Speciali Referendum
Programmi di
intrattenimento Canale 5: Verissimo - Miracoli - Costanzo Show - Buona Domenica
Ha scritto su
Panorama e attualmente sul quotidiano Il Giornale, ha una rubrica dal titolo
"Qui e ora".
Intervista
Com’è
nata la passione per il giornalismo, chi te l’ha trasmessa?
E' nata per
caso. Un'amica che lavorava per l'emittente Cinquestelle, che nulla c'entra con
il movimento di Grillo, mi presentò il suo direttore e lui mi propose di fare
delle interviste a personaggi noti. Duravano 30 minuti e il programma si
chiamava "A tu per tu". L'idea era quella di svelare tratti inediti di
politici, attori e scienziati che di solito si conoscono meglio per la le loro
attività professionali. Una sorta di ritratto psicologico attraverso un
racconto degli aspetti più personali. Ricordo bene l'intervista a Rutelli che
allora era sindaco di Roma. Sulle critiche che gli muovevano mi risposte che
molto probabilmente qualcuna era legittima, perché solo chi non fa non sbaglia
e lui voleva fare delle cose per la città. Anche grazie a Rutelli Roma possiede
il suo Auditorium, un'opera importante dopo lo zero assoluto, costruito sul
progetto di Renzo Piano, è considerata una struttura culturale europea seconda
soltanto al Lincoln Center di New York. Chi rinuncia lentamente muore.
I tuoi
studi hanno influito in qualche modo sulla tua carriera di giornalista? Se non
sbaglio sei psicologa.
All'epoca ero
una logopedista. Mi occupavo prevalentemente di disturbi del linguaggio che si
verificano per problemi di natura psicologica. La laurea in psicologia l'ho
presa anni dopo. Ho fatto la studentessa attempata e ho preso una seconda
laurea. Studiare è quanto di più bello una persona possa fare per se stessa a
tutte le età. Quando ho cominciato a fare la giornalista ero animata da una
vocazione sociale. Ho sempre pensato che il lavoro debba essere socialmente
utile... o meglio è quello che credo possa dare maggior soddisfazione, ma
ovviamente non vale per tutti. Continuando a fare televisione ho capito
velocemente che non era il settore più congeniale dove poter aiutare il
prossimo, ma dare una informazione corretta è socialmente utile e io ho cercato
di essere fedele a questo principio.
Il mondo del giornalismo era come te lo immaginavi o ti ha deluso?
Da giovani si
ha una idea irreale del mondo del lavoro. Si sogna di poter collaborare con i
colleghi senza problemi, di avere rapporti sereni con il capo e che il tuo
lavoro sia sempre apprezzato e valutato in base ai tuoi sforzi e ai risultati
ottenuti. Ovviamente non è così anche se a volte capita. L'ambizione dello
scoop l'ha ogni giornalista e qualcuno sono riuscita a realizzarlo ma è stata
dura accettare che ciò che contava era l'appeal della notizia ai fini degli
ascolti più della ricerca della verità. Quando le due cose vanno a braccetto
è una meraviglia.
Chi sono
stati i tuoi maestri in campo professionale?
Da Piero
Vigorelli, prima a "Parlamento In" e poi a "Verissimo", ho
imparato a montare i servizi in post produzione per la tv. Piero è un genio in
questo. I suoi servizi sono piccoli film e in televisione l'immagine è tutto.
Con Maurizio Costanzo sono salita su un palcoscenico per la prima volta e per me
che sono avulsa ad ogni forma di esibizionismo è stata una esperienza
formativa, sono diventata meno timida. Per il Costanzo Show io e altri
giornalisti preparavamo una puntata dedicata allo smascheramento di santoni,
guaritori e veggenti. L'Italia pullula di questi ciarlatani che approfittando
della debolezza di chi sta male vendono a caro prezzo false cure e false
speranze. Avevamo le telecamere nascoste e ci spacciavamo per possibili
"pazienti" per documentare dal vivo la modalità con cui questi
sciacalli ingannano le persone in difficoltà. C'era un po’ di paura ma anche
molta emozione e la convinzione di essere dalla parte giusta.
I suoi
genitori che futuro speravano per te?
