Manuela Donghi (giornalista e scrittrice)                 Milano 23.10.2017

                                  Intervista di Gianfranco Gramola

                               Visto con i tuoi occhi”

Il libro è un viaggio nel mondo parallelo dei malati di Alzheimer. Di Alzheimer non si guarisce – spiega la scrittrice – ma nemmeno si muore, ci si  convive”  

Il suo blog è instamanu.wordpress.com

Manuela Donghi, giornalista professionista, ha una laurea in lettere moderne con indirizzo linguistica italiana, ha lavorato per importanti emittenti televisive come Odeon Tv, Mediolanum Channel e Class Tv alla conduzione di tg, programmi di informazione, attualità e politica ed è ospite di programmi come Di Martedì, su La7. Attualmente è la voce di Pane al Pane, talk politico in onda su Radio Lombardia e su Intelligo Tv, canale 294 del digitale terrestre. Ha pubblicato nel 2016 con Ladolfi Editore il romanzo Visto con i tuoi occhi, un viaggio nel mondo parallelo dei malati di Alzheimer. Ha una lunga esperienza anche come presentatrice e moderatrice di eventi live.

Intervista 

Cosa ti ha spinto a dare alle stampe il libro "Visto con i tuoi occhi"? Uno sfogo, un dovere .... ho letto che tua nonna aveva questo male.

Hai compreso subito le motivazioni che mi hanno spinta a scrivere questo romanzo, complimenti! Hai proprio usato le parole giuste: sfogo e dovere. Oltre naturalmente al piacere di scrivere, che mi appartiene per natura. Quando mia nonna si è ammalata di Alzheimer io ero molto giovane. Ho vissuto di conseguenza quel periodo in modo “ingenuo” e più distaccato, nonostante capissi benissimo la gravità della situazione. Quindi dare vita a “Visto con i tuoi occhi” è stato come chiedere “perdono” per quello che non ho fatto.

Qual è il messaggio che vuoi lanciare con questa pubblicazione?

Sensibilizzare verso la malattia. Sai che ci sono più persone ammalate di Alzheimer che di tumore? Davvero, non scherzo. Eppure di tumore si parla ogni giorno, si sensibilizza la popolazione costantemente, nonostante oggi, molte volte, di tumore si guarisca. Di Alzheimer invece non si guarisce. Paradossalmente non si muore nemmeno di Alzheimer. Di Alzheimer si “convive”. 

Cosa ti ha colpito di più nella storia che hai raccontato nel libro?

Mi piacerebbe sapere cosa piacerà di più a te, quando lo leggerai! (n.d.r. ride)

Cosa comporta “prendersi cura di un malato di Alzheimer”? Quali sono le maggiori difficoltà che si incontrano?

Prendersi cura di un malato di Alzheimer da soli non si può: è questo il problema. Un malato di Alzheimer non è più autonomo e ha bisogno di assistenza continua e costante. Le difficoltà sono dunque fisiche, alle quali si aggiungono quelle psicologiche: prova a pensare a cosa significhi svegliarsi un giorno e rendersi conto che tuo marito, tua moglie, tua mamma o tuo papà non ti riconosce più, non sa nemmeno chi sei e magari diventa anche violento/a nei tuoi confronti. La mia nonna ha avuto la malattia per venti anni. Ecco, lei è rimasta in vita fino a 90 anni, ma di fatto, a 70, ha cominciato a non esserci più. E questo è assolutamente devastante.

Da questa esperienza, com’è cambiato il tuo modo di vivere? Scrivere questa storia ha migliorato il tuo percorso di vita?

Indubbiamente sì. Portare in giro questo romanzo mi sta dando moltissimo. Incontro persone, ascolto storie, imparo a mia volta sempre qualcosa. Sono ancora più convinta di ciò che ho fatto. Non dimentichiamoci, oltretutto, che parte del ricavato dalla vendita di “Visto con i tuoi occhi” viene devoluto all’Associazione “Amici del Centro Dino Ferrari” che si occupa di ricerca. Perché una cura, ancora oggi, non esiste.

Il noto attore Giulio Scarpati, ha scritto un libro molto toccante sulla madre, malata di Alzheimer e ha detto: “Il libro mi è costato molto, ma ha fatto bene a me, alla mia famiglia e anche a tanti parenti dei malati”: E’ stato così anche per te?

Assolutamente sì. Fa bene alla mia anima e al mio cuore.

