Rita
Capobianco (attrice e insegnante di dizione e recitazione)
Roma 1.12.2011
Intervista di Gianfranco Gramola
Una
bravissima attrice che sa trasferire in maniera potente la sua simpatia e che
ama dare sfogo alle sue passioni, con smisurata energia.
Rita
Capobianco è nata ad Avellino il 18 aprile di qualche anno fa. Vive
a Roma ed è un'attrice e insegnante di dizione e recitazione.
Ha scritto (su
Facebook)
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Tutte le
notti, prima di addormentarmi, il mio pensiero va non solo alle persone che amo
e che sono qui con me ma anche ai miei cari che non ci sono più, e in quel
momento sento come se fossero anche loro ancora accanto a me. L'amore unisce
sempre e riempie il nostro cuore di gioia.
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Il più bel
regalo che ho ricevuto questo Natale? Avere accanto a me le persone che più
amo.
Intervista
Com’è
iniziata la tua carriera artistica, Rita?
E’
iniziata in un gruppo musicale: “Le Camomilla”. Eravamo un gruppo di disco
music, le antesignane delle “Spice girls” (risata). L’unica
differenza fra noi e le Spice e che noi abbiamo avuto meno fortuna. Dopo questa
esperienza sono entrata al Bagaglino e ci sono rimasta lì per nove anni.
Dal
mitico Pingitore.
Pingitore
c’è sempre stato, perché lui con Castellacci e altri tre soci sono stati i
fondatori di questo locale.
Con
quali artisti hai lavorato?
Quando
ho iniziato c’era e c’è stato fino all’ultimo il grande Oreste Lionello.
Allora c’era il cantante Sergio
Leopardi, poi Laura Troschel (l’ex moglie di Pippo Franco), Carmen Russo,
Bombolo, Martufello, più avanti è arrivato anche Pippo Franco, Eva Grimaldi,
Licinia Lentini, Marisa Laureto e Pamela Prati.
Com’è
nata la passione per lo spettacolo? Chi te l’ha trasmessa?
Ma
che ne so. In famiglia non ho avuto nessun artista, anzi erano tutti
assolutamente contrari a questo mestiere. Un fratello è commercialista,
l’altro è ingegnere, mio padre professore, mia madre assistente sanitaria.
Sono la pecora nera della famiglia (risata).
Ma
i tuoi genitori che futuro sognavano per te?
Mio
padre mi voleva laureata e impiegata da qualche parte. Quindi di spettacolo
neanche parlarne. Mia madre fino a che a potuto, mi ha contrastato, poi alla
fine ha ceduto, disperata.
Quali
erano i tuoi idoli da ragazza?
Io
volevo fare l’attrice, purtroppo alla fine l’ho fatto però in secondo
piano. Ho sempre adorato le attrici americane e i film americani. Marylin Monroe
era la mia attrice preferita e poi Rita Hayworth. Io sono proiettata più su
quel mondo che in quello italiano. Non dovrei dirlo ma è così. Poi a seguire Brad Pitt, Robert De Niro, Dustin Hoffman e
tutti quelli grandi.
Non
salvi nessun italiano?
Come
no. Anna Magnani è stata la più grande, anche se non mi identifico con lei,
nel senso che non ci azzecco niente. Cercavo un personaggio che era più vicino
alla mia tipologia e allora ho pensato a Marylin che faceva la svampita, ma non
lo era, anzi ha fatto anche ruoli drammatici. Lei la vedevo più vicina come
personaggio. La Magnani era un bel personaggio forte che non mi appartiene come
caratteristiche fisiche e caratteriali. Io sono più leggera come figura. Però
la Magnani è stata bravissima, ha fatto cose meravigliose e non è che in
Italia non ci siano dei miti. E’ che io sono più proietta verso l’estero.
Qual
è stata la tua più grande soddisfazione artistica?
I
miei anni al Bagaglino non sono da dimenticare assolutamente. Ho avuto degli
anni che sono stati più favorevoli per me, altri in cui facevo solo la
ballerina, quindi ci sono stati alti e bassi, come in tutte le cose purtroppo.
Una delle più grandi soddisfazioni è stata quella di lavorare con Luigi Magni
in “Secondo Ponzio Pilato”. Magni con me è stato una persona meravigliosa,
geniale, ironica e soprattutto e soprattutto per primo, mi ha fatto scavalcare
le raccomandate. Questo ci tengo a dirlo. Io non sono mai riuscita ad andare
avanti alle raccomandate, il che non è mai successo nella storia, mai più
succederà. Gigi Magni invece, lo dico con il cuore, mi ha fatto proprio andare
avanti alle raccomandate. Grazie a Dio quell’anno Gigi poteva fare il
film senza pressioni, mi ha tenuta nel cast e mi ha fatto fare una cosa
bella, insieme ad un cast di grandi. Poi era una cosa diversa, non era una
commedia brillante, come nel cabaret e nel varietà, perché quello è stato il
mio percorso. Magni è una gran brava persona e mi dispiace che negli ultimi
tempi ha dei problemi di salute.
