Melania Rizzoli (medico e giornalista)
Roma 5.4.2018
Intervista di Gianfranco Gramola
Al
paziente non bisogna mai togliere la speranza, anche quando il medico sa che non
c’è più niente da fare
Melania
De Nichilo Rizzoli è nata a Roma nel 1956. Ha una laurea in medicina e
chirurgia ed è specializzata in medicina interna, é sposata con l'imprenditore
Angelo Rizzoli. Nel 2008 si candida alle elezioni politiche con il Popolo della
Libertà nella circoscrizione Lazio 1
e viene eletta deputato. Dal 22 maggio 2008 al 14 marzo 2013 ha fatto parte
della Commissione Affari Sociali e dal 24 marzo 2009 al 14 marzo 2013 della
Commissione parlamentare di inchiesta sugli errori in campo sanitario e sulle
cause dei disavanzi sanitari regionali. Nel 2012 autrice del libro 'Detenuti'
edito in forma cartacea e di e-book da Sperling & Kupfer in cui racconta con
sensibile attenzione la vita quotidiana dei reclusi. Il suo viaggio parte delle
vicende narrate da ex detenuti celebri (da Adriano Sofri a Franco Califano, da
Francesca Mambro a Sergio D'Elia) e prosegue con le testimonianze di condannati
in via definitiva o in attesa di giudizio nelle varie carceri italiane, da Nord
a Sud. Nel 2012 autrice del libro 'Se lo riconosci lo eviti' edito in forma
cartacea e di e-book da Sperling & Kupfer. Con taglio divulgativo ma con la
solidità del medico l'autrice illustra le diverse patologie neoplastiche che
possono insorgere indagandone i sintomi e le possibili diagnosi e terapie. Il
libro nasce dalla personale esperienza dell'autrice che la induce a credere nel
valore della prevenzione e della conoscenza. Lo fa utilizzando anche le
esperienze dei personaggi famosi del mondo dello spettacolo e della politica.
Nel 2010 autrice del saggio 'Perché proprio a me? Come ho vinto la mia
battaglia per la vita' con la prefazione del prof. Umberto Veronesi edito in
forma cartacea e di e-book da Sperling & Kupfer. Alle elezioni politiche del
2018 viene ricandidata alla Camera dei Deputati, nella circoscrizione Liguria
ponente del proporzionale e non viene eletta deputato.
Opere
Perché
proprio a me? Come ho vinto la mia battaglia per la vita
(Sperling &
Kupfer, 2010) - Detenuti
(Sperling & Kupfer, 2012) - Se lo
riconosci lo eviti (Sperling & Kupfer, 2012)
Ha detto:
- Sono senza dubbio un’ottimista, malgrado la vita mi abbia spesso messo a
dura prova. Continuo ad avere in me un fortissimo istinto di sopravvivenza, che
è quello che mi aiutato a superare le difficoltà.
- Mangio tutto ma poco perché la forma fisica è molto importante per la salute
e soprattutto per sentirti bella.
- Quando vado a correre a Villa Borghese percepisco che ho l’energia per fare
sport. Il movimento e la cura di se stessi è la prima delle terapie sia per la
salute che per la bellezza.
- La femminilità la mantieni con le frequentazioni che hai perché la
femminilità è per se stessi ma anche di riflesso con le persone che incontri.
Intervista
Lei ha dato alle stampe due libri
che parlano del cancro. Un messaggio di speranza, un dovere o uno sfogo?
Un dovere e un aiuto per i tanti malati. Ecco
la motivazione per miei due libri. Uno su una mia esperienza personale, cioè
quando ho avuto il tumore al sangue, dal quale sono guarita grazie ad un
trapianto di cellule staminali. L’ho scritto per i pazienti che sarebbero
venuti dopo di me. Per quelli che hanno paura, per quelli che pensano di non
farcela, per dare speranza proprio perché è una storia a lieto fine e quindi ho
descritto cosa succede nella malattia, soprattutto cosa si può fare per
guarire. Io sono un medico specialista, ho lavorato anche dieci anni in un
dipartimento di oncologia, quindi conosco perfettamente il problema ed è
un’esperienza che io ho vissuto sia da medico che da paziente. Quindi da una
doppia visione, diciamo così, privilegiata per poterlo raccontare. Il libro si
chiamava: “Perché proprio a me” ed è uscito nel 2008 ed è diventato un
evergreen, è stato sei mesi in classifica. Ogni mese mi arriva qualcuno per
autografarlo e poi dedicarlo a qualche paziente che sta male.
