Paola Staccioli (giornalista e scrittrice)      Roma 23.1.2012

                    Intervista di Gianfranco Gramola

Una brava giornalista romana che scrive per necessità personale, a volte come  modo per fuggire dalle preoccupazioni del quotidiano e altre per puro divertimento. E considera Roma non solo una fonte di ispirazione, ma anche molto di più (Non saprei immaginarmi altrove)

Il suo sito internet è www.paolastaccioli.it e per contattare la simpatica scrittrice, la sua e-mail è paolastaccioli@tiscali.it

Paola Staccioli è nata a Roma il 23 novembre 1958. Giornalista freelance, collabora con quotidiani e riviste. Appassionata della storia della sua città, ha pubblicato con la Newton Compton vari saggi e studi sulle feste, i teatri, i briganti, i musei, l’artigianato e, nel 2011:“101 donne che hanno fatto grande Roma”. Ha curato raccolte di racconti sulla Resistenza e sulle lotte politiche e sociali della seconda metà del Novecento. Nel 1992 ha fondato con Stefano Nespoli l’associazione culturale Lignarius, che si occupa di arti decorative, restauro, artigianato, saperi e culture del mondo.

Intervista

Perché un libro sulle “Donne di Roma”?

Perché su Roma, e anche sulle donne di Roma, molto già si è scritto, ma una storia al femminile manca. Il mio 101 donne che hanno fatto grande Roma ovviamente non può essere esaustivo. Non ne basterebbero 1000 forse, di storie… Ho cercato però di non scrivere fredde biografie, ma di dare a ogni donna un’anima, ritrovare il filo e il senso della sua vita, e costruire così la sua storia. Prevalentemente (anche se non esclusivamente) sono storie di ribellione, storie di cambiamento. Vi si trovano quindi tra le altre streghe, garibaldine, partigiane, femministe, donne impegnate nella politica, nel sociale. Un assaggio di quasi tremila anni di storia al femminile. Da Rea Silvia, la mamma di Romolo e Remo fino a Ilaria Alpi, la giornalista del Tg3 uccisa nel 1994 in Somalia.

La donna romana che ti ha colpito molto?

Nel libro ci sono donne dall’antica Roma all’oggi. Ho scelto io di narrarle (o loro hanno scelto me?) quindi sono tutte donne che, per un motivo o l’altro, mi hanno colpito. Per una questione generazionale,  di vissuto personale, sicuramente le donne che più mi colpiscono sono  quelle della mia generazione. Donne vittime di una morte violenta, e quindi divenute loro malgrado un simbolo, come Giorgiana Masi, Ilaria Alpi, Rosaria Lopez, oppure donne che ho conosciuto, come Anna Gaggio, una libraia militante molto nota a Roma negli anni Ottanta, gestiva la libreria Uscita. Ma anche molte storie dell’antichità mi hanno folgorato. Donne che coraggiosamente hanno invaso territori strettamente maschili, come il Foro. Carfania, ad esempio, una donna “avvocato” dell’antica Roma. 

Ti piacerebbe dare un seguito a questo libro?

Già sto tentando. L’ho scritto nell’introduzione, 101 sono le donne narrate nel libro, ma molte di più sono le storie che meritano di essere ricordate, raccontate. Per questo ho creato un blog, in cui ognuno può raccontare la sua donna di Roma. Piccoli o grandi storie, del passato e del presente. Anche un breve ricordo, poche righe. Finora non ne sono arrivate molte. Ne aspetto altre! Il link lo trovate nel mio sito www.paolastaccioli.it 

Un motivo per cui uno deve leggere il tuo libro?

Per scoprire chi è la donna N. 101, la romana sine qua non. Ma anche le altre cento. Donne legate al cambiamento. Donne che “fanno danno”, secondo un noto proverbio popolare. Sante, streghe, regine, cortigiane, attrici, ribelli, partigiane… 

Scrivere per te corrisponde a un’urgenza personale, ad una valvola di sfogo o una sorta di dovere?

