Pippo
Baudo (presentatore)
Roma
18 aprile 2004
Intervista
e foto di Gianfranco Gramola
Un
pilastro della televisione italiana
Ennesima
crisi fra il nostro Baudo Nazionale e la Rai, che in questi giorni sono sulle prime pagine dei quotidiani con titoloni
tipo:” Pippo contro tutti – La Rai licenzia Baudo – Il giorno del
Baudo furioso”. “La
parola
licenziamento mi offende moltissimo – dice Pippo –
dopo tutti gli
anni di lavoro in cui ho messo
anima e corpo per
quest’azienda. Male che vada – aggiunge ironizzando un
po'
–
finirò per mettere una bancarella al mercato domenicale di Porta Portese,
qui a Roma “. Giuseppe Raimondo Vittorio
Baudo (questo il nome completo)
arrivò in Rai negli anni ’60 dopo un provino che gli venne fatto niente di
meno che dal regista Antonello Falqui e dove gli venne offerta la conduzione di
“Guida degli emigranti”. Da lì in poi Baudo non ha mai smesso di lavorare
per l’azienda pubblica, a parte una breve avventura con Mediaset, presentando
moltissime trasmissioni di successo (Settevoci
– Senza rete – Luna Park – Domenica In – Fantastico 5 – Festival di
Sanremo – Numero Uno – Novecento). Inoltre è stato anche interprete
teatrale e di fotoromanzi.
Ha detto:
- Sono salito sul palcoscenico che avevo 6
anni. Facevo il figlio di Santa Rita da Cascia. A 12 anni facevo il tapeur,
suonavo il pianoforte fra il primo e il secondo atto.
- Mi corico solo se sono stanco, altrimenti
esco a fare due passi. A volte arrivo fino a San Pietro.
- Scoprire talenti è sempre stata la mia
passione, anche se è un grande sacrificio dover dire spesso di no ai giovani.
- Oggi in Rai trionfa l'arroganza. Andrò in
Tribunale. Nessuno pensi che dopo 47 anni di televisione possono farmi fuori
così.
- A me la DC ha offerto un sacco
di volte di entrare in lista. Ho sempre rifiutato. Sarebbe un po' come
tradire il mio pubblico. Potrei prendere in considerazione una candidatura solo
se decidessi di non lavorare più in televisione.
- Mio padre Giovanni, avvocato,non si era mai
voluto iscrivere al partito fascista, perché non solo non approvava le idee, ma
anche per il fatto che un collega che gli stava antipatico era stato nominato
federale della città.
- Dal dilettantismo al professionismo?
E' molto difficile. Prendiamo Alberto Tomba: gli hanno fatto fare un film
ed è stato la sua...tomba.
- Se fosse per Katia (Ricciarelli) morirei
di fame, visto che non è capace nemmeno di preparare due uova al tegamino.
Curiosità
- E' nato a Militello val di Catania il 7
giugno 1936. Si è sposato due volte, il primo con Angela Lippi, (matrimonio
durato dal '70 al '75), da cui ha avuto
Tiziana e il secondo, con rito civile, con Katia Ricciarelli. Ha un altro
figlio, Antonio Formosa, nato da una relazione con una donna sposata e
riconosciuto nel 2000.
- Nel corso della sua carriera ha scoperto e
lanciato decine di personaggi: Loretta Goggi, Heather Parisi, Beppe Grillo,Anna
Falchi, Lorella Cuccarini, Cloris Brosca, Valeria Mazza, Andrea Boccelli, ecc..
- E' stato battezzato "Pippone
Nazionale" da Sabrina Ferilli.
- Ha una casa a Roma, una a Morlupo e una a
Villasimius. Ha anche una fattoria in Sicilia che produce agrumi e che continua
a tenere nonostante sia in perdita
- Adora collezionare oggettini che non devono
essere di grande valore né appartenere ad un determinato genere. Li sistema in
una grande bacheca che si diverte ad osservare.
