Milena Vukotic
(attrice)
Tolmezzo
(Udine) 20.2.2018
Intervista
di Gianfranco Gramola
La Signora del teatro italiano
“Io sono figlia d’arte per cui recitare
era stata una cosa che avevo dentro e che ho sentito come una cosa naturale”
Milena Vukotic con Paolo Villaggio
Milena
Vukotic è nata a Roma il 23 aprile del 1935. Fin da
bambina, ha studiato recitazione e danza classica, in Italia e in Francia. Dopo
aver fatto parte del corpo di ballo del Grand Ballet du Marquis de Cuevas,
aiutata da un fisico esile, perfetto per la danza, decise di dedicarsi
esclusivamente alla sua primaria passione, la recitazione. Attrice minuta e
delicata, dotata di soavità e leggerezza unita ad una notevole dose di classe
che da sempre la contraddistingue, ha attraversato il cinema italiano (e non
solo), dai primi anni sessanta fino ad oggi. Nel 1960 il debutto cinematografico
nel Sicario di Damiani. Poi le numerose commedie degli anni sessanta,
assieme a film d'autore dei più prestigiosi registi: Il giovedì (1963)
di Risi, Giulietta degli spiriti (1965) e l'episodio Toby Dammit
(inserito in Tre passi nel delirio, 1968) di Fellini, i primi due
capitoli (1975 e 1982, entrambi di Monicelli) della trilogia di Amici miei,
L'arcidiavolo (1966) e La terrazza (1980) di Scola, La
bisbetica domata (1967) di Zeffirelli, Il fascino discreto della
borghesia (1973), Il fantasma della libertà (1974) e Quell'oscuro
oggetto del desiderio (1976) di Luis Buñuel. I suoi ruoli comunque sono
quasi sempre di contorno, da caratterista, come la servetta timida e silenziosa
oppure la signora dell'alta borghesia sofisticata e distinta. Attiva anche in
televisione, nel 1964 Lina Wertmüller la scelse per il ruolo di una delle
sorelle del Gian Burrasca di Rita Pavone e fu anche l'indovinata
protagonista di Nel mondo di Alice, trasposizione televisiva del celebre
romanzo Alice nel Paese delle Meraviglie di Lewis Carroll del 1974. Molto
particolare, inoltre, la sua partecipazione in Bianco, rosso e Verdone
(1981) di Verdone, nel ruolo di una prostituta. In teatro divenne una delle
attrici predilette di Rina Morelli (fra gli spettacoli Oh, che bella guerra
del 1982 o Così è se vi pare di Pirandello nel 1983). Ha lavorato anche
in altri prestigiosi allestimenti accanto a Franco Zeffirelli, Giorgio Strehler,
Paolo Poli e Jean Cocteau. Al grande pubblico è rimasta indissolubilmente
legata al personaggio della "Pina", la moglie disincantata ma sempre
sottomessa di Ugo Fantozzi, il personaggio di Paolo Villaggio. Dal 1998 è
riuscita a scrollarsi di dosso il fardello di questo personaggio così popolare,
grazie alla partecipazione alla serie TV di successo Un medico in famiglia,
dove interpreta il personaggio snob di nonna Enrica, contrapposta al più
affabile Lino Banfi nel ruolo di nonno Libero. Nel 2007 ha lavorato nei film di
Ferzan Ozpetek Saturno contro, dove ha il ruolo di un'arcigna infermiera,
e Un giorno perfetto, nel cameo di una professoressa. Nello stesso anno
le è stato conferito il Ciak d'oro alla carriera. Nel 2014 ottiene la terza
nomination al David di Donatello grazie alla sua partecipazione al film
testamento di Carlo Mazzacurati La sedia della felicità, dopo quelle
ricevute, nella categoria di migliore attrice non protagonista, per i film Amici
miei - Atto IIº nel 1983, e Fantozzi alla riscossa, nel 1991.
