Monica Cattaneo (giornalista e scrittrice)     Roma 17.7.2017

                     Intervista di Gianfranco Gramola

“I cani scelgono me, non il contrario” dice la simpatica giornalista che ha un amore sconfinato per i quattro zampe: ha scritto il libro scritto il libro“Cani di Vita” , dove i protagonisti sono i cani dei VIP, che raccontano aneddoti in modo ironico e divertente sui loro padroni. Tra i Vip interpellati ci sono Massimo Wertmuller, Enrico Vanzina, Daniela Poggi, Paola Saluzzi, Francesco Totti, Antonella Clerici e Maurizio Costanzo e altri. I proventi del libro “Cani di vita”, andranno all’Ente Nazionale Protezione animali

La sua pagina facebook è https://www.facebook.com/monica.cattaneo.18

Monica Cattaneo è nata a Roma il 26 marzo 1968. Opinionista radiofonica e televisiva, scrittrice e gosth writer. E’ Presidente onoraria dell’A.I.D.E. Associazione Indipendente Donne Europee, impegnata nella lotta al contrasto della violenza di genere. Ex sportiva professionista, nel tennis, nel calcio e calcetto femminile, nella pallavolo da qualche anno si è  dedicata al running, specializzandosi in ultra maratone e ultra trail. E’ consigliere di una associazione sportiva di atletica leggera, il Roma Road Runners Club. 

E’ affetta da neurofibromatosi bilaterale di tipo due, rara e grave patologia neurologica degenerativa. E’ oggetto di studio in Italia e in America per la eccezionalità della sua sintomatologia.

Intervista

“Cani di vita”. Perché hai dedicato un libro ai simpatici quattro zampe?

Io amo molto gli animali. Nasco come “gattara”, dopo di che inizio ad avere questo  approccio con i cani. Prendo due cani in un canile e purtroppo uno dei due, per un tumore asintomatico, muore. Poi mi arriva un cucciolo di boxer e ha iniziato a far parte della famiglia, insieme alla cagnolina che avevo. Succede che avendo tra le mie conoscenze e amicizie più care anche tanti professionisti già affermati nel mondo della cultura, dello spettacolo e anche istituzionale, amanti anche loro dei cani, mi è venuta l’idea di scrivere un libro.

Quando è avvenuta esattamente l’illuminazione?

Passando per una via di Roma c’era un murales, quello che io definisco una sorta di “Pasquino – canino”. C’era disegnato un simpaticissimo cane a fumetto e questo murales recitava una frase molto bella che ho riportato anche nel libro e che è stato l’incipit che mi ha dato l’ispirazione per questo libro. Diceva: “Un uomo senza cane è come un cielo senza stelle”. Allora ho pensato che il libro deve essere un po’ originale, diverso dai soliti. Non ho mai voluto fare un tipo di libro come la maggior parte di quelli già scritti o di quelli strappa lacrime, con la vita del cane e la sua fine. Ho voluto trasformarlo in un romanzo, ma non un romanzo umano, ma un romanzo canino. I miei cani dell’epoca incontrano i loro amici a 4 zampe, che a loro volta hanno come amici umani, o papà, o mamme umane (non utilizzo mai il nome “padrone” appositamente), che sono Vip nella nostra società. Quindi raccontano in modo ironico la loro vita, il loro quotidiano con i loro umani. La difficoltà per la stesura del libro è stata quella di trovare persone tra le mie conoscenze disposte un po’ a prendersi in giro, persone dotate di  auto ironia. Desideravo il loro quotidiano però con un piglio simpatico, ma anche riflessivo. Li ho contattati per delineare il mio progetto e devo dire che ho trovato molta collaborazione. L’unica cosa è che essendo personaggi di un certo rilievo, la difficoltà maggiore è stata quella di prendere un appuntamento e avere un’ora a disposizione per un’intervista e quindi delineare un capitolo. Massimo Wertmuller, che è sempre stato  un mio carissimo amico da sempre, animalista convinto, ha voluto con il suo cane Rocco scrivere la prefazione. Un altro caro amico è Enrico Vanzina, poi l’imprenditore Montezemolo, poi l’attrice e grande animalista Daniela Poggi e tanti altri.

Il personaggio che ti ha colpito di più?

