Paolo Mengoli
(cantante) Parma 7.9.2015
Intervista
di Gianfranco Gramola
L’intervista
ad un cantante che ha iniziato nelle Balere per poi approdare in Tv . Campione
sul palco, campione in simpatia e campione di solidarietà in campo con la
nazionale Cantanti.
Paolo Mengoli nasce a Bologna il 14 agosto
1950, nel 1968 vince il Festival di Castrocaro (insieme a Rosalba Archiletti) e
incide il suo primo 45 giri con le canzoni Arrivederci
di Umberto Bindi e Per
un bacio d'amor. Nel 1969, con la
canzone Perché
l'hai fatto, scritta con Mino
Reitano
e il testo dalla giornalista Donata Giachini,vende
oltre 800.000 copie di 45 giri, il brano è in gara al Cantagiro e a Un Disco
per l'Estate. Sempre nel 1969 esce il 45 giri Carità, Mengoli vince la
Reggia
d'oro di Caserta, manifestazione che
raggruppa tutti i vincitori dei vari festival e rassegne musicali di quell'anno.
Nel 1970 Mengoli è uno dei finalisti della gara musicale Settevoci ideata e
condotta da Pippo Baudo, quindi approda al Festival di Sanremo dove presenta
Ahi! Che male che mi fai, nell'estate dello stesso anno vince il girone B
del Cantagiro con il brano Mi piaci da morire che vince anche il premio
della critica come migliore interprete partecipando in rappresentanza per l'Italia
allo Yamaha
Music Festival a Tokyo in Giappone,
manifestazione alla quale, dal 20 al 22 novembre, hanno preso parte artisti in
rappresentanza di 36 paesi. Esce il 33 giri Paolo Mengoli.Nel 1971
Mengoli torna al Festival di Sanremo dove presenta I ragazzi come noi, quindi
è ancora in gara a Un Disco per l'Estate questa volta con Ora ridi con
me, con la quale vince il Festival di Rieti e il Festival di Pesaro. Nel
1972 è ancora in gara a Un Disco per l'Estate con Cento lacrime giù).
Seguono i 45 giri: Ma questo amore (1973) e Bologna alè alè (1974)
e gli album I successi di Paolo Mengoli (1973) Bela Bulagna (1973)
e Che sarà - Paolo Mengoli in Japan (1975). Il 10 ottobre del 1975
Mengoli fonda, assieme a Mogol, Gianni Morandi e Claudio Baglioni,
la Nazionale Italiana Cantanti, squadra di calcio creata per promuovere e
sostenere progetti di solidarietà. Nella squadra ricopre il ruolo di portiere e
partecipa a centinaia di partite. Nel 1976 Mengoli rappresenta l'Italia all'Interfestival
in Bulgaria, manifestazione canora che ancora una volta lo vede vincere il
premio della critica. Nel 1977 pubblica il 45 giri Uomo.Nel 1981 esce
il 33 giri Paolo Mengoli - omaggio ai favolosi anni 60, nel 1982 con la
canzone Ricominciare
insieme partecipa
nuovamente ad Un Disco per l'Estate, in onda su Rai Uno, altri 45 giri degli
anni '80 sono: Un colpo d'ali (1983), Piano piano in silenzio (1983),
Il mondo è (1984), Bella tu (1985) ai quali seguono i 33 giri
Piano piano in silenzio (1986), Occhi (1988), Momenti
d'amore (1989). Nel 1989 è la rivelazione della trasmissione televisiva di
Canale 5 Una
rotonda sul mare, gara canora tra
le canzoni degli anni Sessanta alla quale partecipa con Perché l'hai fatto
e nel corso della quale, battendo artisti come Gino Paoli,
Peppino Di Capri
e Jimmy Fontana, giunge da vero outsider alla finalissima. L'anno successivo
è nuovamente in gara alla seconda edizione della medesima trasmissione
televisiva con Mi piaci da morire dove battendo Little Tony accede alle
semifinali non riuscendo però questa volta ad entrare tra i finalisti. Nel 1991
esce il 33 giri (e cd) Perchè l'hai fatto.Nel 1992 torna al Festival
di Sanremo dove presenta Io ti darò, segue ll cd Io ti darò un
attimo. Nel 1996 esce il cd Io sto da Dio... con voi!!!. Nel 1997
al Teatro Goldoni di Venezia riceve il Leone
d'oro nell'ambito della XV Edizione
del Festival
della musica leggera. Dal 1997 al 2006
è ospite in varie trasmissioni della Rai legate a Telethon. Negli anni 1997,
1998 il grande autore e regista Michele Guardì lo chiama come voce solista per
il programma di Rai 2"I fatti vostri" dove lancia e porta al successo
il brano Quanto t'ho amato
di Roberto Benigni. A fronte del suo impegno sociale
Mengoli ha ricevuto illustri e autorevoli segni di stima, incontrando il
Presidente della Repubblica Italiana Oscar Luigi
Scalfaro nel 1986, Papa Giovanni Paolo II nel 1999 e il Presidente Carlo Azeglio
Ciampi. Dal 1998 al 2007 Paolo Mengoli ha partecipato a Telethon per sostenere
la raccolta fondi per la ricerca. A Bologna è da decenni testimonial della
FANEP, associazione di famiglie dei pazienti del reparto di neurologia
pediatrica operante all'interno del Policlinico Sant'Orsola-Malpighi, per la
quale ha organizzato e diretto diversi eventi destinati alla raccolta fondi. Nel
2004 partecipa in qualità di ospite al concerto di
fine anno su Rai Uno L'anno
che verrà
condotto da Carlo Conti.
