Silvia
Senette (giornalista) Trento 26.4.2012
Intervista di Gianfranco Gramola
Una
giornalista talentuosa, solare, generosa e molto propensa ad ascoltare gli altri
e molto attenta alle esigenze degli altri. “Alle volte anche troppo - dice
Silvia - perché tendo a mettere in secondo piano le mie di esigenze”
Silvia
Senette (all’anagrafe Silvia Maria Cristina Senette) è nata a Tradate il 1°
ottobre del 1979. Cresciuta a Cislago, in provincia di Varese, è giornalista
professionista dal 2006. Attualmente è Direttore della prima radio del Trentino
Alto Adige, Rtt la Radio e della tv regionale TvAlpi. Prima
di lavorare per RTT ha collaborato con Il Giornale, Libero, Il Sole 24 ore, Il
Corriere del Trentino, Donna Moderna, Men’s Health e a «Cabra» (periodico
portoghese, col quale ha collaborato durante l'anno di Erasmus a Coimbra). La
sua famiglia paterna è originaria della Sardegna. Silvia è felicemente
fidanzata con Roberto Gerardi. Ama il ciclismo e il tennis, inoltre ha un debole
per la Roma di Totti.
Intervista
Qual
è stato l’incontro che ti ha cambiato la vita, Silvia?
Affettivamente
parlando con Roberto ovviamente.
Come
l’hai conosciuto?
L’ho
conosciuto a Viareggio, ad un convegno sulla finanza locale nelle
amministrazioni pubbliche. Lui a quei tempi lavorava a Viareggio ed è
stato un colpo di fulmine.
E
dal punto di vista professionale?
L’incontro
professionale che mi ha cambiato la vita è stato con Giacomo Valenti che
all’epoca era capo redattore al Corriere della Sera e si occupava dei dorsi
locali, quindi del Corriere del Trentino, Corriere dell’Alto Adige, del
Corriere di Bologna che non era ancora nato. Io gli ho mandato un
curriculum in modo molto semplice e anonimo e lui mi ha richiamato
dicendo:”Vediamoci. Dopo di ché ti dirò o per il si o per il no. E’
inutile perdere tempo”. Ci siamo visti lo stesso pomeriggio, è stato un
colloquio molto bello, molto piacevole e mi ha spedito qui a Trento e direi che
mi ha cambiato la vita.
Oggi
come oggi, qual è per te il vero lusso?
Il
vero lusso è dedicare il proprio tempo alle cose che contano veramente. Il vero
lusso è avere tempo per sé, per andare in palestra un’ora, per leggere un
libro, per stare con i propri affetti, andare via un week end, stare un po’ di
più con il fidanzato, curare gli hobby. Il vero lusso quindi è il tempo e
questo lo sarà sempre di più.
Una
cosa che non hai ma che desideri?
Ora
come ora la laurea, nel senso che approfitterò dei mesi che mi aspettano senza
fare nulla, per finire questi quattro esami. Dal punto di vista concreto la
laurea, invece quello che sicuramente mi manca è un figlio, però io e Roberto
ci penseremo tra qualche anno. Per ora, no.
Qual
è la tua ossessione?
Ossessioni
proprio non ne ho, nel senso che mi piace la moderazione in tutto. Diciamo che
mi piacciono le cose fatte a modo mio. Sono molto gelosa dei miei spazi, dei
miei tempi, non mi apro facilmente ad altre persone perché detesto
l’invasione, tipo quella degli amici che si permettono di auto invitarsi a
casa. Inoltre mi piace una alimentazione sana, mi piace la palestra e fare
attività fisica, ma non è una ossessione o una imposizione. Diciamo che la
palestra per me è un bisogno, per scaricare le tensioni e perché fa bene alla
salute.
L’ultima
volta che hai pianto e perché?
E’
stato durante una cena con mio cognato parlando del rapporto difficile con i
miei genitori. E’ un po’ che non li vedo e non li sento e mi è venuto un
po’ di magone.
La
persona che invidi di più?
L’invidia
nel vero senso della parola, non mi appartiene. Non c’è una persona che
invidio. Invidio alle persone la serenità, cioè quelle persone che vedo
serene, realizzate e felici di quello che hanno, anche se è poco.
Ma non che si accontentato per
arrendevolezza, ma che si accontentano perché sono felici di quello che hanno.