Sicuramente una necessità personale, a volte un modo per fuggire dalle preoccupazioni del quotidiano, altre un divertimento. In ogni caso qualcosa di cui non riesco a fare a meno. Ci sono tantissime storie che chiedono di essere narrate!

Quando è nata la passione per la scrittura, chi te l’ha trasmessa?

Forse la scrittura è nel mio Dna. Tempo fa ho ritrovato un’agendina del 1965. Avevo 6-7 anni, Ci sono incollati alcuni fogli scritti a macchina con un mio diario. Varie volte i miei genitori mi hanno raccontato che da bambina, alla classica domanda: «Cosa vuoi fare da grande», rispondevo che volevo viaggiare e fare la giornalista. 

Hai mai pensato a un nome d’arte, uno pseudonimo?

No. 

I tuoi genitori che futuro sognavano per te?

I classici sogni dei genitori anni Sessanta. Impiegata di banca, o qualcosa di simile. Lavori che non fanno per me. 

Che lavoro fanno?

Mio padre era assicuratore, mia madre casalinga.

Una dote degli scrittori?

Lo scrittore è qualcuno che sa descrivere e raccontare le tue emozioni meglio di te. 

Per uno che scrive, quando arriva l’ispirazione? (l’orario più fertile per scrivere)

Per uno scrittore in generale non ne ho idea, per me l’orario migliore per scrivere è la notte, quando ho un po’ di tranquillità, il telefono tace, le mail si diradano... 

Quanto contano per te i libri?

I libri sono fondamentali, sia come fonte per la scrittura sia per il mero piacere di leggere. Purtroppo negli ultimi anni il rapporto pende a favore dei primi, sono molti più i testi che leggo per lavoro che quelli che leggo solo per il piacere di leggerli. Per me i libri devono essere cartacei. Tranne quando cerco informazioni particolari, quando un testo elettronico è anche utilissimo per la possibilità di fare una ricerca per parole, per il resto, amo sfogliare la carta. Avere fra le mani un antico volume poi è veramente un’emozione! 

Il complimento professionale più bello che hai ricevuto?

I complimenti fanno piacere, è ovvio. Quelli che amo di più, e non è stato uno solo, sono di quei giovani che dicono che i miei testi li aiutano a comprendere che è sempre necessaria una attenzione per la difesa dei propri diritti, un impegno per la giustizia sociale.  

Una storia vera, aiuta?

Le storie sono asce di guerra da dissotterrare, scrivevano anni fa i Wu Ming, un collettivo di scrittori. E ce ne sono molte da tirare fuori dall’oblio. 

Quali sono i tuoi progetti?

Ho appena finito di scrivere un altro libro su Roma. Racconti, curiosità, aneddoti e guinness sulle arti e i mestieri dall’antica Roma a oggi. C’è un po’ di tutto. Storie serie o divertenti. Dalle pompe funebri dell’antichità ai grandi falsari, dalle prime estetiste all’inventore della fojetta (il tipico contenitore per il vino da mezzo litro), dal boia che faceva anche l’ombrellaio al contributo dato dagli artigiani nel Risorgimento e nella Resistenza. Solo per fare qualche esempio. I punti sono 100! Ora sto iniziando a dedicarmi a un nuovo libro al femminile. Questa volta per un po’ abbandonerò Roma. Solo nella scrittura, però!

Come concili la tua professione di giornalista con il mestiere di scrittore?

Sono freelance, è facile conciliare. Negli ultimi anni poi scrivo quasi esclusivamente libri. Oltre a scrivere mi dedico però anche all’Associazione Lignarius (fondata nel 1992 con Stefano Nespoli, ndr.), a Roma, un centro di arti antiquariato e artigianato artistico nel cuore della città.

Un tuo sogno professionale? Uno privato?

Poter continuare a fare (meglio!) ciò che sto facendo. In particolare scrivere e viaggiare. 

In quale zona sei nata e in quale hai passato la gioventù?

Ho vissuto i primi anni nel cuore di Roma, vicino Fontana de’ Trevi, poi ho abitato vicino piazza Fiume, ma frequentavo prevalentemente il quartiere Trionfale.

Come ricordi quei tempi?