Dal 2005 è ospite ricorrente e opinionista nel programma di Rai Due L'Italia
sul 2. Nel 2009 Mengoli partecipa
in qualità di ospite al concerto di fine anno su Rai Uno L'anno che verrà
condotto da Fabrizio Frizzi.
Nel 2010 partecipa nei programmi televisivi di Rai Uno I
soliti ignoti, La
prova del cuoco, Ciak
si canta e alla trasmissione di
fine anno L'anno
che verrà condotta da Mara Venier
e Pino Insegno. Nel 2010, nel 2011
e nel 2012 Michele
Guardì e Anna Maria Flora
lo vogliono come inviato al Festival di Sanremo dove cura i collegamenti con
gli ospiti partecipanti per la trasmissione Mezzogiorno
in famiglia su Rai Due. Nel 2011
partecipa alla trasmissione Cristianità
su Rai International in occasione della beatificazione di
Giovanni
Paolo II, interpretando la canzone Ora
parlami d'amore da lui composta per l'occasione. Dopo
l'incontro con il Pontefice ha scritto la canzone "Ora parlami
d'amore", a lui dedicata. Sempre nel 2011 esce il cd Ora parlami
d'amore (Un omaggio al Beato Giovanni Paolo II. Nel 2012 partecipa
costantemente come apprezzato opinionista sui Rai Due alla trasmissione
"L'Italia sul Due" condotta da Milo Infante e Lorena Bianchetti,
raccogliendo consensi da tutto il pubblico televisivo per la sua verve e
simpatia. Nello stesso anno viene invitato per la terza volta in Canada a
Niagara Falls (Toronto), per una serie di concerti nel teatro Casino Resort
Fallsview, riscuotendo uno strepitoso successo. Nel dicembre del 2012 in
occasione delle feste natalizie propone un cd singolo con la canzone "Buon
Natale a te", dedicata a tutti i bimbi del mondo. Nel 2013 viene invitato
ancora in Canada dall'emittente radio televisiva Chin Radio,come ospite in
occasione del Valantine Day dove fa registrare il tutto esaurito nel gran galà
organizzato per l'occasione. Nel
gennaio 2015 Paolo Mengoli è ospite di “Stile italiano, La storia della
canzone italiana raccontata dai suoi protagonisti” programma radiofonico
ideato e condotto da Massimo Emanuelli.
Intervista
Com’è
nata la passione per la musica, Paolo, chi te l’ha trasmessa?
Mi hanno
detto i miei genitori che il papà di mio padre, mio nonno, aveva una vice molto
bella e in particolar modo quando alzava il gomito (risata), e cantava l’opera
e molto si fermavano ad ascoltarlo. Poi c’era mia madre che era amante
dell’opera lirica e in casa ascoltavamo sempre La Traviata, La Boheme,
Rigoletto, ecc … Alla fine degli anni ’60 si usava andare al cinema dove
proiettavano le opere con Mario Del Monaco,
Franco Corelli e Beniamino Gigli. I tenori incarnavano proprio i
personaggi che facevano nei film. Una volta andando a vedere il Rigoletto,
un’opera che io ascoltavo spesso in casa, nel momento topico
dell’esecuzione, cioè quando l’artista cantava “La donna è immobile,
qual piuma al vento…”, io che allora avevo 6 anni, mi alzai in piedi sulla
sedia e mi misi a cantare insieme al tenore. La gente mi guardò sorridente e
alla fine scoppio in un applauso. E un insegnante di musica che era lì consigliò
ai miei genitori di portarmi da un insegnante di canto perché ero molto
intonato. Non subito ma un paio di anni dopo ho preso lezioni di canto. E’
nato così il mio accostamento verso
la musica.
