Massimo Giletti (presentatore) Trivero (Biella) 17.8.2000
Intervista di Gianfranco Gramola
Lo
scapolo d'oro della Tv
Massimo
Giletti è nato a Biella del 1962. Laureato in giurisprudenza, inizia a lavorare in Tv come giornalista, nella redazione di Mixer, programma di
inchieste di Giovanni Minoli, dove rimane per circa sei anni. Nel 1994 conduce
insieme a Paola Perego il programma
per Raidue “Mattina in famiglia”, con Michele Guardì alla regia. Nel 1996
lo troviamo ai “Fatti vostri” (lo conduce per ben sei edizioni),
poi “Il lotto alle otto” e
"La grande occasione" per Raiuno. Attualmente
(2007) fa parte del cast del programma domenicale “Domenica In”.
Ha
detto:
- La
mia vita importante è fuori della Tv. Vado in bici, faccio passeggiate, ascolto
la solitudine e vado tra le montagne di Ascoli, dove c’è una piccola chiesa,
un francescano e altri pensieri.
- Se
è vero che la Fede è mistero, è anche vero che luoghi come Lourdes ti fanno
sentire il mistero più vicino.
- A
Lourdes, in mezzo ai malati, mi rendo conto che la vita di tutti i giorni è
veramente ridicola, che gli affanni delle persone non sono nulla e che
l’egoismo che ci circonda fa vivere male.
- La
mia passione per gli animali è un amore che mi è stato contagiato da mia madre
e dai miei fratelli. Oggi abbiamo un cavallo e 5 pastori tedeschi. Sono la mia
compagnia nei momenti di riposo.
- A
casa mia non ci sono sveglie. Ho un perfetto orologio biologico:
mi sveglio da solo. Ho una sveglia nascosta che uso solo per le alza,
quando anche l’orologio interiore
può fallire.
- Da
piccolo guadagnavo 10 lire al giorno, che investivo in figurine, avvitando
bulloni nella nostra azienda di filati.
Curiosità
- La sua famiglia è composta da papà
Emilio, imprenditore ed ex pilota
della Ferrari, mamma Giuliana, e i fratelli gemelli Maurizio, commercialista e Emanuele che è ingegnere.
- Dopo l’Università ha lavorato
nell’azienda di famiglia partendo dal punto più basso, cioè l’operaio.
Smontava e puliva le macchine, scaricava i Tir con n sollevatore e alla
sfilacciatura apriva le balle di cotone e le avviava alla filatura.
- E’ andato più di 20 volte a Lourdes e
come volontario accompagna i malati in pellegrinaggio. “Lavoro nelle piscine
con i bambini - spiega - faccio
fare loro il bagno nell’acqua santa per un attimo, poi li tiro su e li
asciugo”.
- E’ nato nel castello di famiglia (40
stanze), nel biellese, frequentato nel passato dai reali di Spagna, dalla
regina Maria José e da Ernest Hemingway.
- E’ collezionista di autografi d’autore
e di quadri futuristi.
Intervista
Lo incontro telefonicamente a casa del
papà, a Trivero. Gentilissimo, simpatico ed
educato ha risposto alle mie domande con una tale cordialità che mi ha messo
subito a mio agio. Era come se parlassi con un vecchio amico. Ci siamo lasciati
con la promessa di trovarci a Roma, a casa di Massimo che sta vicino allo stadio
Flaminio.
Quando
ti sei stabilito a Roma e come ricordi l’impatto con la Capitale?
Mi
sono stabilito a Roma verso il ’90. Io avessi viaggiato molto, ho vissuto
nell’ultimo periodo in Inghilterra e in Brasile e quindi ho visto città più grandi di Roma e forse più internazionali, però
l’impatto ricordo che fu di bellezza. Hai la sensazione di vivere in un luogo
molto bello, pieno di fascino e di suggestione. L’occasione del mio
trasferimento è stato per via de lavoro.
In
quale zone hai abitato, Massimo?
Ho
cambiato tante abitazioni, caro Gianfranco, specialmente all’inizio, nei primi
anni, cioè prendevo quello che dava la Rai dell’epoca e quindi dovevo
adattarmi in qualche modo. Comunque ho avuto la fortuna di vivere anche in
centro, in una casa di un amico di mia madre, da dove si vedeva San Pietro e
poi, piano piano ho girato quasi tutti i “rioni” del centro storico e ancora
Vigna Stellati, Monte Mario e Farnesina.
Hai
un buon rapporto con Roma?
Il
mio rapporto con Roma è di amore, perché io riesco a vivere i lati positivi
della città, di una Roma caotica, dove non c’è puntualità e dove ci sono
molti problemi di traffico e di inquinamento... Però movendomi con il motorino e
facendo un lavoro sicuramente privilegiato, mi permetto sempre di amarla, perché
anche quando si è soli, una camminata per le strade e nelle piazze romane ti
rasserena.
Scommetto
che ami anche la cucina romana, vero?
