Luca
Barbareschi (attore, regista e
produttore) Roma
2.12.2015
Intervista di Gianfranco Gramola
Al
teatro Eliseo da martedì 22 dicembre fino al 3 gennaio è in scena lo
spettacolo “Cercando segnali d’amore
nell’Universo”. Luca Barbareschi, un talento
naturale raffinato, pacato e allo stesso tempo travolgente, si racconta in un
lungo viaggio partendo da lontano, attraverso i personaggi della vita privata e
i grandi autori che ha amato fino ad arrivare ai ricordi recenti.
"Il risultato - spiega Luca
- è un one man show che non lascia respiro, incalzante e disincantato, sempre
sulla lama di un rasoio che sa tagliare ma sa anche accarezzare. La tenerezza
della sua infanzia tra le vie di Montevideo, per poi passare all’adolescenza
milanese con genitori problematici, alla gioventù vissuta spericolatamente a
New York, alle prime esperienze teatrali che diventeranno una professione
gridata, per giungere infine alla dimensione dell’uomo maturo, inserito nella
propria dimensione familiare". Uno spettacolo
da non perdere.
Per
contattare Luca Barbareschi vedi ufficio stampa teatro Eliseo tel. 06 6864849
Luca
Barbareschi (all’anagrafe Luca Giorgio Barbareschi) nasce
a Montevideo il 28 luglio 1956. Dopo gli studi fatti in Italia arriva a Chicago
al seguito di Puecher dove prosegue la sua attività come aiuto regista
nell’opera di Offenbach “I racconti di Hoffmann”. Si trasferisce a New
York dove collabora con la Chicago Lyric Opera Theatre. Studia per quattro anni
a New York con Lee Strasberg, Nicholas Ray e Stella Adler. Nel 1983 produce,
scrive e interpreta il suo primo film “Summertime” vincitore ai Festival di
Venezia, Sydney, Londra, Annecy e Nizza. Nei suoi trent’anni di intensa e
ininterrotta attività, Luca Barbareschi spazia tra teatro, cinema e
televisione, ora in qualità di attore, ora in veste di produttore, regista,
sceneggiatore o conduttore. Luca Barbareschi è fondatore e azionista della Four
Point Entertainment, produzione con sede a Los Angeles, per la quale conduce
negli anni ’90 centodiecipuntate di “That’s amore”, show televisivo di
enorme successo. Produce più di 500 ore per la Fox in America e per la Think
Entertainment a Londra. La carriera teatrale di Barbareschi comprende oltre
trenta spettacoli e vanta il merito di aver portato in Italia autori come D.
Mamet, E. Bogosian, D. Hare, B. Elton, N. Williams.Il coronamento della carriera
teatrale avviene con “Amadeus” di P. Shaffer, uno dei maggiori successi
degli ultimi anni con la regia di Roman Polanski e i costumi del premio Oscar
Milena Canonero. Dirige uno dei più prestigiosi teatri romani, il Teatro
Eliseo. Nel 2004 è Billy Flinn nella versione italiana del celebre musical
"Chicago" e successivamente viene scelto come protagonista della
stessa versione a Londra dove viene osannato da pubblico e critica. In
televisione partecipa a circa ottanta sceneggiati e a venti varietà. Viene
chiamato da numerose produzione internazionali per progetti televisivi, lavora
in Francia in “Les Rois Maudits” e in Germania in “Donna Roma”. Per il
cinema gira trenta film come protagonista e cinque come produttore e lavora in
numerosi lungometraggi accanto a prestigiosi attori come Meryl Streep, Clive
Owen e Naomi Watts. Ricopre numerosissime cariche prestigiose che gli vengono
offerte dal mondo del teatro e del cinema e presta sempre grande attenzione a
tutto quello che gira attorno all’arte e alla cultura. Barbareschi è anche
attento al sociale e da tanti anni si batte contro la pedofilia con la sua