Quali
erano i tuoi idoli?
Ho cominciato
a cantare che avevo dieci anni. Ti sembrerà strano ma a quei tempi ascoltavo
Domenico Modugno con “Volare”. Era il 1958. Erano i tempi di Paul Anka con
“Diana”. Erano i tempi di Nat King Cole con “Unforgettable”.
Ascoltavo un po’ di tutto. Ancora oggi mi piace ascoltare molto la radio. Su
Radio 3, trasmettono spesso delle opere, delle orchestrazioni di sinfonie che
ascolto molto volentieri. Poi a quei tempi tutti cercavano di scimmiottare
Celentano, lo facevo io come lo faceva Morandi da ragazzino. Quelli erano i
personaggi che andavano per la maggiore, anche perché quei cantanti uscivano
dopo un periodo molto lungo di altri cantanti, cioè Sergio Bruni, Luciano
Taioli, Claudio Villa, Gino Latilla, Giorgio Consolini, Natalino Otto che faceva
un po’ di jazz, Niklla Pizzi, Carla Boni. Erano radicati questi cantanti, poi
nel ’58 arrivò Modugno e spazzò via tutti, come i Beatles lo fecero per
l’Europa, per il mondo. Poi con Toni Dalla e Mina iniziò l’epopea degli
urlatori.
Il
complimento più bello che hai ricevuto?
L’ho
ricevuto da un tenore, un certo Taglierini, un grande che ha varcato l’Oceano
ai tempi di Caruso. Io mi trovavo a Palermo in un bellissimo ristorante e cantai
una canzone che si chiamava “Piano piano, in silenzio”. Lui era in prima
fila. Finita la canzone stavo scendendo dal palco e lui si alzò dalla sedia e
avvicinandosi mi disse: “Oltre che con la voce tu canti anche con il cuore.
Sei completo. Complimenti”. Detto da un tenore è stato un complimenti
fantastico. Peccato che allora non c’erano i telefonini da poter riprendere
questi episodi. Comunque ce l’ho in testa e ogni tanto mi piace raccontarlo.
Hai
mai pensato ad un nome d’arte?
No!
Assolutamente. Anche perché involontariamente me l’hanno dato gli amici perché
io mi chiamo Giampaolo e alla fine mi hanno sempre chiamato Paolo. Anche Morandi
si chiama Gianluigi e lo chiamano tutti Gianni. Io ho sempre difeso a spada
tratta il mio nome e cognome, anche se prima della finale televisiva di
Castrocaro, qualcuno azzardò di
dire che era il caso di cambiare il cognome, perché Mengoli è molto duro, è
molto crudo e io ho rifiutato. Sono nato Mengoli e morirò Mengoli.
Hai
vinto parecchie manifestazioni, da Castrocaro a Cantagiro…
Il
festival di Tokyo, il festival di Pesaro che sono tutti festival collaterali
estivi che a quei tempi erano come il Festivalbar. Ad esempio al festival di
Pesaro c’era tutta la crema della musica italiana, da Mino Reitano a Gianni
Morandi, ai Ricchi e i Poveri e tanti altri.
Quali
di queste vittorie ti ha dato più soddisfazione?
Non
è stata una vittoria, ma è stata “Una rotonda sul mare”. Venni contattato
da Red Ronnie nel 1989 una settimana prima che iniziasse “Una rotonda sul
mare” che ebbe un grande successo televisivo su Canale 5. Era una gara fra
cantanti e c’erano 60 artisti, quindi il cast era molto forte. C’erano
Peppino Di Capri, i Nomadi, Iva Zanicchi, Adamo, Nino Ferrer, Rita Pavone,
Orietta Berti, Gino Paolo, Little Tony, gli Equipe 84 e tanti altri. Io venni
scelto come ultimo, ossia il sessantesimo. Eravamo a Pieve di Cento in provincia
di Ferrara a fare una partita di calcio per beneficenza e Red Ronnie mi disse:
“Ma tu hai una canzone degli anni ’60. E’ per una manifestazione su Canale
5 e ci manca un cantante”. E andai con la canzone “Perché l’hai fatto”.