Ti hai lavorato con Nino Manfredi. Che ricordi hai
di Nino?
Di
Manfredi ricordo un piccolo aneddoto. Stavo sul set di Secondo Ponzio Pilato ed
indossavo solo i sette veli di Salomè con una lunghissima parrucca che mi
copriva quasi totalmente fino alle ginocchia; intorno a me c'erano molte ragazze
quasi totalmente nude. La scena era quella della corte di Erode Antipa,
interpretato da Flavio Bucci. Ero seduta su di una sedia in attesa del mio
momento quando ad un tratto Manfredi mi si avvicina con un mantello, o qualcosa
del genere, e mi sussurra in tono affettuoso: "Copriti con questo
altrimenti rischi di ammalarti." Ecco questo è il ricordo di Manfredi che
custodisco nel mio cuore.
Un
tuo pregio e un tuo difetto?
Sia
il pregio che il difetto è lo stesso, cioè che dico sempre quello che penso. A
volte può essere una condanna, però se qualcuno apprezza questo lato del mio
carattere, può diventare una fortuna. Dipende dai punti di vista. A volte mi ha
condannata e a volte mi ha fatta stimare di più dalle persone.
Di
cosa ti occupi adesso?
Adesso
più di cosa mi occupo, direi che mi “disoccupo (risata). Ogni tanto mi
invento qualche cosa. Siccome sono tagliata fuori dal mondo dello spettacolo nel
senso che questo ambiente era diventato quello che era, allora ho pensato di
tagliarmi fuori da sola, prima che venga fatta fuori dagli altri. Comunque
continuo a fare qualche cosetta, quando mi chiamano. Succede che magari un amico
o qualcuno che sa che esisto, si ricordi di me, ma a casa non ti chiama mai
nessuno. Il telefono squilla poco. Per un periodo ho insegnato dizione e
recitazione nelle scuole elementari e anche
privatamente, ma anche lì mi sono accorta che era una lotta e che
bisognava combattere con quelli che avevano un santo in Paradiso. Anche lì mi
sono detta che se mi capita, lo faccio, altrimenti niente. Poi mi sono inventata
uno spettacolo di burattini, li ho costruiti e ho scritto tutto io, li ho messi
su, ho recitato tutto io e ho chiamato anche dei musicisti. Questa cosa
ovviamente l’ho fatta tutta gratis. L’ho fatta per amore, per passione.
Adesso è un periodo dove mi sono messa a costruire degli oggetti e delle cose
sempre legate al mondo dell’arte, perché quello mi piace. Per un periodo ho
fatto anche cornici e adesso faccio foto.
Paesaggi,
scorci romani o cosa?
No!
Mi fotografo da sola. Se guardi su Facebook trovi le mie foto. Me le faccio da
sola. Per la disperazione mi invento delle cose, visto che ultimamente non
lavoro. Diciamo che mi sono creata uno spazio dove posso esprimermi e questo per
me è veramente importante. Il mestiere di attrice lo facevo veramente con
amore, non perché volessi apparire a tutti i costi. Ovvio che è legato
all’apparire, però è una passione che ho fin da piccolina. Mi ricordo che da
ragazzina mi facevo i film da sola,
mi interpretavo i ruoli da sola, quindi sicuramente questo “mal gene”
(risata) c’era dalle origini.
Ma
c’è un’artista con cui vorresti lavorare?
Mi
piacerebbe lavorare in una bella produzione con gente in gamba, con degli attori
bravi, che potrebbero essere quelli storici come Giannini a quelli nuovi come
Preziosi.
Se
ti chiamassero ad un reality, ci andresti?
Neanche
morta. A parte che mi farebbero fuori dopo un giorno (risata). Si capirebbe
subito che io sarei come un pesce fuori d’acqua in quel mondo. Per quanto
riguarda i reality dove ti sottopongono a delle prove terribili, non durerei più
di tanto.
Ti
fanno paura?
