Paola Rivetta (giornalista)
Roma 1.5.2018
Intervista di Gianfranco Gramola
“Un
bravo giornalista deve cercare di capire, ascoltare, informarsi e poi spiegare
con semplicità e soprattutto una dote importantissima è la curiosità”
Paola
Rivetta è nata a Roma il 22 maggio 1962. Ha
studiato a Roma dalle suore
di Nevers per poi laurearsi in politica internazionale presso la LUISS e quindi intraprendere la carriera di giornalista. Ha iniziato la sua carriera televisiva
con l'emittente Rete A, dove è rimasta fino al febbraio del 1988. Poi ha
lavorato per un anno a TeleRoma 56 per poi approdare a Fininvest (all'epoca non
esisteva ancora Mediaset) nel marzo del 1989. E’ iscritta
all’Albo dei giornalisti professionisti dal 28 maggio del 1992. Dal
dicembre del 2000 conduce l'edizione delle 13:00 del TG5.
Ha detto:
- Lo sguardo di papa Wojtyla era
magnetico. Con i suoi immensi occhi riusciva ad entrare dentro di te,
raggiungere l’anima e uscire donandoti un senso di pace e benessere.
- Come
ho conosciuto mio marito? Nell’aprile
1994 ci trovammo a fare anticamera con un’unica troupe per intervistare Carlo
Scognamiglio. Il presidente del Senato ritardò
di tre ore. Giusto il tempo per fidanzarci.
- Ho studiato dalle suore di Nevers e già a 5 anni conoscevo tutto su
Bernadette e Lourdes.
- Il mio "gancio nel cielo" è stata una conversione mariana; per me
è stato un nuovo inizio, mi sono sentita accolta, abbracciata: la mia vita è
cambiata.
Curiosità
- Il
vero cognome di Paola Rivetta sarebbe Rivetta di Solonghello. Suo padre, nobile
di Casale Monferrato, era un funzionario della FAO.
- La sera prima della morte di Giovanni paolo II, la Rivetta era in collegamento
con lo studio del TG5 e leggendo in diretta il bollettino medico che non
lasciava più speranze al pontefice, scoppiò a piangere prima di concludere la
lettura.
E' impegnata
anche in missioni umanitarie fuori dai confini nazionali.
Sposata con il collega Sebastiano Sterpa, hanno un
figlio, Andrea Maria.
Intervista
Com’è
nata la passione per il giornalismo?
Fin
da piccola ho sempre amato scrivere. Scrivevo delle piccole fiabe che illustravo
e le vendevo ai miei genitori. Poi piano piano è nata la passione per il
giornalismo, tra l’altro in famiglia c’è stato un grande
giornalista
Pietro Silvio
Rivetta, detto Toddi che a suo tempo era stato
direttore de “Il Travaso delle idee”. E’ stato un grande scrittore, un
saggista e un linguista. Quindi ci sono stati dei precedenti in famiglia, anche
se mio padre faceva tutt’altro.
Chi
sono stati i tuoi giornalisti di riferimento?
Tanti,
ma se voglio dire un nome in particolare dico quello di una mia amica che adesso
non c’è più ed è stata una grande giornalista politica in Rai, Luciana Giambuzzi. E’ stata la prima donna a condurre e moderare le tribune politiche.
Ho avuto modo di conoscere Luciana quando ero ancora al
liceo e quindi lei a suo tempo mi ha dato veramente moltissimi consigli.
La ricordo con grande affetto e con grande gratitudine. Ho avuto anche la
fortuna di aver avuto dei direttori da cui imparare, a incominciare da Enrico
Mentana che è stato il direttore fondatore del Tg5. Sicuramente una bella e
buona scuola di giornalismo, perché lavorare con lui non è facile, però si
impara molto. A cominciare dal fatto che noi andiamo in onda senza il cosiddetto
“gobbo elettronico”, quindi non leggiamo ma siamo abituati ad andare a
braccio. Questo perché lui a suo tempo ha voluto che il gobbo venisse eliminato
perché mette in moto un meccanismo nel cervello diverso da quello invece che
impieghi se vai a braccio. E’ più naturale e se vuoi più difficile, perché
c’è qualche incertezza, ma è diverso da leggere la notizia.