In Italia come siamo messi con la prevenzione di questa malattia?

Sul fronte della prevenzione si stanno facendo passi avanti, ma ancora occorre lavorare molto. Servono anche fondi e spesso non ne arrivano a sufficienza.

Parliamo della tua professione. Giornalista (scrittrice) e conduttrice (autrice). Quali sono i temi che ami approfondire maggiormente nelle tue trasmissioni?

La politica, sicuramente! Che poi è quello di cui mi occupo. Attualmente conduco un programma su Radio Lombardia. Si chiama “Pane al Pane” ed è un talk con quattro ospiti ogni giorno. Affrontiamo tematiche varie d’attualità, soprattutto quelle legate al territorio, cercando di dare molto spazio agli ascoltatori per dare quante più risposte possibili. Però amo anche le tematiche sociali: ho uno spiccato senso della giustizia. Di conseguenza odio tutto ciò che va in modo sbagliato e non sopporto le situazioni poco chiare.

Chi ti ha trasmesso la passione per il giornalismo? Hai qualche parente giornalista?

No, nessun parente giornalista. E’ una passione che ho nel DNA! Pensa che fin da piccola imitavo i giornalisti in tv. Prendevo i libri di mia mamma, mi sedevo e mettevo in scena il mio personale telegiornale ripetendo continuamente che da grande avrei fatto “quel lavoro lì!”. Detto-fatto!

I tuoi genitori che futuro sognavano (speravano) per te?

I miei genitori mi hanno sempre lasciata libera di fare le mie scelte, spronandomi e incoraggiandomi. Anche se so che mio papà avrebbe preferito per me un lavoro “più sicuro”, tipo il classico lavoro in banca!!! Ma anche per questo è stato fantastico, perché non mi ha mai fatto pesare nulla.

Quali sono le doti di un buon giornalista?

Bisogna essere curiosi, chiedersi sempre il perché delle cose, avere spirito d’osservazione e non stancarsi mai di cercare risposte. E poi non perdere mai l’entusiasmo e l’adrenalina: quando non si sente più l’emozione di scrivere, andare in onda, parlare in pubblico, forse è meglio cambiare mestiere.

Nella conduzione ti ispiri a qualche modello di conduttore?

A nessuno in particolare. Ho sempre osservato tutti, imparando da ciascuno.

Quali sono le tue ambizioni?

Ho sempre voluto fare la giornalista, fin da piccola, come ho già raccontato. E ce l’ho fatta. Ho avuto moltissime soddisfazioni, ho intervistato grossi personaggi e provato esperienze che credo siano quasi esclusive. Non potrei essere più soddisfatta. Però un sogno nel cassetto ce l’ho ancora: diventare una scrittrice a tempo pieno! Insomma, avere un buen retiro e pubblicare libri su libri!

Il complimento professionale più bello (e gratificante) che hai ricevuto?

Solitamente mi dicono che sono competente senza farlo pesare e che sono molto abile nel mettere a mio agio le persone che intervengono nei miei programmi. Non amo l’aggressività, anche se spesso paga di più. Ma non è nella mia natura.

Hai un sassolino nelle scarpe che vorresti toglierti?

Uno?! Ne avrei moltissimi e non saprei da che parte cominciare, e poi sono molto diplomatica. Posso dire in generale questo: io amo il mio lavoro e non lo cambierei per nulla al mondo, però a volte sa essere ingiusto e può diventare un’arma a doppio taglio. Sappiamo bene che in Italia la meritocrazia non esiste molto… ecco, nella mia professione ancora di più. Con le dovute eccezioni, ovviamente. Per fortuna ci sono molti, moltissimi colleghi eccezionali.

A chi vorresti dire “grazie”?

Ai miei genitori che mi hanno sempre lasciata scegliere anche quando ci sono stati momenti difficili.

Che rapporto hai con la Fede?

Sono credente. Credo ci sia un Dio che muove le nostre azioni, nonostante il libero arbitrio.

Pensi spesso all’aldilà?

Moltissimo. Soprattutto quando penso ai miei cari che non sono più sulla Terra. Mi piace sentirli comunque vicini.

Quali sono i tuoi progetti?

Continuare a fare radio e televisione, magari con qualche idea nuova. E naturalmente scrivere mille e mille altri libri!

Hai un sogno professionale?

Sarò ripetitiva ma ho una nitida immagine di me stessa: al computer, mentre scrivo.