Ha detto:
- La danza è la base della mia crescita e del mio amore per lo spettacolo. E mi
ha insegnato a vivere. Con le scarpette ai piedi non si può barare. A teatro,
recitando, in qualche modo riesci a cavartela.
- Ho passato la mia infanzia viaggiando: Londra, Vienna, poi in Olanda e a
Istanbul e soprattutto a Parigi che fu la mia città formativa
-
A me piace molto il cinema, mi
affascina, mi attira proprio per il suo procedere frammentato, in sequenza.
- Ho conosciuto Paolo
Villaggio in televisione: una personalità prorompente. La sua intelligenza per
me è stata un arricchimento continuo. Ha creato la maschera di Fantozzi attorno
alla quale ha fatto ruotare una galassia di facce straordinarie. Tra cui la mia.
Che ho interpretato con la consapevolezza di stare recitando un cartone animato.
Curiosità
- Figlia
di un commediografo di origine montenegrina e di una pianista italiana.
- Nel 1994 ha vinto un Nastro d’Argento
come miglior attrice protagonista per il film “Fantozzi in Paradiso”. Tre,
invece, le nomination ai David di Donatello.
- E’ sposata con Alfredo Bini.
Intervista
L’attrice
Milena Vukotic è in tournée insieme a Lucia
Poli e Marilù Prati con lo spettacolo “Sorelle Materassi” (dal romanzo di
Aldo Palazzeschi), libero adattamento di Ugo Chiti con la regia di Geppy
Gleijeses
Quando ha capito che la recitazione
sarebbe stato il suo lavoro o meglio, com’è nata la passione per lo
spettacolo?
Io sono figlia d’arte per cui recitare era
stata una cosa che avevo dentro e che ho sentito come una cosa naturale. E’
stata una passione che è nata molto presto nell’ambito della mia famiglia. Ho
iniziato a studiare danza. Mia madre era musicista e io studiavo pianoforte e
così piano piano ho cominciato con il teatro.
Poi la classica gavetta …
Ho iniziato a lavorare molto giovane, per cui
per me era la mia professione.
Il mio lavoro non l’ho mai considerato una gavetta, man
mano che andavo avanti imparavo. Io ho un percorso un po’ particolare, perché
ho cominciato a lavorare all’estero, a Parigi.
Il mondo dello spettacolo era come se
lo immaginava o l’ha un po’ delusa?
A dire la verità io non me lo immaginavo,
perché sono entrata in questo mondo e l’ho vissuto come fosse un lavoro
normale. Non vedo perché dovessi esserne delusa. Si lavora e le cose qualche
volta riescono bene e qualche volta no, come in tutti i lavori, come in tutte le
professioni.
Il complimento più bello che ha
ricevuto?
Adesso non me ne viene in mente uno in
particolare, però ne ho avuto tantissimi e di diverso genere.
Qual è il segreto del suo successo?
Oltre ad essere brava è pure simpatica.
Si, vabbé, ma la simpatia non è che ti fa
lavorare. Segreti non credo che ce ne siano, bisogna essere molto convinti di
quello che si sente e sentire che si ama quello che si fa e quello ci porta poi
a farlo in un certo modo e a cercare sempre di migliorare. Perché non
si è mai arrivati, si è sempre a metà strada.
Lei ha fatto teatro, cinema, tv. In
quali di questi ambienti si sente più a suo agio?
Io mi trovo a mio agio quando lavoro. Ci sono
periodi in cui faccio più teatro e allora mi sembra che sia lì il mio centro.
Poi quando faccio il cinema, che amo moltissimo, sto bene. Ogni volta, cambiando
ambiente, si è trasportati in un altro universo. L’importante è essere
convinti di starci bene e allora si passano dei periodi in cui ci si innamora di
un lavoro e si pensa che sia quello
la cosa migliore, oppure avviene la stessa cosa in una forma diversa. La cosa
che mi convince di più è il sentire che faccio una cosa che amo, il lavoro che
amo. Qualche volta riesce meglio, qualche volta non da i risultati che si
sperava.