“Fondazione Luca Barbareschi Onlus – dalla parte dei bambini”. L’ultimo
lavoro teatrale realizzato è nato grazie al rapporto di stima e di amicizia che
lo lega con David Seidler, è riuscito così a portare sulle tavole del
palcoscenico il bellissimo testo dello sceneggiatore pluripremiato con
l’oscar: “Il discorso del Re”. In Italia la commedia ha riscontrato enorme
successo di pubblico e di critica ed è stato definito come l’evento teatrale
degli ultimi anni. Con la sua casa di produzione, la Casanova Multimedia, opera
in un contesto di multimedialità riuscendo ad essere sempre versatile e attento
alle esigenze del mercato. La struttura produttiva di Casanova si compone, oltre
che dei settori cinema e fiction, di una sezione dedicata ai format dell'
intrattenimento e del teatro ed ogni prodotto realizzato è sempre stato
contraddistinto da grande qualità. Ne è l’esempio una delle ultime miniserie
prodotte che narra la storia del “Trio Lescano” e che è stata riconosciuta
vincitrice ai Festival internazionali di Tv di Montecarlo e di Shanghai. Negli
ultimi anni Casanova Multimedia è entrata nel mercato dei formats sia scripted
che unscripted con un nuovo catalogo di altissimo livello. Tra gli scripted
formats pensati e prodotti per Rai Uno, il più importante broadcaster italiano,
spiccano: “Nero Wolfe”, la miniserie “Walter Chiari”, la miniserie
“L’Olimpiade nascosta”, il tv movie “Edda Ciano e il comunista” e la
miniserie sulla vita di “Adriano Olivetti”. Barbareschi dimostra grande
versatilità nel sapere adattare successi di format internazionali come con il
francese “Le grand bluff” che ha condotto e adattato in Italia per Mediaset.
Infatti la sua visione internazionale e la ricerca di nuovi formats, anche con
applicazioni cross-mediali, è stato sempre uno dei suoi obiettivi insieme ad un
accurata e raffinata cura per tutti i progetti che è riuscito a realizzare con
successo, sia che sia tratti di una pièce teatrale, di una serie tv o di un
reality show. Nella Casanova Multimedia ha saputo creare una squadra di autori
di alto livello in grado di concepire e produrre formats originali da esportare
in tutto il mondo.
Ha
detto
- Mi sento
anticonformista e, inevitabilmente, un rompiscatole. Perché questo è un Paese
“conforme” in tutto.
- In quanto a
generosità e amore mi merito un bel dieci. Ho preso delle insufficienze invece
per quanto riguarda la presenza al fianco delle mie “bambine”, visto che
sono stato spesso in giro per il mondo a causa del mio lavoro.
- Io non ho
mai tradito il mio pubblico teatrale: qualche insulto l’ho ricevuto, ma solo
al cinema e in tv.
- In vacanza?
Né con Prodi, né con Berlusconi. Prodi è un
democristianone che mi fa tristezza. Berlusconi mi metterebbe troppa
ansia: non riesce a stare solo un quarto d’ora e invece a me piace il
silenzio.
Curiosità
- Luca
Barbareschi è stato sposato con Patrizia Fachini (danzatrice della Scala e
sorella di Elena Fachini, moglie di Teo Teocoli) da cui ha avuto tre figlie:
Beatrice, Eleonora e Angelica. Attualmente è legato ad Elena
Monorchio con cui ha avuto due
figli, Maddalena e Francesco Saverio.
-
Il padre Francesco Saverio a 21 anni si è laureato in Ingegneria e nel
frattempo faceva il musicista con Lelio Luttazzi, insegnava alle scuole serali,
era campione italiano dei 100 metri a ostacoli, parlava quattro lingue.
- In
televisione, come intrattenitore, ha partecipato a circa ottanta sceneggiati e a
venti varietà.