I
tuoi genitori che futuro sognavano per te?
Devo
dire che loro mi hanno sempre aiutata, mi hanno sempre appoggiata nelle mie
scelte. Io prima ho voluto fare il liceo classico, poi tra i miei sogni c’era
una laurea in filosofia, ma poi ho deciso di iscrivermi a scienza politiche
perché sicuramente era la facoltà che più di altre mi dava una preparazione
per poi affrontare questo mondo, perché studi politica sugli scenari
internazionali, studi economia e studi
elementi di statistica, sociologia del diritto. Quindi se tornassi indietro
probabilmente rifarei questa stessa scelta, perché comunque ti cala nella realtà
e ti da degli strumenti per comprendere e poi spiegare. Tutto questo serve e
poiché all’epoca non c’era scienze dell’informazione ma c’era scienze
politiche io ho fatto quello. Mi
sono laureata in politica internazionale, poi ho fatto un master di tecnica
delle comunicazioni di massa, quindi un master biennale. Tra l’altro era un
master che non dava neanche un praticantato, poi successivamente ho dovuto fare
il praticantato e l’esame di stato. Adesso è tutto diverso. Adesso le scuole
di giornalismo quasi tutte ti valgono già come praticantato. In due anni di
scuola puoi fare l’esame.
Le
doti di una brava giornalista?
Innanzitutto
cercare di capire, ascoltare, informarsi e poi spiegare con semplicità e soprattutto
una dote importantissima è la curiosità. Devi avere interesse e curiosità per
tutto quello che accade per potertelo andare a cercare e scoprire e poi avere il
piacere di raccontarlo. La dote di un giornalista deve essere, oltre alla
chiarezza, anche riuscire ad appassionare nel racconto. E’ una domanda
difficile da rispondere, perché dipende. Parliamo di carta stampata, parliamo
di linguaggio, parliamo di linguaggio primitivo, secondo me conta molto la
sobrietà e la semplicità, perché entriamo in casa delle persone, quindi
bisogna entrare in punta di piedi, con garbo e farci capire. Ha un senso il
nostro lavoro se chi sta a casa capisce quello che gli stiamo raccontando e
spiegando, se no diventa un lavoro assolutamente inutile.
In
tv ci sono molti programmi di cronaca nera che hanno un buon seguito. Perché
piace tanto questo tipo di cronaca?
Perché
la cronaca è la storia dell’uomo nelle sue manifestazioni e azioni estreme.
Quindi appassiona, incuriosisce e purtroppo spesso si va dalla cronaca alla
spettacolarizzazione del dolore che è un pochino il rischio esplicito in tutto
quello che è soprattutto “infotainment” che adesso è una brutta
parola, ossia un neologismo che vuol dire un tipo di informazione che è tra
giornalismo, cronaca e spettacolo. Un grande contenitore dove si va
dall’intrattenimento all’approfondimento sulla cronaca. I tre elementi che
alla gente interessano di più sono il sangue, il sesso e i soldi. Qualunque
racconto che può essere giornalistico, un film o un libro diciamo che è un successo
quasi assicurato, perché sono tre ingredienti che attirano e incuriosiscono.
Il
tuo rapporto con la fede com’è?
Diciamo
che da molto anni sono in cammino e sicuramente la fede è al mio centro,
insieme agli altri aspetti della mia vita, cioè la famiglia, gli affetti e il
lavoro. Io ho avuto il privilegio di seguire Giovanni Paolo II negli ultimi 12
anni di pontificato. E’ stato un incontro che ha influito moltissimo sul mio
cammino spirituale, difatti quando è morto è stato un grande dolore e mi sono
sentita orfana. Tra l’altro ho dei ricordi personali molto belli perché ho
avuto la gioia di avere mio figlio battezzato da lui nella cappella Sistina nel
2003. Lui stava già male ed è stata l’ultima cerimonia dei battesimi che ha
celebrato nella cappella Sistina. Mio figlio si chiama Andrea Maria ed è stata
una bella cerimonia.