Lei ha fatto tantissimo teatro e ha
recitato con moltissimi personaggi. Un suo ricordo della coppia Paolo Stoppa e
Rina Morelli?
Aneddoti non ne ho, però ho dei ricordi
bellissimi di questa coppia di grandissimi artisti. Io con loro ho fatto due
lavori teatrali, erano persone molto
disponibili. Due grandi artisti che non ci facevano mai sentire la loro
superiorità perché erano veramente dei grandi e per noi
erano un mito. Io ho avuto grande
affetto soprattutto per la Morelli, perché mi consideravo un pochino come la
sua protetta. E’ stato un periodo molto felice, molto positivo e spensierato.
Paolo Poli?
Paolo Poli è una delle persone preferite
nell’ambito dei miei incontri teatrali. L’ho adorato sia come artista che
come amico. Una persona straordinaria a prescindere dal mio attaccamento
personale, lui era proprio una persona che si staccava dal resto dell’umanità.
Un grande del teatro.
A chi vorrebbe dire grazie?
Vorrei dire grazie prima di tutto alla vita.
Di persone da ringraziare ce ne sono molte. Nel mio percorso artistico direi
Federico Fellini, perché devo a lui il fatto di aver lasciato la Francia e
quindi il mio lavoro, che era la danza, per venire a vivere a Roma, dove mamma
abitava. Fellini ha cambiato la mia vita. Mi ha aiutata a maturare, a capire
certe cose e a trasferirmi di conseguenza. Sono grata a tante persone,
soprattutto ai miei maestri e prima di tutto a mia madre.
Parliamo un po’ di Roma.
Io sono nata a Roma, poi sono subito andata a
vivere all’estero. Però oggi come oggi, non vivrei altrove, perché Roma la
amo moltissimo, è una città che
sento mia. Dicevo prima che ci sono nata ma non ho fatto qui le scuole. Io ora
vivo nella zona Salario, fra villa Borghese e villa Ada e nella prossima
“campata” vorrei ritornare a vivere dove sto adesso, in questo bel
quartiere.
Quindi il suo rapporto con Roma è
buono.
E’ un rapporto di grande amore e di grande
dispiacere anche, perché in certi quartieri è ridotta molto male. Mi fa rabbia
e grande dolore vedere quanto è malconcia, trascurata e quanto è bella
comunque e nonostante tutto.
C’è un angolo di Roma che lei ama
molto?
Il Pincio, la terrazza sopra piazza del
Popolo. Quando vedi Roma dal Pincio è uno spettacolo, anche dal Gianicolo, ma
dalla terrazza del Pincio, Roma è proprio una bella città. Amo il Pincio anche
perché per arrivarci da casa mia non ci vuole molto, basta attraversare villa
Borghese, mentre per andare sul Gianicolo ci vuole molto di più. Dal Pincio
osservo la grandiosità e la bellezza di Roma, i tetti e le cupole e le sue
terrazze.
Quando è in tournée, cosa le manca di
Roma?
Mi manca la mia casa, mio
marito e in generale i miei vicini. Mi manca la mia quotidianità, anche se
quella ogni giorno è diversa. Mi
mancano le cose di casa mia, gli amici e gli affetti.
Per un’artista Roma cosa rappresenta?
Rappresenta il luogo più bello del mondo,
dove del resto tanti artisti sono stati e ne hanno tratto ispirazione e le
bellezze pure. Le fontane, i parchi, le chiese, le piazze, i monumenti, i
vicoletti … Roma è veramente una città immortale e per questo è chiamata
“città eterna”. Le altre città hanno sicuramente dei luoghi che
sono meravigliosi, ma Roma è molto estesa e ad ogni angolo scopri un qualcosa
di meraviglioso che ti lascia a bocca aperta.