Lisa Gastoni (attrice e scrittrice) Sabaudia (Latina) 27.7.2017
Intervista
di Gianfranco Gramola
Una grande attrice italiana che ha iniziato
la sua carriera a Londra con il teatro, per poi approdare nel cinema italiano
negli anni ‘60. Nel 1980 ha deciso di lasciare il cinema. “Non me ne sono
mai pentita”. Ha
detto “no” alle avances di Mario Cecchi Gori. “Carlo Lizzani?
lavorare con lui era una festa perché lui non imponeva mai niente, ti lasciava
spazio”.
Lisa Gastoni, all’anagrafe Elisabetta Gastone, è nata ad Alassio il 28 luglio 1935. Di padre
italiano e madre irlandese, negli anni del dopoguerra si trasferisce a Londra
dove inizia la sua carriera di fotomodella e attrice. Approda al cinema italiano
negli anni sessanta, interpretando alcuni film di fantascienza con il nome di
Jane Fate. Nel 1966 gira da protagonista Svegliati e uccidi di Carlo Lizzani,
nel quale si fa notare nel ruolo di Candida, compagna del «solista del mitra»
Luciano Lutring. La pellicola ottiene un notevole successo e l'interpretazione
di Lisa Gastoni viene premiata con il Nastro d'argento. Il film maggiormente
legato all'immagine di Lisa Gastoni è però indiscutibilmente il cult movie
Grazie zia (1968) di Salvatore Samperi, nel quale è una conturbante e raffinata
zia, attirata in un morboso rapporto psico-incestuoso dal nipote finto -
paralitico, interpretato dal giovane Lou Castel, reduce dal successo di I pugni
in tasca di Marco Bellocchio. La sua interpretazione sarà premiata con la Targa
d'oro ai Premi David di Donatello. Nel 1973 interpreta il film erotico La
seduzione. Comunque negli anni settanta gira pochi film, in virtù di una sua
scelta di lavorare solo con registi di qualità. Nel 1974 interpreta il ruolo di
Claretta Petacci in Mussolini ultimo atto di Carlo Lizzani e nel 1975 vince il
secondo Nastro d'argento con Amore amaro di Florestano Vancini. Dopo aver
debuttato in teatro nel 1979 con La Celestina di Fernando de Rojas, sotto la
regia di Luigi Squarzina, si è ritirata dalla scene, dedicandosi alla pittura e
alla scrittura. Vi è ritornata a metà anni duemila con alcune eccellenti
interpretazioni per il cinema e la televisione, ottenendo con Cuore sacro
(2005), di Ferzan Ozpetek, una candidatura al David di Donatello e al Nastro
d'argento.
Cinema
Operazione Commandos (1954) - Prigioniero dell'harem
(1954)
- The Runaway Bus (1954) - Quattro in medicina (1954) - Trafficanti d'oro
(1954)
– Il grido del sangue (1954) - Josephine and Men (1955) – L’uomo del momento
(1955)
- The Baby and the Battleship (1956) – Tre uomini in barca (1956) - Face in the
Night (1957) - Second Fiddle (1957) - The Truth About Women
(1957)
- Man from Tangier (1957) – Assassinio X (Rx for Murder), regia di Derek Twist (1958) - The
Strange Awakening (1958) - Decisione di uccidere
(1958)
- Wrong Number (1959) - The Breaking Point (1961) - Passaporto per Canton
(1961)
- Le avventure di Mary Read (1961) - Diciottenni al sole
(1962)
- Tharus figlio di Attila (1962) - Duello nella Sila (1962) - Eva (1962) - I quattro moschettieri
(1963)
- Il monaco di Monza (1963) - Il mito (1963) - Bikini pericolosi (1963) - Gidget a Roma (1963) - Il vendicatore mascherato (1964) - I maniaci
(1964)
- L'ultimo gladiatore (1964) - Crimine a due (1964) - Gli invincibili tre
(1964)
- I tre centurioni (1964) - I criminali della galassia (1965) - Le notti della violenza
(1965)
- Svegliati e uccidi (1966) - L'uomo che ride (1966) - I sette fratelli Cervi
(1968)
- La pecora nera (1968) - Grazie zia (1968) - L'amica (1969) - L'invasione
(1970)
- La seduzione
(1973)
- Amore amaro (1974) - Mussolini ultimo atto (1974) - Labbra di lurido blu
(1975)
- Scandalo
(1976)
- L'immoralità
(1978)
- Cuore sacro (2005) - Tutte le donne della mia vita (2007) - Cocapop (2009).
