Nadia
Visintainer (musicista e produttrice)
Roma
25.5.2016
Intervista
di Gianfranco Gramola
Un
trentina infaticabile, partita da Cles con tanti sogni artistici e molti
progetti. Ha da poco pubblicato un libro dove racconta la sua esperienza nel
programma “Colpo grosso”, in cui lei era l’unica italiana su sette ragazze
Cin Cin (il sogno proibito di oltre due milioni di telespettatori). In questa
intervista ci racconta qualche aneddoto e ci parla della figlia cantante che ha
girato un video/inno alla sua squadra del cuore “la Roma”.
Nadia
Visintainer è di Cles, ma ha lasciato la val di Non molto presto per andare a
Milano, con una valigia piena di sogni, stimolata
dalla sua grande passione per la musica. “Ho iniziato suonando il basso
nel gruppo Le Streghe – spiega Nadia - poi ho lavorato come modella,
fotomodella e nei fotoromanzi, ho partecipato come cantante a Domenica In e nel
1987 al festival di Castrocaro. Ho fatto teatro e molte produzioni musicali e
tournée in giro per l’Italia”. Ma Nadia Visintainer è diventata
famosissima per aver indossato i
panni della ragazza Cin Cin di Colpo Grosso, un game
show ambientato in un casinò arricchito dalla presenza di numerose ragazze che
durante ogni puntata proponevano degli striptease. Ora ha deciso di raccontarsi,
dando alle stampe un libro dal titolo “Piacere, sono quella di Colpo Grosso”
(Europa Edizioni, euro 12.90).
Da
Cles a Roma. Per amore o per lavoro?
Bella
domanda. All’inizio sono andata a lavorare a Milano, poi sempre per lavoro mi
sono trasferita a Roma dove ho trovato anche l’amore.
Com’è
nata la passione per la musica?
E’
una passione che ho da sempre. Fin da piccolina davanti allo specchio imitavo
Caterina Caselli. Volevo fare la presentatrice, la cantante, la ballerina oppure
il capo delle Forze Armate.
Il
capo delle Forze Armate?
Si.
Non ho fatto il capo delle Forze Armate però ho fatto un po’ la ballerina e
poi mi sono dedicata alla musica, suonando il basso e a fare la corista nelle
tournée dei cantanti famosi. Ho presentato anche il tour di Radio Italia anni
’70.
E
la tua laurea in Medicina?
Questa
cosa non so da dove sia uscita. Io ho fatto medicina, ma purtroppo non mi sono
laureata. Comunque mi è rimasta questa passione e la notte mi vedo tutti i
programmi di medicina.
La
ragazza di Cles che andava con la moto da trial, che faceva karate, è sempre
spericolata o è cambiata?
Faccio
finta di essere cambiata ma in realtà sono rimasta la Nadia di Cles molto spericolata.
Da qualche anno ho una casetta in Etiopia, dove faccio delle cose poco
raccomandabili. Non dico che vivo situazioni pericolose, ma sicuramente non
tranquille.
Però
hai sempre avuto un carattere tutto pepe, vero?
Ieri
un mio amico di Monclassico (Trento) mi ha detto: “Ti ricordi qual’era il
tuo motto quando eri in prima superiore?”. Sinceramente non me lo ricordavo.
Mi ha detto che scrivevo da tutte le parti e anche sulla porta della classe,
come un vandalo, “Nemico mio, un giorno ti troverò e così capirai che al mio
confronto l’inferno è una beauty farm”. Quindi la mia vena battagliera ce
l’ho sempre avuta.
Ora
di cosa ti occupi?
Mi
occupo di produzioni. Produco spettacoli teatrali, metto in scena anche
spettacoli per audiolesi e
spettacoli per raccogliere fondi per i caduti a Nassirya e poi ho diretto il
musical Violetta Story, dove ho curato anche la parte autorale e che porto in
tournée in tutta Italia. Ho prodotto anche il musical di Peter Pan. Negli
ultimi mesi ho pubblicato il libro: “Piacere, sono quella di Colpo Grosso”.
Mi sto dedicando alla pubblicità e alla promozione del libro in giro per
l’Italia.
Le
radici trentine ti sono servite nella professione?