Il personaggio che mi ha colpito più di tutti e che ha interpretato al meglio lo spirito del libro, è stato un compianto amico, l’ex capo della Polizia: Antonio Manganelli. Lui durante l’intervista si è divertito veramente tanto. Si vedeva l’amore per il suo cane e si divertiva a ricordare episodi e aneddoti. Però si è divertito e si è messo in discussione come umano. Devo dire che sono stata molto contenta  di questo libro, perché ho trovato rispondenza nell’ENPA, con la sua presidente Carla Rocchi e con la Protezione Animali. C’era anche un discorso di  un progetto televisivo, per ora accantonato, anche perché non è facile gestire dei cani in Tv. Ho avuto richieste da parte di Rai2, interviste sull’importanza di avere animali, perché giustamente prendere un cane è un impegno per la vita. Sono molto contenta di tutto questo. Ora sono impegnata in altri due progetti letterari.

Dedicati ai cani?

No. Sono di tutt’altra natura. Poi forse c’è una collaborazione con un quotidiano che si occupa di calcio e che dovrebbe tornare in auge dopo una pausa di un paio di anni. Si chiama “Il Romanista” e ha la redazione a Trastevere. Ora vediamo se questo progetto va avanti, perché sono molto appassionata di sport e di calcio e mi farebbe molto piacere riprendere una collaborazione di questo tipo.      

Dicevi dei tuoi progetti letterari?

Il libro che sto terminando lo sto scrivendo con un bambino speciale. E’ un bambino oncologico, che è stato operato di sarcoma, e con suo fratello che fortunatamente sta bene. Parla di questi due anni di malattia visti dagli occhi dei bambini. E’ un altro modo di approcciarsi alla malattia e deve essere anche d’aiuto a molti adulti perché è una sorta di messaggio di speranza. I bambini in questo periodo mi hanno insegnato tanto dal punto di vista di approccio e modo con cui combattono e lottano contro il male. Sono ammirevoli e hanno molto da insegnare anche a noi adulti. Il libro si chiamerà: “I signori degli anelli”. L’altro progetto letterario riguarda tanti aspetti della mia vita, questo visto in modo ironico e anche effetti della società civile che sono una sorta di denuncia per un cambiamento, ma fatto in modo ironico. Il titolo è: “Adesso parlo io” (così me ne faccio una ragione). In un mondo ormai di opinionisti, mi prendo in giro, perché faccio parte anch’io di questi opinionisti. Lo sono stata e continuo ad esserlo dal punto di vista sportivo. Nel libro dico la mia su tante cose che potrebbero essere cambiate con semplicità, ma evidentemente la semplicità non fa parte della razza umana. Questi sono i miei due progetti in cantiere.

Dicono che i bambini che crescono con gli animali si ammalano di meno. Quindi i cani possono essere considerati anche una medicina?

Secondo me, si. Sia dal punto di vista psicologico, che fisico. Perché in una società come quella attuale dove la maggior parte dei bambini passa il tempo libero davanti al computer e alla playstation, avere un cane in famiglia induce al movimento. L’altra situazione è che impegna anche il bambino ad uscire per fare una passeggiata. Sono del parere che bisogna avere un certo tipo di moderazione in tutto, altrimenti poi ci sono dei comportamenti di estraneità con il mondo reale che non fanno bene né ai bambini né tantomeno agli adolescenti. Quindi un cane può essere una cura, una medicina perché è stato dimostrato anche scientificamente il valore di terapia per i bambini, ma anche per gli adulti, perché l’atteggiamento degli animali è quello di amore incondizionato verso l’umano. Io ho una vita lavorativa piuttosto impegnata, però qualunque sia il mio stato d’animo, arrivo a casa e vengo sempre accolta dai miei animali con una grande festa. Questa accoglienza è terapeutica, perché se ho dei malumori, scompaiono immediatamente.

Ho letto che hai un cane che si chiama “sora Lella”.

Era un miscuglio di razze ed era anche piuttosto voluminoso, per questo aveva il soprannome sora Lella, ma il suo nome era Alias. Dico “era” perché il 25 agosto dell’anno scorso è mancata, ma per ragioni di età. Aveva 17 anni e mezzo, quindi è morta di vecchiaia. E’ rimasto il “coattone” Andel, un boxer bianco che adesso ha 9 anni. La vita con lui è sempre piacevole. Se arriverà qualche altro cane, è ben accetto. Il mio Andel ha stretto amicizia con un giovane gatto maschio. Noi romani prima di tutto siamo “gattari”. Anna Magnani era la “gattara” per eccellenza a largo di Torre Argentina, abitando in centro. Lei tutte le mattine si svegliava verso le 5 e andava a dar da mangiare  ai gatti di Torre Argentina. Lei viveva in casa con cani e gatti. Forse un giorno farò  delle interviste immaginarie ad attori e attrici che non ci sono più e racconterò il loro rapporto con i loro animali. Come ad esempio Totò, che manteneva un intero canile alle porte di Roma.