Televisione
La provinciale miniserie TV (2006) - Maria Montessori - Una vita per i bambini
(2007) - Dove la trovi una come me? (2011) - Sposami (2012) - L'onore e il rispetto - Ultimo capitolo
(2017).
Teatro
La celestina (1979) - Le quattro sorelle
(2010)
Premi
e riconoscimenti
David di
Donatello: 1968 - Targa d'Oro, per Grazie zia
- 2005 -
Nomination David di Donatello per la migliore attrice non protagonista,
per Cuore sacro
Nastro
d'Argento: 1967 -
Nastro d'Argento alla migliore attrice protagonista, per Svegliati e uccidi
- 1975 -
Nastro d'Argento alla migliore attrice protagonista, per Amore amaro
- 2006 -
Nomination Nastro d'Argento alla migliore attrice non protagonista, per Cuore
sacro.
Globo d'oro: 1966 -
Globo d'oro alla miglior attrice, per Svegliati e uccidi
Grolla d'oro: 1968 - Grolla d'oro alla miglior attrice, per Grazie
zia
Intervista
Com’è nata la sua passione per la
recitazione?
Credo sia venuta un po’ per caso. Tutti i
bambini hanno un po’ l’inclinazione a recitare, ma forse è diventata una
cosa seria quando ero a Londra. In Inghilterra mi è venuta la passione per il
teatro. Devo dire sinceramente che come il teatro inglese non c’è n’é.
E’ eccezionale. Lì mi è venuta la grande passione, difatti ho cominciato
come attrice di teatro e ho proseguito. Poi sono entrata nel cinema e in
televisione, sempre a Londra e poi sono venuta a vivere in Italia e ho
continuato a recitare.
Come ricorda la gavetta?
Una volta si faceva la gavetta, ora si
diventa famosi subito, perché ci sono quei talent che danno visibilità e
quindi si diventa un personaggio. Io sono sempre stata gentile e paziente perché
mi sono resa conto che
è un lavoro duro che devi
imparare ad affrontare. Mi sono resa conto che molti giovani attori e attrici,
ogni tanto sono un po’ arroganti e questo è segno di insicurezza e
l’insicurezza viene quando non c’è l’esperienza.
Il mondo del cinema era come se lo
immaginava o l’ha delusa?
Il mondo del cinema è come qualsiasi altro
mondo, dove ci sono persone valide e persone
non valide. Da quando negli anni ’60 sono diventata famosa, ero una
protagonista assoluta. Ho fatto tantissimi film, ho fatto teatro e il
mondo era mio (risata). Io non mi sono mai sentita speciale, in nessun modo, ho
semplicemente goduto dei ruoli che mi hanno dato. Non tutti, ma alcuni li ho
accettati per soldi a dire la verità. Nella mia carriera ho avuto la fortuna di
lavorare con i registi più importanti degli anni
‘60 - ‘70, inizi anni ’80 …. Vancini, Lizzani, Germi.
Al giorno d’oggi i compromessi pur di
lavorare sono all’ordine del giorno. Era così anche ai suoi tempi?
Questa cosa c’è sempre stata, però a me
non è successo semplicemente perché
non ci volevo stare. Io accettavo un ruolo se mi piaceva e a dire la verità non
mi hanno mai chiesto dei compromessi. Una volta un produttore molto famoso mi
aveva fatto una proposta di questo tipo, ma evidentemente aveva perso la bussola
(risata). Era Mario Cecchi Gori. Io gli ho spiegato che non era il caso. Non è
una questione di moralismo perché io non sono mai stata moralista,
semplicemente non mi andava di andare a letto con qualcuno per ottenere un
ruolo. Come dicevo prima sono stata fortunata nella mia carriera, perché ho
incontrato registi molto bravi che hanno creduto in me,
nelle mie capacità e mi hanno voluto bene.
Lei ha lavorato con Carlo Lizzani,
regista che ho avuto il piacere di conoscere. Un suo ricordo?
Con Carlo nel 1966 abbiamo girato “Svegliati e uccidi”, un
film ispirato alla vita del rapinatore italiano Luciano Lutring. Fu un successo
strepitoso e incassò una barca di soldi. Con Carlo Lizzani è stata
un’amicizia che è rimasta e che poi è continuata con “Mussolini: ultimo
atto”, dove io interpretavo Claretta Petacci, accanto a due grandi del cinema,
due colossi, che erano Henry Fonda e Rod Steiger. E’ stata un’esperienza
molto bella per me. Lavorare con grandi professionisti di quel calibro ti appaga
di molte cose. Lavorare con Carlo Lizzani era una festa perché lui non imponeva
mai niente, ti lasciava spazio, solo
che ti riprendeva se era il caso.
Lei vede una sua erede artistica nel
cinema italiano di oggi?