Magari hanno raggiunto quello che dall’esterno sembrerebbe poco dal punto di
vista professionale, però gli basta e sono felici di quello e godono di quello.
Magari dal punto di vista famigliare hanno qualche difficoltà o magari non
hanno una famiglia perfetta, però sono felici ugualmente. Io invidio la serenità.
Mai
fatto collezioni?
No!
Ma direi che le mie scarpe sono talmente tante che si avvicinano alla collezione
(risata).
Un
tuo pregio e un tuo difetto?
Partiamo
dai difetti. Ne ho tantissimi. Se hai tempo possiamo stare qui un pomeriggio
intero (risata). Sono presuntuosa, sono suscettibile, sono confusionaria nel
senso che sono una ritardataria, sono fatta a modo mio. Ne ho un’infinità di
difetti. Se metto i pregi e i difetti sulla bilancia, non vanno alla pari. Come
pregi direi che sono una persona molto solare, molto generosa, sono molto
propensa ad ascoltare gli altri e molto attenta alle esigenze degli altri e alle
volte anche troppo, perché tendo a mettere in secondo piano le mie di esigenze.
Credo di essere molto dolce, molto affettuosa.
Chi
e cosa porteresti con te su un’isola deserta?
Porterei
il mio fidanzato e qualche libro sicuramente e magari anche un Ipod con della
buona musica.
Quali
sono le tue paure?
Ho
paura di morire presto, di morire giovane e di non avere il tempo di realizzare
tutto quello che tendo a procrastinare. Prima mi hai chiesto cosa vorrei avere
che non ho e io ti ho risposto un figlio, ma c’è tempo. Ecco, ho paura di non
realizzare tutto quello che vorrei prima che scatti la mia ora. Gli ultimi
tredici anni li ho dedicati tutti al lavoro. Prima la gavetta, poi assestare la situazione e poi la fortuna che
mi è capitata di fare il direttore e quindi ho lasciato molto da parte la
famiglia, le amicizie, ho trascurato molto la mia vita privata.
Hai
dei complessi?
Ne
ho avuti. Ho avuto per lungo tempo il complesso di inferiorità nei confronti di
mia sorella o meglio più che di inferiorità direi di inadeguatezza. Ho una
sorella più grande di me di quattro anni e quindi inevitabilmente sempre il
fratello minore vive per parecchio all’ombra del fratello maggiore. Perché ci
sono cose che non può fare, mentre il fratello maggiore può fare, vorrebbe
bruciare le tappe però il fratello maggiore è già avanti di quattro anni, tu
sei alle medie e lui alle superiori, tu sei al liceo e lui all’università,
lui guida e tu non hai neanche 18 anni. Mia sorella è una donna molto bella, ha
sempre avuto molta fortuna e ha sempre avuto, per fortuna sua, una vita
abbastanza in discesa. Finché io ho avuto una vita molto in salita e lei molto
in discesa, ho avuto questo complesso di inadeguatezza perché credevo che mi
mancasse qualcosa per raggiungere gli obiettivi che aveva raggiunto lei, poi
abbiamo capito che siamo persone diverse, le vite delle persone sono diverse e
capitano occasioni diverse e in momenti diversi e quindi è naturale che sia così.
Tatuaggi,
piercing?
Avevo
tre piercing e li ho fatti in tempi non sospetti, cioè quando ancora non erano
di moda. Avevo un piercing all’ombelico che ho tenuto per dieci anni, uno alla
lingua che ho tenuto sempre dieci anni e adesso ho tenuto solo un minuscolo
orecchino in cima all’orecchio, che non so se
si può definire piercing. Non so il perché gli ho fatti, ma credo che
la motivazione fosse una sfida con me stessa o
anche una motivazione estetica perché mi piacevano. Però ho sempre
cercato di fare cose che non potessero limitarmi nella vita. Io non avrei mai
avuto il coraggio di andare a trovare mia nonna con un piercing al naso o al
sopracciglio, perché a mia nonna sarebbe venuto un coccolone. Oppure parlando
di lavoro, vai a fare un colloquio e sei fuori luogo, oppure fai un tatuaggio
che ti dura per sempre e arrivi ai sessanta anni e i tuoi figli si vergognano di
te. Quindi non ho mai fatto nulla che potesse nuocermi, infatti tatuaggi non ne
ho, perché sono troppo volubile. Mi piacerebbe magari adesso e fra una
settimana ne sarei già stanza. Quindi niente tatuaggi.