Torniamo all’amicizia fra il tuo cane e il gatto.

Trovo molto simpatica l’amicizia fra il mio cane e il mio gatto. Io di solito esco la mattina presto con il mio cane, ma se prima non do da mangiare al gatto, non si fa la passeggiata. Il pomeriggio quando usciamo a fare due passi, il gatto cammina e passeggia con noi. Infatti la gente ci guarda sbalordita, perché vedere un boxer bianco di 45 chili, quindi piuttosto possente, che va d’amore e d’accordo con un gatto color champagne, che in confronto è un gattino, è un fatto curioso. Vanno d’accordissimo, Gianfranco. E’ nata questa grande amicizia e io ne sono felice.

Aveva ragione quella gattara di Roma quando mi diceva che noi abbiamo molto da imparare dagli animali.

Assolutamente si. Io imparto continuamente da loro. Quello che mi stupisce degli animali da compagnia è il loro amore incorruttibile e incondizionato verso l’umano, cosa che noi non siamo capaci. Ce l’abbiamo da bambini, quando c’è l’innocenza e una sorta di purezza, ma poi inevitabilmente cambiamo. Io mi occupo anche di cani abbandonati e loro, nonostante l’abbandono, continuano ad avere fiducia negli esseri umani. C’è da imparare.

E’ in diminuzione il fenomeno dell’abbandono degli animali sulle strade?

Purtroppo no. E’ un malcostume della società civile in generale. Molte persone  prendono un cane cucciolo nei canili, poi si stufano e l’abbandonano. Questo è un  fenomeno soprattutto nel periodo estivo. L’inizio dell’estate è un periodo tremendo ed è un fenomeno che non diminuisce perché il punto della situazione di varie associazioni animaliste, dice che l’abbandono è continuo, purtroppo. Poi c’è anche il fatto che per tanti randagi che ci sono in tutte le zone d’Italia, soprattutto nel sud, non c’è una politica di sterilizzazione, che è fondamentale.

Oggi il 40 per cento delle famiglie italiane hanno un animale in casa. Come spieghi questo fenomeno?

Io trovo che sia una sanissima abitudine. Io dico sempre, soprattutto ai bambini e ai ragazzi, che avere un cane in casa è un impegno, non è soltanto un piacere. Quindi prima di prendere un impegno di questo tipo loro devono essere ben coscienti di quello che significa avere in casa un animale. Non è soltanto il piacere delle coccole e del gioco, ma è doverlo accudire in modo continuativo, perché loro dipendono da noi in tutto e per tutto. Il 40 per cento delle famiglie hanno un animale in casa? Sono contenta, perché danno un senso di civiltà maggiore. Quello che io raccomando quando si va a fare la passeggiata, e lo dico da proprietaria di cani, di prendersi dietro i sacchetti per raccogliere i bisogni del proprio cane. Questo lo trovo giusto, perché è  un nostro dovere. Dico questo perché purtroppo Roma ha un primato negativo. C’è tanta gente incivile, non sono incivili i cani, ma i loro padroni.

La cosa bella di Roma è che ci sono tanti parchi, dove portare i cani a fare lunghe passeggiate.

Si, è vero. Devo dire che con i lavori della metro C si sono un po’ ridotte, però a Roma ci sono tante aree verdi. Il problema è che manca la delimitazione in queste zone verdi dell’area per i cani, perché chi ha bambini piccoli ha paura e si possono creare malintesi. Bisognerebbe creare delle zone delimitate per cani in modo che possano andare tranquilli e non disturbare e non essere disturbati. Questa è una mancanza delle varie gestioni comunali degli ultimi anni.

Parlami un po’ della tua città?