Intervista
Roma.
lunedì 18 aprile 2004. ore 11.00: incontro
per pura coincidenza Pippo Baudo in via della Vite (nome curioso della
strada, che venne chiamata così per
via di uno scomparso spaccio di vino che aveva
come insegna un tralcio di vite). E’ nel bar sotto casa, che
sorseggia un caffè insieme alla sua fedele segretaria-autista e un
amico. Ha i minuti contati (la segretaria, stringendo i pugni, gli fa
segno che è tardi) ma per me fa uno strappo e accetta volentieri una breve
chiacchierata fuori dal bar , seduti in mezzo ai tavolini semideserti. E’
stato un’esperienza emozionante trovarmi dal vivo con il Pippo nazionale.
Quando sei venuto a Roma, Pippo?
Mi
sono stabilito qui nel ’60. Era una Roma molto diversa, ovviamente, molto più
spensierata. Gli anni sessanta sono stati anni diciamo un po’ pazzi. Si
lavorava molto. Ma Roma ha una grande caratteristica, essendo una città
multietnica e anche multiregionale, essendoci un po’ tutte le regioni
rappresentate. La caratteristica è quella
di accoglierti con molto affetto. Quindi mi sono trovato praticamente
subito a casa mia.
Hai sempre abitato nel centro?
No!
All’inizio stavo in una pensione in periferia, poi mi sono trasferito a via
dei Giornalisti, poi vicino
alla Rai, dove abitavo in un'altra pensione che era di una contessa e poi sono
andato a vivere in campagna, a Morlupo, poi sono andato a vivere in via
Flaminia e dopo mi sono stabilito qui, nel centro
storico, a due passi di piazza di Spagna. Questo appartamento l'ho trovato
grazie a Nicoletta Orsomando. Mi raccontò che un suo zio lasciava
quest'appartamento e io presi la palla al balzo.
C’è una zona a cui sei
particolarmente legato?
L’angolino
della mia memoria rimane piazza Mazzini, dove c’è la Rai, perché lì ho
trascorso, si può dire, vent’anni della mia vita e perché lì oltre che a
lavorare in Rai andavo a mangiare, incontravo gli amici, andavo a passeggiare in
quel quartiere, ossia Prati, che è il quartiere che mi è più vicino sentimentalmente.
Cosa ti da più fastidio di
Roma?
Mi
da fastidio quando Roma è sciatta, cioè quando non è consapevole della sua
bellezza. I romani, quelli veri che sono pochi, non sono consapevoli di vivere
in una città che è un gioiello enorme. Quindi andrebbe più amata e
tenuta un po’ più pulita. Questo è importante, perché Roma ha il 70%
di turismo e quindi vive molto di turismo. Se togli questo Roma diventa una città
normale.
In quale Roma del passato ti
sarebbe piaciuto vivere?
Nella
Roma degli antichi romani, non nell’ultimo periodo, perché fu un decadimento,
ma quello degli antichi romani, perché mi sarebbe piaciuto vedere lo splendore
di Roma, il trionfo di Roma, della romanità, e della cultura romana.
Come
vedi i romani pregi e difetti.
Il
romano è pacioccone, è buono. Il romano ha il culto di essere
romano-romanesco. Però onestamente parlando il romano è dolce, è un pezzo di
pane.
Come vivi la Roma by night?
Non
la vivo per niente, anche se abito esattamente a due passi dal “Gilda”che
è uno dei locali più frequentati di Roma. Non la vivo perché non mi piace,
non mi diverte, il locale notturno mi annoia e il frastuono mi dà fastidio. Vado spesso al cinema,
frequento tutti i teatri, ma il by night dei locali, quelli proprio no.
Cosa ti manca di Roma quando sei
via?
Questa
bellezza estetica, questa bellezza assoluta, questa bellezza e fascino che
soltanto Roma ha.
Per un artista che cosa
rappresenta Roma?
Rappresenta
il punto d’arrivo, perché il cinema, il teatro si fa tutto a Roma, tutto
concentrato a Roma. Tutti gli artisti, se vogliono farcela, partono da Napoli,
da Milano, da Trento. Ma l’obiettivo è di venire a Roma, perché Roma
rappresenta appunto la TV, il cinema e il teatro. E’ il punto d’arrivo.