Ci sono delle bravissime attrici che fanno
bene il loro lavoro sia in teatro che in televisione e al cinema. Claudia Gerini
è molto brava.
Come mai ad un certo punto ha lasciato
il cinema?
Io nell’80 mi sono rotta le scatole e ho
deciso di andarmene. In quel periodo avevo conosciuto mio marito e non ero il
tipo di lasciarlo solo a casa per tre mesi per andare a lavorare fuori. Quindi
ho detto “Bye bye” (risata). Non mi è mancato niente e non me ne sono mai
pentita. I sceneggiatori per dieci anni hanno continuato a mandarmi dei copioni
che però io trovavo sempre meno attraenti, sempre meno stimolanti, più
commerciali. Nessuno rischiava idee e devo dire che era una cosa molto triste,
molto squallida. Poi sono ritornata nel 2003 quando ho girato “Cuore sacro”
e poi da lì ho ripreso e sono andata avanti.
Ho letto che si è dedicata anche alla
scrittura e alla pittura, vero?
Si, dipingere e scolpire il legno da sempre.
Sono sempre stati i miei hobby, difatti ho la casa piena di sculture e quadri
(risata). La cosa che mi ha dato grande soddisfazione è scrivere, perché nel
1995 uscì il mio libro “La madre
di Taron” ed ebbe belle critiche e un buon successo. Adesso da pochi giorni è
nelle librerie “Il dono” una storia d’amore, che sta andando molto bene.
E’ un libro piuttosto naif , molto semplice e devo dire che scriverlo è stata
una gioia. Io continuo a scrivere, perché quello che mi interessa veramente è
questo.
Quando scrive si ispira a qualche
modello di scrittore?
Non mi ispiro a nessun scrittore. E’ una
cosa istintiva. Franz Kafka disse una cosa molto importante, ossia: “Se volete
scrivere, sedetevi ad un tavolo e aspettate con molta umiltà e molta pazienza.
I personaggi verranno da voi”. Io non sono certo Kafka, però devo dire che
questa è una realtà, perché a me succede così. Quando mi siedo ad un tavolo
a scrivere, mi arriva una folla e cerco di eliminarne per cercare spazio.
Qual è il momento della giornata più
fertile per scrivere?
In qualsiasi momento. A volte quando non ho
sonno scrivo di notte altrimenti mi metto a scrivere di pomeriggio, ma
l’ispirazione può venire anche di mattina. Quando sento la voglia o meglio
l’esigenza mi metto a scrivere.
Ha già in mente la sua prossima fatica
letteraria?
E’ uscito nelle librerie da pochi giorni il
mio ultimo libro “Il dono” e sta andando
molto bene da quanto mi dicono. Sono quasi in fase di una ristampa. Ora
sono concentrata su questo libro e sono contenta. Sono contenta della mia vita
se devo essere sincera.
Lei di cosa ha bisogno per essere
felice?
Di quello che ho. Di mio marito e dei miei
hobby. Purtroppo non posso più scolpire il legno perché mi sono rotta tutte e
due le braccia. Un braccio si è proprio staccato completamente. Oggi non avrei
la forza di fare lavori su legno.
Com’è il suo rapporto con la Fede?
So che ha un’ammirazione per padre Pio.
Il mio rapporto con padre Pio è iniziato nel
1962. Andai a San Giovanni Rotondo con un attore americano e la moglie. A quei
tempi in America era esplosa la storia di padre Pio. Io andai da lui e per me fu
molto importante perché mi diede una specie di
indirizzo di vita. Ricordo che andai senza nessunissimo entusiasmo,
nessuna intenzione di atti di fede. Invece con lui ho sperimentato forse per la
prima volta una cosa che si chiama compassione. Ho visto quest’uomo che aveva
una compassione per l’umanità, per tutti. Ora San Giovanni Rotondo è
diventato un grosso giro di affari, di alberghi e bancarelle che vendono oggetti
di tutti i tipi con l’immagine di padre Pio, ma allora c’era una chiesetta e
c’era questa piccola pensioncina e mi ricordo che era inverno e c’era un
profumo fortissimo di rose e io cercavo di immaginarmi che razza di spray
adoperavano. Invece il proprietario della pensione mi ha detto che questo è il
profumo di padre Pio. Io non ero molto portata a questo tipo di fede, però mi
ricordo una cosa, io soffrivo d’asma fin da bambina e quando dopo la messa fui
portata nella chiesetta c’era l’attore Carlo Campanini, un personaggio che
è stato molto legato a padre Pio. Campanini mi disse che avrei avuto
un’esperienza straordinaria. Ricordo che c’era molta gente sul sagrato. Io
ero in un lato con Campanini e padre Pio ha guardato questa folla e fra questi
ha chiamato tre uomini dicendo
“Tu, tu e tu venite qua”. Poi li ha guardati e ridendo ha detto a loro:
“Per poco non mi avete fatto fuori”. La folla è rimasta tutta in silenzio.