Intervista
Mi puoi
parlare del tuo nuovo spettacolo “Cercando segnali d’amore
nell’Universo” in scena al teatro Eliseo di Roma?
Molto
volentieri. Un bellissimo one man show per i miei 40 anni e passa di carriera.
Credo sia una cosa importante perché riunisco ciò che mi piace fare, cioè
recitare, cantare, suonare insieme alla band di Marco Zurzolo. Ci sarà per la
prima volta sul palcoscenico mia figlia che canta molto bene, sarà una delle
vocalist e farà anche un duetto con me e per me è una bella occasione di fare
uno show di due ore su un palco prestigioso come quello dell’Eliseo
raccontando tante cose di me sia private che legata ai classici. L’abbiamo
rodata l’anno scorso e ha avuto grande successo ora vediamo
quest’anno come andrà. La regia di Chiara Noschese.
Lo
spettacolo lo farai solo a Roma o seguirà una tournée?
Per adesso lo
facciamo solo a Roma poi riprenderemo più avanti.
Quali sono
i tuoi prossimi impegni artistici? Televisione, cinema o ancora teatro?
Televisione.
Siamo in piena produzione del film The Start Up con la regia di
Alessandro D'Alatri
che produco con la mia “Casanova Multimedia”. Poi ci sarà una serie di “I
misteri di Laura 2” per Canale 5 e un’altra serie per la Rai che non voglio
anticipare. Poi soprattutto la direzione del teatro Eliseo che quest’anno ha
ventotto spettacoli, l’orchestra, attività collaterali e tante cose
importanti a cui io tengo molto.
A
proposito dell’Eliseo, quali sono le
problematiche che hai dovuto affrontare appena presa la direzione?
Soprattutto
il restauro. Sono stati rifatti due teatri nuovi, spesa 4 milioni e 800 Euro e
poi reimpostare un teatro che era finito soprattutto, da quello che sono le
scelte degli spettacoli, le attività culturali collaterali, l’organizzazione
di tutto lo staff che è un gruppo
di 48 persone. E’ stata una grande fatica che adesso esiste ed è forse una
delle realtà più belle italiane, come attività culturale perché ha lo scopo
di narrare attraverso i vari Media: teatro, cinema e televisione, web la nostra
storia le nostre eccellenze, le nostre tradizioni culturali.
Secondo
Giorgio Albertazzi il teatro italiano ideologicamente è inquinatissimo. Tu come
vedi la situazione attuale dei teatri romani?
Un disastro, anche perché Roma è latitante, per cui o si trasforma tutto e si
defiscalizza tutto e si lascia lavorare i privati o se no la politica è solo un
continuo intralcio. Il contributo dello Stato è irrilevante e insufficiente. La
mia idea è quello di un teatro tedesco.
A chi volesse avvicinarsi allo spettacolo che consiglio daresti?
Di studiare
molto, di studiare tutta la vita pensandola come una professione seria,
pensandola come un’economia, cioè non solo un luogo di divertimento ma è
un’industria e spero che le prossime generazioni affrontandole in questa
maniera si occupino del nostro mestiere in modo industriale non velleitaria come
un po’ è stato nel passato.
Prima di
entrare in scena hai dei riti scaramantici?
Io ho una
bellissima chitarra, una bellissima Martin acustica fatta a mano, che suono da
sempre e che mi porto nel camerino da oltre 40 anni e mezz’ora prima di
entrare in scena la suono e mi
rilassa, mi concentra e mi fa attingere a quella che i greci chiamavano “sophrosyne”,
cioè il momento tuo di coerenze emotive ed artistiche.
Hai mai
lavorato per solidarietà o beneficenza?
Si. Ho
lavorato per solidarietà a Milano per tanti anni per il Centro Dino Ferrari
(www.centrodinoferrari.com).