I miei
genitori per la figlia femmina immaginavano un lavoro tranquillo o nulla
forse, oltre alla famiglia e ai figli. Nonostante creda molto nelle pari
opportunità non mi ha mai offeso che mi attribuissero questo ruolo di genere
così rigido. E' un fatto culturale legato alla loro età. I ruoli femminili poi
non mi sono mai andati stretti. Nella mia famiglia le donne fanno molti figli.
Io ne ho solo due ma sono gran parte della mia vita.
Tu hai scritto sempre quello che volevi o sei stato anche censurata?
Ho sempre
lavorato in redazioni dove è il giornalista a proporre la notizia. Se lavori in
un telegiornale molto spesso le notizie ti sono assegnate. Se hai per primo una
informazione è difficile subire la censura. A me non è mai capitato.
So che lavoravi per Panorama ma poi te ne sei andata. C’è un motivo
particolare?
Reduce dal
Costanzo Show per Panorama iniziai con uno scoop su Mamma Ebe, la santona
toscana che continuava a praticare anche dopo i processi che la condannavano per
truffa. Andai da lei fingendomi malata insieme al grande fotografo Sestini che
aveva una macchina fotografica nascosta dentro un pacchetto di Marlboro e
documentammo come la donna continuasse ad "esercitare". Sono
andata via da "Panorama" perché il lavoro scarseggiava e infatti poco
dopo chiusero la redazione romana. Stare sul posto di lavoro con le mani in mano
non fa per me.
Le doti di un buon giornalista?
La prima,
indispensabile, è l'intuito che serve a trovare le notizie. E' una dote rara.
Nella maggior parte dei casi leggiamo e vediamo in tv notizie lanciate dalle
agenzie di stampa o attinte dai quotidiani esteri. Ormai mi capita spesso di
leggere notizie sul web e soltanto il giorno dopo sentirle in tv. Quindi trovare
notizie e poi verificarle con estrema attenzione e onestà intellettuale. Fosse
per me non sarebbero concessi errori legati a superficialità e malafede a
medici, magistrati e giornalisti.
Chi è la penna più smagliante del giornalismo italiano?
Dato il mio
interesse per la psicologia mi piace leggere chi sa interpretare i fenomeni
sociali in chiave psicologica. In questo settore mi piacciono Galimberti e
Recalcati. Se invece parliamo di analisi politiche mi piace il mio direttore,
Alessandro Sallusti perché è coraggioso, diretto e mai ipocrita. Il
politicamente corretto tanto praticato oggi sta uccidendo il nostro senso
critico e sostituendo la verità con bugie.
E la penna più graffiante?
Sempre il mio
direttore.
Scrivere per te corrisponde a un’urgenza personale, una valvola di sfogo o
una sorta di dovere?
Sento molto
più forte l'urgenza di leggere. Leggo in modo ossessivo di tutto. Prima di
scrivere il mio articolo mi interrogo molto. E' un momento di riflessione e
ricerca di una sintesi che possa corrispondere il più possibile al vero. La
cronaca esercita una attrazione morbosa sui lettori perché non contiene una
risposta al perché avvengano certi fatti. Le persone allora fantasticano e
immaginano di tutto, ognuno in base alla sua personalità. Cerco di andare al di
la dell'apparenza anche a costo di andare controcorrente. Sapere il perché
mitiga l'angoscia. Quando si racconta che una mamma ha ucciso il suo bambino o
un marito la moglie dopo anni di matrimonio senza ipotizzare una motivazione si
finisce per pensare che l'uomo nasca naturalmente cattivo e invece non è così,
almeno secondo me.
Hai mai pensato di raccogliere i tuoi articoli in un libro?
A volte ho
pensato di approfondire un argomento con un libro perché quando hai tante
informazioni e lo spazio è poco rimane un po’ di frustrazione ma poi non l'ho
fatto. In futuro chissà.
Scrivi per il quotidiano Il Giornale. Cosa serve per catturare nuovi lettori?
Una chiave di
lettura originale e sincera. Quando ho cominciato a scrivere la mia rubrica
"Qui e ora" ero alla ricerca di un linguaggio per affrontare in modo
comprensibile per tutti i lettori i temi psicologici legati ai fatti di cronaca.