Chirurgia
estetica?
Sono
favorevole, con moderazione. Nel senso che non mi piacciono quei seni
ipertrofici o quelle labbra protuse e innaturali che vedi in giro. Però se è
per migliorare dal punto di vista estetico, sono d’accordo. Farei qualcosa
anch’io…
Cioè?
Ho
la punta del naso bassa e me la tirerei su (risata). Non la vivo come un bisogno
urgente, una priorità… però più avanti lo farei molto volentieri per
piacere di più a Roberto e anche a me.
Qual
è il dubbio che ti assilla spesso?
Dubbi grossi non ne ho, nel senso che
anche quando prendo una decisione forte, la pondero bene e poi è quella. Tipo
quella odierna, cioè di lasciare il mio lavoro a tempo indeterminato, lasciare
il Trentino per trasferirmi a Livorno con Roberto, lasciare due qualifiche da
direttore, lasciare il mio lavoro senza sapere quando ne avrò l’occasione e
quando tornerò a farlo. E’ proprio un salto nel buio e agli occhi di molti
posso sembrare una incosciente, soprattutto visto il momento storico dove i
giovani non hanno un lavoro e io ne lascio uno sicuro. Non so ancora cosa farò,
non ho prospettive concrete imminenti... ma qualcosa troverò. Inizierò a
collaborare da fuori con qualche quotidiano, o periodici, o tv. Non importa. So
che sarò felice e mi basta. La carriera non è tutto nella vita.
Un
sogno professionale?
Sarebbe
quella di avere una grande chance e di approdare in una grande emittente. Mi
piacerebbe tantissimo arrivare ovviamente a La7 o al Tg5. Ma oggi come oggi mi
riterrei fortunata se tra due o tre mesi capitasse l’occasione di fare il
mestiere che mi piace anche in una emittente regionale piccola in Toscana.
Raccomandazioni
si o no?
Raccomandazioni
all’italiana, direi di no. Nel senso che spesso sono delle imposizioni di
persone incapaci. Segnalazioni invece di persone valide, talentuose, capaci e
con voglia di fare, che magari passerebbero inosservate fra decine di curriculum
che ti arrivano, sono favorevole. Mi è capitato poco tempo fa che un ex collega
di Panorama mi ha chiamato da Milano, dicendomi che sta cercando un
collaboratore per la cronaca di Milano e io ci ho messo tre secondi per tirare
fuori dal cilindro un nome. E gli ho detto:”Guarda c’è questo ragazzo, è
molto bravo, molto valido”. Quindi a richiesta specifica segnalo persone
valide.
A
chi vorresti dire grazie?
Ci
sono molte persone che vorrei ringraziare. Ora come ora i miei ringraziamenti
sono focalizzati su quello che lascio, cioè su questi sei anni in Trentino.
Ringrazio come ti ho detto prima Gianni Valenti per avermici mandato in
Trentino, Enrico Franco, direttore del Corriere del Trentino per avermi voluta e
tenuta con contrattini e stop and go per quattro anni. Poi ringrazio di cuore
Valerio Gallorini, che è il mio direttore
generale e Stefano Mura che era direttore all’epoca di Rttr che insieme mi
hanno voluta e mi hanno presa a Rttr, dove ho fatto un anno da precaria e poi mi
hanno assunta subito. Inoltre Valerio mi ha dato in più la chance di diventare
direttore insieme ai miei editori.
A
chi vorresti dire scusa?
Scusa
ai ragazzi con cui lavoro ora e che sto lasciando. Quindi ai ragazzi delle due
redazioni TvAlpi e di Rtt La Radio. Chiedo scusa se alle volte non sono stata
all’altezza del mio ruolo, chiedo scusa se si aspettavano da me di essere
valorizzati maggiormente e non sono stata in grado. Chiedo scusa se delle volte
hanno subito magari i miei nervosismi o le frustrazioni piccole o grandi che si
accavallano nel corso della giornata e quando io invece vorrei essere un robot
che non lascia trapelare emozioni. Chiedo scusa se vado via senza aver
realizzato quello che avrei voluto perché non ce n’è stato il tempo o
l’occasione. A loro chiedo scusa.