Sono stato uno dei primi a raccogliere i fondi per loro. Poi per 5 anni, con la
mia fondazione onlus (la
Fondazione
Luca Barbareschi Onlus
Dalla parte dei bambini
è nata il 19 aprile 2007) abbiamo raccolto tantissimi fondi e abbiamo
comperato una macchina per la ricerca di energia per il Bambin Gesù.
Quest’anno abbiamo contribuito tanto all’ospedale Gemelli di Roma si dedica
ai bambini affetti dalla Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA).
Qual è il
segreto del tuo successo?
Ma non so io
ho una buona continuità, ora et labora, fine (risata). Mi sveglio la mattina
molto presto, alle 5 e 30 faccio una sana passeggiata da circa 40 anni fino alle
6.15. Poi un po’ di ginnastica alle 7.00 e sono il primo ad arrivare in
ufficio del mio gruppo di lavoro e l’ultimo ad andarsene. Altro segreto è
ascoltare, imparare ad ascoltare i
tuoi collaboratori e motivarli, perché il gioco è sempre di squadra.
Il tuo rapporto con la fede?
Molto intenso
soprattutto in questi ultimi 20 anni, ossia gli anni della maturità. Io sono
ebreo e seguo la religione ebraica per cui rispetto le festività nostre e
Shabbat che è il momento spirituale della settimana che dedichi alla famiglia,
a te stesso e a cercare di capire meglio il viaggio meraviglioso della vita in
cui la crescita spirituale ed emotiva è stato provato dagli epistemologi che
addirittura può cambiare il proprio
DNA perché puoi trasmettere ai tuoi figli, o ai figli avrai cose ancora più
belle.
Com’è
il tuo rapporto con Roma?
E’ il
rapporto di un turista, nel senso che io non sono nato qui, sono venuto qui per
la prima volta all’età di 18 anni poi ci sono ritornato verso i 25 e non sono
mai più tornato via, diciamo che è la mia base,
poi sono andato a vivere in America, ma Roma è la mia base. E’ una
città seducente, meravigliosa che non puoi che amare
e odiare come città svogliata e cinica, che ha toccato il fondo ma di
una bellezza strepitosa. E forse come tutti
gli esseri umani quando le cose toccano il fondo, un po’ anche grazie a
questo Papa, che è un Papa straordinario, farla diventare la capitale non del
cattolicesimo ma della spiritualità e della bellezza.
In quali
zone hai abitato?
Io ho abitato
per un periodo ai Parioli, poi quasi sempre qui al ghetto ebraico, a Piazza
Mattei.
Esiste una
Roma da buttare?
No! Io non
butterei via nulla di Roma, neanche i quartieri un po’ degradati. Esiste una
umanità da redimere, da far crescere, quello si.
Cosa ti
manca di Roma quando sei via per lavoro?
Mi manca la
dolcezza del clima. Poi gli amici e tanta affettuosità. Roma è una città
molto accogliente, fatta di tanti borghi, di tanti piccoli paeselli dove ci si
conosce tutti. Ogni quartiere è un paesino dove la gente è molto gentile.
Con i
romani come ti trovi?
Bene. E’ la
città che ti accoglie poi ci vuole un po’
perché ti diventi amica, ciò che mi da fastidio ogni tanto è un po’ il
cinismo romano che è quello che frega, è come la furbizia dei napoletani che
alla fine li ha fregati perché tutti si prendono in giro anche da soli. Il
cetriolo gira e rigira poi ti ritorna in dietro. Mi disturba un po’ il cinismo
romano ma questo ha anche un’ironia perché se tu leggi i testi del Belli e di
Trilussa capisci meglio l’ironia
romana e la ami di più.
Per un
artista Roma cosa rappresenta?
Una grande
fonte di ispirazione, la città più antica e più ricca del mondo. Tu pensa
alla stratificazione culturale di storia e di tutto … se tu la vivi in questa
maniera è un pozzo senza fondo di ispirazione e di stimoli.
C’è un
angolino di Roma che ami particolarmente?
Si! Dove
vivo, il Ghetto.