Volevo evitare di usare una terminologia accademica ma allo stesso tempo
approfondendo seriamente le motivazioni che muovono personaggi devianti verso il
crimine. Dai lettori ricevo diverse mail. A volte qualcuno dissente e
discutiamo. Mi piace il contatto con chi legge quello che scrivo e apprezzo
molto anche le critiche costruttive.
Quali sono le tue ambizioni?
Continuare a
leggere, conoscere, studiare e magari la serenità.
Un consiglio a un giovane che vuole avvicinarsi al giornalismo?
Se intendi un
consiglio su come accedere alla professione ne ho uno. Cercare una buona notizia
e proporsi con quella. Se è una buona notizia, uno scoop, nessun direttore la
rifiuterà.
Come concili la tua professione di giornalista con quello di mamma e moglie?
I miei figli
hanno 25 e 26 anni. Abbiamo un rapporto d'amore e d'amicizia datato e
collaudato. Ora si tratta di godere della loro compagnia, ottima direi.
Vuoi
toglierti qualche sassolino dalle scarpe?
Anni fa ti
avrei risposto di si. Ora immagino sempre che anche il mio peggior nemico abbia
i suoi bei problemi da risolvere, si occupi di quelli. Non mi siedo neanche
sulla riva del fiume ad aspettare. Preferisco fare altro.
A chi vorresti dire grazie?
Ai miei figli
per l'amore corrisposto.
Alcune domande per conoscerti meglio? Com’è la tua giornata “tipo”?
Inizio dal
frigo come tantissime donne che si occupano personalmente della casa. Cerco di
decidere pranzo e cena di buon mattino. Poi leggo i giornali, sia cartacei che
on line. Perdo parecchi tempo anche sui social che ormai sono il mezzo più
utile per capire l'aria che tira. Non c'è associazione o istituzione che non
abbia una sua pagina Facebook e un forum. Mi interessano i commenti delle
persone perché riesco a tenere bene in mente quanto la realtà sia letta in
modo diverso da ogni essere umano a prescindere da una presunta oggettività.
Quello che conta è il modo con cui i fenomeni sono percepiti dai singoli e poi
dalle maggioranze.
Quando non lavori, quali sono i tuoi hobby? Fai collezioni di qualche
oggetto?
Il mio hobby
attualmente è una cucciola di cane Corso di nome Golda. Abito davanti ad un
parco, dedico tempo a pappe e passeggiate con lei. Per gli oggetti invece non ho
una grande passione...
A cosa non rinunci?
Al mio
computer. Confesso di avere una dipendenza da pc.
Un tuo pregio e un tuo difetto?
Sono sincera.
E' un pregio e un difetto perché a volte la troppa sincerità obbliga l'altro
ad una consapevolezza che non desidera.
Chi e cosa porteresti con te su un’isola deserta?
L'isola
deserta non fa per me. Porterei tutti i familiari e gli amici trasformando
l'isola che così non sarebbe più deserta.
Qual è il tuo tallone d’Achille? Il tuo punto debole?
Ne ho più
d'uno. Dal punto di vista fisico l'udito. Sono una sordastra post linguale che
ha risolto parzialmente il suo problema con l'impianto cocleare.
Psicologicamente il mio tallone d'Achille è la necessità di autenticità nelle
relazioni. Non è facile avere relazioni profonde con gli altri ma
fortunatamente ho i miei amici del cuore che non mi deludono mai.
Cosa ne pensi della battaglia contro il fumo?
Una guerra
impari. Con me vince sempre lui.
Com’è il tuo rapporto con la Fede?
Sono
agnostica. Non mi pongo il problema dell'esistenza di Dio.
Cosa ne
pensi del nuovo papa?
Per
rispondere dovrei conoscerlo di persona. Le sue esternazioni mi lasciano
abbastanza indifferente. Non mi emoziona come a volte ha saputo fare Wojtyla.
E veniamo a Roma. In quale zona di Roma hai passato l’infanzia e come te la
ricordi?
In periferia.
Nel quartiere Portuense. Ci conoscevamo tutti. Il mio portiere mi teneva con sé
in guardiola mentre mia madre faceva la spesa. Sulla via c'era il lattaio e il
fornaio, erano tutti zii.
Quali sono state le tue abitazioni romane?