Non tanto per lui ma per gli organizzatori dovevo esser anche carne da
macello e fu una vera sorpresa perché al primo scontro (12 cantanti per
puntata, a sorte sorteggiavano due cantanti che si battevano e chi vinceva
passava il turno), ho battuto una canzone che è un’icona della musica
italiana “C’era un ragazzo che
come me amava i Beatles e i Rolling Stones” cantata dall’autore che era
Mauro Rosini. Passato il turno, nel secondo scontro ho battuto Peppino Di Capri
che cantava “Roberta” che ci
rimase molto male. Poi arrivammo alla finale in 12 e il primo scontro della
finalissima fu Gino Paoli e Paolo Mengoli. E lì io ero talmente carico perché
avevo raggiunto un traguardo che poteva essere impensabile all’inizio, perché
sai con tutto quel popò di gente che c’era. E battei anche Gino Paoli che
cantava “Sapore di sale”. Quindi
arrivai al girone della finale con lo scontro a tre di cui il vincitore avrebbe
passato e sfidato quello dell’altro gruppo e battei Jimmy Fontana con “Il
mondo” e Rocky Roberts con “Stasera mi butto”. Poi mi sono scontrato con
Vandelli che era predestinato alla vittoria con “29 settembre” e lì persi
però devo dire che è stato un tragitto di grande soddisfazione.
Paolo Mengoli con Lucio Dalla
Prima
di entrare in scena sul palco hai un rito scaramantico?
No,
nessuno. Forse accenno al motivo di Amarcord di Nino Rota e questo lo faccio per
scaldarmi in 30 secondi la voce. Anche perché parlo talmente tanto prima di
andare sul palco che ho la voce già calda (risata).
Grazie
alla solidarietà ho visto che hai incontrato tanti personaggi illustri tra
questi anche il Papa. Come ti ricordi quel momento?
Ancora
oggi parlandone mi vengono i brividi perché il primo incontro fu casuale per la
strada perché il Papa era arrivato a Bologna e io ero a casa e
decisi di andare a vedere il suo passaggio alla curva prima
dell’aeroporto, dove c’era un rallentamento delle macchine. Io andai lì
alle tre del pomeriggio, lui passò alle sei e mi fermai lì a chiacchierare con
la gente, con i bolognesi ed ero in prima fila, e quando lui passò dalla curva
era a tre metri praticamente e io gridai: “Santità” e lui si girò e vidi
questi occhi di ghiaccio, bellissimi e accennò a un sorriso. Invece
l’incontro vero e proprio di persona è stato in Vaticano, insieme alla
Nazionale Cantanti . Ci prepararono per questa udienza privata, perché il
cerimoniale prevede che non si parli con sua Santità, di avvicinarsi, prendere
la sua mano, fingere di baciarla. Io arrivando lì, visto che sono un po’ un
rompicoglioni, quando gli presi la mano dissi “Santità questo è il più bel
giorno della mia vita”. Lui alzò gli occhi, ho la foto anche, dove si vede
che prima aveva la testa bassa e poi l’ha sollevata a guardare me e mi è
venuto un brivido.
Com’è
il tuo rapporto con la Fede?
Ottimo.
Sono un credente non praticante. Io credo fermamente che ci sia un’entità
superiore a noi che è un punto di riferimento nei momenti in cui ci si può
ritrovare. Non sono praticante come Messe, però quando arrivavo in un posto
dove la sera facevo un concerto o una esibizione, chiedevo dov’era la chiesa e
insieme a mia moglie andavo a vedere la costruzione, piccola o grande che sia
e ti posso assicurare che in Italia abbiamo tante chiese meravigliose.
Cosa
ne pensi di Papa Francesco?
Se
questo papa fosse arrivato dopo Giovanni Paolo II avrebbe fatto fatica ad
imporsi, invece è arrivato dopo un Papa che con la gente non ha avuto un grande
rapporto, un Papa freddo. Questa è una mia opinione e non vorrei che i ferventi
ammiratori di Ratzinger mi tacciano di essere un ateo. Però se Papa Francesco
fosse arrivato dopo Giovanni Paolo II sarebbe stata un po’ più dura. Certo
sono due parti che in un certo senso si assomigliano perché sono due grandi
comunicatori e questo è sufficiente a far si che la gente li possa amare.