Li ricordo prevalentemente come i primi tempi dell’impegno sociale e politico, dei grandi progetti e ideali, della solidarietà. Della voglia di cambiare il mondo. Bellissimi ricordi.

C’è un angolo di Roma a cui sei particolarmente affezionata? Se si, perché?

Più di uno, sicuramente, luoghi della gioia e del dolore. Luoghi legati in qualche modo alla mia vita. Prendendo i luoghi del dolore, mi vengono subito in mente le Fosse Ardeatine, via Tasso, le lapidi di giovani manifestanti degli anni Settanta uccisi nelle piazze. Walter Rossi, Giorgiana Masi...

Quali scuole hai frequentato?

Liceo scientifico e poi università, scienze politiche, indirizzo storico politico.

Quali sono state le tue abitazioni romane e attualmente in che zona di Roma vivi?

A Monteverde ho vissuto vent’anni ma mi sono sempre sentita di passaggio. Da qualche anno abito nella zona multietnica di Roma, vicino piazza Vittorio, e quindi sto vivendo una esperienza diversa, fatta anche di aromi, colori, sapori etnici. Nel rione Esquilino mi trovo molto bene. 

Com’è il tuo rapporto con la cucina romana? Cosa ti piace? Trattoria preferita?

Di getto. I carciofi. Alla romana, alla giudìa. Mentre non amo i classici: trippa, coda alla vaccinara o rigatoni alla pajata. Le vecchie trattorie stanno pian piano scomparendo, ma se ne trovano ancora, soprattutto nei rioni storici della città. Non ho una sola trattoria preferita. Diciamo però che ci sono alcune zone in cui vado spesso. San Lorenzo ad esempio. Ma non frequento solo trattorie romane, anche ristoranti etnici. 

Cosa ti manca di Roma quando sei lontana per lavoro?

In genere nulla, riesco a organizzare viaggi che non superano il tempo limite, oltre il quale inizia la mancanza. Due, massimo tre settimane. 

Come trovi i romani (pregi e difetti)?

Non amo queste generalizzazioni, a cui in genere si risponde con luoghi comuni quali la schiettezza come dote, e la mancanza di puntualità come difetto. E non dimentichiamo che sempre più stanno crescendo i romani d’adozione, perché Roma oggi è una città multietnica in cui molti “romani” vengono da altre terre.

Qual è il fascino di Roma, secondo te?

Il fascino di Roma è Roma stessa. Oggi quasi tutte le città europee, e non solo, tendono ad assomigliarsi. Diventano sempre più simili, omogenee, Roma no, rimane unica e sempre in grado di emozionare anche chi ci vive tutti i giorni. Poter camminare tutti i giorni al Foro romano, al Palatino, lì dove Roma è nata, è un’emozione unica.

Cosa ti dà più fastidio di Roma o meglio esiste una Roma da buttare?

Da cambiare, sicuramente. Inizierei con l’attuale governo della città (giunta Alemanno). 

In quale Roma del passato ti sarebbe piaciuto vivere e nelle vesti di chi?

Mi piace vivere nel mio tempo, e sono molto soddisfatta di avere trascorso la gioventù in un periodo di grandi cambiamenti sociali. Se proprio dovessi scegliere fra le mie donne, una delle donne trasgressive dell’antica Roma, e ce ne sono nel libro, dall’avvelenatrice alla donna “avvocato”, donne che rompono schemi imposti, una morale comune, la misoginia diffusa fra gli intellettuali dell’epoca. 

Nei momenti liberi in quale zona di Roma ami rilassarti?

I miei momenti liberi romani sono sempre più rari, e quando riesco a ritagliare qualcosa più di un momento, vado in terre lontane. Un luogo di Roma che mi rilassa è l’isola Tiberina, fermarmi lungo il Tevere e ascoltare il rumore dell’acqua. C’è un punto preciso,dove la piccola rapida interrompe il regolare corso del fiume. 

Per una che scrive, Roma è fonte d’ispirazione?

Per me Roma è una fonte di ispirazione, ma anche molto di più. Non saprei immaginarmi altrove.