Mi
sono servite perché da buona trentina sono infaticabile. Se vuoi mettermi in
ginocchio, devi spararmi. Mi è servita la caparbietà, la cocciutaggine e la
calma, perché dove sono cresciuta io queste doti servivano. Non mi sono servite
dal punto di vista diplomatico, perché se fossi stata un pochino più
diplomatica forse avrei fatto altre cose più importanti. Ma essendo montanara o
è si o no, punto. Comunque sono ugualmente soddisfatta del mio percorso
artistico e soprattutto di aver mantenuto le mie radici “nonese”.
Perché
hai voluto dare alle stampe la tua esperienza nel programma "Colpo
Grosso"?
Perché
nonostante siano passati più di 20 anni dal programma, quando tu fai un lavoro
nuovo, alla fine le domande vanno sempre a finire su Colpo Grosso. Per cui ho
pensato di raccontare attraverso un libro la mia esperienza come ragazza Cin
Cin, fin dall’inizio e raccontando aneddoti. Magari dopo il libro si parlerà
del mio dopo “Colpo Grosso”, che sarebbe ora (risata).
Ti
fa piacere o fastidio essere conosciuta più come ragazza cin cin di Colpo
Grosso che per il tuo percorso artistico?
Non
è che mi fa piacere, è che purtroppo tu puoi raccontare tutto quello che vuoi
del tuo lavoro, alla fine si ricordano solo quello. Quello della ragazza Cin Cin
è un personaggio che ho incollato addosso, quindi devo farmene una ragione e
farmelo piacere, altrimenti è un disastro. Dopo 20 anni che mi venivano fatte
le solite domande sul mio ruolo nella trasmissione, ho deciso di farne un libro
e raccontarmi.
Quali
erano le domande che ti facevano?
Erano
sempre le solite: “Ma lei non era in imbarazzo a slacciarsi il corpetto?”
– Quanti soldi guadagnava ?” – Si sentiva un’icona del sesso?”,
“Andava d’accordo con le sue colleghe?”, “Aveva tanti ammiratori?”,
“Mai ricevuto proposte indecenti?”, ecc
…
La copertina del libro di Nadia Visintainer
Un
motivo per cui uno dovrebbe leggere il libro?
Perché
è un libro leggero, fa ridere e alla fine fa anche riflettere. Io lo chiamo
libro da spiaggia, da ombrellone, perché si legge in un giorno e ci sono un
sacco di aneddoti divertenti, perché alla fine di Colpo Grosso fra noi ragazze
capitava di tutto. Quando si andava in giro eravamo assalite dai fans, da
ammiratori e purtroppo anche da pazzi scatenati.
Un
aneddoto divertente?
Un
aneddoto divertente e allo stesso tempo drammatico è quello del pappagallo. Ero
con le mie amiche a Reggio Calabria e per non essere riconosciuta mi ero
camuffata con un paio di occhiali scuri e un cappellino. A quei tempi le ragazze
Cin Cin avevano una popolarità immensa. Eravamo in un bar per un caffè e
all’improvviso sentiamo cantare la sigla di Colpo Grosso. “Mi hanno
scoperto” ho pensato, ma oltre a noi non c’era nessuno nel bar. Alla fine
abbiamo scoperto che era il pappagallo. Il proprietario era un fans della
trasmissione e aveva insegnato la sigla al suo pappagallo. Mi avvicino al
pappagallo e lui si aggrappa al mio braccio, ma al momento di scendere non ne
voleva sapere e si era infilzato con le unghie nel mio braccio. Pensavamo a come
fare per risolvere il problema e intanto arrivava gente e riconoscendomi mi
salutava. Arrivarono anche i carabinieri che mi portarono al pronto soccorso. La
scena era questa: una ragazza Cin Cin scende dalla macchina dei carabinieri, con
un pappagallo aggrappato al braccio che canta la sigla di Colpo Grosso. Gli
infermieri provarono a togliere il pappagallo dal mio braccio ma quello non ne
voleva sapere di lasciarmi, anzi stringeva sempre di più. Uno ha lanciato
l’idea di uccidere il pappagallo. Intanto il bipede continuava a cantare la
sigla del programma. Ho chiesto di addormentarlo con una puntura, ma quando
l’infermiere si avvicinava, lui lo beccava. Più beccava e più si infilava le
unghie nel mio braccio. Finché un carabiniere lo prese per il collo e gli fece
la puntura. Alla fine lo staccarono e mi diedero sette punti al braccio.