E’
che mi sento proprio male (risata). La Talpa, l’Isola dei famosi… non se ne
parla neanche lontanamente. Ho seguito l’Isola dei famosi perché c’era la
mia amica Angela Melillo, sono andata pure in trasmissione a Milano, e ti giuro
che neanche una di quelle prove avrei fatto, proprio perché non ce la faccio
fisicamente. Io mi ammalo qui, nella nostra civiltà, con tutte le intolleranze
che ho e immaginati che vado lì, a digiunare con un po’ di riso. Ho visto il
mio amico Raffaello Balzo che è diventato anoressico. E’ dovuto scappare
perché stava collassando, poverino. No! I reality non fanno per me, a parte che
non mi chiama nessuno. Se dovesse succedere, andrei solo a “Ballando con le
stelle”. Lì ci deve essere un
minimo di capacità, poi siamo qui nella civiltà e la sera torni a casetta tua
e mangi tranquillamente.
Come
vedi il mondo dello spettacolo odierno, rispetto a quello dei tuoi tempi?
E’
una grande tragedia. Io ho avuto la fortuna di lavorare in un momento ancora
bello, perché quei 10 anni del mio lavoro sono stati veramente belli, anche se
non sono stati tutto rose e fiori. I compromessi c’erano anche a quei tempi,
Gianfranco, credimi. Io mi ritengo fortunata perché sono riuscita a fare tante
cose con il carattere che ho, che non è proprio un buon carattere, e con il
fatto che non conosco proprio nessuno, sono riuscita a fare tante cose carine.
E’ chiaro che avrei voluto fare qualcosa di più, però per anni sono riuscita
a fare cose che mi piacevano, che mi davano soddisfazione. Ho lavorato in
contesti buoni, con artisti molto validi, sono stata in tournée con gente che
sapeva fare il proprio lavoro. Diciamo che ho vissuto il cambiamento o meglio la
voragine che c’è stata (risata). Il crollo totale, per me non c’è più
quasi niente. Non esistono neanche belle trasmissioni, ci sono poche fiction
belle e tante sono orribili, con degli attori che non dovrebbero neanche fare le
comparse. Una volta il cast era composto da tanti bravi artisti, ora c’è
l’attore bravo, circondato da tanti…. lasciamo perdere. Una volta c’era
Valter Chiari, Delia Scala, Mondani e Vinello, ecc… Una volta erano tutti dei
grandi. Non dico che adesso non ci siano dei bravi attori. Massimo Ranieri ad
esempio è bravissimo. Sa cantare, sa recitare
benissimo e sa fare un sacco di cose. E’ un’artista completo.
Sei
sposata?
Non
sono sposata e neanche sono stata vicina al matrimonio. Sono felicemente single.
Due
chiacchiere su Roma. Com’è il tuo rapporto con Roma?
Roma
purtroppo s’è imbastardita. Questa non è più la Roma de ‘na vorta, come
dice sempre Pingitore. Io mi identifico più nella Roma del Bagaglino che
raccontava Pingitore che nella Roma odierna, anche se non sono romana. Io vengo
da Avellino. A Roma sono venuta che avevo 16 anni. L’impatto è stato
bellissimo. All’inizio abitavo a Cerenova e facevo avanti indietro perché non
avevo ancora trovato casa a Roma, e io venivo appunto nella capitale perché
erano iniziate le scuole. E già mi vedevo il dramma, la tragedia e il fatto di
stare a 40 minuti da Roma. Finalmente ho trovato questa casa, al non piano, in
viale Tiziano. Era in zona Flaminio, a due passi da piazza del Popolo e vicino a
ponte Milvio, che ora è famoso per il film di Moccia e per via dei lucchetti
(risata). Mi ricordo la prima notte a Roma, bellissima, quando mi
sono affacciata alla finestra di casa mia, mi sono trovata di fronte la
cupola di San Pietro. Puoi immaginarti che bel quadro. Poi quella sera con mio
padre siamo andati a passeggiare per Roma, corso Francia, villaggio Olimpico,
ecc… e tutti quegli spazi immensi. Ricordo la felicità nel passeggiare
appunto in mezzo a tutti quegli spazi. Una dimensione diversa da dove venivo.
Qui a Roma è tutto più grande. Insomma la prima sera devo dire che è stata
veramente una gran bella serata.
Ti
sei trovata bene con i romani?
Quando
c’erano i romani si stava bene. Ora di romani ne sono rimasti pochi e bisogna
adattarsi. Roma ha una cosa molto bella, cioè anche se sei sola, non sei mai
sola, nel senso che a Milano se sei sola, non esci altrimenti sei una pazza, sei
in mezzo al freddo, sei persa nel vuoto. Roma invece anche se tu sei sola, esci
e per strada vedi tanta di quella gente, c’è tanta vita ed è tutto più
semplice. Ma soprattutto non ti senti sola, abbandonata. Roma è una città che
puoi vivere anche da sola. Chiaramente parlo di allora, ma venendo al giorno
d’oggi diciamo che non è così tanto piacevole girare di sera tardi. Per
carità, non ce l’ho con nessuno, però sono molto legata alle tradizioni, non
sono così cosmopolita. Non mi sento romana, assolutamente, però a Roma mi
sentivo come a casa mia, in fondo. La zona dove abitavo era come un piccolo
paese. A volte uscivo e andavo a piazza Navona e a forza di girare conoscevo
tanta gente. Un mio amico una volta mi ha detto:”Aò, lo sai che sei più
famosa tu delle mille lire?”. Questo per dirti com’era lo spirito di allora.