Come
nacque l’idea di fondare la Nazionale Cantanti?
L’embrione
della Nazionale Cantanti è del 1976 quando Mogol per aiutare un amico medico
dal quale ha avuto una richiesta di sovvenzionare l’acquisto di una ambulanza
per la Croce Verde, gli propose di fare un concerto ma Mogol disse “Basta con
questi concerti e i raduni. Voglio fare delle cose che sono al di fuori dei
concerti”. A lui piaceva il calcio
e si mise a cercare 11 cantanti che sappiano giocare a pallone. Quindi c’era
Mogol, Lucio Battisti e la Formula Tre e poi chiamò Gianni Morandi e Don Backy.
Mogol fece notare a Morandi che mancava il portiere e Morandi fece il mio nome.
Mogol gli disse: “Ma non ne hai
uno più alto?”. E Morandi gli rispose che
è meglio avere un portiere basso ma che sappia giocare che avere uno spilungone
che non sappia giocare. Lui era a Roma, mi chiamò, io accettai e passando per
Bologna mi caricò in macchina insieme a Don Backy e siamo andati a Milano a
fare questa partita per beneficenza con nostra grande soddisfazione. Il pubblico
era di 10 mila persone. Arrivò
anche Claudio Baglioni. Tre degli ideatori e fondatori della squadra ufficiale
erano in quella squadra lì, ossia Morandi, Mogol e il sottoscritto.
Hai
un ricordo di Lucio Battisti?
Io
con lui ho fatto un Cantagiro ed è stato un anno piacevole. Lui era un po’
chiuso però c’erano dei momenti in cui a lui piaceva molto scherzare. Con
quella sua vocina un po’ particolare stava anche alle battute. Questa cosa
l’ho riscontrata quando facemmo quella famosa partita con la Nazionale
Cantanti. Lui entrò in campo e comincio a zampettare e mentre
andavamo verso il centro del campo mi chiese: “Paolo, ma io da che
parte devo tirare?”. Il primo
incontro fu molto simpatico. Lui venne perché sicuramente il suo nome fu di
grande richiamo anche se con il calcio non ci entrava tanto, però in
quell’occasione ha dimostrato di avere una grande sensibilità.
Un
tuo sogno artistico?
A
me di sognare non è che piace molto. Amo la concretezza. Mi piace realizzare
lavorando cercando di essere un serio professionista. Sognare non serve a niente
perché spesso i sogni rimangono nel cassetto. Se hai delle belle cose in un
cassetto e non trovi l’alchimia giusta per poterle tirare fuori a cosa
servono?
Cosa
ne pensi di tutti questi reality musicali?
E’
una grande illusione perché questi ragazzi non si rendono conto del vero valore
che possono avere. Il reality per noi erano le Balere, i locali da ballo, i
Dancing che se non piacevi il gestore la domenica dopo non ti chiamava . Dovevi
tenere sempre la pista piena, la gente doveva stare sempre in pista a ballare e
cambiare spesso il tipo di ballo. In questi reality essendo fatti negli studi ci
sono gli applausi a comando e questi ragazzi non hanno il termometro giusto del
loro valore. Tutto qua.
Adesso
a cosa stai lavorando?
Sai
che non lo so? (risata) Faccio tante serate. Ne ho fatto una ieri sera che è
stata una prova che potevamo farla anche nel salotto di casa alla Renzo Arbore.
Ho voluto sperimentare questo spettacolo che io ho chiamato “Recital Talk”.
Riguarda il periodo 1960 – 1070 e
nel Recital parlo di argomenti e di un paio di avvenimenti senza tanti
approfondimenti, perché non vogliamo fare politica, non vogliamo fare
discussioni e non vogliamo che la gente pensi che siamo politicizzati. Si
raccontano brevemente degli eventi, tipo nel ’60 la nascita dei Beatles, poi
qualche anno dopo la morte di Martin Luter King e
l’uccisione di Kennedy. Tutte queste brevi notizie si risolvono in un minuti e
mezzo. Poi guardando nelle classifiche ricordo i dieci
successi di quell’anno poi canto la canzone che ha avuto più successo.