Dopo la casa
di famiglia nel quartiere Portuense ho abitato sulla Nomentana, poi a via
Cortina D'Ampezzo e ora ai Parioli. Non mi lego molto né ai quartieri né alle
abitazioni. Sulla Nomentana ci sono una serie di vie intitolate alle valli
d'Italia. Piccoli paesi come succede in periferia. Ai Parioli mi trovo bene
perché posso andare in centro a piedi in mezz'ora e camminare attraverso Villa
Borghese è sempre rilassante e meraviglioso. Si scende la scala di Trinità dei
Monti e si ama Roma.
Attualmente
com’è il tuo rapporto con Roma?
Nulla può
scalfire l'amore che ho per Roma che secondo me è la città più bella del
mondo. Vedere che progressivamente diventa più sporca e meno sicura mi dispiace
molto. La classifica delle città più amate dai turisti vede prima Firenze e
poi Roma. E' assurdo ma i turisti non si fidano e in molti decidono di non
visitare la capitale.
Com’è
il tuo rapporto con la cucina romana? Cosa ti piace e viceversa?
Purtroppo per
la bilancia mi piace tutto a partire dalla classica carbonara. Essendo di
religione ebraica cucino anche piatti della tradizione giudaico romanesca come
lo stracotto o i carciofi fritti.
Frequenti una trattoria in particolare?
Ho i miei
ristoranti preferiti ma mi affido anche alle guide per provare nuovi ristoranti
e pizzerie. Giorni fa ho mangiato la pizza da "Sforno" di Stefano
Callegari. Avevo letto che "The Guardian" la inseriva tra le 10
migliori di Roma, e aveva ragione...una lievitazione perfetta. Mi piace la cacio
e pepe, ogni boccone ha 100 calorie.
C’è un angolino particolare che ami molto? Se si, perché?
Quando torno
a Roma da un viaggio passo sempre per piazza Venezia. Non è un angolino ma per
me è il simbolo di Roma e del ritorno a casa .
Cosa ti manca di Roma quando sei via per lavoro?
Il caffè e
le passeggiate a villa Borghese.
Pregi e difetti dei romani (in generale)?
Siamo
tolleranti, creativi e di solito portati al sorriso. Un difetto? Nessuno è
specificatamente romano. Dicono che siamo un po’ lassisti ma alla fine il
risultato lo portiamo a casa come i milanesi, se non meglio. Il nostro sole e il
nostro cielo ci donano una marcia in più.
Cosa ti dà più fastidio di Roma?
Mi da
fastidio il quartiere intorno alla stazione Termini. Piazza Vittorio che un
tempo aveva uno dei più bei mercati all'aperto, in cui andavo con mio nonno a
comprare frutta e verdura, è stata ceduta interamente agli stranieri e ai
cinesi. Nelle altre città le Chinatown sono attrazioni turistiche della città,
mentre a Roma sembra un quartiere di un altra nazione ed è chiaro e visibile il
degrado e l'emarginazione.
In quale Roma del passato ti sarebbe piaciuto vivere e nelle vesti di chi?
Nell'antica
Roma sarei stata più una Cornelia che una Messalina. Roma non ha dato spazio
alle donne fin qui e ora che abbiamo una occasione con il sindaco Raggi mi
sembra evidente che la stiamo sprecando.
Le tue
idee per una Roma migliore quali sono?
La situazione
è molto complicata. Ci vorrebbe il coinvolgimento dei cittadini, non solo degli
internauti arrabbiati del movimento 5S, ma di tutti quelli che vivono
quotidianamente la Roma vera. Dovremmo interessarci tutti della cosa pubblica e
invece in questo siamo tristemente assenti. Nel mio quartiere si stanno
costituendo gruppi di cittadini che si mettono insieme per restituire vivibilità
alle ville, come è accaduto già per Villa Balestra. Il servizio giardini del
comune è assente da mesi e i cittadini fanno da sé. Non è giusto perché le
tasse le paghiamo e sono care ma avere uno spazio verde è importante per i
bambini e gli anziani e per chi, come me, porta il cane a spasso più volte al
giorno. Non vedo altre soluzioni nè donne e uomini all'orizzonte che possono
portare il miracolo...