Che
ricordo hai del presentatore di Colpo Grosso, Umberto Smaila?
Una
gran brava persona. Un bravissimo musicista, simpatico e corretto. Lui è un
comico triste, nel senso che una volta spente le telecamere, aveva dei momenti
di malinconia. Io andavo molto d’accordo con lui, primo perché ero l’unica
italiana fra le ragazze Cin Cin, secondo perché gli facevo i cori quando lui
cantava.
Mai
subito stalking?
Si!
Un grosso politico, forse il più importante dell’epoca, mi saltò addosso.
Io lo picchiai e gli feci molto male. Lo volevo denunciare ma ovviamente i
carabinieri ti avrebbero riso in faccia. Tutto finì in una bolla di sapone, però
sono contenta di averlo picchiato e lo rifarei.
Un
consiglio ad una ragazza che vuole avvicinarsi al mondo dello spettacolo?
Se
vuole fare televisione consiglio di fidanzarsi con un politico, altrimenti non
ci vai. Se invece è una ragazza come me che non accetta compromessi, consiglio
di andare a fare alcune cose in cui è brava e riesce bene. Tu puoi essere un
cane come attore, ma se sei amico di un politico, di sicuro vai in Tv, infatti
in Tv ci sono dei cagnacci che fanno le fiction. Nel lavoro che ho fatto io,
come musicista, non puoi far finta di suonare, perché devi saper suonare. Se
vuoi fare la ballerina, devi saper ballare. Ad una ragazza consiglio prima di
studiare e prendersi una laurea, fare un lavoro serio e poi provare a fare
l’artista, facendo la gavetta.
Hai
lavorato anche per solidarietà?
Si! Ho ideato e prodotto uno
spettacolo per le persone audiolese, per i sordi. E’ uno spettacolo
teatrale che può andare bene sia per i sordi che per chi ci sente, ossia è
recitato normalmente però sulla testa degli attori vengono proiettate le frasi.
Sono stata la prima in Italia a fare questa cosa e l’abbiamo fatta al teatro
Brancaccio e in altri teatri di Roma, al Manzoni di Milano e poi siamo stati al
teatro Della Corte di Genova,
e devo dire che ha avuto un buon riscontro. Alla fine i proventi sono stati
devoluti per comprare apparecchi nello Sri Lanka, dove quasi tutti sono sordi
purtroppo. Poi con la collaborazione del Comune di Roma abbiamo realizzato uno
spettacolo dove abbiamo devoluto i soldi all’associazione “Bussate e vi sarà
aperto”, fondata dalla moglie del Maresciallo Coletta, caduto nel tragico
attentato di Nassirya.
Con
quali artisti hai una collaborazione assidua?
Con
Dodi Battaglia è un’amicizia storica. Lui è uno dei Pooh, quindi ha un
percorso molto più importante del mio. Con gli artisti con cui collaboravo anni
fa, sono rimasta amica, qualcuno non c’è più, parlo di Little Tony. Quando
è morto per me è stato un momento molto difficile, perché Tony era una
persona molto umile, a cui ho voluto molto bene. In scena sembrava un tipo
presuntuoso, arrogante, ma era tutt’altro. Ultimamente mi chiamava dicendomi:
“Nadia, dove sei finita. Non ti fai più vedere”. Gli rispondevo che ci
troveremo ad un suo concerto. Non ci sono andata perché non c’è stato il
tempo e mi è rimasto questo rammarico. Chissà perché nella vita tutto si
rimanda a più avanti e poi è troppo tardi.
Hai
lavorato anche con Gianfranco Funari.
Ho
lavorato in un programma a fianco di Funari. Un grande artista che mi ha
insegnato tanto e che ha fatto tanto per la televisione italiana. Lavorare con
lui era un privilegio. Aveva una cultura immensa ed era un uomo
intelligentissimo.
Mi
racconti l’aneddoto divertente che riguarda Vittorio Sgarbi?
Volentieri.
Un giorno con delle mie amiche siamo andate a trovare il mio ex marito che aveva
l’ufficio in piazza San Lorenzo in Lucina, nel centro di Roma. Eravamo sotto
il suo ufficio e stavamo parlando in una stradina stretta. Ad un certo punto si
ferma una auto blu e scende Vittorio Sgarbi. Viene verso di noi e rivolgendosi
al mio ex marito: “Che fai qui?”. E lui: “Io qui ci lavoro”. “E lei
chi è?” dice Sgarbi. “E’ la mia ex moglie” risponde il mio ex marito.