Viene regalato ai pazienti oncologici proprio per aiutarli a vincere la
malattia. Io dico sempre che il cancro è ancora una malattia pericolosa, però
una volta era chiamata incurabile, ma oggi è
non soltanto curabile, ma addirittura guaribile. Poi ho scritto un altro
libro che si chiama: “Se lo riconosci, lo eviti”, per descrivere i sintomi
dei tumori più diffusi, perché da medico mi arrivavano pazienti che dicevano
dei loro sintomi, che li avevamo
sottovalutati e quindi arrivavano tardi all’osservazione medica. Spiegavo che
i campanelli d’allarme ci sono e soprattutto bisogna
diagnosticarli e capirne la causa. E per sollevare la questione su questo
problema, ho intervistato dei personaggi famosi che hanno avuto il cancro e ho
fatto raccontare le loro storie proprio per attirare l’attenzione e la
curiosità di molto lettori. Ho raccontato la storia di Pippo Baudo, di Luciano
Pavarotti, di Nicola Pietrangeli e di tantissimi personaggi che ce l’hanno
fatta, proprio per focalizzare l’attenzione sui primi sintomi, perché il
corpo umano dà sempre dei sintomi e noi non
dobbiamo sottovalutarli. Sintomi che sono sottovalutati soprattutto dagli
uomini e questo per tutti i tipi di patologia. Io ricordo per esempio il caso
recente del calciatore, il capitano della Fiorentina, David Astori, che è
morto per arresto cardiaco. Il cuore prima di fermarsi dà sempre dei sintomi
che evidentemente sono stati ignorati oppure attribuiti a stanchezza fisica, ecc
… Sul quotidiano LIBERO scrivo soprattutto di medicina, proprio su temi molto
attuali, per sollevare l’attenzione su tante patologie che non hanno tutte le
attenzioni dovute, come quella ad esempio del dramma del papilloma virus, che
sta provocando una serie di malati, sia uomini che donne, per quanto riguardano
laringe, utero, ecc … Oggi abbiamo una vaccinazione che potrebbe addirittura
eliminare questo tipo di patologia. Le malattie virali sono in grande aumento e
io sono una fan dei vaccini e ho criticato il ministro Lorenzin perché tra
tutti i vaccini obbligatori doveva mettere assolutamente anche questo. E’ il
primo vaccino, in assoluta mondiale, che abbiamo contro il cancro, contro il
papilloma virus (HPV). Molti tipi di cancro purtroppo sono dati da virus e da
batteri. Io ricordo il cancro dello stomaco, per esempio che è dato dall’ Helicobacter.
Oggi con una semplice gastroscopia e
un esame del sangue si può trovare questo batterio e eliminare con una terapia
orale di antibiotici per 15 giorni. Oggi si può combattere, però la
popolazione è ancora poco informata, poco attenta a queste questioni, quindi la
mia priorità è farlo proprio per gli altri.
Al
malato va sempre detta la verità?
Dipende
dal malato. Ci sono malati che non lo vogliono sapere e viceversa dei malati che
vogliono sapere e ai quali va raccontata la verità. Questo sta alla discrezione
del medico. Noi non siamo in America dove viene detta la verità a tutti
spietatamente, anche ai pazienti che hanno paura. Se si deve dire è per
stimolarli nel percorso della guarigione. Al paziente non bisogna mai togliere
la speranza, anche quando il medico sa che non c’è più niente da fare, perché
se il paziente smette di lottare, di combattere, si lascia andare e muore.
Coloro che vogliono assolutamente sapere la verità le va detta. Comunque il
paziente in cuor suo, lo sa. Se
non lo vuole sapere, bisogna accompagnarlo nel percorso, sperando nella
guarigione.
Altro
suo libro ha per titolo “Detenuti”. Perché ha voluto raccontare il dramma
delle carceri italiane?
Perché da parlamentare ero nella commissione
d’inchiesta sanitaria e quindi mi sono occupata delle condizioni sanitarie
della varie carceri d’Italia, dei detenuti che sono cittadini italiani, che
hanno commesso dei reati e che sono affidati alle cure dello Stato. Io sono
andata a vedere se erano tutelati dal punto di vista sanitario. Per cui ho
visitato tutti i centri sanitari e poi ho scritto questo libro per sollevare il
problema che non viene affrontato come dovrebbe essere. Ho incontrato dei
detenuti “famosi” per i loro efferati reati, molti dei quali al
41 bis, come Totò Riina, Bernardo Provenzano, il killer della Uno
bianca, la Franzoni e altri personaggi che hanno scritto la storia della cronaca
nera e tragica di questo paese. Li ho visitati e ho verificato le loro
condizioni. Naturalmente non sono riuscita ad ottenere nulla con quelli del 41
bis, perché erano blindati nelle loro detenzioni. Però ho cercato nel mio
piccolo di sollevare l’attenzione sulle condizioni sanitarie in cui versano le
carceri italiane. In alcune carceri ci sono delle eccellenze, come in quella di
Parma, o di Bollate o quelle di Opera. In altre invece ci sono delle gravi
carenze. Io ritengo che un detenuto, cittadino italiano,
che è affidato allo stato, debba avere dal punto di vista sanitario, gli
stessi diritti, gli stessi trattamenti delle persone libere.