Poi ho in progetto un Cd composto di dodici brani. Ho già pronto il video della
canzone che si chiama “Amami”, che ho fatto nel Cilento, con la regia di
Gianluca Menta che è un regista che sta facendo un film adesso, sempre nel
Cilento, che si chiama “Meridione Mon amour” dove io ho fatto un cammeo con
Massimo Ceccherini e Alessandro Paci, due comici toscani. Ci tenevo a farti
sapere che i miei ultimi tre anni li ho passati facendo concerti nei più bei
Casinò dell’America e del Canada, a Toronto, Montreal, ecc … Ricordo a Saint
Maarten, isola Dominicana, al Casinò Royal ho fatto sei concerti da solo e il
teatro aveva settecentocinquanta posti e ogni sera era pieno. Ora sono in attesa
di una risposta per i paesi dell’Est, tumulti bellicosi permettendo, per fare
un paio di concerti.
Parliamo
di Roma. Quando sei venuto nella Capitale la prima volta e come ricordi
l’impatto?
A
Roma la prima volta sono venuto con Bibi Ballandi, un grande manager e un
impresario alle prime armi, per firmare un accordo con Gianni Ravera, il patron
di Castrocaro. Prendemmo un trenino di seconda classe, i soldi erano quelli,
quindi non si poteva viaggiare né in aereo né in treno prima classe, la
macchina non me la potevo permettere. Con Roma fu un impatto molto forte, con
l’immensità di questa città. Già alla stazione ti rendi conto della
grandezza della città e mi ha colpito
molto tutto quel via vai.
Ci
torni spesso a Roma?
Ci
venivo di più qualche anno fa. A parte nel 1997- 98 quando ho fatto i “Fatti
vostri” alla Rai. Stavo a Roma dal lunedì al venerdì e abitavo in un
bilocale vicino via Teulada. Il venerdì pomeriggio finita la trasmissione
partivo per Bologna. A Roma mi sono trovato molto bene. Per come l’ho vissuta
io non ho avuto grandi frequentazioni notturne, perché la mattina dove alzarmi
presto per scaldarmi la voce, per le prove e poi per la diretta.
Un
angolo di Roma che ami particolarmente?
Un
angolo, no. Forse via Teulada perché c’è la Rai. (risata) D’altronde come
fai a non amare un posto che ti ha dato visibilità. A Roma ci sono tantissimi
posti molto belli, quelli da cartolina, però dirne uno è fare un torto ad un
altro. Mi è piaciuto Trastevere, l’Altare della Patria, il Colosseo, ecc.. A
San Pietro ci sono andato un paio di volte, una quando ho incontrato Giovanni
Paolo II e la seconda volta mi
trovavo a Roma e ho voluto tornarci. Non ho mai visitato i Musei Vaticani e di
questo me ne rammarico. Mia moglie ha provato a portarmi, ma ogni volta c’è
una fila interminabile.
La
cucina romana ti ha conquistato?
Ci
sono sicuramente dei piatti interessanti nella cucina romana. L’abbacchio, la
carbonara, la matriciana, le puntar elle … i carciofi li fanno molto bene sia
alla romana che alla giudea. Io vengo dalla cucina emiliana dove siamo i numero
uno nei tortellini, la lasagna e cannelloni. Mia madre mi faceva i tortellini
che puntualmente quando venivo a Roma portavo agli amici. I tortellini fatti in
casa sono completamente diversi da quelli che comperi nei negozi. Qui in Emilia
Romagna, ad esempio, il bollito misto è una specialità.
Ma
per un cantante, Roma cosa rappresenta?
La
Tv perché ormai tutto gravita intorno Roma, per quanto riguarda le trasmissioni
televisive. Milano è più discografia. Ora la discografia è caduta in
disgrazia grazie a persone che pensavano di rivoluzionarla invece l’hanno
rovinata. Parlo di certi pseudo discografici e pseudo produttori che hanno
pensato bene che se un cantante non
fa il botto al primo colpo deve essere eliminato. Se pensiamo che Renato Zero
c’ha impiegato quasi 5 anni per uscire, che Vasco Rossi c’ha impiegato 3 LP
per emergere. Evidentemente chi li produceva credeva nelle capacità di questi
personaggi. Oggi come oggi abbiamo degli incompetenti a 360 gradi.