Sono nata a Roma anche se non sono romana da generazioni. Però amo profondamente la mia città. Credo che sia la città più bella del mondo, perché è un museo a cielo aperto. Un museo che ha in se una cultura millenaria. Detto questo passo alle dolenti note. Purtroppo Roma è una città che sta morendo lentamente, perché per politiche dissennate e amministrazioni comunali che si sono succedute durante gli anni, di cattiva gestione o gestione distratta, i disservizi adesso sono all’ordine del giorno. Io dico sempre che per un’area metropolitana quale Roma è, ci sono degli aspetti fondamentali da cui non si può prescindere. Parliamo dei trasporti pubblici, delle strade, quindi la viabilità, la sanità, la sicurezza. Da questo punto di vista Roma è declassata. Io non parlo del mio quartiere, ma in generale. E’ di ieri il rapporto dell’ISTAT sull’uso dei trasporti pubblici a Roma, che è diminuito notevolmente  da parte dei cittadini. I romani preferiscono prendere la macchina per via dei continui ritardi, i mezzi come la metro spesso si rompono, in più nel giro di pochi mesi siamo al sedicesimo sciopero. Ci sono tempi biblici per aspettare i trasporti e la situazione è ancora più tragica per chi è portatore di handicap, perché nella maggior parte delle stazioni della metropolitana di Roma i montacarichi sono rotti o inesistenti. Quindi Roma non é una città a misura d’uomo, io parlo di qualsiasi uomo. Parliamo del servizio sanitario. Ho dovuto portare una bambina di dodici anni all’ospedale e al  pronto soccorso c’erano bambini con le loro famiglie che attendevano da dodici ore. Quando ci sono questi disservizi c’è qualcosa che non va. In un pronto soccorso non può un paziente stazionare parecchie ore. Ho dovuto fare anche una denuncia perché sono situazioni che ho vissuto e questo mi fa male come romana e come cittadina. Per non parlare delle strade di Roma, strade dissestate, aldilà dei sampietrini che sarebbe il caso di eliminare perché non sono assolutamente i sampietrini originali. Il discorso viabilità è molto serio e nelle città si soffre di questo, ma io vedo che nelle grosse metropoli grazie anche al trasporto pubblico ben organizzato, si riesce ad ovviare. Purtroppo questa è una situazione che paralizza quotidianamente Roma. Quello che mi fa male è anche l’inciviltà, perché le colpe sono anche di noi cittadini.

Perché questo?

Perché c’è anche una sorta di impunità. Le regole non vengono rispettate perché non c’è  una adeguata punizione. Le macchine sono perennemente in doppia fila e  parcheggiate anche davanti ai passaggi aperti ai disabili e nei parcheggi riservati ai disabili. Altro aspetto tragico che ha Roma ogni anno, ma che quest’anno ha superato ogni limite di sopportazione, è la prima pagina sul The Huffington Post e altri giornali, sulla sporcizia. Roma è una città purtroppo sporca, dove i servizi di questo tipo sono totalmente inadempienti. Io dico che sarebbero da commissariare o da chiamare come stato, come è avvenuto per Napoli, l’esercito, perché siamo in una situazione di non ritorno. Io mi alleno tutte le mattine e ultimamente nel centro di Roma, parlo di zona Piramide, ho dovuto scendere dal marciapiede e correre per strada perché in un tratto di duecento metri, con l’erba altissima, c’erano i topi che mangiavano tranquillamente. Ne ho contati otto. Una città metropolitana deve avere il settore rifiuti e dell’igiene ambientale che funziona perfettamente, deve avere la mobilità pubblica e la sanità pubblica che devono funzionare. Questi sono i tre capisaldi, per quanto mi riguarda, soprattutto se si parla di capitale, di una nazione, di un’area metropolitana molto vasta. C’è molto da lavorare e io ho un senso di sconforto totale perché tante giunte si sono succedute, ma non ho mai visto la luce. Roma sta sprofondando, sono seriamente preoccupata e lo dico con dati alla mano incontrovertibili. Io capisco che fare il sindaco di una città come Roma non è semplice, però bisogna fare, ascoltare quelle che sono le priorità, rimboccarsi le maniche, perché lì non si è più un rappresentante di un partito o di un movimento, ma si deve essere super partes. Se le cose non vanno, bisogna cambiarle subito. E’  passato un anno e non è successo niente. Tante cose negli anni si sono rovinate, non ci sono state soluzioni, però siamo arrivati ad un punto di non ritorno, come ti dicevo prima. Questo mi dispiace molto come cittadina romana.

Se tu fossi  sindaco, quale sarebbe la prima cosa che faresti?

Se fossi sindaco parlerei ogni giorno con i cittadini e direi loro: “Questo bisogna fare”. Punto. Io metterei anche più vigili urbani per strada per far rispettare le regole, sicuramente se vedo che un’azienda municipalizzata non funziona, arriverei ad incrementare l’organico per prima cosa, perché capisco che uno non può fare turni allucinanti. Ma se quell’azienda municipalizzata non funziona, aprirei ai privati.