Oreste Lionello (comico)      Roma 1999

               Intervista di Gianfranco Gramola 

Grande talento e presenza storica del Bagaglino

Omaggio all'artista, scomparso il 19 febbraio 2009, a 81 anni. I funerali si sono svolti  il 20, alle ore 13.00, presso la Basilica di Santa Maria d'Ara Coeli, in Campidoglio.

Oreste Lionello è romano d’adozione, si, perché lui è nato in Grecia, in quel di Rodi  il 18 aprile 1927. Ariete quindi, impulsivo, sincero, indipendente e nello stesso tempo dinamico e intraprendente. E’ noto al pubblico per essere la voce italiana di Woody Allen e per la sua presenza storica  presso il teatro Il Bagaglino. Il suo esordio nello spettacolo avviene con Radio Roma ( ’54), come autore-interprete. In TV debutta due anni dopo con la serie di film per ragazzi “Marziano Filippo”. Intanto si afferma come doppiatore con solo del grande Woody, ma anche di Peter Sellers, di Charlie Chaplin e Marty Feldman. Nel ’65 è tra gli interpreti di Le avventure di Laura Storm e l’anno dopo partecipa ad alcuni episodi di Il commissario Maigret, con Gino Cervi e nel ’70 lo troviamo ne I racconti di Padre Brown, con Renato Rascel. Al Bagaglino debutta nel ’65 come autore-cabarettista. Tra gli spettacoli più famosi si può citare Dove sta Zazà – Mazzabubù – Palcoscenico – Biberon – Crème Caramel – Saluti e baci – Bucce di banana – Buffoni , ecc… In questo storico teatro Oreste Lionello ha messo i panni di moltissimi personaggi. Fra  questi possiamo ricordare Andreotti, Scalfaro, Bin Laden, la regina Elisabetta, Berlusconi e tanti altri.

Ha detto:

- Il palcoscenico del Bagaglino? Come la cruna dell'ago: tanti fili ci sono passati e continueranno a passarci dentro.

- Quando lavoro non mi diverto. Questo è un lavoro duro, difficile e bisogna diffidare da quelli che dicono che si divertono.

- Non si può più dire quello che che tutti pensano perché Ciampi mi tira le orecchie.

- Ci vuole così tanto per fare una Tac che la prenota il malato e se la fanno i suoi eredi. 

Curiosità

- Ha lasciato nel cassetto una laurea di avvocato, per calcare i palcoscenici.

- E’ padre dei doppiatori Cristiana, Luca e Alessia Lionello. Si è laureato in giurisprudenza nel 1953.

- Nel 1972 ha fondato la società di doppiaggio CVD, di cui dal 1990 è presidente.

- Alcuni attori da lui doppiati sono: Woody Allen, Michel Serrault, Peter Sellers, Gene Wilder, Jerry Lewis, Roman Polanski, Charlie Chaplin, John Belushi, Groucho Marx, Robin Williams, ecc…

- Ha fatto la pubblicità in uno spot Ipermercato M+ (Roma)

- Premio del Ministero dei Beni Culturali, come traduttore, 2 maschere d'argento, 3 microfoni d'argento e 5 telegatti.

Intervista

Quando ti sei stabilito a Roma e come ricordi l’impatto?

Mi sono stabilito a Roma verso il ’36 e forse era il ’38. Il primo impatto fu con la stazione Termini e Roma mi parve una città meravigliosa perché assomigliava ad un gelato alla panna, con la cialda. E anche adesso per me Roma è un gelato con la panna sopra o forse solo panna montata con un cialdone sopra (risata). Boh! Roma allora era molto più piccola, più a misura d’uomo. Poi nel 45/46, cioè quando andai all’Accademia di Arte Drammatica trovai Roma una città divertentissima, una grande Disneyland, però in bianco e nero. Ricordo il tram, la circolare con cui giravo per la Capitale…

Attualmente che rapporto hai con Roma?