Io camminavo e incontravo tutta questa gente che conoscevo, con cui scambiavo
anche solo poche parole e quindi erano sempre le stese persone. In qualsiasi
posto tu andavi e trovavi sempre le stesse persone. Adesso in mezzo agli stessi
c’è sta un sacco di altra gente e quindi c’è un ricambio pazzesco. Adesso
esco molto meno, una volta invece non stavo a casa manco se mi ammazzavi
(risata). Un po’ perché lavoravo, un po’ perché avevo ancora
l’entusiasmo e mi andava di uscire. Ora che poche volte che esco trovo una
Roma diversa, bottiglie rotte per terra, gente ubriaca, sporcizia, facce poco
rassicuranti, ecc… Si dice che si stava meglio quando si stava peggio, non è
così. Prima Roma era veramente meglio. Una volta uscivi e non c’era tutto
questo degrado totale.
Ti
sarebbe piaciuto vivere nel periodo della Dolce Vita?
Sa
avessi vissuto la Dolce Vita sarei settantenne, Gianfranco. Io comunque sono
consapevole di aver vissuto in una Roma molto bella e diversa da quella odierna.
Era il periodo dopo quello della Dolce vita felliniana, dove tu uscivi ed era
tutto bello. Era una Roma godereccia, che voleva divertirsi. Ricordo Rino
Barillari, il King dei paparazzi, che girava a caccia di scoop.
La
cucina romana ti ha conquistata?
Una
volta mangiavo di tutto ed è chiaro che avevo le mie preferenze. Adesso ho
problemi con lo stomaco e un mucchio di intolleranze. Amavo anche la cucina
siciliana, perché vengo dalla Sicilia. A casa mia eravamo abituati alla pasta
al forno, le melanzane alla parmigiana, ecc… Di romana tipo la coda alla
vaccinara e la pajata non è che le
mangi e non l’ho mai mangiata neanche quando stavo in salute. La carbonara la
mangiavo spesso, prima che mi togliessero le uova per via che sono allergica.
Però non mangio tanto condito e neanche queste cose un po’ pesantucce.
L’abbacchio, i fagioli co’ le cotiche e tutte queste cose, non fanno per me.
Mai toccate in vita mia. Una cosa che adoro è la pizza napoletana e quella
romana.
Di
Roma, a parte il traffico, cosa ti dà fastidio?
Il
degrado che è caduto su Roma mi dà fastidio, come il caos. Non ti puoi
muovere. Anche se vai in metropolitana, trovi un mondo invivibile.
C’è
un angolo di Roma che ami particolarmente?
Ricordo
il periodo in cui giravo tra piazza Navona e il Pantheon. Mi trovavo molto bene
lì. Anche Trastevere mi piaceva molto, perché era molto artistica. Giravi per
Trastevere e trovavi tutti questi
personaggi molto eccentrici, con cappelli strani. Adesso vai in giro e trovi
tutto imbastardito. Non c’è più quel folclore, quel colore che avevano i
rioni storici, quelli più famosi.
Quali
sono state le tue abitazioni romane, dopo viale Tiziano?
A
Roma sono partita a viale Tiziano, mi sono poi spostata a Talenti, da lì sono
andata a val Cannuta, che è Boccea, ossia zona Aurelia. Da quel posto sono
tornata a porta di Roma che è vicina a Talenti. Quattro casette me le sono
fatte a Roma (risata). Ho dei genitori che sono abbastanza intraprendenti, perché
per me ogni trasloco è stato un trauma. Nel giro di 7 anni abbiamo fatto due
traslochi. Per fortuna che mamma e papà sono belli forti.
Per
un’artista Roma cosa rappresenta?
Adesso
sono un po’ fuori dal mondo. Un tempo per un’artista, Roma era un posto dove
potevi avere delle grandi opportunità se volevi lavorare nel cinema, se volevi
lavorare nella televisione, in teatro, rispetto ad altri posti.
Quindi il romano su questo fatto è molto
più avvantaggiato rispetto a chi viene da fuori, giusto?
Si!
Oggi in parte sarà avvantaggiato, un tempo era molto più avvantaggiato. Chi
voleva sfondare nel cinema e viveva fuori, doveva trasferirsi qui per forza,
mentre il romano stava già in sede (risata).