Eccome.
La cosa che amo di più è la carbonara. Era una mia golosità fin da ragazzino.
Mi ricordo la prima volta che sono venuto a Roma, in gita scolastica, con la IV
Ginnasio, era il ’76 e mi innamorai della carbonara che si
mangia qui nella Capitale e ancora oggi, quando posso, mi abbuffo. E’
che non vorrei diventare come Magalli, scherzo ovviamente, è una battuta.
Frequento a Roma due trattorie in particolare: una si chiama “Da Mario” ed
è quella dove va anche Pippo Baudo e altri Vip e che sta vicino a piazza di
Spagna. L’altra invece è vicina al Vaticano e si chiama “Il Toscano” dove
si mangia della carne favolosa. Mi piace mangiare nelle trattorie romane e
ancora di più ai castelli romani.
C’è
un angolo di Roma a cui sei particolarmente legato?
Senza
dubbio l’Isola Tiberina, perché io amo molto l’acqua. L’acqua mi dà
molta serenità e tranquillità e quindi passeggiando e attraversando l’Isola
Tiberina e i suoi due ponti mi rasserena e mi dà pace. Mi piace, insomma.
A
proposito di acqua, ami il Tevere?
Con
il Tevere ho un rapporto conflittuale. A volte ho un rapporto di malinconia, nel
senso che il Tevere è un gradissimo fiume che purtroppo non viene valorizzato,
utilizzato per quello che potrebbe essere un fiume. E’ malato perché viene
continuamente trascurato, ecco. Ho paura che i romani non capiscano cosa
significhi avere un fiume pulito. Non s’è ancora capito questo, a Roma.
Cosa
provi nel tornare a Roma dopo una lunga assenza?
Guarda,
Gianfranco, quando arrivo all’aeroporto, l’impatto con il Circo Massimo e
con tutte le antiche vie romane mi dà gioia. Il primo impatto che ho è proprio con la vecchia e storia Roma, cioè il Circo Massimo, il Colosseo e i
Fori. Che bella Roma.
Lavorando
a Roma sei a contatto con i romani.
Come li trovi?
I
romani hanno una grande cordialità che a volte può anche sfociare in una
grande amicizia. Da un lato hanno questa grande simpatia e dall’altro lato
quel “tiramo a campà – Famo domani - Chi se ne frega “, quella pigrizia
di fare domani quello che potrebbero o andrebbe fatto oggi, la lentezza che però
tutte le popolazioni del sud hanno. Noi del nord abbiamo ritmi più ferrati. Però
ai romani gli si perdona tutto perché sono simpatici e spiritosi.
Come
vivi la Roma by night?
Io
la vivo molto poco, anche perché ho una certa età, caro Gianfranco (risata).
Checché si dica io in discoteca ci
andrò si e no 4 volte all’anno. A me piace molto camminare nella Roma by
night. Quindi non ho le discoteche, non ho i locali, ma ho le mie belle
camminate e vado molto spesso invece al Bar della Pace, che sta dietro piazza
Navona, è carino. Inoltre mi piace quel bar perché mi ricorda il primo anno
che ero a Roma. Minoli allora era a Mixer e mi diede l’incarico di cercare un
Caffè carino dove girare Mixer Cultura e allora io lo trovai in quel Caffè lì,
appunto, della Pace.
Nei
momenti liberi in quale zona di Roma ami passeggiare?
Nei
momenti liberi vado sempre a spasso al Foro Italico, scappo lì e nei dintorni.
Oppure vado a passeggiare a Villa Borghese, in mezzo al verde. A Roma c’è
solo l’imbarazzo della scelta per delle belle e sane passeggiate, con tutto il
verde che c’è.
Ma
secondo te Roma è o era la città più bella del mondo?
Sicuramente
lo è. La cosa triste è che si ricorda di Roma solamente nel calcio mondiale o
nel campionato gridando “Forza Roma”, invece bisognerebbe capire che Roma è
un gioiello straordinario che va però tutelato, perché sembra che non lo si capisca
abbastanza.
Se
tu avessi la bacchetta magica, cosa faresti per migliorare Roma?
Farei
la Metropolitana. Una vera non c’è e quelle attuali sono come sono. Una bella
metropolitana funzionante, fatta bene.
Progetti
per il tuo lavoro?
Io
sono un po’ romano e quindi “carpe diem”. Sicuramente il primo
appuntamento sarà con “I fatti vostri” e poi un serale con Valeria Mazza
che si chiamerà "La grande occasione".
Un
tuo sogno nel cassetto?
Organizzare
un programma di approfondimento come quello in cui sono nato professionalmente:
Mixer Cultura. Rifare un rotocalco bello e interessante di inchieste. Mi manca
questo tipo di televisione sulla scia di Mixer, di TV 7.
Un’ultima
domanda, Massimo. Qual è stata la
tua più grande soddisfazione in campo artistico?
Presentare
il Papa in mondovisione, nel ’95 e condurre Telethon.