Prudente! Perché più stai in casa e più te la immagini romana, se invece esci  vedi che è molto metropolitana. Comunque è una città delegata e oltre che ad essere una città ha anche un ruolo politico che è quello di essere la Capitale e religioso che è quello di essere cristiana. Forse non ha un ruolo economico. Per il resto è una città virtuale, diciamo, in un certo senso. E’ una città costruita dalla fantasia e dal bisogno di avere un punto di riferimento. Tutti in Italia aspirano alla Capitale, non proprio Roma, ma alla Capitale, ai valori superiori a quelli della città. Per cominciare bisogna avere il collo lungo come quello della giraffa. Secondo me bisogna partecipare con i piedi a quello che è il suolo e con il cervello a quello che in sé Roma rappresenta.

E il tuo rapporto con la cucina romana?

Prudente anche questo. Molto..

Per via del colesterolo?

No! Il colesterolo è forse il male meno pesante.

In quale zona di Roma hai abitato?

Ho sempre abitato, di solito, nelle vicinanze alla Radio … porta Pia e piazza Belsito e attualmente abito nella zona di Villa Borghese, al parco dei Daini.

A quale zona di Roma ti sente maggiormente legato?

Mi sento legato alla piazzetta della Pallacorda che però non riesco più a trovare. C’era un’osteria, un ristorantino dove io facevo lo sguattero. Non c’è più. Lì ho dei ricordi…

Cosa provi nel tornare a Roma dopo un’assenza?

Beh! Direi la stessa cosa che prova uno jo – jo quando torna al punto di partenza. Voglio dire che non mi allontanerei mai da questa città se non immaginassi di esserci  legato con un elastico.

Come vedi i romani attraverso i loro pregi e i loro difetti 

L’unico difetto che hanno è quello di non avere pregi (risata).

Ma qual è, secondo te, il fascino di Roma?

E’ questo sfuggirci, questo giocare al gatto con il topo. C’è il rischio che ti affascini. Bisogna schernirsi di lei.

In quale Roma del passato ti sarebbe piaciuto vivere?

Forse nelle vesti di Catullo, ma non so se Catullo sia mai venuto a Roma, era veronese e la sua città gli ha anche dedicato un aeroporto. I romani come lui venivano da tutte le parti del mondo. Comunque mi sarebbe piaciuto molto stare nel mitico, nel pre - cristiano, nell’era mitologica. Forse un Re di Roma e abitare a Frascati o a  Grottaferrata… non so, Numa Pompilio.

Quali sono i mali di Roma che più ti danno fastidio?

Se dobbiamo parlare di cose pratiche è obbligatorio dire il traffico e l’inquinamento. Se c’è una cosa che non mi piace di Roma deve essere una cosa “endemica”, cioè che faccia parte della natura di Roma. Comunque non  c’è nulla che mi dia così tanto fastidio di Roma.

Un consiglio a Rutelli per migliorare Roma?

Andare in Spagna! (risata).

Un consiglio ai turisti che invaderanno Roma per il Giubileo?

Speriamo che… vengano.

Speriamo che siano tanti, giusto?

Ripeto “speriamo che…vengano”. Guardi il Titanic, quando affondò la sofferenza fu minore perché erano in tanti ad avere la stessa sorte. E quindi che vengano in tanti al Giubileo. In tanti si gode e se si dovesse soffrire, si soffre meno perché si è in compagnia (risata).

Hai qualche sogno nel cassetto?

Io non ho sogni! Per carità. Addirittura quando dormo ho smesso di sognare, dormo e basta. Io mi considero, nella mia epoca, un galleggiante, cioè penso di dare automaticamente quello che è stabilito che io debba dare. Poi sono fuori ruolo perché oggigiorno le generazioni vanno in fretta e le generazioni significano incapacità di comunicare perché più si allontanano meno riescono a capirsi. Quindi con la velocità cui vanno le generazioni  direi che tento di non far accorgere che non esisto (risata).

Com’è avvenuto il tuo accostamento verso lo spettacolo?

E’ stata una cosa naturale, spontanea. Sono troppo pigro per elaborare i suggerimenti, pertanto ho lasciato fare all’istinto. Ho fatto tutte le esperienze possibili immaginabili. Pensa Gianfranco, che quando ero agli inizi della mia carriera d’attore, cioè  quando si guadagnava poco, ho fatto anche lo sguattero in un ristorante.