Parliamo di giornalismo. Lei scrive sul
quotidiano Libero.
E’ vero. Tratto argomenti medici e sociali,
che interessano molti. I miei articoli sono i più letti, dopo quelli del
direttore Feltri. Quindi sono stata incoraggiata a scrivere sempre di più. A me
piace molto scrivere e ho una passione per il giornalismo, che considero il mio
mondo. Io sono stata sposata con Angelo Rizzoli per 25 anni, cioè fino alla sua
morte e ho frequentato il mondo del giornalismo, ho incontrato molti direttori
di giornali e il mondo dell’editoria. Ritengo di scrivere in maniera molto
divulgativa e comprensibile. Scrivo come parlo con i pazienti, in maniera
chiara, senza essere troppo sofisticata o troppo profonda. Parlo in maniera
semplice, però molto divulgativa, anche mettendoci un po’ di ironia e trovo
che i miei pezzi sono i più letti proprio perché in questo momento non tutti
hanno voglia di sapere cosa fa il governo, Franceschini, ecc ... In questo
momento sui giornali c’è troppa politica e nell’ondata di antipolitica, dei
pezzi di interesse sociale e medico, sono molto apprezzati. Tu non sai, ma
quando escono dei miei pezzi particolari, ricevo un centinaio di messaggi,
lettere dei lettori che mi invitano a scrivere di più. E questa è una cosa che
mi soddisfa molto, mi piace molto, inoltre Libero è un giornale che mi da’ lo
spazio che voglio.
E’ vero che l’editoria è in crisi?
Ho due figli che di cognome fanno Rizzoli,
sono giovani, hanno 23 e 24 anni, vivono all’estero e non hanno mai comprato
un quotidiano in edicola. Leggono tutto on line. Con la crisi dell’editoria le
copie scendono per tutti i giornali, anche quelle di Repubblica, del Corriere
della Sera, anche se quest’ultimo ha una sua tenuta, perché è il quotidiano
più autorevole e più conosciuto d’Italia. Poi con l’avvento di Urbano
Cairo sta tornando a dei livelli che fino a qualche anno fa erano impensabili.
E’ un mondo che va mantenuto, perché c’è ancora una generazione che non può
prescindere dal leggere il quotidiano. Io abito nel centro storico di Roma, e
a via del Corso, proprio tra palazzo Chigi e piazza Venezia c’è
un’edicola che non vende più quotidiani. Per vivere vende souvenir, riviste
di tendenza e settimanali di gossip. Difatti il mio prossimo articolo sarà su
questo, perché mi ha colpito molto questa edicola che non vende più quotidiani
e che si trova davanti alla chiesa di San Marcello. Per comprare i quotidiani
devo andare all’edicola di piazza Colonna, che è aperta anche di notte.
Oppure andare a piazza Venezia, al caffè Capitolino, dove all’interno,
insieme a caramelle e schedine del super enalotto, vendono quotidiani.
Quali tematiche vorrebbe approfondire
maggiormente nei suoi articoli?
Io prendo anche fatti che accadono nella
cronaca o quelli che mi arrivano dagli aggiornamenti professionale medico,
quindi emergenze o cose d’interesse maggiore, e le tratto dal punto di vista
generale. Gli argomenti che io ritengo che siano di interesse, li sviluppo.
Scrivo anche di politica, di fatti di cronaca e questo servizio, che
pochi giornali danno in maniera così lucida, chiara e semplice, viene molto
apprezzato e quindi continuo su questa strada.
Quali sono le sue ambizioni?
Di ambizioni ne ho realizzate tante nella
vita. Voglio sicuramente continuare a scrivere, perché i miei pezzi arrivano
nelle case, nella mente di tantissime persone e quindi c’è un riconoscimento
di stima che nessun altro lavoro ti può dare. Adesso io ho un nuovo incarico,
di cui sono orgogliosa, nella Regione Lombardia. Sono stata nominata assessore
al lavoro, all’istruzione e alla formazione professionale. Proprio oggi ho
aperto la prima Giunta del Consiglio Regionale, iniziando con un ricordo di Giuseppe
Legnani e Gian Battista Gatti, i due operai che sono morti nel giorno di Pasqua,
proprio perché non si può morire per il lavoro in Italia. Quindi la mia
priorità in questo mio nuovo incarico, sarà rafforzare tutte le misure di
sicurezza sul lavoro e di prevenzione da incidenti, che sono mortali. Mi ha
colpito molto la storia di questi due operai che il giorno di Pasqua sono stati
chiamati urgentemente, mentre le mogli preparavano
il pranzo di Pasqua e i figli aspettavano il loro papà, ma non sono tornati più
a casa. Sono realtà che vanno assolutamente affrontate e la politica ha il
dovere di affrontare.