“Facciamo così – mi dice Sgarbi - visto
che sei l’ex moglie, dammi il tuo numero di telefono, così ti invito ad un
vernissage”. Gli ho dato il numero pensando che fosse amico del mio ex. In
quel momento interviene la sua guardia del corpo che gli ricorda che doveva
prendere un aereo. Sgarbi ci saluto, un bacio e via con l’auto blu.
Rivolgendomi al mio ex marito dissi: “Che tipo strano il tuo amico”. E lui:
“Veramente pensavo fosse amico tuo”. Pensa che paraculo che è Sgarbi.
Cosa
ne pensi dei talent?
A
me piacciono. Sono controtendenza. Mi piacciono perché il livello è altissimo
e devo dire che ci sono dei ragazzi bravissimi e preparatissimi, anche se
mancano un po’ di pathos. Mengoni, un cantante spaventosamente bravo, è nato
da un talent, inoltre ha un’anima e come lui ce ne sono tanti. Penso che per i
ragazzi che vogliono uscire fuori, non abbiamo altre strade, o ha delle
conoscenze oppure si butta sui talent. I talent sono delle vetrine che
permettono ai ragazzi di far vedere quello che valgono. Anche Emma e la Amoruso
sono nate da un talent e attraverso questo programma hanno avuto la possibilità
di dimostrare la loro bravura.
So
che tua figlia canta. Ti chiede mai dei consigli?
Mia
figlia Renè canta, fa la modella e studia, fa psicologia e poi farà un master
come criminologa. Quindi è divisa in due, ossia da una parte la sua parte
razionale dove è stata obbligata anche da me a laurearsi e dall’altra la
genetica che la porta a fare la modella e anche a cantare. In quanto figlia, fa
un po’ fatica a chiedere consigli, però mi accorgo che quando parlo mi
ascolta. Lì per lì fa finta di niente però mette via. Lei è cresciuta in
mezzo alla musica, perché la portavo in giro sui palchi di tutta Italia quando
lavoravo con i Ricchi e Poveri e con gli altri artisti con cui ho suonato. Ora,
per esempio, ha vinto il titolo di Miss Emirati Arabi e le hanno proposto di
fare altre pubblicità, quindi credo che si dividerà tra la modella, la
criminologa e la musicista. Diciamo che nonostante abbia 22 anni non ha ancora
le idee chiare. Le uniche cose sicure
sono che è tifosa della Roma e che le piace molto il Trentino.
Renè Conti Visintainer
Ho
letto che ha fatto un video per la Roma.
Quella
dell’inno alla Roma è stata un’idea nata per gioco. Dei musicisti avevano
chiamato delle ragazze a fare dei provini per questo progetto, mia figlia si è
presentata al provino. Il giorno dopo il provino l’hanno chiamata perché
hanno selezionato lei per girare il
video che, fra l’altro, ha avuto un sacco di visualizzazioni e si sta muovendo
molto bene. La canzone è “Questa
Roma non si tocca” che è un remix della canzone di Gianni Bella “Questo
amore non si tocca”. Si trova su You Tube. Ovviamente il video è un a cosa un
po’ goliardica, per ridere e con lei, che fa una parte carina, c’è anche
Nando, del Grande Fratello, che ha partecipato a titolo gratuito.
Nadia,
da anni vivi a Roma. Cosa ti manca del Trentino?
Non
mi mancano i “pomi”.Io sono cresciuta in un maso della val di Non e quindi
mi mancano i boschi, le montagne e mi manca molto il silenzio. Ho vissuto anche
a Trento dove vive mio padre novantenne. Di Trento mi manca l’ordine, la
pulizia e le cose che funzionano bene. Mi manca la cortesia dei trentini, gente
di poche parole ma di tanti fatti. Ovviamente mi mancano i canederli e la
polenta con i crauti.
Quali
sono le tue ambizioni?
L’unica
cosa che spero è che stiano in salute tutte le persone a cui tengo tanto. Nel
lavoro quello che ho desiderato fare, l’ho fatto. Poi in un futuro spero di
vivere sempre a Roma, in una casa con un bel giardino e magari ricostruirmi un
pezzo della mia val di Non, con dei “pomari” e alcuni animaletti da
giardino.