Ci spiegarono che durante la guerra era successo questo, cioè che questi tre
aviatori dovevano bombardare Monte Cassino e dintorni. Si parla del 1944, più o
meno. Hanno raccontato che però era apparsa nel cielo questa enorme nuvola a
forma di padre Pio che con le braccia aperte ha fatto segno loro di non andare
oltre. Loro fecero marcia indietro e tornarono alla base. Il bello è che questi
tre aviatori si sono trovati nello stesso giorno, nello stesso momento davanti a
padre Pio e lui disse: “Eravate voi tre i piloti”. Io cose di questo genere
l’ho vissute sempre non con scetticismo, ma con pacatezza, senza entusiasmi.
Non sono mai stata una fanatica, però questa cosa di padre Pio e della sua
compassione è stata un’esperienza reale, che mi ha colpita molto.
Il libro "Il dono" scritto da Lisa
Gastoni
A chi vorrebbe dire grazie?
A tante persone, dovrei ringraziare tanta
gente. Molte persone che sono state
generose con me, che mi sono state vicine, anche nell’ambiente del cinema,
molte persone umili dell’equipe, come i truccatori, i parrucchieri, maestranze
che lavorano nell’ignoto, dietro
le telecamere e che danno molto. Io in questo caso sono stata fortunata perché
ho sempre avuto intorno delle persone meravigliose.
Parliamo un po’ di Roma. Lei non è
romana. Quando si è stabilita a Roma e in quale occasione?
Io sono nata ad Alassio, da una madre
irlandese e da un padre piemontese. Nel dopoguerra ho vissuto in Inghilterra 20
anni. I miei mi hanno messa in un convento vicino a Londra e ci rimasi fino al
tempo dell’università. Finita l’università fui scoperta da un talent scout
e incominciai con il teatro e da lì andai avanti anche con
ruoli da protagonista e iniziò la mia carriera. All’Inghilterra devo
molto, perché il teatro è rimasto il più importante al mondo. Il teatro
inglese, nell’insieme, fa parte della cultura popolare. A
Londra ce ne sono tantissimi di teatri.
Poi è venuta a vivere a Roma?
No, sono stata un anno e mezzo in Grecia. Poi
sono tornata in Italia e sono rimasta
a Roma. Ero di passaggio nella città eterna, ma era il periodo della famosa
“Hollywood sul Tevere” e dei film in costume e io ne ho girati alcuni. Poi
sono iniziati i film importanti, anche con Carlo Lizzani con il film
“Svegliati e uccidi” (1966) che ebbe un
successo enorme, inaspettato. Anche per Lizzani.
Come ricorda l’impatto con Roma?
Roma negli anni ’60 era tutta un gioco, era
un luna park, era la Hollywood sul Tevere ed era frequentata da questi grandi
attori americani, registi e tanta gente del cinema. C’erano tante feste e Roma
era una pacchia per chi ha vissuto quegli anni.
I romani come li trova?
I romani sono una razza speciale, una razza a
sé (risata). I romani sfottono, prendono in giro la gente e non prendono la
vita troppo seriamente.
In quali zone di Roma ha abitato?
Ho sempre vissuto nella stessa zona, cioè ai
Parioli e a Vigna Clara. Ora con mio marito da molti anni vivo a Vigna Clara e
ci troviamo bene lì.
A parte Vigna Clara e i Parioli, c’è
un angolo di Roma a cui lei è affezionata?
Non un posto in particolare. Vivo il mio
quartiere dove ci sono campi da tennis, piscine e tante altre belle cose.
Cosa le manca di Roma quando è via per
lavoro?
Niente. Perché vado via ma so che ci
ritorno, perché a Roma ho casa. Non è che mi manca Roma, mi mancano le mie
abitudini.
Tradirebbe Roma per andare a vivere in
un’altra città? Tipo Milano?
Non andrei a vivere a Milano manco se mi
ammazzano. Mi sono abituata a Roma, che è diversa da Milano.
Mi descrive la sua Roma?
E’ difficile descrivere e spiegare
l’atmosfera di Roma. Roma è il tira a campà dei romani e poi come città è
unica.
La cucina romana l’ha conquistata?
L’Italia è piena di cucine, una più buona
dell’altra. Io non è che sia impazzita per la cucina romana vera e propria.
Ormai una buona carbonara si mangia in tutta Italia.