Hai
mai lavorato per solidarietà, per beneficenza?
Sono
madrina e ambasciatrice di una ONLUS che si chiama “For a Smile”. Nel sito www.forasmile.org/it
si può vedere cosa facciamo. Sono dieci
anni che presto molto volentieri e con tutto il cuore la mia voce, il volto alle
loro campagne a favore dei bambini in Italia e nel mondo. L’ultimissima
campagna è per la “Pet Therapy” negli ospedali, per aiutare con l’impiego
di cani speciali e degli operatori, dei bambini con difficoltà psicofisiche,
che attraverso la presenza di questi cagnolini
riescono a rilassarsi e a superare le loro paure e ad affrontare le cure
con una maggiore serenità e anche con il sorriso. L’ospedale diventa quasi un
luogo di appuntamento con il loro amico a quattro zampe (risata), che sono
cagnolini molto speciali. Questa è l’ultima campagna che è in corso adesso,
però abbiamo fatto tante altre cose, dalla
realizzazione di una casa da accoglienza per i bambini di strada a
Kinshasa, in Congo, alla realizzazione di un reparto per bambini, un reparto di
maternità in neonatologia in un ospedale in Kenia. Sono tutti progetti che sono
stati mandati avanti e sono stati immediatamente realizzati. Io mi metto
volentieri a disposizione di questa ONLUS perché c’è una grande serietà da
parte loro, conosco la Presidente Ludovica Vanni che è una donna straordinaria,
eccezionale e con un cuore grande e tante idee e molta forza di volontà. Lei
porta avanti questi progetti con molta concretezza e trasparenza, due
ingredienti che servono per fare le cose con serietà,
perché come tu sai le onlus di solidarietà sono un mare molto vasto e
dentro c’è di tutto, quindi bisogna distinguere molto bene. Loro sono persone
molto serie, i loro progetti sono molto seri e i loro progetti vanno in porto.
Tutto quello cui io mi sono prefissa nel
segno della solidarietà, totalmente a titolo gratuito, si è concretizzato e
per me è una grande soddisfazione, quando vieni a sapere che quel reparto
d’ospedale, in un luogo sperduto del Kenia, funziona e le mamme non rischiano
più di morire di parto perché vengono assistite, come vengono assistiti i
piccoli o che 50 bambini di strada sono salvati in Congo, grazie a quel poco o
tanto che siamo riusciti a fare, è molto importante e soddisfacente. Riuscire a
salvare un solo bambino dalla strada, dare il sorriso ad un bambino è
tantissimo, perché i bambini sono il nostro futuro.
Quali
sono le tue ambizioni?
Ho
dei progetti, più di uno. Preferisco non parlarne solo per custodirli nella
loro energia. Li affido al vento della vita che soffia sempre dove sa e dove
deve.
Un
domani come vorresti essere ricordata?
Tu
dici tra mille anni? scherzo... di noi resta solo l'amore che abbiamo dato.
Parliamo un po’ della tua città, di
Roma?
Io amo moltissimo Roma, ci sono nata, sono
romana da due generazioni anche se papà era piemontese e quindi sono molto
legata anche a Torino, mia mamma invece è di origine lucana, quindi sono mezza
terrona e mezza nordista. Loro ancora litigavano sull’unità d’Italia
(risata). Io amo Roma, nonostante tutto, ma con grande amarezza. E’ la città
più bella del mondo, ho viaggiato tanto ma non ho trovato una città con le
bellezze che ha Roma. E’ meravigliosa, magica, ha una luce dorata che c’è
solo qui, però è amministrata e curata inefficacemente. Non parlo solamente
dell’ultima amministrazione, che mi pare assolutamente inesistente, ma anche
quelle precedenti non hanno lavorato un granché. E’ una città abbandonata ed
è un peccato perché potrebbe essere veramente la perla non d’Italia, ma
dell’Europa.
Nei
momenti liberi in quale zona di Roma ami rifugiarti?
Amo
tutta Roma, però mi piace molto la mattina presto, soprattutto del sabato,
quando posso, prima che aprano i negozi. Quindi prima della confusione, del
traffico, del caos dei turisti. Ecco, quello è il mio momento. Mi piace
perdermi nelle stradine del centro storico, tra gli artigiani e in quelle
piccole botteghe che stanno scomparendo. Secondo me vale la pena farsi una bella
passeggiata la mattina presto. A Roma c’è ancora l’atmosfera del borgo, no?
E’
vero, specialmente nella zona di campo de Fiori …
Si,
ma un po’ tutto il centro e poi è molto bella la luce del tramonto a Roma.
Per una persona che non è mai stata a Roma consiglierei anche di gettare un
occhio dal Gianicolo, perché penso che sia uno dei panorami più belli del
mondo.
Quali
sono state le tue abitazioni romane?
Io
lavoro in centro, perché siamo all’Aventino. Siamo tra il Colosseo, il
Palatino e il Celio, quindi abbiamo gli alberi secolari di villa Celimontana che
entrano quasi dalle finestre. Io vivo in una zona vicino al centro, all’inizio
dell’Appia Antica.
Cosa vuol dire per te “essere
romana”?
La consapevolezza di avere la grande fortuna
di essere nata in questa città che è anche il cuore della cristianità. Ho un
rapporto forte con tanti amici che ho conservato in Vaticano e quando è
possibile amo andare in Vaticano, andare a messa a San Pietro. Ha un’atmosfera
particolare ed è un dono per questa città.
A parte le buche e il traffico, cosa ti
da fastidio di Roma?
La sporcizia e la mancanza di consapevolezza
del bene comune. Vorrei che Roma fosse più pulita e mi fa rabbia quando vado in
una città del nord come la tua Gianfranco e la vedo bella e pulita. I romani
devono imparare a rispettare e a tenere la città pulita come se fosse il
salotto di casa propria. Non butti la carta, non butti i mozziconi, vorrei
trovare i parchi ben curati, vorrei che i bambini giocassero tranquilli nei
parchi, senza paura di farsi male o trovare vetri o siringhe. Vorrei che Roma,
da questo punto di vista, fosse più accogliente perché poi anche i turisti che
arrivano trovano questo clima di abbandono e un posto dove puoi fare quello che
ti pare e alla fine anche loro fanno come gli altri, cioè buttano la carta, si
siedono per terra o sul sagrato della chiesa con la vaschetta dell’insalata e
poi abbandonano le bottiglie dell’acqua e i rifiuti sugli scalini. Poi ci sono
gli abitanti che portano i frigoriferi e i divani vecchi vicino ai cassonetti.
Io farei delle sanzioni molto più pesanti per quelli che non rispettano le
regole. Hanno fatto molto bene a mettere le telecamere, perché va bene la
privacy, è giusto ma c’è un limite. Ad un certo punto la privacy ha dovuto
fare un passo indietro rispetto alla sicurezza, quindi le nostre città si sono
riempite giustamente di telecamere, perché tu devi assicurare la sicurezza ai
cittadini, che viene prima della loro privacy. E così anche per quanto riguarda
la pulizia della città che poi la pulizia è il decoro e la salute e il
benessere dei cittadini, quindi multe pesantissime e telecamere puntate sui
cassonetti. Io vivo in un luogo meraviglioso e dietro casa ho un parco che poi
è una piccola porzione dell’Appia Antica e trovo cestini pieni di carta
straccia e con il vento vola via e va dappertutto. E’ una cosa che mi
scoraggia, mi amareggia molto. Sono molto indignata anche perché questa è la
capitale d’Italia.